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Manet. Ritorno a Venezia

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view post Posted on 22/4/2013, 12:18     +1   -1
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Olympia, 1863 - Olio su tela, 130 x 190 cm

La Fondazione Musei Civici di Venezia,
in collaborazione speciale del Musée D’Orsay di Parigi,
ospiterà, dal 24 aprile al 18 agosto 2013,
nelle monumentali sale di Palazzo Ducale,
un’esposizione di un’ottantina circa tra dipinti,
disegni e incisioni del grande pittore impressionista francese




Manet. Ritorno a Venezia è il titolo della mostra che la Fondazione Musei Civici di Venezia ospita dal 24 aprile al 18 agosto 2013 nelle monumentali sale di Palazzo Ducale: un’esposizione di un’ottantina circa tra dipinti, disegni e incisioni, progettata con la collaborazione speciale del Musée D’Orsay di Parigi, l’istituzione che conserva il maggior numero di capolavori di questo straordinario pittore.L’itinerario dell’esposizione, che percorre, attraverso grandi capolavori come Le fifre (1866), La lecture (1865-73), Le balcon (1869), Portrait de Mallarmé (1876 ca.), tutta la sua vita artistica, si apre con una serie di libere interpretazioni di antichi dipinti, affreschi e sculture che Manet vide durante i suoi due primi viaggi in Italia, nel 1853 e nel 1857. Immediata risplende l’influenza veneziana, inseparabile dall’audacia con la quale il pittore sonda le istanze contemporanee e si defila dalle convenzioni accademiche.



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Le Christ aux anges, s.d.
Acquarello, china, guazzo, grafite, penna (disegno), 32,5 x 27 cm



Le sue silenti Nature morte, dietro alla fedeltà alle formule olandesi, riservano molte sorprese che non solo rimandano alla tradizione nordica, ma sembrano anche ispirarsi a un vigore cromatico e costruttivo tutto italiano.
Se Le Déjeuner sur l’herbe e l’Olympia (1863) sono chiaramente variazioni da Tiziano e due splendide testimonianze della relazione di Manet con l’arte italiana, ancora molti sono gli esempi della profonda conoscenza dell’eredità di Venezia, Firenze e Roma, da parte del grande pittore, che la mostra saprà svelare.
La mostra nasce dalla necessità di un approfondimento critico sui modelli culturali che ispirarono il giovane Manet negli anni del suo precoce avvio alla pittura.
Questi modelli, fino ad oggi quasi esclusivamente riferiti all’influenza della pittura spagnola sulla sua arte, furono diversamente assai vicini alla pittura italiana del Rinascimento, come dimostrerà l’esposizione veneziana nella quale il pubblico potrà ammirare, accanto ai suoi capolavori, alcune eccezionali opere ispirate ai grandi tableaux della pittura veneziana cinquecentesca, da Tiziano a Tintoretto a Lotto in particolare.



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Portrait de Stéphane Mallarmé, 1876
Olio su tela, 27,5×36 cm



Come è ben noto, gli studi su Manet, il grande precursore dell’Impressionismo, si sono per lungo tempo concentrati sull’idea di una sua diretta discendenza dall’opera pittorica di Velázquez e di Goya, vedendo proprio nell’ispanismo non solo l’unica fonte della sua modernità, ma anche la ragione e lo stimolo per il suo rifuggire dai “ritorni” alla tradizione accademica. Un approccio per così dire progressista, che non tiene però conto della passione di Manet per l’arte italiana della Rinascenza, che fu una fascinazione e un legame davvero intenso, di cui darà piena dimostrazione l’esposizione veneziana, che metterà finalmente in luce il suo rapporto stringente con l’Italia e la città lagunare.



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Le Balcon, s.d. Olio su tela, 170 x124,5 cm



Se Le Déjeuner sur l’herbe e l’Olympia (1863) sono chiaramente variazioni da Tiziano e due splendide testimonianze della relazione di Manet con l’arte italiana, ancora molti sono gli esempi della profonda conoscenza dell’eredità di Venezia, Firenze e Roma, da parte del grande pittore, che la mostra saprà svelare. L’itinerario dell’esposizione, che percorre, attraverso grandi capolavori come Le fifre (1866), La lecture (1865-73), Le balcon (1869), Portrait de Mallarmé (1876 ca.), tutta la sua vita artistica, si apre con una serie di libere interpretazioni di antichi dipinti, affreschi e sculture che Manet vide durante i suoi due primi viaggi in Italia, nel 1853 e nel 1857. I



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L’évasion de Rochefort, 1880-1881 - Olio su tela, 80 x 73 cm



L’influenza veneziana risplende immediata, inseparabile dall’audacia con la quale il pittore sonda le istanze contemporanee e si defila dalle convenzioni accademiche. L’Italia del resto non è assente neppure nei dipinti di Manet più legati alla Spagna: la sua pittura religiosa si nutre tanto di Tiziano e Andrea del Sarto quanto di El Greco e Velázquez.
Le sue silenti nature morte, dietro alla fedeltà alle formule olandesi, riservano molte sorprese che non solo rimandano alla tradizione nordica, ma sembrano anche ispirarsi a un vigore cromatico e costruttivo tutto italiano.
Quando il pittore si avvicina definitivamente alla “moderna” Parigi, la sua pittura non tralascia la memoria italiana, ma ne resta intrisa di ricordi.
Le tele di Lotto e di Carpaccio, pensiamo alle Due dame veneziane affiancate in mostra a Le Balcon, racconteranno di questi legami ai visitatori.



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La peche, 1861-63 - Olio su tela, trasferito dall’originale tela, 76.8 x 123.2 cm



Il 1874, anno della I° Esposizione dei Pittori Impressionisti, è anche quello del suo terzo viaggio in Italia, dove ritrova anche la città amata da Turner e Byron, che immortala in due piccole tele, raffiguranti il Canal Grande.
È quasi un incrociarsi con l’atmosfera già modernissima dell’ultimo Guardi. In questi due piccoli ma magistrali dipinti, che fungeranno da modello per molta pittura veneziana allo scorcio del XIX secolo, l’aria è così trasparente da far cantare le tonalità dei blu e dei bianchi della sua tavolozza come non mai.
E anche nel suo celebre Bal masqué à l’Opéra (ora a Washington), rifiutato quell’anno dai giurati del Salon parigino, risuonano le musiche degli amori mascherati e del gioco ambiguo dell’identità, che sicuramente ha conosciuto attraverso l’opera del veneziano Pietro Longhi.
Il terzo momento italiano della sua carriera parla delle ultime esperienze di un artista, che la morte stronca a soli 51 anni (1883).
L’ultimo Manet, diviso tra l’esaltazione dei parigini à la page e la svolta repubblicana del 1879, fa gioire la pittura e infiammerà il Salon.



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Déjeuner sur l’herbe, 1863-68 - Olio su tela, 89,5 x 116,5 cm



Curata da Stéphane Guégan, con la direzione scientifica di Guy Cogeval e Gabriella Belli, la mostra si propone come un autentico evento: mai la pittura di Manet è stata presentata in maniera così significativa in Italia, e mai è stato affrontato sul piano critico un aspetto così peculiare della sua arte.
Il progetto è reso possibile grazie non solo ai prestiti eccezionali del Musée d’Orsay ma anche di tante altre istituzioni internazionali, come il Metropolitan Museum di New York, la Bibliothèque Nationale de France, il Courtauld Institute di Londra, The Museum of Fine Arts di Boston, The National Gallery di Washington, l’Art Institute di Chicago, il Musée des Beaux-arts di Digione, il Musée di Grenoble, il Musée des Beaux-arts di Budapest, lo Städel Museum di Francoforte, che hanno aderito all’evento insieme a numerosi collezionisti privati.



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Combat de taureaux, circa 1865-66 - Olio su tela, 90×100 cm

BIOGRAFIA



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Le fifre, 1866
Olio su tela, 160 x 97 cm



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Lola de Valence, danseuse espagnole, 1862
Olio su tela, 123 x 92 cm



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Le buveur d'absinthe 1858-59
olio su tela 180,5×105,6 cm


1832: Édouard Manet nasce il 23 gennaio a Parigi.
Suo padre, Auguste, è un alto funzionario del ministero di Giustizia; sua madre, figlioccia del re di Svezia Bernadotte, è figlia di diplomatici.
Édouard avrà due fratelli minori, Eugène (1833) e Gustave (1835).

1844-1848: dopo gli studi presso l’Institut Poiloup, a Vaugirard, Édouard entra al Collège Rollin (Parigi, attuale liceo Jacques-Decour), dove conosce Antonin Proust (1832-1905). Lo zio materno, Édouard Fournier, gli fa scoprire il Louvre.
Prende lezioni di disegno e comincia ad ampliare la sua conoscenza dei grandi maestri del passato.

1848-1849: Édouard preferisce entrare in marina anziché iscriversi alla facoltà di giurisprudenza seguendo l’impostazione familiare, ma è respinto all’esame di ammissione alla Scuola navale.
Quindi, si imbarca sulla nave scuola Havre et Guadeloupe, che fa rotta verso Rio de Janeiro (giungendo a destinazione il 4 febbraio 1849). Durante la traversata esegue disegni e caricature dei compagni.
Al ritorno è nuovamente respinto alla Scuola navale. I genitori lo autorizzano a intraprendere la carriera artistica.

1850: Manet e Proust entrano nell’atelier di Thomas Couture (1815-1879), in rue Laval, dove Édouard resterà per sei anni. Suzanne Leenhoff (1830-1906), eccellente pianista e insegnante dei fratelli di Édouard, diventa la sua amante nel corso dell’anno.

1852: il 29 gennaio Suzanne dà alla luce Léon-Édouard Koëlla, detto Leenhoff (1852-1927).
In luglio, Édouard si reca nei Paesi Bassi, paese natale di Suzanne, per stare con lei e col figlio. Il 19 visita il Rijksmuseum (il suo nome con la qualifica di “artista” figura sul libro dei visitatori).

1853: a settembre Manet si reca in Italia dove soggiorna a Venezia, a Firenze e forse a Roma. Esegue copie dai grandi maestri. Rientra a Parigi dopo aver visitato la Germania e l’Austria (Cassel, Dresda, Monaco, Praga e Vienna).

1855: Gustave Courbet allestisce il “Pavillon du réalisme” a margine dell’Esposizione Universale. Nel corso dell’anno, Manet e Proust fanno visita a Eugène Delacroix.

1856: lasciato Couture in febbraio, Manet prende un atelier in Rue Lavoisier con il pittore Albert de Balleroy (1828-1872), futuro specialista di scene di caccia aristocratiche.

1857: il padre di Manet, colpito dai sintomi della sifilide terziaria, sprofonda progressivamente nell’afasia più totale. Manet fa la conoscenza di Henri Fantin-Latour (1836-1904) al Louvre. A novembre ritorna in Italia, dove soggiorna a lungo a Firenze con lo scultore Eugène Brunet.

1859: Manet fa la conoscenza di Baudelaire, che lavora già alla redazione degli articoli in cui avrebbe esaltato, attraverso Constantin Guys, “il pittore della vita moderna”.

1861: Manet apre un atelier in Rue Guyot, dove resterà fino al 1870. Espone al Salon “Il cantante spagnolo“, che gli vale una menzione d’onore. Comincia a esporre alla Galerie Martinet, nell’ambito della Société Nationale des Beaux-Arts di cui è membro insieme a Gautier, Fantin-Latour e Alphonse Legros. A settembre, in qualità di allievo di Couture, espone la “Ninfa sorpresa“ all’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo.

1862: Manet espone alcune incisioni presso Alfred Cadart. Fa parte dei membri fondatori della Société des aquafortistes, volta al rinnovamento dell’acquaforte. Primi testi di Baudelaire in cui menziona l’amico Manet. Morte del padre.

1863: a marzo, Manet espone quattordici dipinti alla Galerie Martinet e suscita immediatamente l’interesse della stampa. I tre dipinti inviati al Salon sono respinti dalla giuria. A maggio apre il Salon des refusés, dove “Le Déjeuner sur l’herbe” suscita, salvo rare eccezioni, l’indignazione della critica. Il 28 ottobre sposa Suzanne Leenhoff nei Paesi Bassi.

1864: al Salon Manet presenta “Cristo morto con gli angeli” ed “Episodio di una corsa di tori“. Manet si trasferisce al 34 di Boulevard des Batignolles. In estate soggiorna per la prima volta a Boulogne-sur-Mer.

1865: “Olympia” e il “Cristo deriso dai soldati” sono esposti al Salon e fanno scandalo.
Durante l’estate Manet soggiorna in Spagna (Burgos, Valladolid, Burgos e Madrid) e al Prado resta folgorato dai Velázquez e dalla collezione dei dipinti antichi, italiani e nordici. Conosce Théodore Duret.

1866: Il Salon rifiuta “Il pifferaio” e “L’attore tragico“. Frequenta il Cafè Guerbois, luogo di scambi letterari e artistici con Renoir, Monet, Bazille e Cézanne. In autunno, Manet, Suzanne e Léon decidono di andare a vivere dalla madre del pittore al 49 di Rue de Saint-Pétersbourg, dove resteranno fino al 1878.

1867: per approfittare dell’Esposizione Universale, Manet fa costruire un padiglione vicino al ponte de l’Alma, dove raggruppa 50 tra tele e stampe. La strategia collettiva suscita poche eco positive. A settembre Manet assiste al funerale di Baudelaire e contribuisce con due incisioni alla prima biografia dedicata al poeta, di cui Charles Asselineau è l’autore.

1868: Manet espone al Salon il “Ritratto di Émile Zola” e lo scrittore gli dedica Madeleine Férat. Manet conosce Berthe Morisot (1841-1895) e sua sorella, come pure Léon Gambetta (1838-1882), di cui suo fratello Gustave diventerà molto intimo. In agosto, Manet si reca a Londra dove è accolto dal pittore Legros; posa per il fotografo David Wilkie Wynfield.

1869: a Manet viene notificato il divieto di esporre “L’esecuzione di Massimiliano” e di pubblicare la litografia tratta dal dipinto. Zola denuncia sulla stampa questa doppia censura.
“Il balcone“, che segna la prima apparizione dell’amica Berthe Morisot nell’opera di Manet, viene presentato al Salon.

1870: Manet espone al Salon il ritratto dell’allieva Eva Gonzalès e “La lezione di musica“, variazione moderna del “Concerto campestre” di Tiziano. Durante l’estate, soggiorna presso il pittore italiano Giuseppe de Nittis a Saint-Germain-en-Laye. A settembre i Prussiani assediano Parigi e Manet manda la famiglia a Oloron-Sainte-Marie (Pirenei), affidando una parte dei suoi dipinti a Duret. Si arruola con i fratelli nella Guardia nazionale e dopo due mesi lascia l’artiglieria per lo stato maggiore.

1871: Manet raggiunge la famiglia a Oloron-Sainte-Marie e rientra a Parigi poco dopo la “settimana di sangue” (21-28 maggio). Nel mese di luglio, a Versailles, Manet segue i dibattiti dell’Assemblée nationale e frequenta Gambetta, di cui cerca di fare il ritratto. Crisi isterica in agosto.

1872: in gennaio il mercante d’arte Durand-Ruel compra ventiquattro dipinti di Manet. Espone di nuovo “Il combattimento del Kearsarge e dell’Alabama” al Salon. Apre un nuovo atelier al 4 di Rue de Saint-Pétersbourg e frequenta il Café de la Nouvelle-Athènes insieme a Degas, Renoir, Monet e Pissarro.

1873: espone al Salon “Le Bon Bock“. Da Nina de Callias conosce Stéphane Mallarmé, con cui stringerà un’amicizia duratura e realizzerà una serie di libri illustrati a partire dal 1875.

1874: la giuria del Salon ammette soltanto “La ferrovia” e l’acquerello “Pulcinella“. Mallarmé risponde all’offesa con un articolo pubblicato sulla rivista parnassiana “La Renaissance artistique et littéraire”. Prima mostra degli “impressionisti” a cui Manet decide di non partecipare. Durante l’estate, fa tuttavia visita a Monet, di cui esegue diversi ritratti. In ottobre viaggio a Venezia con Suzanne e James Tissot (1836-1902).

1875: espone “Argenteuil” al Salon. La stampa fa di lui il capo della scuola impressionista per derisione o provocazione. Manet illustra il “Corvo” di Edgar Allan Poe, tradotto in francese da Stéphane Mallarmé.

1876: in aprile, dopo l’ennesimo rifiuto del Salon, Manet presenta le sue opere presso il proprio atelier. Durante l’estate, soggiorna presso Ernest Hoschedé, dove esegue numerosi dipinti, tra cui un grande ritratto dell’amico Carolus-Duran, parodia del Ritratto di Filippo IV di Velázquez.

1877: al Salon viene ammesso solo “Faure nel ruolo di Amleto“, “Nana” viene rifiutata ed esposta dal mercante d’arte Giroux. Grande successo e articolo esplosivo di Huysmans.

1878: assente dalle sale dell’Esposizione universale, Manet si crea uno spazio espositivo privato. Lui e Suzanne si trasferiscono al 39 di Rue de Saint-Pétersbourg.

1879: nuovo atelier al 77 di Rue d’Amsterdam, vasto, lussuoso e molto frequentato. La vita e la pittura di Manet prendono una piega più mondana. Al Salon espone “En bateau” e “Nella serra“. In autunno soffre di un’atassia locomotoria di origine sifilitica. Si ricovera a Bellevue, nei pressi di Meudon.

1880: in aprile mostra personale alla Galerie de La Vie moderne, dove riunisce dieci pastelli e quindici dipinti a olio in cui le figure femminili sono abbigliate secondo la moda del momento. La stampa decreta il successo del pittore. Manet espone al Salon il “Ritratto di Antonin Proust” e “Chez le père Lathuille”. La sua salute continua a peggiorare. Tra luglio e novembre nuovo ricovero a Bellevue, dove dipinge il ritratto della cantante Émilie Ambre, che aveva organizzato l’esposizione dell’Esecuzione di Massimiliano a New York e a Boston alla fine del 1879.

1881: espone al Salon il “Ritratto di Henri Rochefort” e ottiene una medaglia di seconda classe. All’inizio dell’estate si ricovera a Versailles. Antonin Proust è eletto ministro delle Belle arti e Manet promosso cavaliere della Legione d’onore.

1882: espone al Salon “Jeanne” e “Il bar delle Folies-Bergère“.

1883: dopo l’amputazione della gamba sinistra, Manet si spegne il 30 aprile. Viene sepolto al cimitero di Passy.



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INFORMAZIONI & PREVENDITA:
tel: 041.8520154
Biglietti online



Spazio espositivo: Palazzo Ducale
Indirizzo: Piazza San Marco, 1 30124 Venezia
Telefono: 041 271 5911



Orari di apertura
9.00 – 19.00 da domenica a giovedì
9.00 – 20.00 venerdì e sabato







Edited by filokalos - 22/4/2013, 20:34
 
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