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Modernissimo Tiziano

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view post Posted on 11/3/2013, 13:09     +1   -1
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Modernissimo

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Quaranta opere del pittore alle Scuderie
del Quirinale. Per capire i suoi segreti
e come influenzò le avanguardie di oggi



"Tiziano è veramente il più eccellente di tutti i pittori di sempre:
poiché i suoi pennelli sempre dato vita a manifestazioni di vita"

(Marco Boschini, 1674).






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Autoritratto1565-1566 circa
Madrid, Museo Nacional del Prado

Con la morte di Giorgione e la partenza di Sebastiano Del Piombo per Roma, cominciò l’incontrastato regno di Tiziano.


In una manciata di anni, memore degli insegnamenti dell’anziano Bellini ma nutrito dalla propria ambizione, l’artista consolidò il suo potere contrattuale e la sua fama rimbalzò da Venezia alle corti italiane più raffinate dell’epoca: D’Este, Gonzaga, Della Rovere.


Frequentò Carlo V e Filippo II, venne trattato con tutti gli onori, strinse rapporti con i Farnese che lo condussero in Vaticano, nelle stanze di papa Paolo III.


Fu un principe tra i principi, quel giovane di ottima famiglia che aveva dalla sua un carattere di ferro e una capacità imprenditoriale: guadagnò moltissimo e investì altrettanto, commerciando in legnami e, in società col fratello, gestì le segherie lungo il Piave.


Pur avendo messo su floride botteghe con una schiera di parenti e apprendisti che le facevano funzionare come aziende, la sua arte finì con lui.


Non allevò schiere di pittori e non ebbe rivali nel corso della sua vita: celebre l’aneddoto, mai documentato, che racconta di una cacciata dalla bottega del ragazzino Tintoretto, troppo bravo per poter rimanere lì a far ombra al maestro.


Morì, ultraottantenne, nel 1576 mentre a Venezia infuriava la peste, ma non a causa dell’epidemia. La fine lo colse al lavoro: stava dipingendo e lasciò incompiuta a casa una Pietà, un ex voto gigantesco, amuleto contro la malattia.



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L'Amor sacro e l'Amor profano, 1515, tela, 118x279 cm. Roma, Galleria Borghese.
Accanto alle composizioni religiose, Tiziano realizza durante tutta la sua vita soggetti profani e mitologici, spesso con sottili allusioni simboliche.
I temi non sono sempre chiari: in questo caso, il titolo è stato coniato solo nel XVlll secolo e non corrisponde affatto all'esatta identificazione dell'immagine.
D'altra parte, il filtro allegorico non può celare la costante vitalità naturale di tutte le opere di Tiziano.
Il raffinato classicismo delle opere giovanili è una conquista tutta personale, dato che il pittore non si recherà a Roma che nel 1545.



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San Marco in cattedra, 1511, tavola, 230x149 cm.
Venezia, Santa Marta della Salute, sagrestia.
Commissionata in occasione della cessazione della peste, ha
uno spiccato carattere votivo: San Marco, protettore di
Venezia è infatti attorniato dai santi medici Cosma e Damiano,
a sinistra, e Rocco e Sebastiano, a destra, tradizionalmente
invocati durante le epidemie.
Pur nel rispetto della tradizionale impostazione
piramidale e simmetrica della Sacra Conversazione
rinascimentale, il dipinto è attraversato da nuove tensioni,
come indica la nuvola d'ombra che oscura il volto di San Marco

Impossibile da emulare o superare con i suoi stessi pennelli, l’uso spavaldo del colore, l’impianto emozionale delle sue macchine teatrali, la fase terminale con il disfacimento della figura e l’accentuarsi della notte che ingoia luce e corpi, Tiziano ebbe in sorte un destino eccentrico: fu lui, decenni dopo, ad accendere la tavolozza di Velázquez e poi di Goya, e nel suo nome vennero sconvolte le regole accademiche dalla cerchia degli impressionisti o da un outsider come Francis Bacon.

Così rivedere oggi, in una magnifica carrellata, gran parte della sua produzione, quaranta dipinti fra opere sacre, profane e una nutrita ritrattistica, può servire a fare un ripasso generale della storia dell’arte, compiendo un salto acrobatico che dal Rinascimento conduce dritti dentro il linguaggio delle avanguardie.

Alle Scuderie del Quirinale di Roma il Vecellio, con la mostra (dal 5 marzo al 16 giugno, catalogo Silvana editoriale, main sponsor Cariparma Crédit Agricole, i cui clienti potranno godere di una riduzione sul biglietto) chiude un ciclo dedicato alla Serenissima e ai suoi pittori, aperto con il viaggio di Antonello da Messina in Laguna, proseguito con le presenze di Bellini, Lotto e Tintoretto.

Curatore di questa stagione espositiva Giovanni Carlo Federico Villa ci tiene a sottolineare l’impresa titanica di riunire tanti capolavori in un’unica sede, con prestiti da istituzioni di solito restie come il Prado: per la prima volta si potrà fare un confronto fra l’Autoritratto del pittore conservato nel museo di Madrid e quello dello Staatliche Museen di Berlino.

Ma come mai Tiziano fu così osannato?
Come spiega Villa: «Certamente, ebbe condizioni fortunate perché si trovò ad agire in un vuoto di potere, con tutto un mercato a disposizione. Ma fu a sua volta geniale nel legarsi a un intellettuale come Pietro Aretino, un vero press agent. Inoltre, inventò un immaginario delle corti, e creò miti iconici. Era un grande tessitore di relazioni. Fu lui a costruire la modernità del suo tempo, assemblando la storia dell’arte precedente, riassumendone le caratteristiche e superando gli obiettivi raggiunti sempre sperimentando. Il suo modello è un linguaggio aulico, celebrativo, non replicabile. Si è messo in gara con se stesso, senza mai fermarsi».


La mostra alle Scuderie del Quirinale ha dalla sua un altro motivo d’interesse: si pone come un’esposizione priva di problemi di attribuzione e, sala dopo sala, presenta soltanto quadri sicuri.



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Salomè c. 1516, tela, 90 X 72 cm.
Roma, Galleria Doria Pamphili.
Un genere di composizioni molto apprezzato dal collezionismo sono le mezze figure femminili:
Tiziano produce numerose varianti del tema, imperniato sull'appagante bellezza di una ragazza poco vestita.
Questo esemplare è significativo anche perché, nella testa del Battista, il maestro ha nascosto il proprio autoritratto.



È dal 1998 che un progetto scientifico condotto dal Centro di arti visive dell’Università di Bergamo studia con sofisticati strumenti, mutuati dall’ambito medico e militare, i dipinti di Tiziano, un’operazione che ha permesso di conoscere meglio la tecnica del pittore e di tracciare confini fra il maestro e la sua bottega.



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Madonna e il Bambino con i santi Caterina e Domenico e un donatore, 1511-1512
Mamiano di Traversetolo, Fondazione Magnani Rocca



Così, va sfatata la leggenda del Tiziano solo cromatico, che si districava fra preziosi lapislazzuli o più economici smalti blu a seconda della commissione, quasi del tutto disinteressato al disegno. Disegnava invece su carta, con gessetti neri e poi riportava su tela, ingrandiva le figure con l’aiuto di griglie quadrettate o a mano libera.



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Venere benda Amore. 1565, tela, 118x185 cm.
Roma, Galleria Borghese
Intermezzo classico nella sempre più tragica produzione degli ultimi anni: i colori sono tutti
impastati e chiari, ispirati al tono del tramonto rosseggiante sullo sfondo.
La versatilità della pennellata di Tiziano si offre a continue variazioni:
dalla stesura minuta e compatta di alcuni particolari alte larghe



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Ritratto del Papa Giulio II, 1540 - 1545
Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina e Appartamenti Reali

Sfoggiava tratti rapidi, come avviene nel ritratto di Pietro Aretino, la cui massa corporea e le vesti sono affidate solo alle giustapposizioni del colore, ma sapeva anche essere minuzioso: lo dimostra la riflettografia del quadro di Giulio II.

Essendo una copia da Raffaello, l’artista sente sulla sua pelle il peso della competizione. Come eguagliarlo? :hmm:

Gianluca Poldi, fisico del team del Centro di arti visive, ha spiegato: «Al contrario della straordinaria sintesi e semplicità dell’Aretino, Tiziano utilizza un disegno più elaborato del solito che segna la barba, le rughe del volto e una pennellata molto accurata. Dipinge su tavola, cosa inconsueta per lui. Il suo desiderio di eccellere è potentissimo».

Frugando tra le pieghe di un’opera si entra in intimità anche con il carattere del suo autore.

Tiziano si pentiva tantissimo, non dipingeva di getto e a volte consegnava il quadro o la pala d’altare quasi un decennio dopo la richiesta, rielaborandola di continuo fino all’intuizione folgorante.

In “Diana e Atteone”, fa notare ancora Poldi, il ragazzo che sorprende per sua sventura la dea durante il bagno e per punizione è mutato in cervo, era collocato più al centro della scena e aveva in mano una freccia.

Nella versione finale scompare la freccia, Atteone indietreggia nella composizione e, al suo posto, viene inserita una magnifica quinta artificiale, il drappo rosso carminio tra le rovine antiche.

Un grande coup de théâtre dell’uomo di mondo.




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Diana e Atteone, 1558, tela, 190x207 cm, Edimburgo.
National Gallery of Scotland.
Fa parte di un ciclo di tele dedicate al mito di Diana, destinato a Filippo II.
Nel momento di passaggio dalla tarda maturità alle opere della vecchiaia,
Tiziano non ha abbandonato il gusto per colori vividi e preziosi particolari
(l'ampolla al centro del dipinto è la dimostrazione delle sue intatte
qualità di riproduzione virtuosistica degli oggetti),
ma lo arricchisce con una stesura derisa, movimentata, tremante.




CENNI BIOGRAFICI



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Bacco e Arianna, 1522-1523, tela, 175x190 cm.
Londra, National Gallery.

Nato a Pieve, in provincia di Belluno, tra le montagne del Cadore, tra il 1488 e il 1490, Tiziano Vecellio appartiene ad un'antica famiglia di una piccola città alpina. Un estroverso, instancabile lavoratore, Tiziano ha lavorato alle sue opere senza pausa.

La sua carriera è trionfale, la lunga vita, se è vero che la morte sopraggiunge quando il pittore aveva già superato l'incredibile età di ottant'anni.

Ancora molto giovane, ha lasciato la "magnifica comunità cadorina" per ricevere un'adeguata istruzione pittorica. Giunge così a Venezia, dove i suoi primi maestri sono Gentile e Giovanni Bellini.

Tra il 1508 e il 1509, è stato a fianco di Giorgione lavorando al Fondaco dei Tedeschi. Solo un anno più tardi, la sua fama era già così ben consolidata e riceve commissioni, come la Pala di San Marco e di Santa Maria della Salute.

Nel 1511 affresca la Scuola del Santo a Padova.

Dopo aver ottenuto un reddito ufficiale da parte del Consiglio dei Dieci, che è stato assegnato ai pittori più affermati, nel 1533 divenne il pittore ufficiale della Repubblica di Venezia.

La sua attività è frenetica: egli accetta molte commissioni da nobiltà contemporanea, realizzando parecchie opere a soggetto profano.
Nel 1516 Alfonso I d'Este richiede i suoi servigi e nel 1518 gli commissionò la decorazione del "camerino d'alabastro".

Tra il 1519 e il 1526 dipinge la Pala Pesaro per i Frati, e il Polittico Averoldi di Santi Nazaro e Celso Chiesa di Brescia.

Acclamato come il più celebre pittore del suo tempo, Tiziano è conteso tra le corti italiane: lavora a Mantova per i Gonzaga, e in Urbino per i duchi. Nel 1542 inizia la sua collaborazione con Papa Paolo III e la sua famiglia, ben presto si trasferisce a Roma dove rimase fino al 1546.



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Il concerto, 1510-1511 circa
Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti



Nel frattempo, la sua attività di ritrattista molto apprezzato continuato e ha avuto l'opportunità di ritrarre Carlo V durante la sua incoronazione nel 1530. L'imperatore e suo figlio Filippo II, futuro re di Spagna, ne fanno il loro pittore preferito.



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La Bella, 1536
Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti



Tiziano ha lavorato per anni al servizio della famiglia Asburgo. Morì il 27 agosto del 1576, quando la peste infuriava in tutta Italia, lasciando incompiuta l'opera che avrebbe desiderato venisse posta sulla sua tomba: la "Pietà".







Articolo Originale di
Arianna Di Genova



Edited by filokalos - 11/3/2013, 21:03
 
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valpreda699
view post Posted on 24/3/2013, 17:56     +1   -1




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