L'Arabia Saudita può vantare enormi riserve di petrolio, ospedali e scuole all'avanguardia, nonché il luogo più sacro dell'Islam, La Mecca. Al musulmano devoto si raccomanda di compiere un pellegrinaggio alla Mecca, o hajj, almeno una volta nella vita, come testimonianza di fede. Ogni anno migliaia di fedeli vi convergono, di solito all'inizio di gennaio, e la maggior parte si spinge anche alla vicina Medina, dove è sepolto il profeta Maometto. L'afflusso di un così elevato numero di pellegrini in un arco di tempo tanto breve è un incubo logistico. Ospitare, sfamare, soccorrere malati e feriti, oltre a fornire sicurezza alle masse, è tanto costoso quanto strabiliante.
«Ci sono tre luoghi importanti nella religione islamica, due in Arabia Saudita e il terzo in Israele:
Il primo e il più sacro dei luoghi è la moschea di al-Haram alla Mecca, dove si trova la Kaaba;
il secondo è la Masjid al-Nabawi, la Moschea del Profeta a Medina, dove è custodita la tomba di Maometto;
Il terzo è la Masjid al-Aqsa, a Gerusalemme, la Cupola della Roccia, il luogo in cui Maometto salì al cielo a cavallo a parlare con Allah..»
La Masjid al-Aqsa, a Gerusalemme
«La Kaaba riveste un'importanza fondamentale per i musulmani; è il punto in direzione del quale pregano cinque volte al giorno. È il faro della nostra fede. Dietro i drappi che rivestono il luogo sacro della Kaaba, all'interno dell'edificio stesso, si trova la pietra nera che Abramo trovò e sistemò lì molti secoli fa.»
La moschea di al-Haram alla Mecca
In età preislamica l'edificio (più piccolo dell'attuale) era dedicato al culto della divinità maschile di Hubal, per poi essere successivamente identificata dall'Islam come il primo tempio dedicato al culto monoteistico fatto discendere da Dio direttamente dal Paradiso.
Masjid al-Nabawi, la Moschea di Maometto a Medina
La tradizione islamica ricorda come il primitivo edificio fosse stato distrutto dal Diluvio Universale, non prima che se ne fosse messo in salvo un pezzo: la Pietra Nera, nascosta nelle viscere di una montagna presso La Mecca ed estratta per la sua opera di riedificazione da Ibrāhīm (l'Abramo biblico) aiutato dal figlio Ismāʿīl (l'Ismaele biblico), che collocarono la Pietra Nera all'altezza di circa 1 metro dal suolo, nell'angolo di Sud-Est dell'edificio, dove è poi rimasta sia pur incastonata dopo i danni subiti in un successivo incendio.
Al-Hajar al-Aswad, la Pietra Nera
Preparazione dei ricami dorati
per la Kiswa
La Mecca è il centro dell'Islam. La città è il luogo natale di Maometto e della religione da lui fondata.
Situata a una settantina di chilometri dal mar Rosso su una polverosa pianura punteggiata di colline e montagne, un tempo la città era un'oasi lungo una via commerciale che collegava i Paesi affacciati sul Mediterraneo con l'Arabia, l'Africa e l'Asia.
Lì, secondo la leggenda, circa duemila anni prima dell'epoca di Gesù Cristo Dio aveva ordinato ad Abramo di erigere un sacrario che, nel corso dei secoli, era stato distrutto e ricostruito numerose volte.
Secondo le medesime tradizioni (le uniche in nostro possesso che parlino non fuggevolmente dell'edificio) i Banu Quraysh della Mecca avrebbero però aperto le porte del santuario a un gran numero di altre divinità venerate in tutta l'Arabia, così da invogliare alla sosta i mercanti provenienti per i loro affari nella città e richiamare altri pellegrini, traendone i relativi lucrosi vantaggi.
Nel 630, Maometto prendeva il controllo della Mecca allontanandone i falsi idoli. Tutto quello che aveva lasciato era la Kaaba e la pietra sacra in essa ospitata, facendo di esse il cuore della nuova religione. Nei secoli che erano seguiti la zona che ospitava la pietra era stata circondata da una serie di mura e strutture sempre più grandi e complesse. L'ultima aggiunta importante, nel ventesimo secolo, era avvenuta con il finanziamento della famiglia reale saudita e si era concretizzata nella costruzione della moschea circostante, l'al-Haram, la più grande della terra, al centro della quale si trova la Kaaba.
La Kaaba ha subìto nei secoli vari oltraggi e se, nel passato preislamico, la povertà dei materiali e della malte portava sovente al suo diroccamento in occasione degli improvvisi per quanto rari rovesci di pioggia, che gonfiavano i letti dei torrenti (wādī) e che scaricavano poi le loro impetuose acque nell'avvallamento in cui sorgeva appunto il santuario, un rovinoso incendio all'epoca della guerra civile che contrappose Abd Allāh ibn al-Zubayr agli eserciti califfali guidati da al-Ḥajjāj b. Yūsuf costrinse i vincitori omayyadi a un profondo restauro che durasse nel tempo.
La Masjid al-Haram
in versione notturna
La Masjid al-Haram, altrimenti nota come Grande Moschea, è una costruzione imponente. Mura gigantesche e archi di pietra circondano la zona in una disposizione a gradini che formano livelli successivi con gli stessi archi. Le mura sono circondate da sette altissimi minareti che sembrano li-brarsi nell'aria. L'accesso dei pellegrini è consentito da un totale di sessantaquattro porte che immettono in una zona di circa ventimila metri quadrati. La moschea sovrasta la Kaaba, che è montata in una struttura d'argento in una parete nell'angolo sudorientale dell'edificio a circa un metro e venti dal terreno.
L'edificio è normalmente coperto da una kiswa, un preziosissimo tessuto nero serico, riccamente intessuto di lamine d'oro che ripropongono scritte coraniche. Tale rivestimento viene rinnovato ogni anno e la vecchia copertura viene tagliata in pezzi che si distribuiscono ai fedeli che lo conservano come preziosa reliquia.
Si stima che la ristrutturazione della Moschea del Profeta e i nuovi edifici attorno alla Kaaba siano costati al governo saudita circa venti miliardi di dollari. Il principale appaltatore dell'immane progetto della Moschea del Profeta è una società appartenente alla famiglia di Osama bin Laden.
Traggo adesso un brano dal libro "la pietra sacra" di Clive Cussler, dove è descritto il rito del pellegrinaggio alla Mecca, o hajj:«L'alba del 10 gennaio del 2006 spuntò chiara con un leggero vento da est e temperature di poco sopra i ventiquattro gradi.
Quasi un milione di fedeli si affollava nella città di Medina, per visitare la tomba di Maometto e poi salire a bordo delle spaziose vetture aperte sulla ferrovia dello Hajaz per il viaggio di quattrocentocinquanta chilometri alla Mecca.
Mentre il treno si avvicinava alla città sacra che ospitava la Kaaba, i devoti si tolsero le tuniche e indossarono grembiuli con pezzi di stoffa sulla spalla sinistra.
Quando il treno si fu fermato, il primo gruppo scese e si avviò alla moschea. Una volta dentro, iniziarono il Tawaf, o il giro intorno.
I pellegrini si misero a fare il giro della Kaaba sette volte in senso antiorario e poi entrarono a baciare la Pietra sacra di Abramo.
E mentre il primo gruppo usciva migliaia di nuovi fedeli erano già entrati nella moschea.
Nel corso dei giorni successivi i pellegrini avrebbero bevuto dalla fonte Zam-zam e partecipato a una cerimonia in cui si lapidava il diavolo; si sarebbero recati a piedi negli altri luoghi sacri non lontani da lì, in centinaia di migliaia lungo un tragitto dalla moschea contenente la Kaaba alla Mina, al monte della Pietà, al monte Namira, a Muzdalifah e ad Arafat.
Le zone attorno alla mecca e a Medina avrebbero conosciuto folle di musulmani biancovestiti. Le giornate sarebbero trascorse in preghiera e meditazione, in contem-plazione e nello studio del Corano. Allo hajj ognuno avrebbe trovato un significato da ricordare per il resto della vita. Quel giorno era soltanto uno di molti altri, al quale ne sarebbero seguiti ancora a migliaia.»