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La Cattedrale di Lichen

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view post Posted on 28/8/2010, 07:57     +1   -1
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La Cattedrale di Lichen


Il simbolo di una Polonia mai davvero cristianizzata




L'apparizione della Madonna
al soldato Tomasz Klosowski<

Nel 1813 durante la battaglia delle nazioni vicino a Lipsia, un soldato ferito Tomasz Kłosowski ebbe una visione della Madonna con l'Aquila Bianca nelle braccia. Guarito dalle ferite il soldato tornò nella patria e cominciò a cercare l'immagine della Madonna che aveva visto vicino a Lipsia. La trovo in un campo nelle vicinanze di Częstochowa e la porto nel bosco di Grąblin. Nel 1850 il bosco divenne il luogo delle miracolose apparizioni della Madonna ad un pecoraio del posto, Mikołaj Sikatka.


L'apparizione a Mikołaj Sikatka del 1850 nel bosco di Grąblin



Nel 1852 il quadro della Madonna fu trasferito alla chiesa della Madonna di Częstochowa a Licheń.

Quando fu eretta la nuova chiesa di Santa Dorotea, il quadro fu deposto nel suo altare principale.




Il Golgota di Lichen

Il posto divenne presto la meta di pellegrinaggi alla Madonna Dolorosa di Licheń, Regina della Polonia.

Adesso nel bosco di Grąblin si trova una cappellina con impronta dei piedi della Madonna, stazioni della via crucis e il luogo delle apparizioni al pecoraio Sikatka.Nel 1949 la Congregazione dei Chierici Mariani prende il patronato su Licheń e nel 1967 il papa Paolo VI dà il suo consenso all'incoronazione dell'immagine miracolosa.

Nel 1976 comincia la costruzione della Golgota.

È stata eretta con la stessa tecnica che era utilizzata nelle costruzioni delle piramidi.

I massi usati per la costruzione provengono dalle miniere di lignite di Konin mentre gli altri sono stati trasportati dalla Palestina, Monte Tabor, Monte degli Ulivi e Calvario di Gerusalemme.

Nel 1995 il primate Józef Glemp ha murato l'atto di fondazione e la prima pietra portata dalla tomba di San Pietro a Roma, e consacrata dal papa Giovanni Paolo II, per la costruzione della Basilica della Madonna Dolorosa Regina della Polonia.

La basilica e stata compiuta nel 2004 e in seguito ha avuto luogo la sua consacrazione.





A Lichen il paesaggio è pianeggiante e già a decine di chilometri di distanza si vedono la cupola scintillante e il campanile slanciato che gli sta accanto.
Nel sole del primo pomeriggio questa visione fra i campi verdi sembra una fata morgana.
È la più grande chiesa in Polonia e, a quanto pare, l'ottava per grandezza in Europa.
La sua costruzione è durata dieci anni, ed è terminata nel 2006. Anche da vicino fa l'effetto di un miraggio. È veramente enorme.
In questa zona rurale, contadina, sembra arrivata dal cosmo, sembra appena atterrata. Ha 365 finestre, quanti sono i giorni di un anno e 52 porte, quante sono le settimane. Si entra salendo 33 gradini, come gli anni di Cristo.



Papa Giovanni Paolo II al cospetto dell'immagine della Madonna di Lichen



Gli specialisti di architettura e di estetica affermano con coro unanime che si tratta di una chiesa orribile.
In effetti non ricorda per nulla nessuna delle chiese moderne. Non è neanche facile individuarvi dei riferimenti alla tradizione nazionale. È una sorta di gusto da fiera, di eclettismo popolare, di gioiosa compilazione. Antico Egitto, Babilonia, colonne, pilastri. Una cupola come quella di San Pietro e ettari ed ettari di alluminio dorato che finge di essere oro.
L'interno ribolle di dettagli, di rifiniture, di maschere, di bassorilievi, di allegorie, di ornamenti, di caos euforico, all'interno del quale incedono gruppetti di fedeli in muta ammirazione. È una chiesa di gente semplice. È stata ideata da un tranquillo parroco di campagna. La vide in sogno, e la Madonna gli mandò un segno, gli ordinò di realizzarla. E lui ci riuscì, servendosi solo dei contributi dei fedeli.
Offerte, spesso di pochi centesimi, elargite da vedove, da pensionati.
Nessuno dei potenti di questo mondo vi ha investito neanche un soldo, né ha influito sulla forma dell'impresa. E dunque donne anziane in abiti a buon mercato e uomini esausti dal lavoro osservano la loro opera. Passeggiano nella luce multicolore che scorre dalle gigantesche vetrate. Le loro sagome minute si perdono nello spazio smisurato, ma allo stesso tempo si sentono come a casa propria.





A dir la verità qui il cristianesimo si smarrisce nel fragore di forme, colori, citazioni. Si trasforma in una peculiare variante di una religione tribale o nazionale. L'iconosfera è costituita anzitutto dal racconto della patria. Del suo martirio, delle sue sofferenze, dei suoi grandi momenti storici.
Vagando nella cattedrale di Lichen si ha l'impressione che Dio si sia occupato unicamente della Polonia. Che solo della Polonia importasse alla Madonna. D'altronde chissà, forse era polacca anche lei...
I quadri, le statue, le cappelle, i monumenti, le figure e le immagini nella chiesa e nel terreno dell'enorme parco che le si stende intorno raccontano esclusivamente una lezione di storia polacca.
Passeggiando per il quasi paradisiaco giardino rinveniamo qua e là allegorie dei tormenti della nazione fra le nevi siberiane, o nei campi di concentramento hitleriani. Esse vengono benedette da figure di vescovi polacchi e di santi polacchi, ovviamente con una menzione particolare di Giovanni Paolo II.
Lichen - nonostante le sue premesse internazionalistiche - è una fuga totale dall'universalismo cristiano.
È la chiesa di una comunità nazionale, priva però di evidenti accenti nazionalistici. In quest'opera popolare e plebea possiamo ritrovare però alcune profonde intuizioni della modernità. C'è qui una sorta di parco tematico in cui è racchiuso il racconto dell' identità polacca.
Questa identità non è affatto costituita dal cristianesimo col suo universalismo e il suo progetto di redenzione.
In ogni caso esso non è così importante come molti desidererebbero.



La religione serve generalmente per identificare chi è polacco e chi è straniero, e non per rimodellare le coscienze.
In altri termini, i polacchi non sono mai stati cristianizzati sul serio e oggi, che il cristianesimo si trova su una certa difensiva, con grande libertà fanno ritorno a ciò che è pre-cristiano.
Costruendo la più grande chiesa del Paese hanno fatto sì che loro stessi, che il loro destino nazionale ne diventino abitatori.
Non si sono mai sentiti minacciati nel loro cristianesimo, perché non lo hanno mai vissuto come qualcosa di veramente profondo.
Come collettività invece abbiamo più volte avuto motivi di temere.
Il popolo, quando gli si consente di agire in modo autonomo, è capace di innalzare opere che esprimono una saggezza alla quale i pensatori che parlano in suo nome arrivano con grande fatica.
Oppure non vi arrivano affatto. :huh:






Liberamente ispirato
all'Articolo Originale di
Andrzej Stasiuk



Edited by filokalos - 28/8/2010, 11:15
 
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