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Giordano Bruno e il Rinascimento

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view post Posted on 18/4/2013, 12:13     +1   -1
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Giordano Bruno e il Rinascimento


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Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio
e finalmente comprenderà chi è veramente e
a chi ha ceduto le redini della sua esistenza,
a una mente fallace, menzognera,
che lo rende e lo tiene schiavo...
L'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto,
sarà libero anche qui in questo mondo.



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Il Rinascimento, che fra il XV e XVI secolo fiorisce in Italia per poi diffondersi nel resto d’Europa, è un periodo contrassegnato da un netto rinnovamento in ogni ambito del sapere e delle arti. Questo rinnovamento avviene in un contesto storico caratterizzato da forti tensioni religiose, una riorganizzazione politica attorno ai grandi centri urbani (Firenze, Ferrara, Milano, Venezia) e un’economia commerciale in forte espansione.

In ambito culturale si verifica una graduale emancipazione dalla tradizione religiosa. La stessa concezione cristiana della Storia (fondata sulle tappe della creazione, della venuta del Cristo e del Giudizio universale) è messa in discussione. Viene recuperato il valore del mondo antico e proclamato l’inizio di una nuova epoca segnando un netto distacco dal Medioevo. La filosofia, la letteratura, la scultura e la pittura trattano nuovi temi oltre a quello tradizionale del sacro. Si opera il recupero dei manoscritti classici di Platone, Erodoto, Tucidide e di altri drammaturghi e poeti greci. Gli artisti e gli intellettuali si spostano con una frequenza maggiore rispetto al passato, consapevoli che la circolazione delle idee, delle persone e delle esperienze costituisce un inestimabile valore e patrimonio dell’uomo. L’uomo è infatti il vero protagonista di questi secoli.

È in questa cornice che Giordano Bruno vive incarnando emblematicamente i tratti della figura rinascimentale. Egli coltiva gli interessi più svariati quali le discipline astronomiche e magiche (sospette alla religione); la letteratura (dimostrato dalle sue opere scritte in forma di dialogo); lo studio di Tommaso d’Aquino e al contempo la diffidenza per la Scolastica (segnale di emancipazione dalla tradizione) e infine la sua costante erranza, che lo conduce in tutta Europa a confrontarsi con la cultura dei più svariati ambienti accademici.




GIORDANO BRUNO


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Nato a Nola nel 1548. Nel 1566 all’età di diciotto anni entra nell’ordine di San Domenico e cambia il proprio nome di battesimo Filippo in Giordano.
Un eccezionale anticonformismo e una curiosità senza eguali per il sapere lo conducono a un’originale riflessione in cui convergono elementi di Neoplatonismo, panteismo, misticismo, magia, teorie mnemotecniche, influssi di studi cabalistici e teorie astronomiche.

Questi aspetti, assieme al suo continuo errare per l’Europa (Savona, Torino, Venezia, Milano, Ginevra, Tolosa, Parigi, Oxford, Magonza, Marburgo, Praga) fanno di Giordano Bruno uno dei filosofi e degli intellettuali più rappresentativi dello spirito rinascimentale.

La sua concezione della materia (intesa come materia attiva); la sua considerazione dell’infinitezza dell’universo e della presenza di infiniti mondi; la tesi secondo cui vi è un’anima universale a cui si è destinati ritornare dopo la morte per poi reincarnarsi in altre future, costituiscono alcune tesi fondamentali del suo pensiero.

Bruno rimase in carcere sette anni e subì due processi prima a Venezia poi a Roma.
Oppose un netto rifiuto ai ripetuti inviti degli inquisitori a ritrattare le sue dottrine in particolare quella relativa all’infinità dell’universo e salì sul rogo senza essersi riconciliato con il Crocifisso da cui, secondo la leggenda, distolse lo sguardo prima di morire.

La sue vicende biografiche costituiscono testimonianza attiva delle sue concezioni filosofiche; sicché, la sua rinuncia ad abiurare le tesi considerate eretiche dall’inquisizione e la sua morte sul rogo, ne restituiscono l’immagine di un martire per la libertà di pensiero e per la fedeltà alla verità.
Una figura emblematica celebrata nei secoli successivi in nome di questi valori.



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Ettore Ferrari. " Giordano Bruno in cattedra" - Targa nel monumento dedicato allo filosofo in Piazza "Campo de' Fiori" - Roma




DE UMBRIS IDEARUM
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De umbris idearum - frontespizio
G. Bruno, 1582

Scritta nel 1582 la tesi fondamentale dell’opera considera l’universo come un corpo internamente organizzato.

A capo di quest’ordine sono poste le idee (secondo l’insegnamento platonico) e il mondo costituisce solo una riproduzione di immagini (ombre) di questi modelli ideali.

La mente umana possiede però la stessa struttura ordinata della natura ed è pertanto in grado di approssimarsi alle idee stesse.

Ciò si deve alla memoria che ha il compito di rappresentare simbolicamente la realtà nella mente dell’uomo diradando le ombre della conoscenza.

L’opera si suddivide in tre parti: la prima descrive i modi con i quali si colgono le immagini delle idee, (le “ombre” del titolo); la seconda affronta la questione dell'ordine dell'universo; la terza contiene un trattato di mnemotecnica.

CENA DE LE CENERI
Pubblicata nel 1584, l’opera si compone di cinque dialoghi ambientati durante una cena tenuta il giorno delle Ceneri.

Il testo contiene una difesa della teoria copernicana da alcune obiezioni. In questa opera Bruno avanza una delle sue principali tesi e cioè quella dell’infinitezza e dell’immobilità dell’universo in quanto generato da una causa a propria volta infinita.

Secondo Bruno simili argomentazioni, difformi dai dettami del Testo Sacro, possono essere sostenute perché la Bibbia contiene essenzialmente dottrine morali ed illustra gli atteggiamenti che gli individui devono mantenere ma non contiene verità di scienza.

Per queste ragioni è opportuno separare gli insegnamenti della dottrina cristiana dalla ricerca sulla natura che spetta propriamente alla filosofia.



DE LA CAUSA, PRINCIPIO ET UNO
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Xilografia da "De Compendiosa Architettura
et Complemento Artis "

Composto da cinque dialoghi, questo scritto del 1584 indaga i principi della realtà naturale.

Se Dio, in quanto causa prima non è accessibile attraverso la conoscenza umana razionale ma solo grazie alla fede, cosi non è per le altre cause. Il mondo possiede infatti, secondo Bruno, un’anima che ne organizza dall’interno il totale e perfetto funzionamento.

Essa si sposa con la materia, realizzando un’unità inseparabile.

Spetta dunque alla materia, una materia vitale e vivificatrice, un ruolo essenziale nella determinazione dell’universo.

In questo testo si trova dunque una delle tesi più importanti di Giordano Bruno relativa alla sua originale concezione di materialismo.



SPACCIO DE LA BESTIA TRIONFANTE


L’opera, che intreccia tematiche etiche ad una più generale riflessione sul compito della filosofia e della ricerca, risale al 1585.

Il titolo ha una valenza metaforica e comunica l’intento di un rinnovamento rispetto ai costumi e ai valori dell’epoca.



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Spaccio de la bestia trionfante
Frontespizio - G. Bruno , 1584

Lo “spaccio” significa l’espulsione, mentre la “bestia trionfante” altro non è che la figura delle costellazioni, quella che corrisponde ai differenti segni dello zodiaco.

Essa rappresenta simbolicamente i vecchi vizi che secondo Giordano Bruno devono essere definitivamente abbandonati e rifiutati.

In questo modo si effettua una dura critica nei confronti dei costumi dell’epoca attribuendo gravi responsabilità al Cristianesimo e al movimento della Riforma, colpevoli di un rovesciamento delle leggi di natura.

Bruno interpreta infatti queste condizioni di decadenza come temporanee e appartenenti al “ciclo ebraico-cristiano” del mondo cui presto succederà una nuova era.

Verità, sapienza, magnanimità sono alcuni dei più importanti valori che l’uomo dovrà perseguire per sostituirli a quelli corrotti della vecchia epoca.

EROICI FURORI
Pubblicata a Londra nel 1585, quest’opera composta da dieci dialoghi prosegue idealmente i temi affrontati nello Spaccio della bestia trionfante.

Fra le varie tipologie di passioni umane Bruno ne riconosce una particolare che conduce l’uomo ad una vita contemplativa.

Questa esprime un “furore eroico”, vale a dire che è propria di un’anima dedita all’acquisizione della conoscenza attraverso la ricerca e lo studio.

Una ricerca che non deve basarsi sull’esteriorità dei riti e del culto, bensì su un vero e proprio mistico furore nei confronti della verità.

L’uomo dall’eroico furore è dunque quello, sostiene Bruno, che come nel mito di Atteone da cacciatore diviene preda, perché colui che è alla ricerca della verità da essa viene costantemente braccato.

In questo testo ritroviamo il tratto mistico del pensiero di Bruno che concepisce la filosofia come una tensione esorbitante verso il divino.




AFORISMI



Giordano Bruno (1973)
Regia: Giulio Montaldo
Giordano Bruno: Gian Maria Volontè
Fosca: Charlotte Rampling

«Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi. Nascendo in questo mondo, cadiamo nell'illusione dei sensi; crediamo a ciò che appare. Ignoriamo che siamo ciechi e sordi. Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi, persino lo Zodiaco».


«E dunque l'universo uno, infinito, inmobile. Una, dico, è la possibilità assoluta, uno l’atto, una la forma o anima, una la materia o corpo, una la cosa, uno lo ente, uno il massimo ed ottimo».


«Se questa scienza che grandi vantaggi porterà all'uomo, non servirà all'uomo per comprendere se stesso, finirà per rigirarsi contro l'uomo».


«Tuttigli amori (se sono eroici e non son puri animali ...) hanno per oggetto la divinità, tendono alla divina bellezza, la quale prima si comunica all’anime e risplende in quelle».


« Questi furori de quali noi ragioniamo [sono] un impeto razionale che segue l’apprensione intellettuale del buono e bello che conosce...».



«Bisogna dissimulare per salvare la verità».

«Ogni produzione, di qualsivoglia sorte che la sia, e una alterazione, rimanendo la sostanza sempre medesima; perché non e che una, un ente divino, immortale».



«Dico dunque, che la tavola come tavola non e animata, né la veste, né il cuoio come cuoio, né il vetro come vetro; ma, come cose naturali e composte, hanno in sé parte di sostanza spirituale».


«...spirito si trova in tutte le cose, e non è minimo corpuscolo che non contenga cotal porzione in sé che non inanimi».


«...tutte le cose sono ne l’universo, e l’universo è in tutte le cose; noi in quello, quello in noi; e cossi tutto concorre in una perfetta unità».





Edited by filokalos - 18/4/2013, 16:47
 
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Robycoe
view post Posted on 16/7/2013, 17:06     +1   -1




Figura molto affascinante. Io devo ammetter di averlo conosciuto solo attraverso il film interpretato da Gianmaria Volontè
 
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1 replies since 18/4/2013, 12:13   488 views
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