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Mille leghe sotto i mari

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view post Posted on 16/7/2011, 17:09     +1   +1   -1
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Mille leghe sotto i mari

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Una sonda del Cnr ha filmato la fauna
negli abissi davanti a Puglia e Calabria.
Una ricerca che getta una nuova luce
su uno straordinario ecosistema.
Minacciato dalla pesca a strascico
e dal riscaldamento delle acque.



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Lo squalo si avvicina cauto.

È attratto dall'esca (quattro sgombri legati a un piatto di plastica).

Lo illuminano alcuni led, perché l'ambiente sarebbe altrimenti nella totale oscurità: è un Notidano capo-piatto lungo almeno due metri.

Due occhi digitali spiano e registrano ogni suo movimento anche quando viene respinto seccamente da una paromola inferocita che per prima si era avvicinata agli sgombri.

Il crostaceo lo minaccia puntandogli contro una spugna, ricoperta di spicole appuntite e intrìsa di tossine.

Lo squalo si dimena, solleva una nube di fango tale da accecare gli occhi digitali, due speciali videocamere.

Quando la nube si dirada la paromola è ancora lì che banchetta indisturbata.

Le videocamere, fissate a una struttura metallica, continuano a riprendere per ore.





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Sono gli occhi di Memo, la prima (ed unica) sonda per lo studio della macrofauna abissale attiva a bordo dell'Urania, la nave del Cnr; grazie alla quale è ora possibile studiare le creature degli abissi del Mediterraneo nel loro ambiente altrimenti inaccessibile all'uomo, obiettivo della campagna oceanografica Obama, coordinata dall'Università delle Marche, che coinvolge diversi istituti il Cnr.



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Urania, la nave del CNR



Si scopre così sui fondali marini un territorio solcato da canyon profondi anche 200 metri, che corrono per decine di chilometri, percorsi da correnti impetuose che generano vere e proprie cascate sottomarine.


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Come il canyon di Bari, lungo 40 chilometri: attraverso la forra scorre periodicamente una corrente che trasporta nutrienti dall'alto Adriatico oltre il canale d'Otranto, fino agli abissi dello Ionio.



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Una paramola cuvieri



Ed è qui che proliferano paromole dagli arti lunghi più di 20 centimetri, squali, e colonie di coralli bianchi.



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Ma non solo, perché i biologi scoprono nuove specie ogni volta che esplorano un settore dello Ionio: sui fondali tra i 400 e i mille metri di profondità, al largo di Santa Maria di Leuca hanno osservato che le colonie di candidi coralli «ospitano più di 200 specie», e come spiega Gianfranco D'Onghia, professore di Ecologia all'Università di Bari: «Di cui almeno cento sconosciute.» :blink:

Le colonie di coralli formano un habitat molto diverso dai fondali fangosi e sterili dell'immagine classica degli abissi.

Sono invece aree di rifugio e riproduzione per moltissime specie.

Compresi quei naselli, gamberi rossi e pagelli che sono un bene sempre più raro.

Secondo il professor D'Onghia, gli abissi sottomarini corrono infatti un rischio: «Da una parte la temperatura media delle acque profonde nel Mediterraneo sta aumentando di un grado ogni trent'anni, è un valore minimo a cui però alcuni organismi potrebbero non adattarsi».



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Ci sono poi le attività umane, la pesca, lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio, e gli atti criminali come lo scarico abusivodi rifiuti. Tutti fattori che impattano sugli organismi marini.

Questo spiega l'urgenza di progetti come CoralFish (progetto comunitario di cui D'Onghia è il responsabile per l'Italia) che studiano i coralli, e di un lander come Memo, che viene calato sul fondale e lì rimane per ore riportando una mole preziosa di dati.

Ma per difendere questo eccezionale habitat sommerso un passo è stato già fatto: grazie ai primi studi svolti sui coralli, dal 2006 la pesca a strascico e le attività di dragaggio sono proibite in 900 chilometri quadrati di mare Ionio. :ok:



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