Se tre coreografi di fama mondiale decidono di inventare ognuno un assolo per lo stesso danzatore, non c’è da meravigliarsi se la stampa internazionale è pronta a incoronare quest’ultimo come «l’astro nascente della danza moderna».
È quanto è successo al ventisettenne angloindiano Aakash Odedra, dopo che lo scorso febbraio ha interpretato a Londra Rising, un trittico firmato da Akram Khan, Sidi Larbi Cherkaoui e Russell Maliphant.
Il ballerino, cresciuto tra Birmingham e Leicester, calca i palcoscenici da quando era poco più di un bambino.
Ha così spiegato: «Per mettere insieme tre maestri come loro ci sono voluti due anni, ma il risultato finale è valso di certo la fatica».
Dopo il successo del debutto londinese, il Guardian ha scritto: «Odedra è un ballerino da seguire con attenzione».
Un artista, capace di far dialogare la danza tradizionale indiana con i linguaggi coreografici contemporanei e che fa spesso diventare il pubblico parte attiva dello spettacolo.
Come spiega ancora Odedra: <i>«Rising è un lavoro che nasce dal basso per andare alla ricerca di nuovi linguaggi. Nei tre assolo, e nel pezzo finale, che io stesso ho coreografato, vado alle radici della danza indiana, che da oltre seicento anni si muove tra misticismo e sensualità, senza temere di contaminare quella tradizione con i movimenti più astratti e innovativi del balletto contemporaneo».
Lasciandosi ispirare dal nome del danzatore («Aakash» in indiano significa «cielo»), Khan, Cherkaoui e Maliphant portano l’artista su un palco pieno di luci, dando la sensazione che il suo corpo galleggi in un’immensa galassia stellata.
Odedra conclude: «Se c’è un file rouge che unisce questi lavori, è di certo l’idea della necessità di abbandonarsi a qualcosa di immenso, che va oltre noi stessi e oltre tutto quello che la religione ha voluto insegnarci del mondo. Che poi è quello che dovrebbe fare sempre la danza, una forma d’arte che, senza l’aiuto delle parole, insegna a vivere in modo libero».