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Ippocrate di Coo

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view post Posted on 22/3/2013, 10:05     +1   -1
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Ippocrate di Coo

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(460 a. C. ca. - 370a.C.)

Gli Uomini che hanno cambiato il Mondo

Rivoluzionò il concetto di medicina
distinguendola da altri campi.
Ebbe il merito di far avanzare notevolmente
lo studio sistematico della medicina clinica,
riassumendo le conoscenze mediche delle scuole precedenti
descrivendone le pratiche per i medici
attraverso il Corpus Hippocraticum e altre opere
.





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Ippocrate discendeva da una famiglia di medici appartenenti all'antica corporazione degli asclepiadi, una casta di medici-sacerdoti che si tramandavano di padre in figlio l’arte della medicina, ed erano votati al culto di Asclepio, di cui si consideravano diretti discendenti. Asclepio era figlio di Apollo Risanatore e di una mortale, Coronide. Ebbe come precettore il centauro Chirone che ne fece un medico. È citato per la prima volta nell’Iliade, dove è ricordato unitamente ai suoi figli. Macaone e Podalirio, valenti medici anch’essi. In seguito venne divinizzato e gli furono attribuite altre due figlie. Igea, la Salute, rappresentata nell’atto di abbeverare un serpente da una coppa, e Panacea, colei che guarisce ogni male. Il suo culto si diffuse dovunque, fino a Roma, dov’era venerato sotto il nome di Esculapio.

I santuari dove Asclepio veniva venerato, erano nello stesso tempo luoghi di culto e stazioni di cura. Essi sorgevano presso fonti salutari, in ombrosi boschetti, sulle colline vicine alle città: tra i più famosi, quello di Tricca in Tessaglia, Pergamo nella Misia e soprattutto Epidauro; ma se ne contarono in numero molto elevato, fin oltre duecento. Si aprivano a tutti, ai ricchi come ai poveri, particolare certamente apprezzabile in un contesto sociale che non conosceva la “mutua”.

Nell'Asclepion, il tempio del dio, la cura si fondava su esperienze iniziatiche: la guarigione era prerogativa degli dèi e si otteneva attraverso la purificazione dalle colpe. Ai medici-sacerdoti era riservato il compito di accogliere i pazienti e di indirizzarli verso un personale rapporto con il divino da raggiungere con un periodo di isolamento - “incubazione” - ed esposizione alla divinità.



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Ippocrate rifiuta i doni di Artaserse



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All’evoluzione della medicina dalla concezione magico-religiosa a quella di scienza, contribuirono diverse scuole, come la scuola Italica, la scuola di Cnido e - la più celebre - quella di Coo, resa soprattutto famosa dal nome di Ippocrate, il suo maestro più autorevole, considerato il fondatore della moderna scienza medica.

Con Ippocrate la medicina entra nella storia. Egli - nonostante l’intrec-ciarsi di elementi leggendari nelle notizie che abbiamo sulla sua vita - è un personaggio sulla cui reale esistenza non sussistono dubbi: abbiamo, fra l’altro le attestazioni di Platone e di Aristotele, suoi contemporanei.

Nato nell’isola egea di Coo (Dodecaneso) attorno al 460 a.C., sarebbe morto vecchissimo a Larissa nel 370 circa.

Ippocrate resta un asclepiadeo, non rinnega la sua discendenza da un antenato che era assurto aH’Olimpo celeste ed era venerato come il dio della medicina. La sua religiosità è perfettamente conforme ai concetti della mitologia greca e alle sue implicazioni antropomorfiche: «I medici cedono il passo agli dèi, giacché nella medicina la potenza non è mai di troppo». Ma nell’approccio con la malattia, con le sue origini, il suo decorso, egli si lascia guidare unicamente dall’osservazione e dal ragionamento, ripudiando ogni ricorso al trascendente.

Ogni malattia ha una causa naturale. È l’intervento della natura a provocare il suo insorgere, leggi naturali presiedono al suo decorso e gli effetti delle cure mediche sull’organismo procedono secondo l’ordine naturale delle cose. Nessuna malattia è più divina o più umana di un'altra, ma tutte sono divine e tutte sono umane. Nell’opera Male sacro - termine col quale si usava indicare l’epilessia - Ippocrate afferma: «Soltanto l’ignoranza degli uomini, le manifestazioni impressionanti, l’incapacità di trovare un rimedio efficace, fa pensare che vi si celi qualcosa di divino».



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La fama di Ippocrate è legata a un’imponente collezione di opere mediche, che costituivano la biblioteca della scuola di Coo e che, quando questa nel ih secolo a.C. si estinse, furono ereditate dalla biblioteca di Alessandria.

La collezione comprende circa settanta trattati, che i bibliotecari alessandrini raccolsero sotto il titolo generale di Corpus Hippocraticum.

Ma sia il loro numero, sia le differenze che esse presentano nella data di composizione, nello stile e anche in taluni aspetti dottrinali, mostrano che non sono tutte prodotto della stessa mano. Tuttavia traspare da esse una fondamentale coerenza nella concezione terapeutica, essenzialmente basata sull'interpretazione naturalistica della medicina e sull'osservazione diretta del malato.

Questo binomio costituisce il nucleo della dottrina ippocratica, che egli seppe inculcare nei suoi discepoli e che, nell’avvicendarsi delle generazioni, non ha perso la sua impostazione originaria.



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Il Giuramento di Ippocrate



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La concezione medica di Ippocrate è sostanzialmente umoralistica, fondata cioè sull’equilibrio degli umori presenti nel corpo, riconosciuti in numero di quattro: il sangue, che proviene dal cuore, la flemma, che proviene dal cervello, la bile gialla, prodotta dal fegato e la bile nera (melancholia), dalla milza.

La prevalenza di un umore sugli altri determina il temperamento.

In conseguenza si riconoscono quattro tipi temperamentali: il sanguigno, il flemmatico, il bilioso e il melanconico.

La rottura dell'equilibrìo determina l’insorgere della malattia.

Ippocrate nutre una fede sconfinata nella sua scienza: «La medicina salva anche coloro che non ci credono».

Ma esige dal medico la rigorosa - e si può aggiungere religiosa - osservanza di un codice etico, che ne deve fare un esempio di dirittura morale, e non solo nello svolgimento della professione, ma altresì nel comportamento di tutti i giorni: «Conserverò la mia vita in modo incontaminato e puro, così come la mia professione».

Questo impegno e altri egli richiede ai suoi discepoli nel più famoso dei suoi scritti, il Giuramento, un documento che ha costituito nei secoli il codice d’onore del medico e al quale la sacralità della formula conferisce l’altissimo valore di un imperativo categorico: «Giuro per Apollo medico, per Asclepio, Igea e Panacea, e per tutti gli dei e per tutte le dee che prendo a testimoni, di tener fede a questo giuramento con tutte le mie forze e le mie capacità».




Edited by filokalos - 25/3/2013, 10:42
 
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