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Canova e la danza

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view post Posted on 17/4/2012, 15:57     +1   -1
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Canova e la danza

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Che sorpresa, Canova era pittore...
Intellettuale e salottiero, il grande scultore
ebbe una copiosa produzione figurativa ancora poco conosciuta.
Una mostra per la prima volta la rivela.
E scopre che la sua arte era come una danza




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La Fondazione Canova è tornata ad indagare e celebrare la grandezza storica e artistica del grande scultore Antonio Canova.


Possagno (TV), suo amato luogo natale, ha ricevuto il suo patrimonio culturale e lo conserva per mostrarlo, studiarlo e riscoprirlo in tutti i suoi aspetti. Questa volta, la Fondazione si è attivata per il recupero di un capolavoro e nello stesso tempo per studiare uno dei temi su cui lo scultore si era cimentato spesso, amante della musica, del teatro e dello spettacolo tout court.


Intellettuale e salottiero, impresario galante e audace sperimentatore.



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Come tutte le grandi personalità artistiche, anche Antonio Canova (Possagno 1757, Venezia 1822) rivela aspetti inediti o contraddittori.


Per esempio, alla sua attività di statuario neoclassico affiancava una copiosa produzione grafica e pittorica; per non parlare dei bozzetti in terracotta, piccoli capolavori eseguiti in tutta libertà per dare sfogo alle sensazioni più sottili e travolgenti.

Il fatto è che Canova ha incarnato perfettamente la figura dell'artefice a cavallo di due epoche, quella del sensismo-illuminismo e quella del romanticismo. Nel culto della bellezza muliebre e nell'attrazione per il sublime simile a Haydn e Mozart, a Goethe e Foscolo.


Come amava dire Winckelmann, Canova «disegnava con il fuoco ed eseguiva con flemma».


La mostra Canova e la danza dà conto della complessità dell'artista («moderno Fidia» per i contemporanei), restando tuttavia aderente a un tema che fu un fenomeno importante per l'artista e per l'Europa tra la fine del Settecento e i primi dell'Ottocento.



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Le Grazie e Venere danzano davanti a Marte




Tutto ruota intorno alla seducente figura della Danzatrice con i cembali del 1812 - qui nella versione in gesso restaurata.




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È da quasi un secolo, dal periodo del primo conflitto mondiale, che uno dei capolavori di Antonio Canova,
la versione in gesso della “Danzatrice con i cembali”, protendeva al cielo i suoi candidi moncherini.
Ora, completato il suo restauro – sponsorizzato dalla Fassa Bortolo – è il “piatto forte”
della mostra “Canova e la danza” ospitata dal museo e gipsoteca Canova di Possagno sino al 30 settembre.
Un omaggio a quelle bellissime, vigorose nella loro gioventù,
creature che lo scultore trevigiano, per usare una terminologia moderna,
plasmava anche come una sorta di antidoto alla depressione.



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Danzatrice con le mani sui fianchi
(San Pietroburgo, Ermitage, 1812)

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Danzatrice col dito al mento
(modello in gesso, Possagno)

A Possagno è conservato il gesso originale della “Danzatrice con i cembali” eseguita circa duecento anni fa per l’ambasciatore russo a Vienna Andrei Razumovskij, ora patrimonio inamovibile del “Bode Museum” di Berlino.

Già coinvolta in un incendio nel palazzo della capitale austriaca, presenta delle pericolose fessurazioni che ne hanno impedito lo spostamento dalla sua attuale sede. Per altro, è proprio sul gesso protagonista di questo evento che lavorò in prima persona Canova che ne affidò poi la trasformazione in marmo ad abili collaboratori e su cui intervenne alla fine nell’intento di rappresentare “la vera carne”

La Danzatrice è pura «bellezza in movimento», ideata pensando al palcoscenico e al Parnaso: una baccante moderna che ha sempre provocato ammirazione.

Lo stesso si può dire della Danzatrice col dito al mento, «lavorata in giorni tristissimi» (come ricorda l'iscrizione incisa da Canova sul gesso nel 1809), e della Danzatrice con le mani sui fianchi, acquistata prima dall'imperatrice Giuseppina Bonaparte e poi da Alessandro I di Russia.

Tuttavia, la vera sorpresa è generata dai dipinti in mostra. Sono tempere su carta dai colori brillanti in contrasto con i fondi bruni, o monocromi su tela concepiti a imitazione della pittura dei vasi greci o degli affreschi pompeiani fatti conoscere attraverso incisioni fin dal 1757.



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In certi casi si tratta di fregi che danno continuità lineare e ritmo alle singole pose.

Quando Canova dipinge sta tra Botticelli e Raffaello.


Le sue danzatrici si sollevano leggiadre sulle punte disegnando nell'aria eleganti concatenazioni di passi.

Sono menadi ingentilite, silfidi e fate ammaliatrici, nelle cui effigi sopravvivono quella di Maria Medina Vigano, mitica danzatrice dell'epoca, e quella di Lady Hamilton (Emma Lyon) che nel 1786 si esibiva nei migliori salotti di Napoli vestita alla greca imitando attitude e portde bras classici, come quelli riemersi con gli scavi settecenteschi di Ercolano e Pompei.



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Antonio Canova nacque a Possagno (Treviso), a circa 80 km da Venezia, il primo novembre 1757: a soli quattro anni rimase orfano del padre, Pietro; la madre, Angela Zardo, si risposò poco dopo con Francesco Sartori e si trasferì nel vicino paese di Crespano, ma Antonio rimase a Possagno, con il nonno Pasino Canova, tagliapietre e scultore locale di discreta fama. Questi eventi segnarono la sensibilità di Antonio Canova per tutta la vita.
Fin da giovanissimo, egli dimostrò una naturale inclinazione alla scultura: eseguiva piccole opere con l’argilla di Possagno; si racconta che, all’età di sei o sette anni, durante una cena di nobili veneziani, in una villa di Asolo, abbia eseguito un leone di burro con tale bravura che tutti gli invitati ne rimasero meravigliati: il padrone di casa, il Senatore Giovanni Falier, intuì la capacità artistica di Antonio Canova e lo volle avviare allo studio e alla formazione professionale.
Nel 1768, Canova cominciò a lavorare nello studio della scultura dei Torretti, a Pagnano d’Asolo, poco distante da Possagno: quell’ambiente fu per il piccolo Antonio (che tutti chiamavo “Tonin”) una vera e propria scuola d’arte. Furono i Torretti ad introdurlo nel mondo veneziano, ricco di tanti fermenti culturali e artistici. A Venezia, Canova frequentò la scuola di nudo all’Accademia e studiò disegno traendo spunto dai calchi in gesso della Galleria di Filippo Farsetti.
Dopo aver lasciato lo studio dei Torretti, avviò una bottega in proprio: eseguì le prime opere che lo resero famoso a Venezia e nel Veneto: Orfeo e Euridice (1776), Dedalo e Icaro (1779).



La mostra “Canova e la danza” continuerà a fino al 30 settembre.
Sito: Museo Canova
E-mail: [email protected]
orario 9.00 – 18.00 chiuso lunedì

La Gipsoteca Museo Canova
Possagno (TV) - Via Antonio Canova 74[/size]



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Articolo Originale di
Sergio Risaliti

Edited by filokalos - 17/4/2012, 18:30
 
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