Il Forum delle Muse

Il disagio della civiltà

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 29/5/2010, 11:09     +1   -1
Avatar

Super Ñasual Dating - Authentic Maidens

Group:
Magazzinieri
Posts:
1,960
Location:
Usa

Status:


Il disagio della civiltà

image

Secondo Freud, il disagio di una civiltà
è determinato dal contrasto
tra felicità individuale e responsabilità sociale.
Ma la socievolezza non scaturisce
solo dalla razionalità del Super-io.
È una nostra pulsione primaria...





image

Quando Carlo Marx morì, Freud aveva 27 anni, ne aveva 32 quando Nietzsche baciò il muso di un cavallo in una piazza di Torino e scrisse i biglietti della follia, mentre Charles Darwin era già 47enne quando Sigmund veniva alla luce...


Non risulta che abbia mai letto Marx, ma conosceva invece a fondo l'opera di Nietzsche e si schierò, appena ebbe modo di leggerlo, dalla parte di Darwin...


Pensando a Freud siamo abituati a considerarlo come un terapeuta e uno scienziato che, con la sua scoperta dell' inconscio e della sessualità come fondamento della vita psichica, ha rivoluzionato i modi di pensare della cultura moderna.


Il parallelo con Marx è diventato automatico: il fondatore del materialismo storico ha posto alla base della civiltà moderna la dinamica delle forze economiche.

Freud, in modo simmetricamente opposto, ha messo il fondamento della storia nelle pulsioni inconsce che emergono dalla psiche e si trasformano in comportamenti dominati dalla polarità tra la ricerca della felicità individuale e le restrizioni che la società le contrappone con i suoi comandamenti morali e le sue leggi coercitive.



image



image

Insomma due giganti contrapposti, due antitetiche concezioni del mondo, due modi di pensare la storia.

Non c'è dubbio che Freud e le sue ricerche sulle figure psichiche sono una tappa essenziale di quella storia, un segnale che ne illumina un tratto del percorso.

La terapia psico-analitica ha perso negli ultimi vent'anni una parte della sua forza propulsiva, ma il modo con cui Freud ha letto la storia della civiltà ha viceversa accresciuto il suo peso.



image

Il terapeuta delle nevrosi ha ceduto il posto al filosofo, il medico allo scienziato, lo scienziato al pensatore e allo scrittore.

Nella vicenda personale di Freud questa evoluzione cominciò abbastanza presto.

Il punto di svolta si può collocare nel 1908 con la pubblicazione de "La morale sessuale civile e il nervosismo moderno".

Ma i primi segnali nella letteratura freudiana risalgono al 1897, quando la sua attenzione cominciò a spostarsi dalla psiche individuale alla psicologia collettiva.

L'elaborazione raggiunge piena maturità con "L'avvenire di un'illusione" toccando il culmine con "Il disagio nella civiltà" pubblicato nel 1929.



image

Questa Opera è da poche settimane nelle librerie con una lucida introduzione di Stefano Mistura, l'editore è Einaudi (pagine 93 più 56 di introduzione e appendice, prezzo euro 14,00).



Il disagio, scrive Freud, è determinato dal contrasto perenne tra felicità individuale e moralità.

La figura psichica dell'Es, del "sé", presiede alla ricerca della felicità; la parola con la quale Freud nomina quella parte della personalità è Eros, amore.



image

La moralità, nello schema bipolare di Freud, si richiama invece alla figura psichica del Super-io, mandatario vigilante in nome e per conto della società, con il compito di reprimere o almeno di limitare l'invadenza dell'Eros contrappponendole e proponendole l'etica della responsabilità sociale, la rinuncia ad una parte di felicità individuale a vantaggio di norme capaci di rendere possibile la convivenza.
Semplificando ancora di più: l'irrazionalità che anima l'Es di fronte alla razionalità della quale il Super-io è il portatore in nome della socievolezza.

Facciamo due osservazioni: la prima riguarda appunto la socievolezza... :hmm:

Freud sembra non essersi accorto che essa non scaturisce soltanto dalla razionalità del Super-io, ma è una delle caratteristiche che connotano la nostra specie, una pulsione primaria accanto alla ricerca della felicità.



image

La nostra specie è certamente "desiderante", il desiderio è continuo e inestinguibile, dall'appagamento di un desiderio ne nasce immediatamente un altro.

Ma è altrettanto vero che gli individui non sono e non vogliono essere solitari.

Hanno bisogno dell'altro, degli altri, come dell'aria che respirano perché è soltanto nel rapporto con gli altri che possono costruire la figura psichica centrale, quella dell'Io.

Senza quella terza figura noi saremmo più vicini agli animali; senza di essa non avremmo nozione dell'inconscio, né memoria, né identità, né storia, né sentimento della morte: insomma non avremmo una mente riflessiva in grado di pensare il pensiero e di pensare se stessa.

Si può quindi affermare che la socievolezza non nasce dalla ragione; la ragione, come fa per tutte le pulsioni che emergono dal "sé", la razionalizza, ma la socievolezza costituisce una pulsione originaria dell'inconscio, esattamente come la felicità desiderante.



image



image

La seconda osservazione riguarda il pensiero di Freud rispetto all' Io.

Questa figura psichica ha costituito la base del Freud terapeuta, del Freud scienziato dell'analisi psichica.
Ma è stata stranamente marginale nel Freud pensatore e filosofo.
L' Io è la figura centrale ma Freud pose tutta la sua attenzione nella polarità tra l'Es e il Super-io.
Forse perché l'Io è in qualche modo la sintesi, il punto di equilibrio tra i due estremi?
Del precario ma necessario equilibrio?

Non c'è una risposta definitiva anche perché "il disagio" è fra i testi freudiani il piú complesso e controverso, in cui le istituzioni della cultura umana vengono passate al vaglio della decifrazione analitica.



image

Libro tragico, nato in circostanze storiche e personali eccezionali, all'indomani di laceranti conflitti nel movimento psicoanalitico, all'ombra dell'ascesa al potere di Hitler e del drammatico disfacimento della Repubblica di Weimar, nel contesto di una crisi economica internazionale e di dinamiche collettive inquietanti, Il disagio nella civiltà è uno dei testi freudiani piú complessi e controversi.

In esso le istituzioni della cultura umana vengono passate al vaglio della decifrazione analitica, che ci mostra il precario equilibrio delle relazioni tra individuo e civiltà continuamente messo a rischio dal conflitto inconscio interno all'individuo, dal sentimento di colpa che tale conflitto produce e dall'aggressività distruttiva che lo accompagna.

Freud fa cosí emergere il paradosso di una civiltà che, formatasi per assicurare agli uomini sicurezza e protezione, li ha invece messi in condizione di distruggersi; di una cultura che, lungi dallo strapparli alle feroci necessità della natura, ha consentito loro di infliggersi sofferenze enormi.



Freud ci parla della morte iscritta al cuore della nostra psiche e del senso della vita, della lotta inevitabile e dei costi della rinuncia, della colpa e dell'addomesticamento delle pulsioni, della sublimazione e dei suoi limiti, della precarietà - infine - di qualunque cultura e identità.

In un'epoca di rinascenti pericoli e alienazioni, in cui la violenza domina nelle relazioni tra esseri la cui naturale aggressività sembra non poter piú essere controllata se non da meccanismi a loro volta mortiferi, il saggio freudiano non ci offre consolazioni, ma solo strumenti per comprendere, insieme a un raro esempio di rigore e di coraggio.



image












Edited by filokalos - 15/4/2011, 20:06
 
Contacts  Top
0 replies since 29/5/2010, 11:09   5776 views
  Share