La tradizione, l'appartenenza familiare, l'autorità, avevano la meglio sulle inclinazioni individuali.
Soltanto in particolari periodi dell'anno era possibile uscire dal ruolo assegnato e realizzare desideri e aspirazioni represse.
Ciò accadeva nelle feste, soprattutto in quelle, come il carnevale, che consentivano mi travestimento.
La maschera era il veicolo attraverso cui veniva realizzata questa temporanea trasformazione.
Per secoli il carnevale è stato il momento in cui ci si poteva abbandonare ad ogni tipo di eccesso ed assumere, per qualche momento, un'identità differente.
Questa valvola di sfogo esisteva già nell'antica Roma, durante le feste decembrine in onore di Saturno, dove schiavi e padroni si scambiavano doni ed invertivano i ruoli.
Carnevali e maschere esistono anche ai nostri giorni. Ma non sempre sono limitati a qualche periodo dell'anno.
La possibilità concessa all'uomo moderno di farsi artefice della propria personalità e un mercato quasi sterminato di opzioni identitarie cui attingere - un mercato dove diventa perfino diffìcile scegliere e dove ogni scelta può trasformarsi in rimpianto -possono portare a paradossali ed incessanti trasformismi delle nienti, dei corpi e dei comportamenti.
Un multiforme carnevale dell'identità.
La costruzione dell'identità può avere percorsi ed esiti diversi a seconda dei contesti, delle opportunità e delle caratteristiche personali.
Ci sono individui che scelgono un progetto di vita e lo perseguono con coerenza, impegno e rispetto delle regole.
Sono, secondo una definizione del sociologo David Riesman, gli "autodiretti".
Ma ci sono anche i "distaccati", che invece rimandano le scelte, non assumono impegni a lunga scadenza, si distanziano cinicamente da ogni identificazione, arrivando spesso a soffrire di mia patologica mancanza d'identità.
All'opposto dei "distaccati", ci sono poi gli "eterodiretti", persone che costruiscono la propria identità sui modelli offerti dalla società di massa, abbandonandosi alle mode e a tutto ciò che di volta in volta propone il mercato.
Per molti aspetti, quello attuale sembra veramente un mondo affollato da personalità "eterodirette".
Nel contesto socioculturale di questi anni l'individuo, immerso in un flusso euforizzante di sensazioni e modelli identitari diversi, vive infatti una sorta di "dilatazione dell'Io", che potenzia il desiderio ma indebolisce la personalità.
E quanto sostengono filosofi e semiologi come Baudrillard, Deleuze, Guattari, Jameson e Lyotard.
Emblematica di questa condizione è stata la tv musicale dei tardi anni '80, quella particolare forma audiovisiva in cui i brani di musica rock erano accompagnati da un susseguirsi ininterrotto di immagini.
Immagini quasi sempre intense, spesso allusive a problematiche sociali e sessuali, al mondo della pubblicità e dello spettacolo, ma prive di sistematicità e di significati narrativi.
Nella tv musicale i personaggi si aggiravano in un presente senza tempo e senza progettualità.
La loro identità, individuale e di gruppo, era pura rappresentazione, apparizione estetizzante.
È davvero curioso constatare che questa stessa "tecnica" di montaggio dei filmati persista con alte percentuali anche nei videoclip che vengono "caricati" su YouTube...
Le trasformazioni dell'Io sono fini a sé stesse.
Ma il mondo reale è davvero come la tv musicale o i "video" di YouTube?
Si può davvero costruire la propria identità sull'apparenza?
Fino a che punto si può giocare con l'identità?
Tutto questo non vuol significare che, nel mondo contemporaneo, le difficoltà identitarie investano soltanto la vita adulta, quasi che il bambino vivesse in un mondo separato, al riparo dalle influenze della cultura e della società.
Al contrario, il bambino è per molti versi proprio il primo a fare i conti con le evoluzioni del tessuto sociale in cui è immerso.
Il processo di costruzione dell'identità, pur continuando per tutta la vita, comincia nell'infanzia e nell'adolescenza.
Ma la famiglia contemporanea sta subendo trasformazioni ed evoluzioni rapide e spesso problematiche.
La diffusione del divorzio, il conseguente rimescolamento delle figure genitoriali e delle reti di parentele, il nomadismo del bambino, talvolta costretto a vivere in più contesti familiari, magari fra loro conflittuali, rendono oggi il processo di costruzione dell'identità durante l'infanzia meno lineare, se non decisamente più complicato, di qualche decennio fa.