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Herbert Marshall McLuhan (1911-1980)

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view post Posted on 22/7/2011, 18:42     +1   +1   -1
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Herbert Marshall McLuhan (1911-1980)


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Gli Uomini che hanno cambiato il Mondo

Una pagina per celebrare
i 100 anni dalla nascita di Marshall McLuhan,
(nato il 21 luglio 1911),
il sociologo canadese
che ha rivoluzionato
lo studio dei mezzi di
comunicazione di massa,
uno degli intellettuali più citati,
discussi, criticati.





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Ogni giorno, quando si apre Facebook o si legge una notizia su un sito qualsiasi, bisognerebbe riflettere su quanto quasi mezzo secolo fa, Marshall McLuhan, studioso della comunicazione e genio della modernità, avesse già previsto per le comunicazioni.... :bravo:

Marshall nasceva in Canada il 21 luglio 1911 e passava la vita a studiare e insegnare nelle università di Inghilterra e Stati Uniti.

Sono pertanto passati cento anni!! :woot:

Il mondo della comunicazione ha vissuto profonde trasformazioni, attraverso diversi passaggi che ci hanno portato in quella che abbiamo definito "era digitale".

Marshall McLuhan ha studiato le prime trasformazioni della società di massa, di mercato e dei consumi.

Noi oggi siamo impegnati ad analizzare la società e l'economia di rete e ci confrontiamo con le nuove generazioni digitali, always on, figlie di Google.

Dai tempi degli studi di McLuhan molto è cambiato.

Eppure, le sue più importanti riflessioni e analisi appaiono sempre più pertinenti e in grado, ancora, di raccontare il nostro mondo digitale.

Le opere di McLuhan rappresentano probabilmente le più autorevoli previsioni dell’era del web e delle nuove frontiere del sapere digitale.

La sua importanza per la cultura contemporanea è immensa: termini come comunicazione di massa e villaggio globale, tanto per citare solo la punta dell'iceberg dei suoi studi, vengono inventati da lui.



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McLuhan ha fatto da comparsa in una scena del film
Io e Annie (Annie Hall, 1977) di Woody Allen
A destra la sequenza video... ^_^

Secondo Marshall, non è tanto il contenuto di un mezzo d'informazione a condizionarci, ma il mezzo in sé.

Studia così la televisione e alla morte, nel 1981, perde l 'occasione di commentare l'ascesa rivoluzionaria di internet.

Ma lascia una riflessione preziosissima: di fronte a ogni innovazione tecnologica nell'informazione, bisogna evitare di farsi fagocitare e sviluppare come degli anticorpi intellettuali che ci portino a non accettare come dati di fatto tutti gli elementi intrinsechi alla tecnologia.



Solo così si può avere uno sguardo neutro sui cambiamenti e sulla forza che un mezzo come internet può esercitare su di noi.

Lo scopo di tutto ciò? Semplice: a cosa serve?

Come mi sta cambiando? Dove porterà?

Mica male come domande, no?

Così parlò, nel 1964 (!), Marshall McLuhan.



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CITAZIONE

Nell'era della meccanica, avevamo operato un’estensione del nostro corpo in senso spaziale. Dopo oltre un secolo di impiego tecnologico dell’elettricità, abbiamo esteso il nostro stesso sistema nervoso centrale in un abbraccio globale che, almeno per quanto concerne il nostro pianeta, abolisce tanto il tempo quanto lo spazio. Ci stiamo rapidamente avvicinando alla fase finale dell’estensione dell’uomo: quella, cioè, in cui, attraverso la simulazione tecnologica, il processo creativo di conoscenza verrà collettivamente esteso all’intera società umana, proprio come, tramite i vari media, abbiamo esteso i nostri sensi e i nostri nervi (…) Non vi è estensione, sia essa del tatto, ad esempio, oppure degli arti, che non investa per intero la sfera psichica e quella sociale. [Gli strumenti del comunicare – Introduzione]

Il medium è il messaggio (…). In questo contesto può risultare illuminante l’esempio della luce elettrica. Essa è informazione allo stato puro. È un medium, per così dire, senza messaggio, a meno che non lo si impieghi per formulare qualche annuncio verbale o qualche nome. Questo fatto, comune a tutti i media, indica che il “contenuto” di un medium è sempre un altro medium. Il contenuto della scrittura è il discorso, così come la parola scritta è il contenuto della stampa e la stampa quella del telegrafo. (…) Il “messaggio” di un medium o di un’altra tecnologia è nel mutamento di proporzioni, di ritmo o di schemi che introduce nei rapporti umani. La ferrovia non ha introdotto nella società né il movimento, né il trasporto, né la ruota, né la strada, ma ha accelerato le proporzioni di funzioni umane già esistenti creando città di tipo totalmente nuovo e nuove forme di lavoro e di svago. (…). Ma torniamo alla luce elettrica. Che la si usi per un’operazione al cervello o per una partita di calcio notturna non ha alcuna importanza. Si potrebbe sostenere che queste attività sono in un certo senso il “contenuto” della luce elettrica, perché senza di essa non potrebbero esistere. Ma questo non fa che confermare la tesi secondo la quale “il mezzo è il messaggio”, perché è il medium che controlla e plasma le proporzioni e la forma dell’associazione e dell’azione umana. I “contenuti”, invece, cioè le utilizzazioni di questi media, possono essere diversi, ma non hanno alcuna influenza sulle forme dell’associazione umana. È anche troppo tipico l’equivoco in virtù del quale il “contenuto” di un medium ci impedisce di comprendere le caratteristiche del medium stesso. [Gli strumenti del comunicare – Capitolo 1]

L’automazione è informazione. Essa pone fine non soltanto all’epoca degli impieghi differenziati nel mondo del lavoro ma anche a quella delle materie differenziate nel mondo del sapere; non però, naturalmente, al mondo del sapere. Il lavoro futuro sarà quello di imparare a vivere nell’era dell’automazione. È una caratteristica comune a tutta la tecnologia elettrica, che pone fine alle antiche dicotomie tra tecnologia e cultura, tra arte e commercio e tra lavoro e tempo libero. Mentre nell’era meccanica della frammentazione il tempo libero era assenza di lavoro, o puro ozio, nell’era elettrica è vero il contrario. Ora che l’età dell’informazione richiede l’uso simultaneo di tutte le nostre facoltà, ci accorgiamo di riposare soprattutto quando siamo intensamente coinvolti, come del resto accade sempre agli artisti, in tutti i tempi.






Marshall McLuhan nasceva cento anni fa.





Oggi la sua assenza è compensata dall'eccezionale carica innovativa di un pensiero che ancora oggi è attuale, nella sua complessità interpretativa che ne determina riletture diverse e spesso in totale contraddizione fra esse.


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I capisaldi del suo pensiero sono racchiusi nei libri The Mechanical Bride, The Gutenberg Galaxy e Understanding Media.

Nato come critico letterario, divenne presto uno studioso, a tratti visionario, dei mass media.

Intellettuale eretico, fu tra i primi a comprendere l'importanza della tecnologia e dei mass media per la comprensione della storia umana.

La lettura dei suoi testi induce aun'opera di interazione intellettuale con i concetti, che spesso sotto forma di frammenti, di intuizioni, si offrono al lettore come tracce di un percorso che offre delle chiavi che sarà compito utilizzare per scardinare l'imperscrutabile modernità.

L'intuizione che ebbe sui mass media come estensione dei nostri sensi, lo attualizza come teorico non solo dei tradizionali mass media, ma anche dei nuovi media, e ancor più di un'intera cultura digitale che si proietta nell'epoca del postumano e del cyborg.

Il concetto forse più famoso di McLuhan rimane "il medium è il messaggio".

Con ciò lo studioso poneva l'accento sul ruolo che svolgono i supporti mediali, il cui formato influenza le nuove estetiche che grazie ad essi sono concepite.

Il contenuto viene rimodulato secondo il media che lo alimenta, ma ancor più è la natura stessa del medium il vero messaggio.



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La capacità di analisi dello studioso non fu mai snaturata da posizioni ideologiche e pregiudiziali.

Ciò è oggi paradossalmente la sua forza, l'origine della discussione che ruota intorno al suo pensiero che si offre asettico e privo di asserzioni assolutistiche.

Un filologo dei media, che si prestò anche ad un cameo per un film di Woody Allen, Annie Hall, in cui interpretava se stesso.

Nella scena che si svolge in coda al botteghino, McLuhan viene chiamato in causa da Allen, stanco delle interpretazioni errate del pensiero del canadese che un professore in coda alle sue spalle esprimeva.

McLuhan interviene rimproverando il pretenzioso collega: «I heard what you were saying! You know nothing of my work! You mean my whole fallacy is wrong. How you got to teach a course in anything is totally amazing!».
Semplicemente: Non hai capito assolutamente il mio pensiero! :no no:

McLuhan, il mistico della rete, questo il titolo di un breve saggio di Stefano Cristante, sociologo della comunicazione, sulla rivista Aut Aut. Marshall Mcluhan, teorico di concetti ormai comunemente interiorizzati, come quello di villaggio globale, e di slogan ambiguamente interpretati come "il medium è il messaggio", fu infatti un fervente cattolico, convertitosi improvvisamente durante la sua gioventù.

A chi gli chiese come accadde rispose che tutto si verificò come un'evidenza immediata.

Sottolineò di non aver mai avuto bisogno della fede, ma essa giunse inattesa mentre lui era intento a cercare la verità.

Tale verità gli "fu detta" solo affidandosi alla fede che egli invitava ad affrontare come un insieme di precetti, qualcosa di contingente alla realtà, scevri da richieste di concetti o logiche considerazioni.



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Le sue riflessioni si concentrarono, in alcuni scritti, sulle motivazioni della crisi della Chiesa cattolica nella nostra epoca.

La sua idea era che il cattolicesimo romano, avendo le proprie radici nella cultura greco romana, una cultura tipicamente visiva (testi sacri, documenti, leggi scritte, ossia connessa ad una civiltà dell'occhio), fu messo in crisi dall'avvento dei mass media, vedendo vacillare il ruolo di struttura dominante.

Radio e televisione infatti, come McLuhan ci fa intendere nei suoi lavori, appartengono ad una cultura tattile.

Lo spettatore televisivo ad esempio non si trova un prodotto finito come può esserlo una stampa o un film, ma ha il compito di chiudere o completare l'immagine, partecipando alla creazione di senso, coinvolto in profondità con tutti i sensi, in quella che non è un'estensione visiva, ma tattile auditiva.

Si passa da un rapporto astratto e distaccato con il medium ad una relazione caratterizzata da un'immersione e da un annullamento delle distanze.

I media elettronici secondo Mcluhan creano le condizioni per una ricongiunzione degli uomini, una ritribalizzazione, ossia la possibilità di creare comunità attraverso l'uso di mezzi di comunicazione che disarticolano i rapporti spazio-temporali consentendo e riducendo virtualmente la dimensione del mondo.

Tale tendenza, che lo studioso prefigurava come fine ultimo dei mass media, oggi risulta ancor più evidente con internet e i suoi effetti sociali.

Le parole di McLuhan sul computer appaiono cosi profetiche e non semplicemente logiche, ma soprattutto illuminano sul concetto chiave di mass media intesi come una nuova occasione per la religione di riscoprirsi attuale come messaggio salvifico e come concreto strumento di comunione globale:

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«Ecco il vero uso del computer, non quello di facilitare il marketing o risolvere problemi tecnici, ma di accelerare il processo della scoperta, di orchestrare l'ambiente, le energie terrestri, e infine quelle galattiche.
L'integrazione psichica collettiva, resa possibile finalmente dai media elettronici, potrebbe creare l'universalità della coscienza prevista da Dante quando profetizzò che gli uomini continueranno a essere dei frammenti spezzati finché non saranno unificati in una coscienza inclusiva. Nel senso cristiano, questo è semplicemente una nuova interpretazione del corpo mistico di Cristo. E Cristo, in fin dei conti, è l'estensione ultima dell'uomo».



Vi è una congiunzione fra l'era digitale che viviamo e la nuova era religiosa ed in generale spirituale che pare imporsi da qui ai prossimi decenni. Vi è un messianismo legato all'utilizzo delle nuove tecnologie, in cui molti scorgono il rivivere di una cultura orale che si ricongiunge al periodo arcaico dell'umanità. Come coloro che utilizzano internet per diffondere nelle piazze virtuali il proprio verbo, assomigliano a profeti postmoderni.

O meglio, Profeti 2.0.

Come scrive ancora McLuhan, citato da Cristante nel suo saggio: «In un senso, l'immersione nell'informazione che oggi stiamo sperimentando elettronicamente è un'estensione della coscienza medesima. Quali effetti possa avere sull'individuo nella società è pura speculazione. Ma è accaduto: non è qualcosa che sta per accadere. Molte persone ritornano all'occulto, alla percezione extrasensoriale, e a ogni forma di consapevolezza misteriosa, in risposta a questo nuovo accerchiamento dell'informazione elettronica. E così viviamo, in senso volgare, un'era estremamente religiosa. Penso che i tempi che ci accingiamo a vivere sembreranno probabilmente i più religiosi di sempre. Noi siamo già lì». :o no?:



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Edited by filokalos - 22/7/2011, 19:59
 
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