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Dylan Dog: un fumetto da paura...

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view post Posted on 5/3/2013, 12:47     +1   -1
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Dylan Dog: un fumetto da paura...

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Il cartoon amato da persone come Umberto Eco,
Giulio Giorello, Piergiorgio Odifreddi
Sembrava un azzardo: un fumetto horror.
È diventato invece un successo.




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Il grande Sergio Bonelli presentava il numero uno di Dylan Dog “L’alba dei morti viventi” con queste precise parole:
«La proposta di Dylan Dog mi ha trovato subito entusiasta, e chi è lettore anche di “Zagor” e “Mister No” capirà perché. L’orrore è sempre stato una delle mie tematiche costanti di sceneggiatore e spesso vi ho attinto facendo lottare i miei eroi contro mostri e fantasmi, lupi mannari e vampiri. Ora, finalmente, una mia collana è interamente dedicata al terrore e io ne sono felice. Spero che lo siate anche voi».

Scritto da Tiziano Sciavi e disegnato da Angelo Stano “L’alba dei morti viventi” uscì nelle edicole il 26 settembre 1986, la copertina era del cartoonist Claudio Villa e il fumetto costava 1.300 lire.

Sembrava una scommessa azzardata quella della casa editrice di Tex: addentrarsi sui terreni dell’horror più esplicito avrebbe potuto turbare lo zoccolo duro dei lettori abituati ad avventure più “classiche”. Ven-tisei anni dopo, quel primo leggendario numero è un pezzo da collezione (l’elevato costo cui erano schizzate le sue quotazioni portarono addirittura qualcuno a stamparne copie false) e Dylan Dog è uno dei personaggi più amati del fumetto non solo bonelliano.

Naturalmente, come da sempre è norma nei fumetti bonelliani, quando nel 1986 “nasce” Dylan Dog, il personaggio è reduce da un lungo lavoro di “vivisezione”, una gestazione dove Sciavi, Bonelli e l’allora direttore generale Decio Canzio (scomparso lo scorso 4 gennaio), si sono lungamente confrontati su come Dylan andasse sviluppato, quale aspetto dovesse avere, quali tic, caratteristiche psicologiche e modi di dire.



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Tutto comincia nella primavera del 1985, quando Tiziano Sciavi presenta a Sergio Bonelli una breve relazione con il seguente progetto: «Oltre alla fantascienza, l’altra serie del 1986 potrebbe essere horror... Secondo me vale la pena di tentare».

In un paio di mesi il piano di lavoro è pronto: l’idea di Sciavi era quella di un solitario detective “nero” di taglio chandleriano, residente a New York, personaggio che dopo intense discussioni si trasforma in un ragazzo più giovane, accompagnato da una spalla comica.

Dello spirito del detective che aveva in testa Sciavi si sente ancora qualche eco nella prima avventura, quando Dylan chiama “pupa” Sybil Browning, sua prima cliente, cui spetta il compito di inaugurare la teoria infinita di fidanzate, più o meno impossibili, dell’indagatore.

Dylan Dog si trasforma da americano in inglese, vive a Londra, al numero 7 di Craven Road: un indirizzo inventato da Sciavi in omaggio al regista Wes Craven, ma realmente esistente nella capitale britannica. Il luogo è ora meta di pellegrinaggio dei lettori italiani,proprio come accade al 221B della Baker Street di Sherlock Holmes.

Tocca al cartoonist Claudio Villa (che disegna le prime 41 copertine degli albi di Dylan) il compito di visualizzare il detective: i suoi primi studi grafici sono molto somiglianti al ballerino Antonio Gades. Tiziano Sciavi, che aveva da poco visto il film “Another Country”, sostiene però che l’attore Rupert Everett abbia una faccia più adatta al personaggio e chiede a Villa di andare al cinema a studiarne il volto. Per la spalla comica di Dylan l’ideale sarebbe stato un personaggio con le fattezze di Groucho Marx.



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L'attore Brandon Routh ha interpretato
Dylan Dog - Dead of Night
Il fumetto italiano adattato per il cinema
senza la benedizione del suo autore, Tiziano Sclavi
ed il risultato è incerto.

Gli studi grafici sviluppano invece un “character” con il volto di Marty Feldman, perché esisteva già un Groucho che stava per apparire nella storia western “River Bill”.


È Decio Canzio ad opporsi fermamente all’opzione Marty Feldman, perché lo considera più mostruoso delle creature contro cui si sarebbe dovuto misurare Dylan Dog (il cui nome è sempre stato il “codice provvisorio” abituale delle creazioni di Sciavi, ma qui diventa il nome definitivo del protagonista).

Grazie a Canzio i disegni di Marty Feldman sono accantonati e Groucho è ingaggiato come assistente dell’indagatore dell’Incubo, iniziando una felice attività di controcanto demenziale di Dylan, rivolta ad alleggerire il tono di una narrazione solcata da morti cruente di ogni genere.

Nel settembre 1986 Sciavi ha ultimato le prime tre storie, rispettivamente affidate a Angelo Stano, Gustavo Trigo e al duo Montanari e Grassani.

Quando il numero uno di Dylan Dog arriva nel circuito di vendita si teme il fiasco colossale. Puntualmente, due giorni dopo, il distributore annuncia che “l’albo è morto in edicola”.

Nello spazio di una settimana giunge però in redazione un’altra telefonata, questa volta di taglio diametralmente opposto: «Dylan Dog è un boom, praticamente esaurito, forse dovremmo ristamparlo».



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Da quel momento la vita editoriale del personaggio è caratterizzata da un successo inarrestabile (contro cui nulla valgono le proteste dei soliti moralisti che, ciclicamente, lo accusano di eccessiva violenza).

Nel momento di massimo splendore Dylan Dog raggiunge le 600 mila copie di vendita al mese, cui vanno aggiunte le innumerevoli filiazioni della testata: dagli speciali agli almanacchi, dai giochi di ruolo ai videogame e ai programmi radiofonici, fino alle immancabili ristampe.

Il personaggio se la gioca ad armi pari persino con Tex, vantando l’onore di essere il primo fumetto incondizionatamente amato dal pubblico femminile (in precedenza solo Diabolik delle sorelle Giussani era riuscito nell’impresa) e annoverando tra i suoi lettori personalità della cultura e della politica come Umberto Eco, Giulio Giorello, Antonio Faeti, Sergio Cofferati, Stefano Bartezzaghi e Piergiorgio Odifreddi.

Uno dei motivi del successo è che la psicologia del personaggio si affina di albo in albo: Dylan Dog è un convinto animalista, non fuma, è vegetariano ed è diventato astemio dopo un triste passato da alcolista (nel secondo albo però beveva una birra in bottiglia, poi trasformata in aranciata nelle ristampe successive).

Pur affrontando senza particolari patemi d’animo mostri e demoni di ogni sorta, il nostro eroe è un ipocondriaco, è claustrofobico, soffre di vertigini, pur di non prendere l’aereo è pronto a sottoporsi a infiniti viaggi sul suo “Maggiolone”, o a traversare la Manica, o l’oceano in nave, pur soffrendo di mal di mare.

Imparate a conoscerlo, lo amerete.





Che paura, che risate




Dylan Dog Fan Film - La Morte Puttana
il Fan Film dell'indagatore dell'incubo

«Sapete perché il pomodoro non riesce a dormire? Perché l’insalata russa... E a cosa serve il grano duro? A fare il pane raffermo». Siamo solo alla nona pagina de “L’alba dei morti viventi” e Groucho «assistente, amico e rompiscatole personale» di Dylan Dog ha già inanellato due perle del suo umorismo demenziale. Sublime. Eccoci a Londra, Craven Road numero 7, al portone la targa dice: “Dylan Dog indagatore dell’incubo”.

La splendida ragazza che una tavola prima ha infilato un paio di forbici negli occhi del marito aggressore suona il campanello: «UAARRGH!».
Fa capolino, furbetto e sorridente, il faccino di Groucho: «Si?» - «lo... volevo... ma cos’era quel grido?» - «Ah, volevate sapere questo? Era il campanello. Una mia piccola trovata. Meglio del solito “drin drin” non vi pare? Buongiorno e SLAM», chiude il portone in faccia alla allibita e indispettita Sybil.
Attenti dunque a quel Groucho.
Quanto a Dylan Dog è l’unico investigatore al mondo che si interessi a fenomeni come fantasmi, licantropi o vampiri.
«Il fatto che io creda o meno all’autenticità di tali fenomeni è del tutto irrilevante. Ciò che conta è che non mi rifiuto a priori di crederci, come fa la maggior parte della gente “seria”... E questo naturalmente mi procura un bel po’ di critiche. Non più di un mese fa il “Times” mi ha definito “ciarlatano e imbroglione”».
Parola di indagatore dell’incubo, lucido, auto-ironico e non proprio spaventato. ;)







Articolo Originale di
Oscar Cosulich



Edited by filokalos - 5/3/2013, 13:28
 
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