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Freud, Jung e la psicoanalisi

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view post Posted on 6/6/2013, 07:51     +1   -1
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Freud, Jung e la psicoanalisi

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Con la nascita della psicoanalisi,
si apre un dibattito in merito alla scientificità
e alle possibilità terapeutiche
connesse a questa disciplina.
Un ruolo fondamentale per lo sviluppo
di questo dibattito sarà ricoperto da Carl Gustav Jung,
che dopo un primo accordo con le tesi di Freud
seguirà una strada differente e originale
formulando una teoria capace di ampliare
la ricerca dell’inconscio individuale ad uno collettivo



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Foglio Manoscritto da Freud

Il 1900 è l'anno della morte di Nietzsche, filosofo destinato a scuotere il pensiero di un’intera epoca. Sigmund Freud, nello stesso anno pubblica L’interpretazione dei sogni, testo che segna, con le sue rivoluzionarie tesi, l’inizio della psicoanalisi.

Nato a Freiberg in Moravia nel 1856, Freud consegue la laurea in Medicina nel 1881, in seguito lavora presso una clinica psichiatrica, si sposta a Parigi e frequenta la scuola diretta dal famoso neurologo Jean-Martin Charcot.

Il concetto più innovativo di Freud, la cui portata influenza tutto il pensiero filosofico successivo, è quello di “inconscio”. Nonostante la tradizione romantica avesse già introdotto questo termine associandolo alla dimensione dell’irrazionale, Freud ne fornisce un’interpretazione originale, sostenendo la possibilità di rintracciare una certa regolarità e schematicità nel suo funzionamento.

La scoperta dell’inconscio è uno delle principali rivelazioni del XX secolo, poiché, come scriverà Freud, porta a sapere di non essere più “padroni in casa propria”; un’altra realtà si apre all'interno dell’uomo e, fatto sorprendente, al suo interno si giocano le partite più importanti che determinano il comportamento umano. In altri termini, l’individuo scopre che la sua esistenza non si decide all'interno della coscienza e della volontà, ma si articola ad un livello sotterraneo sul quale non ha totale controllo.

Con la nascita della psicoanalisi, si apre un dibattito in merito alla scientificità e alle possibilità terapeutiche connesse a questa disciplina.

Si fondano delle associazioni internazionali al fine di estendere la dimensione delle ricerche e sorgono opposizioni e lotte interne in relazione al metodo e alle tesi sostenute.



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Nuovo teatro dell'Opera di Vienna, 1900



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In questo contesto, un ruolo fondamentale per lo sviluppo di questi studi sarà ricoperto da Carl Gustav Jung, che dopo un primo accordo con le tesi di Freud seguirà una strada differente e originale formulando una teoria capace di ampliare la ricerca dell’inconscio individuale ad uno collettivo e accogliere le influenze di altre discipline come la storia delle religioni e dei miti.



SIGMUND FREUD


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Una delle intuizioni fondamentali di Freud è stata di aver individuato nell'Inconscio una parte importante e costitutiva dell’individuo.
L'esistenza di una mente inconscia era già stata ipotizzata in filosofia e in psicologia, ma solo Freud ne fece oggetto di studio sistematico. Egli ne elaborò la nozione fino a definirla come il deposito delle rappresentazioni mentali (desideri, ricordi, paure, sentimenti e idee) rimosse dalla parte cosciente dell’individuo e che non sono più ad essa accessibili pur costituendone parte integrante della personalità. Questi contenuti sono identificabili e raggiungibili attraverso i sogni e i sintomi psicopatologici. Da questa intuizione nasce la Psicoanalisi, il primo metodo sistematico per accedere a questi contenuti inconsci per un utilizzo terapeutico oltre che conoscitivo della completa personalità dell’individuo.


IO, SUPER IO, ES


Sigmund Freud costruisce il concetto di “inconscio” a partire dalle riflessioni di Arthur Schopenhauer, filosofo che egli non esita a definire il suo predecessore.
Schopenhauer pensa che ci sia in ogni uomo una doppia soggettività, una che dice "io" e l'altra che dice "natura".

Se la prima esprime essenzialmente la progettualità umana, ovvero la particolarità di ciascuna esistenza, la seconda riconduce ogni individuo ad un ruolo uniforme all'interno di un contesto maggiore determinato dalla natura.

Freud individua tre componenti della psiche umana: un "inconscio-pulsionale” dove sono poste le esigenze della specie; un "inconscio sociale" dove sono situate le esigenze della società, e un "io", che deve equilibrare queste due istanze contraddittorie.


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Frontespizio di "Totem e Tabù", 1913

La prima componente “l’inconsci pulsionale”, per il suo carattere volto alla soddisfazione immediata dei bisogni porterebbe ad un rapporto conflittuale con gli altri e di sopraffazione continuo all'interno della società, per questo motivo il compito del secondo elemento “L’inconscio sociale” è quello di contrapporre regole al fine di limitare gli impulsi egoistici dell’individuo.
Tali regole e istanze sociali sono interiorizzate secondo Freud sin dall'infanzia, quando il bambino si confronta con primi divieti e proibizioni.

Compito dell’io, la terza istanza, è dunque proprio quello di effettuare una mediazione fra divieti e pulsioni, fornendo il necessario equilibrio alla psiche.

Le tre istanze componenti l’apparato Psichico sono definite: l’Es, il Super-Io, e l’Io.

Per Es si intende la più antica delle province della psiche: suo contenuto è tutto ciò che è ereditato, presente fin dalla nascita, stabilito per costituzione, innanzi tutto le pulsioni primitive che traggono origine dall'organizzazione corporea.

È l’inconscio inteso come l’essere sconosciuto che vive in ognuno di noi. Il Super-Io è quell’area della psiche comunemente detta coscienza’ o ‘senso del dovere’; nasce dal'interiorizzazione delle regole e divieti ricevuti dall’educazione famigliare nei primi anni di vita e ha una funzione di giudice e di censore nei confronti dell’io. Il Super-Io agisce in gran parte a livello inconscio.

L’Io (o Ego) è la parte consapevole della psiche, l’unica a diretto contatto con il mondo esterno; in essa trovano posto tutto le tradizionali facoltà dell’anima come descritte fin dall’antichità (sensazione, pensiero, fantasia, memoria, intelletto), l’io mediando fra l’istintualità dell’Es e i divieti del Super-Io, è perennemente al lavoro per mantenere quel delicato equilibrio in cui consistono la salute mentale e la personalità dell’individuo.


CARL GUSTAV JUNG


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Carl Gustav Jung: Un Mito del nostro Tempo

Con gli studi di Freud il principio che guida la psicoanalisi è quello di permettere alla ragione di sottrarre terreno all'irrazionale e ciò significa che una psiche è ben costruita quanto maggiore è lo spazio dell’io rispetto allo spazio dell’inconscio.
Jung arricchisce le intuizioni di Freud considerando la follia uno scenario quotidiano con il quale ciascun uomo deve fare i conti. Anzi, la specifica follia di ogni singolo è ciò che lo individua rendendolo unico.
Per Jung la ragione fornisce l’insieme di regole che tutti condividono, un tratto quindi unificatore e generale.
Sulla base di questa riflessione Jung svolge un’analisi che coinvolge l’intera storia dell’umanità, e per questo stesso motivo estende il mondo psicanalitico non solo alla nevrosi (ai disturbi più o meno marcati che affliggono le persone cosiddette normali) dove l'io è sempre presente, ma anche alla psicosi (a coloro affetti dalle cosiddette malattie mentali) cioè dove Fio può anche essere soppresso dalle forze dell’inconscio.


LA FINALITÀ DELLA NEVROSI


Fondamentale caratteristica che differenzia Jung da Freud è la concezione finalistica della nevrosi. Freud riteneva che la nevrosi fosse l’esito di uno scompenso subito nel passato dell’individuo, il luogo in cui si manifesta la negatività dell’esperienza umana. Per Jung invece la nevrosi ha anche una finalità, cioè segnala un’indicazione, una prospettiva di vita, una vocazione, ciò che un individuo avrebbe potuto fare e non ha fatto. La possibilità stessa della malattia nervosa non dipenderebbe semplicemente da esperienze negative del passato, ma da potenzialità inespresse durante la propria esistenza. La nevrosi quindi non è solo l’effetto di una causa, ma anche l’indicazione di una finalità. E sotto questo profilo si presenta una visione non necessariamente tragica e neppure eccessivamente terapeutica, come a dire che forse non tutto bisogna guarire, anche la malattia può avere un suo significato, una sua funzione, un suo futuro. L’aspetto innovativo della psicologia analitica di Jung consiste allora nel ritenere la follia una risorsa per liberare l’individuo dai modelli non necessari, costrittivi e riprodotti per imitazione.



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Foto di gruppo alla Clark University (1909).
Da sinistra in basso: Sigmund Freud, Stanley Hall, Carl Gustav Jung.
Fila in alto da sinistra: Abraham Brill, Ernest Jones, Sandor Ferenczi


AFORISMI



Umberto Galimberti espone con molta chiarezza
il percorso e i punti cardine della teoria freudiana e junghiana

Freud

«L'Io non è padrone in casa sua».
«l’uomo ha barattato gran parte della sua felicità per un po’ di sicurezza».
«Il prezzo del progresso si paga con la riduzione della felicità, dovuta aU'intensificarsi del senso di colpa».
«L '"angoscia” si può definire come una specie di stato di attesa o di preparazione al pericolo, anche se ignoto».
«La “paura” esige un oggetto ben definito che la possa provocare».
«La libertà non è un beneficio della cultura: era più grande prima di qualsiasi cultura, e ha subito restrizioni con l'evolversi della civiltà».
«Il sogno e incoerente, riunisce senza esitazione le più grosse contraddizioni, ammette cose impossibili, trascura le nostre cognizioni, così importanti durante il giorno, ci fa apparire eticamente e moralmente ottusi».


Jung:

«Tutto ciò che ci irrita negli altri può portarci a capire noi stessi».
«Possiamo distinguere un inconscio personale che comprende in sé tutte le acquisizioni dell’esistenza personale [...]. Accanto a questi contenuti inconsci personali esistono però altri contenuti che non provengono da acquisizioni personali, ma dalla possibilità di funzionamento che la psiche ha ereditato [...]».
«La psicologia analitica cerca di far breccia nelle mura, scavando nell'incosciente per trarne fuori quelle immagini fantastiche che l’intelletto razionale aveva rigettate. Queste immagini sono fuori delle mura, appartengono alla natura in noi, che in apparenza giace profondamente sepolta dietro di noi, e contro la quale noi ci siamo trincerati dietro le mura della ragione».
«L’individuazione e in generale il processo di formazione e di caratterizzazione dei singoli individui, e in particolare lo sviluppo dell’individuo psicologico come essere distinto dalla generalità, dalla psicologia collettiva».






Edited by filokalos - 6/6/2013, 13:28
 
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