Il Forum delle Muse

Chi ride e chi no - Perché dimentichiamo le barzellette?

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view post Posted on 28/2/2011, 07:57     +1   -1
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Super Ñasual Dating - Authentic Maidens

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Chi ride e chi no

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Perché dimentichiamo le barzellette?




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Il vecchio pirata e il nipotino: «Nonno, nonno, come mai hai la gamba di legno?»,
«Fu una palla di cannone nel mar dei Caraibi, nipotino mio»,
«Nonno, nonno, come mai hai un braccio monco?»,
«Fu la spada di un terribile Dayaki nei mari della Malesia, nipotino mio»,
«Nonno, nonno, perché hai una fascia nera su un occhio?»,
«Fu una mosca che mi ronzava intorno al viso nel mar dei Sargassi, nipotino mio»,
«Ma... nonno, è bastata una mosca per accecarti un occhio?»,
«Eh, nipotino mio, m ero dimenticato che al posto della mano avevo l'uncino...». :rofl:


Due amiche s'incontrano per strada: «Sai che Giovanni e Francesca si sono lasciati?»,
«Ma dai! E di chi è la colpa?»,
«Di Giovanni: è rientrato senza avvisare...» ^_^


«Lo sai qual è un politico che ha molto sex appeal?»,
«...?»,
«È il presidente della Camera GianFranco Fini. E lo sai perché?»,
«...?»,
«Perché quando entra in Camera tutti i membri si alzano».

Sorrisi smarriti... :eh?:



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Non sappiamo se siamo riusciti a far ridere il nostro amico, ma una cosa è certa.

Ci sono dei momenti in cui tirar fuori qualche buona barzelletta serve.

E non solo per sollevare il morale di qualcuno o per ravvivare una serata stanca, ma anche, confessiamolo, per fare bella figura e ricevere l'apprezzamento di chi ci sta intorno.

Ma quanto siamo bravi a ricordare, al momento giusto, qualche pezzo del nostro repertorio umoristico?

Non vi è mai capitato di cominciare una barzelletta e poi di non riuscire più a ricordarne il finale?

Oppure di averne una proprio sulla punta della lingua e di non saperla ricostruire? Ebbene: che ci succede in momenti del genere?

Perché, anziché ridere e far ridere, ci ritroviamo così disarmati? È vero che le barzellette non si ricordano?




Il disagio della dimenticanza




Siamo in compagnia di un gruppo di amici. Tutti, più o meno, hanno avuto qualche storiella divertente da raccontare ed ora tocca a noi.

Ci schiariamo la voce, ci prepariamo a dire la nostra freddura ma, d'improvviso, entriamo in crisi.

Non ne ricordiamo più nessuna! E se anche una ci viene in mente e proviamo a ricostruirla, ci troviamo nell'imbarazzo di non ricordarne più il finale. Il disagio è tanto. Ma com'è possibile? Ne abbiamo sentite tante e ora non ce ne viene in mente nessuna?



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Beniamino Placido scriveva: «Che tutte le barzellette sfuggano al nostro vigile, interessato ricordo, è vero tant'è che diciamo sempre che dovremmo scriverle in un bel taccuino da aggiornare in ogni occasione e da portare perciò sempre in tasca. Poi ce ne dimentichiamo. Sicché il nostro patrimonio di storielle, di barzellette, di motti di spirito, è sempre fragile e instabile».

Ma è proprio vero che le barzellette non si ricordano?

Di fronte ad episodi come quello di prima si è portati a trarre la conclusione che, salvo pochi fortunati con la battuta sempre pronta, tutti i comuni mortali siano segnati da una tara mnestica che riguarda la loro capacità di ricordare le barzellette.

Ma, per la verità, le cose non stanno esattamente in questo modo. Che le barzellette siano difficili da ricordare è vero solo in parte.

Invece è sicuramente vero che, quando sentiamo raccontare una buona barzelletta, questa di solito ci colpisce per la sua stranezza ed efficacia, tanto che pensiamo sia impossibile dimenticarla.

Pertanto, parte del disagio che proviamo poi nel non rammentarla nasce dal contrasto fra l'originaria convinzione di poterla ricordare e l'esperienza concreta di fallimento. Se invece questo contrasto manca non proviamo disagio, come accade ad esempio quando non siamo in grado di ricordare piccole o irrilevanti notizie che nel corso della giornata abbiamo avuto modo di ascoltare.



La puntualità del ricordo



I pochi studi sul ricordo di materiale umoristico (barzellette, battute, vignette, gag e quant'altro) hanno in realtà trovato che certe volte esso viene ricordato più di materiale simile non umoristico, certe altre meno.

Sembra infatti che la memorabilità del materiale dipenda da sottili fattori che si associano a sue specifiche proprietà.

Fondamentale, fra questi, è la puntualità del ricordo.



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"Il Ricordo"
(Jean Honorè Fragonard)

Un esempio?

Arrestate per un momento la lettura e provate a raccontare ad un interlocutore immaginario le barzellette che avete appena letto all'inizio della pagina.

Per farlo dovrete essere in grado di ripetere esattamente tutti i passaggi che ne determinano la comicità.

Potrete quindi dire che si è verificato il ricordo solo se sarete stati precisi.

Il che è piuttosto difficile, non solo per le barzellette, ma anche per qualsiasi altra storia.

Ma ora dite: avete ricordato puntualmente le barzellette precedenti?

Se, ad esempio, avete ricordato solo che una storiella riguardava i tradimenti coniugali, una le vicissitudini di un pirata, ecc., non potete dire di averle ricordate: come potreste ricostruirle con questi soli ricordi?

La barzelletta, ripetiamo, può essere considerata come ricordata solo se si è in grado di recuperare dalla memoria gli elementi essenziali che ne determinano il contesto umoristico.

Spesso succede che ricordiamo la situazione incongrua o problematica, ma non la soluzione dell'incongruenza.

Oppure può capitare il contrario, che sfugga la relazione fra la soluzione (che magari ci è venuta in mente) e il problema (come mai faceva ridere il fatto che i membri si alzano? :hmm: ).

Non sorprendetevi se vi è sfuggito il finale, o la sua relazione con il carattere problematico della situazione, perché l'incisività della barzelletta è rappresentata proprio dal carattere inaspettato della soluzione.



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Se avete cercato di recuperare la soluzione partendo dalla situazione problematica iniziale, difficilmente avrete avuto successo: in un certo senso vi sarete trovati di nuovo nella situazione di ascolto, quando non riuscivate a vedere la soluzione (ma quale sarà mai l'animale che non dorme mai?).

Probabilmente siete stati piuttosto irritati dal fatto che la conoscevate , sapevate che era immagazzinata da qualche parte della vostra memoria, però non riuscivate a richiamarla. Il problema, dunque, non riguarda tanto la perdita della traccia di memoria, quanto piuttosto la difficoltà di accesso ad essa (tecnicamente si parla di "disponibilità senza accessibilità").



Le differenze individuali



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Può darsi che alcuni di voi abbiano ricordato per filo e per segno tutte le barzellette.

E può anche darsi che altri non abbiano ricordato neppure l'argomento delle storielle.

Nessuna meraviglia: essendo quello della barzelletta un argomento strano, o comunque assai insolito, può ben succedere che al momento buono esso non venga in mente.

Sta di fatto che non tutti otteniamo gli stessi risultati nel richiamare alla mente il materiale umoristico depositato nella nostra memoria.

Ci sono persone molto portate a ricordare le barzellette e altre che incontrano notevoli difficoltà.

Tuttavia non è facile capire in che cosa consista quel quid che fa la differenza e probabilmente esso varia a seconda dell'aspetto esaminato.

Può essere necessario padroneggiare sufficientemente bene le abilità linguistiche, ad esempio quando sono interessati dei giochi di parole, come nel caso della parola "membri".

Oppure può essere necessaria l'abilità di cogliere dettagli rilevanti quando si tratta di vignette come quelle riportate qui accanto, dove la comprensione dello humour è affidata principalmente all'esplorazione di alcuni particolari.

Notiamo, a questo riguardo, come in alcuni nostri esperimenti si sia trovata una buona correlazione fra la capacità di memoria di lavoro visuospaziale, misurata con un apposito test, e la comprensione di vignette umoristiche.

Uno studio di Shammi e Stuss del 1999 ha mostrato come i lobi frontali del cervello, specialmente il destro, siano interessati da queste operazioni: persone adulte che hanno subito una lesione al lobo frontale destro sono meno capaci di apprezzare l'umorismo e mostrano anche minore reattività fisica ed emotiva di fronte a materiale umoristico.



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Come però è stato suggerito da Feingold e Mazzella, questi aspetti relativi alla capacità di comprensione dell'umorismo appaiono largamente indipendenti dalla capacità di memoria.

In altre parole, non basta aver ben capito ed apprezzato una battuta per poter pensare di poterla ricordare bene.

L'abilità di memoria di barzellette sembra un'abilità specifica, indipendente da altre abilità cognitive, probabilmente influenzata da caratteristiche di personalità.




Una ricerca sul recupero delle barzellette

Primo esperimento



Franco Maroli ha voluto esaminare quanto la difficoltà di recupero incida sulla dimenticanza delle barzellette.



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Franco Maroli

In un primo esperimento sono state sottoposte alcune vignette a 18 studenti universitari , in parte riprese dal repertorio del celebre umorista Quino e in parte tratte da fonti più rare.

Metà vignette erano umoristiche e metà ritraevano episodi tipici dei fumetti d'avventura. Per ogni immagine lo studente doveva indicare quanto gli piaceva e se pensava di averla capita.

Il giorno dopo, inaspettatamente, lo studente era invitato prima a svolgere un compito di ricordo libero e poi un compito di ricordo facilitato. Nel compito di ricordo libero, lo studente doveva riportare il contenuto di tutte le vignette che aveva visto.

Nel compito di ricordo facilitato gli venivano mostrati dei particolari significativi delle vignette che aveva visto e da questi doveva risalire al contenuto generale.

Come si può vedere dalla Figura 1, l'andamento del ricordo cambia dalla situazione di ricordo libero, in cui sono ricordate di più le situazioni non umoristiche, al ricordo facilitato, in cui il risultato s'inverte. Le vignette umoristiche sono in questo caso più facili da ricordare.

Dunque è vero che lo humour può facilitare il ricordo, ma questo accade solo in condizioni di facilitazione, che portano l'attenzione sui particolari più rilevanti della vignetta.



Secondo esperimento


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In un secondo esperimento si è cercato di approfondire un po' di più le cose.

Sono stati convocati altri 32 studenti: 16 hanno ricevuto le stesse consegne date nel precedente esperimento, gli altri 16 sono stati invece espressamente invitati a guardare tutte le vignette analiticamente, indicando la quantità e la rilevanza dei dettagli di ognuna.

Il giorno dopo abbiamo di nuovo riproposto, inaspettatamente, prove di ricordo libero e prove di ricordo facilitato.

Come evidenzia la Figura 2, i risultati relativi al primo gruppo replicano sostanzialmente i risultati del precedente esperimento, sia per quanto riguarda il ricordo libero, sia per quanto riguarda quello facilitato, mostrando ancora una volta come sia difficile, se non si è aiutati, ricordare le vignette umoristiche.


Si ha invece una situazione di sostanziale parità fra ricordi di vignette umoristiche e ricordi di fumetti non umoristici nei soggetti del secondo gruppo che hanno posto attenzione ai dettagli.


Resta però il fatto, purtroppo, che porre eccessiva attenzione ai dettagli può essere controproducente per la fruizione in senso umoristico, ma è anche vero che molti altri dettagli sono di semplice contorno e che l'analisi puntuale di tutti questi può far perdere l'incisività e la sorpresa cui è legato il divertimento.


Il risultato in questo caso è che, nemmeno se si è aiutati, il ricordo della barzelletta è facilitato. :no no:





Il materiale umoristico si ricorda meglio?

Quattro fasi



Schmidt e Williams (2001) hanno distinto quattro fasi di elaborazione della situazione umoristica che possono avere implicazioni sulla memoria:

1) in primo luogo noi coglieremmo un'incongruenza nella situazione;
2) in secondo luogo impegneremmo la mente nel cercare di uscirne;
3) in terzo luogo perverremmo alla soluzione dell'incongruenza;
4) in quarto luogo, infine, percepiremmo il carattere umoristico della soluzione.



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Il testo "The psychology of Humor"
dove è contenuto lo studio di
Schmidt e Williams del 2001

Si tratta di quattro fasi che possono anche decorrere rapidamente e senza soluzione di continuità (si pensi alle battute fulminanti), ma che possono avere implicazioni per la capacità di ricordare la situazione. Del resto, anche in altri casi il destino mnestico di un evento può essere affidato a pochi istanti di attivazione estrema (come accade, per esempio, per alcuni accadimenti drammatici).

Il messaggio implicito di Schmidt e Williams è che le fasi accrescono l'attivazione dell'individuo e il suo grado di elaborazione della situazione e possono quindi avere conseguenze positive sulla memoria. Questa indicazione troverebbe conferma negli studi fisiologici che hanno mostrato come, di fronte ad uno stimolo umoristico, possano esserci aumenti e decelerazioni della frequenza del battito cardiaco e della velocità di respirazione.

Nella ricerca di Schmidt e Williams ci sono però due problemi.

Il primo, che potremmo chiamare del "confronto disonesto", riguarda il fatto che gli autori hanno confrontato una vignetta umoristica di successo con una situazione insensata.

Il beneficio della situazione umoristica potrebbe dunque essere dovuto semplicemente al fatto che si ricorda di più quel che si capisce meglio.

Il secondo problema, che potremmo chiamare delle "liste miste", inerisce alla procedura sperimentale in cui materiale umoristico viene mescolato a materiale non umoristico.

Questa procedura si distingue da quella delle "liste omogenee", in cui si confronta il ricordo complessivo di una sequenza di situazioni (lista) in cui tutto il materiale è umoristico con una sequenza in cui tutto il materiale non è umoristico.

Ebbene, l'effetto positivo sulla memoria del materiale umoristico trovato da diversi autori si limita al solo caso in cui si usano liste miste (come nell'esperimento di Schmidt e Williams), come se in realtà il materiale umoristico non fosse in assoluto più memorabile, ma semplicemente risaltasse maggiormente nella lista, godesse cioè di maggiore "distintività" e quindi fosse oggetto di maggiore attenzione ed elaborazione, a danno dell'altro.



La distintività



La prova di quanto si è appena detto è che, nelle liste miste, il materiale più "distintivo" può essere effettivamente ricordato maggiormente, ma il bilancio complessivo della memoria della lista nel suo complesso non è esaltante, perché globalmente non si assiste ad un maggior ricordo della lista umoristica rispetto ad una lista omogenea composta semplicemente da materiale non particolarmente distintivo.

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Con questo non vogliamo negare che, quando sentiamo una sfilza di barzellette tutte di seguito, non possa verificarsi una specie di accumulo dell'ilarità con una contagiosa eccitazione fra le persone coinvolte, ma vogliamo più semplicemente osservare che le barzellette perdono ulteriormente in memorabilità.

Da questo punto di vista, sarebbe meglio che le barzellette fossero intervallate con storielle banali (o con battute non riuscite), perché otterrebbero un maggiore risalto, o distintività, e verrebbero meglio ricordate.

Questo effetto è stato studiato in modo particolare nel confronto fra materiale comune e materiale bizzarro, dove si riscontra che il materiale bizzarro è più facile da ricordare solo in particolari condizioni, e solo quando è inframmezzato con materiale comune.

Il ricordo di materiale bizzarro è stato ben studiato dagli psicologi della memoria e quindi lo studio degli effetti associati ci può aiutare a comprendere meglio la natura dei meccanismi implicati nel ricordo di materiale umoristico.





Bizzarria e memoria

La tecnica ACA



Il bizzarro non si identifica con l'umoristico, ma sicuramente ne condivide molti aspetti.

Come il materiale umoristico, infatti, il materiale bizzarro è spesso inconsueto, strano, incongruente, buffo, si presta ad essere espresso visivamente o ad essere immaginato.



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La bizzarria si può ottenere facendo compiere a una creatura un'azione che non la riguarda (come far fumare il sigaro a una balena, far leggere un giornale a una scimmia, ecc.), oppure invertendo la relazione (ad esempio, anziché far nutrire le cavie dallo sperimentatore, far nutrire da una grossa cavia tanti piccoli sperimentatori occhialuti chiusi nelle loro gabbiette).

Creare materiale bizzarro è più semplice che creare materiale umoristico, perché può essere sufficiente costruire situazioni strambe, senza che necessariamente ci sia la soluzione originale prevista nella barzelletta.

Questa è una delle ragioni per cui gli psicologi della memoria hanno trovato più semplice studiare il materiale bizzarro, piuttosto che quello umoristico. Un'altra ragione è che, in questo caso, gli psicologi della memoria hanno potuto riprendere una delle loro procedure più care e familiari, quella detta dell' "Apprendimento delle Coppie Associate", abbreviata in ACA.



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Nella tecnica ACA lo psicologo cerca di simulare i meccanismi associativi basilari dell'apprendimento, in cui due informazioni distinte e originariamente non connesse devono essere memorizzate insieme, in modo tale che, quando se ne presenta una, venga ricordata insieme anche l'altra.

Per fare un esempio, una coppia associata che la mente apprende facilmente è quella che lega "lampo" e "tuono".

In questo caso, tuttavia, la memoria è facilitata sia dall'esposizione ripetuta ad un'esperienza comune, sia dalla plausibilità della connessione che lega due eventi naturali straordinari e contigui nel tempo. Più difficile diventa invece apprendere coppie di parole la cui relazione è arbitraria.

Per esempio, se la parola "colore" fosse associata alla parola "uccello", sarebbe più difficile trovare un modo per memorizzarle insieme.

In questo caso, gli mnemonisti del passato avevano osservato come la creazione di immagini interattive bizzarre potesse aiutare la memoria. Perché, per esempio, non immaginare che un uccello attraversi in volo l'arcobaleno, rimanendo coperto di tutti i suoi colori?

Il suggerimento degli mnemonisti del passato ha trovato molti consensi e ha fatto pensare che, in generale, il materiale bizzarro sia più memorabile di quello comune.

In realtà le cose non stanno in questo modo, perché le immagini bizzarre sono effettivamente più memorabili solo se ben riuscite e se si verificano particolari condizioni, come appunto quella dell'occorrenza in liste miste, cioè mescolate con immagini comuni.




L'attore e l'albergo



Ma anche quando le liste sono miste può succedere che le immagini bizzarre non siano particolarmente ben ricordate.

Per esempio, in uno studio si è partiti dalla considerazione che, se la bizzarria fosse una chiave mnestica generale, dovrebbe servire sempre e non solo quando le coppie da ricordare sono state scelte ad hoc.

È stata quindi considerata una situazione in cui le parole venivano accoppiate a caso e si poteva cercare di ricordarle:

1) formando una relazione comune,
2) formando una relazione bizzarra,
3) formando una relazione inconsueta, ma non per questo bizzarra.



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Dal sorteggio delle coppie, per esempio, è capitato che si dovessero ricordare insieme le parole "attore" e "albergo".

Che immagini comuni, bizzarre e inconsuete si possono creare per questa coppia? Ecco, per esempio, le immagini che abbiamo proposto ad un gruppo di soggetti:
- l'attore dorme in albergo (immagine comune),
- l'attore vola sopra l'albergo (immagine bizzarra),
- l'attore recita in albergo (immagine inconsueta).

Una volta divisi i partecipanti in gruppi, a ciascun gruppo è stato chiesto di formare immagini di tutti e tre i tipi, ma interessando un solo tipo per ogni coppia di parole.

Per esempio, la coppia "attore-albergo" poteva essere associata alla situazione bizzarra per uno studente e alla situazione inconsueta o comune per un altro.

Quando è stato esaminato il ricordo delle coppie si è potuto osservare come le immagini bizzarre non lo avessero affatto migliorato, una conferma del dato che ciò che colpisce per la stranezza non necessariamente facilita il ricordo.

Anche introducendo la tecnica della facilitazione si è visto che venivano favoriti di più gli accoppiamenti comuni, dove i partecipanti agli esperimenti risalivano al termine associato attraverso una ricerca più consueta, rispetto agli accoppiamenti inusuali o bizzarri.




Errore metacognitivo e aspettative deluse



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La serie di sperimentazioni condotta con la tecnica ACA ha portato ad alcuni risultati metacognitivi strani e in parte inattesi che ci hanno fatto parlare della "bizzarria dell'effetto bizzarria".

Questi risultati riguardano soprattutto le stime che un individuo compie sulla sua capacità di ricordare.

L'effetto metacognitivo più sorprendente consiste nella sovrastima della memorabilità delle coppie bizzarre.

I soggetti dichiaravano, quasi all'unanimità, che ritenevano di poter ricordare maggiormente proprio queste coppie e ripetevano la stessa, infondata, professione di fede anche subito dopo aver concluso la prova di memoria.

Cosa poteva essere successo per generare un errore così pacchiano e persistente?

Molto probabilmente era dovuto al fatto che le coppie bizzarre spiccavano di più: se uno quindi passava in rassegna quello che poteva ricordare, ma anche quello che aveva appena ricordato, immediatamente gli veniva in mente qualche coppia bizzarra.

L'inferenza, a partire da ciò che era immediatamente disponibile, era che dunque il materiale bizzarro era quello maggiormente ricordabile e ricordato.

Questo risultato pare davvero interessante per capire anche perché sperimentiamo il disagio nel mancato ricordo delle barzellette.



Molto probabilmente questo disagio è generato proprio dal contrasto fra la presunzione di non poter dimenticare qualcosa che tanto ci ha colpito e la constatazione, nei fatti, che invece l'abbiamo scordato.

Infatti, come si è visto, non è poi vero che il materiale umoristico viene ricordato così male.

Ma, certo, se siamo convinti di poterlo ricordare proprio bene, è evidente che la discrepanza fra aspettativa ed esito effettivo induce un senso di fallimento spiacevole.


Tanto più quando vorremmo far bella figura con gli amici... ;)



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Articolo Originale di
Cesare Cornoldi &
Rossana De Beni



Edited by filokalos - 28/2/2011, 18:08
 
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