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Carbon Capture and Storage

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view post Posted on 14/5/2013, 12:56     +1   -1
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Carbon Capture and Storage

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Fra gli alfieri di questo costoso (e vitale) metodo
per catturare e imprigionare l'anidride carbonica,
tra i più temibili gas serra, c'è anche l'Italia





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Petrolio, Gas e Carbone: il consumo continua a crescere. Altro che picco di produzione: rimandato di almeno dieci anni. :rolleyes:

Le recenti scoperte nel campo non convenzionale (sabbie bituminose, shale e gas e oil, petrolio da fondali ultra-profondi) stanno producendo una nuova abbondanza di combustibili fossili.Un’ottima notizia per i mercati, meno per gli obiettivi sulla riduzione dell’inquinamento.

L'industria si chiede: come tagliare le emissioni di gas serra, specie il biossido di carbonio (CO2), continuando a sfruttare questa abbondanza di combustibili fossili?

Una soluzione potenzialmente sicura esiste: si chiama Carbon Capture and Storage (Ccs), cattura e stoccaggio del temuto gas in cavità geologiche.

Una tecnologia che, se si dimostrasse efficace, potrebbe limitare l’inquinamento atmosferico e permettere all'industria di aggirare i tetti alle emissioni.



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Primo: bloccare le emissioni



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Il potenziale per la cattura e stoccaggio del carbonio è elevato.

I dati mostrano che, entro il 2050, i Ccs potrebbero contribuire a una riduzione del 14% delle emissioni globali di gas climalteranti.

Facendo anche risparmiare. :ok:

Maria van der Hoeven, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale energia, ha dichiarato: «senza Ccs, la riduzione delle emissioni entro il 2050 potrebbe costare ai cittadini un 70% aggiuntivo».

Ecco perché, per il Vecchio continente, questo sistema sta diventando una priorità.

La Commissione europea starebbe infatti lavorando a una direttiva per rendere obbligatoria, qualora possibile, la cattura e lo stoccaggio delle emissioni di CO2, a partire dal 2020.



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Inoltre, da fine 2013, verranno avviati nuova cofinanziamenti per progetti Ccs, attingendo agli 1,2 miliardi di euro dal Fondo per le energie rinnovabili.

L’America, secondo il report Global Status of Ccs, è il paese con il più alto numero di progetti pilota, 24 tra attivi e pianificati.

La crescita maggiore di progetti si sta verificando tuttavia in Cina e India, dove il consumo di fonti fossili sta crescendo esponenzialmente.

Il governo di Pechino produce il 71% dell'elettricità dal carbone, il 19% dal petrolio.

Con conseguenze nefaste sull'inquinamento atmosferico e sul clima.

Per questi ragione, nel 12° Piano economico quinquennale, sono stati inclusi finanziamenti prioritari per questo tipo di progetti.

Gli impunti attivi, per ora, sono solo 11, ma in arrivo ce ne potrebbero essere almeno 30.



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Ostacoli congiunturali



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Nonostante l'interesse del settore energetico e gli avanzamenti nella ricerca, sussistono due fattori che limitano b diffusione di questa tecnologia.

Da un lato, la preoccupazione dei cittadini e degli ambientalisti che dubitano dell'effìcacia dei depositi geologici.

Dall'altro, i costi upfront per le imprese e la congiuntura economica.

Sebbene sul lungo termine renderanno più economica la lotta contro i cambiamenti del clima e decremen-teranno eventuali carbon tax, gli impianti Ccs costano cari poiché comportano un notevole carico parassitano (impiego aggiuntivo di energia per produrre energia).

Tra il 22 e il 37% dell'encrgia in più per generare elettricità.

Investire nei Ccs sarebbe vantaggioso se le compagnie dovessero pagare quote salite per i permessi di emissione.

In Europa, la CO2 scambiata sull’Eu Ets (Emission trading scheme), il mercato delle emissioni, ha un valore ben inferiore al prezzo benchmark di 35-40 euro la tonnellata che i policy makers si aspettavano quando, con il protocollo di Kyoto, vennero inaugurati i mercati della CO: come commodity.

Oggi il carbonio in Europa si scambia a poco meno di 6 euro.



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Se a questo si aggiungono congiuntura, crollo dei consumi e assenza di sussidi, si capisce subito la ragione per cui sono pochi a parlare di cattura e stoccaggio.

Anche negli Usa molti progetti leciti alle centrali a carbone sono fenili a causa della mancata realizzazione in un sistema finanziario come l’Eu Ets.

Tim Profeta, direttore dell’istituto di politiche ambientali alla Duke University, spiega:
«Senza un mercato delle emissioni e con prezzi del gis naturale battesimi,difficilmente si investirà in queste tecnologie».

A essere vantaggiosi economicamente sono solamente i progetti di Enhanced oil recovery (Eor), dove b CO: sequestrata viene pompata ad alta pressione nei vecchi pozzi per estrarre combusti-bile fossile residuo che le nonnali pompe non riescono a risucchiare. Entra biossido di carbonio, escono petrolio o gas.

Enel, pilota in Italia
Andrea Clavarino, presidente di Assocarboni spiega: «L'Italia è un player di primo ordine nei progetti di Ccs. in Europa e nel mondo».

Il progetto più avanzato è l'impianto pilota della centrale Enel Federico II di Brindisi.

Inaugurato a marzo 2011, è il primo in Italia e avrà la capacità di assorbire 8 mila tonnellate di anidride carbonica l'anno.

Brindisi dovrebbe poi costituire un test per il progetto Ccs a larga scala immaginato per b centrale Enel di Porto Tolle.

Sebbene abbia già ottenuto liti primo finanziamento di 100 milioni dall'Unione europea, i piani di costruzione sono fenili, a causa del forte calo di domanda.

Clavarino conclude : «La situazione è incerta. La direzione dell'industria del carbone è sicuramente investire nei Ccs. Tuttavia oggi siamo ostacolati da un mercato fermo e dalla crisi economica: l'elettricità non è remunerativa, i consumi sono caduti drasticamente e non riceviamo sussidi».Al contrario delle rinnovabili.

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Come funzionano i Ccs




Un video di circa 10 mesi fa,
che annuncia la prossima apertura
della Centrale Enel Federico II di Brindisi

Quando si brucia un combustibile fossile (gas, petrolio, carbone, biomassa), nel processo per creare energia si produce biossido di carbonio di scarto.
Questo gas inquinante può essere catturato prima (per la produzione di fertilizzanti), durante o dopo il processo di combustione attraverso filtri di cattura delle particelle di CO2.
Una volta catturato, viene incanalato in tubature che lo trasportano in un sito di stoccaggio (un deposito geologico salino oppure un vecchio pozzo di gas o metano).
In alcuni casi, la CO2 viene pompata ad alta pressione per favorire l'estrazione di gas e petrolio in pozzi dove le normali pompe non arrivano: questa tecnica si chiama Enhanced Oil Recovery, EOR.
Viene considerato efficiente un deposito capace di conservare il 99% della CO2 per almeno mille anni.





Edited by filokalos - 14/5/2013, 23:37
 
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