Dieci minuti. Tanto basta lasciare in infusione l’acqua calda e alcune foglie d’Agnus Castus, pianta dai bei fiori violacei, per «reprimere gli ardori di Venere».
I semi del Linum montanum, erba perenne che cresce in montagna, guariscono le coliche mentre l’Effemerum virginianum, che fiorisce ad agosto nei boschi, in dieci ore seda il mal di denti.
Consigli fuori dal tempo che escono da un librone ingiallito, privo d’un angolo rosicchiato da un topolino.
Sembra una fiaba, ma è realtà. E emana un vago profumo d’erbe essiccate: è l’«Herbarium», un autentico tesoro -ai più oggi sconosciuto - che si trova a Collegno dove è stato anche realizzato.
Monastero dei Certosini di Collegno
Correva il 1700 e il Monastero dei Certosini di Collegno, costruito a metà del Consiglidiun altro tempo custoditi in un antico libro con erbe essiccate 1600 grazie alla magnificenza di Madama Reale, iniziava a gestire una prestigiosa spezieria.
Qui operò fra’ Giovanni Antonio da Racconigi che tra il 1748 e il 1749 catalogò 570 erbe in questo tomo diventato in breve famoso ovunque, tanto per la rarità di quanto raccolto quanto per la descrizione dei portentosi rimedi medicamentosi delle piante.
Un lavoro certosino, è il caso di dirlo, perché le erbe essiccate conservano ancora i colori originali, una testimonianza, oggi, d’usi coltivativi e rimedi dell’epoca.
Una foto del corridoio dell'ormai abbandonato
Manicomio di Collegno
Rimase, dopo che i Certosini abbandonarono Collegno, nella farmacia della Certosa, poi divenuta parte del manicomio, e quindi gestita da privati, e dalla famiglia Gussoni in particolare.
Ora l’erbario è di Emanuele, vedovo di Valeria Viziano Gussoni, e ha una curatrice volontaria, Marisa, che sta cercando di farlo conoscere: protetto in una banca, sarà esposto e illustrato in alcuni eventi grazie alla collaborazione di Loredana Matonti di «Piemonte Parchi».
Finora, va detto, nessun botanico ha decifrato tutte le parole vergate con mano sicura dal frate e le ha confrontate con i saperi d’oggi.
Esistono piante andate perdute?
Difficile dirlo.
Alcune, forse, potrebbero essere riscoperte e piantate sul terrazzo di casa.
Certo è che basta aprire il volume per trovarsi nel passato e scoprire che la Genista spinosa macerata e immersa per un giorno nell’acqua cura i dolori alle ginocchia, l’Halimus vulgaris favorisce l’aumento del latte nelle donne che hanno partorito e l’Agnus Castus, più che gli «ardori di Venere», agisce sugli ormoni femminili e attenua la sindrome pre-mestruale.
Segreti dei Certosini, come le tante ricette che custodivano.
Alcune sono su un libretto verde di cui si ha traccia sino a una decina d’anni fa e che Valeria Gussoni ancora usava: oggi sembra andato perduto. Altre sono note, almeno in parte, e sono addirittura famose: è il caso della Lozione capillogena anti-alopecica, preparata per chi soffre di calvizie con diciassette erbe.