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La guerra al ramo secco

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view post Posted on 3/4/2012, 10:08     +1   -1
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La guerra al ramo secco

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Il petrolio di domani? Le potature del verde pubblico.
Contese dai comuni, che le bruciano per produrre energia,
e dalle aziende di compostaggio.
In provincia di mantova, il primo scontro...





quingentole

C’è un paese che ha trasformato in oro i rami secchi. Pioppi e aceri, querce e salici, carpini e noccioli: sono ramaglie e potature la ricchezza contesa di Quingentole, 1200 anime nel Mantovano.

Si arriva in questo angolo della Bassa padana per scoprire come non ci sia scarto della natura che non sia diventato un business.

Qui bruciano le potature in una centrale a biomasse da 70 kilowatt.



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Il Fiume Po lambisce Quingentole

Producono energia pulita e risparmiano sullo smaltimento. A Quingentole, rami e foglie fanno funzionare la scuola locale e il municipio, un teatro e una palestra.

Ma se nel mondo scoppiano guerre per il petrolio, nel suo piccolo anche il verde pubblico sta provocando una singolar tenzone.

Da un lato piccoli comuni soprattutto del Nord che, come Quingentole, hanno scommesso su quella particolare fonte di energia rinnovabile che è la biomassa.

Dall’altro le aziende di compostaggio che ai Comuni contendono le ramaglie, indispensabili per produrre concimi naturali.

Due green economy, l’una contro l’altra armate.

E quindi due lobby, che nel giro di pochi anni sono riuscite a far modificare più volte, ciascuna a proprio vantaggio, la legge che stabilisce gli usi possibili del verde.



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L’ultimo ad andare a segno, pochi giorni fa, è stato il partito delle biomasse, che ha ottenuto dalla Camera l’approvazione di una norma che permette di conferire i rami secchi negli impianti energetici.

Nel dicembre del 2010, invece, erano andati in rete i compostatori, realtà che in Italia conta circa 230 grossi impianti che trasformano in concimi 3,4 milioni di tonnellate di rifiuti naturali l’anno, evitando l'immissione nell’atmosfera di sette milioni di tonnellate di Co2.

Poco meno della metà dei rifiuti lavorati deriva proprio dalle potature contese, il resto è l’umido della raccolta differenziata.

Nel dicembre 2010, per venire incontro ai compostatori, un decreto aveva stabilito che solo le ramaglie delle aziende agricole possono diventare biomasse.



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Per il sindaco di Quingentole, Alberto Manicardi: «Quella norma creava una differenza surreale tra albero e albero: quello delle fattorie era biomassa; quello dei viali, compostaggio».

Inoltre, come osserva Francesco Dugoni di Agire, l’agenzia della Provincia per le energie rinnovabili, con quelle regole i Comuni erano gravati dei costi per lo smaltimento delle ramaglie, classificate come rifiuti: anziché pagare un euro per ogni quintale di potature da portare in centrale, i Comuni finivano per pagare quattro volte di più il trattamento e il trasporto in discarica.



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Il ciclo delle biomasse
per l’utilizzazione del calore

L'ennesima svolta l’ha impressa un decreto, il quarto in cinque anni, col quale, a marzo del 2011, il ministero dell’Ambiente ha riclassificato le ramaglie come biomasse.

Ora la Camera ha sciolto le ultime riserve e a Quingentole possono riavviare il progetto, cofinanziato dalla Regione Lombardia, per un deposito di ramaglie al servizio dei Comuni vicini.

Nel frattempo, però, i compostatori non cedono.

Il Cic, il consorzio che riunisce centoventi aziende del settore, invoca da tempo una vera pianificazione, spiegando che in Italia c’è materia prima sufficiente per le biomasse come per il compost.

E che in molte zone del Paese, specialmente al Sud, le potature non finiscono nelle centrali né vengono trasformate: sono semplicemente bruciate.

E questo è un gran peccato.




Articolo Originale di
PAOLO CASICCI


Edited by filokalos - 3/4/2012, 12:39
 
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