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La catarsi: complessità della posizione di Aristotele

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view post Posted on 3/8/2009, 16:48     +1   -1
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Citazione trovata in rete...

Il termine di catarsi è uno dei più oscuri in ambito filosofico; nel corso dei secoli è stato variamente intepretato, e spesso le differenti letture risultano essere in opposizione tra loro. Questo è dovuto anche al fatto che, in Aristotele, nella sua Poetica, le parole destinate alla spiegazione di cosa sia la catarsi sono esigue e poco delucidanti.

Nel senso più comune e diffuso, per catarsi intendiamo la purificazione liberatoria dalle passioni umane: l’arte drammatica, la tragedia, per Aristotele, riuscirebbe a provocare godimento e soddisfazione anche quando mette in mostra scene che rappresentano terrore o pietà; questo perchè lo spettatore, a differenza degli stessi sentimenti provati nella vita reale, dinanzi ad una rappresentazione drammatica prova sempre piacere nello scoprire di non essere direttamente coinvolto nei fatti raccontati. Che ciò che stia guardando sia “finto” gli permette di sentirsi contemporaneamente coinvolto e distaccato, e perciò attratto da manifestazioni che nella vita susciterebbero in lui ben altre reazioni.

Da questa prospettiva, la catarsi assume un ruolo anche psicologico (in alcune letture perfino terapeutico): le passioni umane possono essere anestetizzate, regolarizzate, contenute per merito dell’arte. Piuttosto che sfogarle nella vita (che significherebbe precipitare nel caos), la rappresentazione artistica concede una zona riservata proprio allo “sfogo” di tali passioni, per poterle così controllare e sopprimere.

Da questa visione muove la critica di Friedrich Nietzsche a proposito della catarsi aristotelica, concepita dal filosofo tedesco come una “purga” dalle passioni: l’arte drammatica e la logica catartica sopprimono lo spirito vitale, indeboliscono le funzioni vitali e sprituali dell’individuo, e lo riducono a una passività perchè gli viene garantito uno spazio apposito dove riversare le proprie passioni, a patto che essa vengano “frenate” e “annullate” nella vita quotidiana.





Ho incontrato il termine "catarsi" nel corso dei miei studi allorquando Sigmund Freud, nei suoi primi anni di studio delle dinamiche intrapsichiche, introduceva il cosiddetto "metodo catartico"

Traggo una citazione dall'Enciclopedia della Psicoanalisi...





Negli anni tra il 1886 e il 1894, Freud insieme a J. Breuer, un medico più anziano di lui e assistente presso l’istituto di fisiologia di Brücke, adottavano una variante del metodo ipnotico, che consisteva nel
mettere in stato ipnotico il soggetto sofferente, ma invitandolo contemporaneamente a ricordare
quelle particolari esperienze dolorose che venivano ipotizzate come la causa dei sintomi nevrotici.

Questo metodo costituì il primo passo verso la futura tecnica psicoanalitica.

In queste condizioni il soggetto riusciva a far riemergere particolari ricordi penosi e, verbalizzandoli,
riusciva a rivivere determinate esperienze passate con una forte partecipazione emotiva.

L’applicazione del metodo catartico (catarsi = liberazione, scarica emotiva) consentì a Breuer e Freud
di giungere a due risultati molto importanti.

Anzitutto alla rilevazione che i sintomi isterici sono i sostituti di processi psichici normali.

Si stabilì pertanto che il sintomo isterico si origina allorché di fronte a una determinata situazione traumatica non si verifica per ragioni soggettive ed oggettive una reazione affettiva ed emotiva adeguata e quindi gli effetti psichici di tale trauma, non venendo liquidati al momento opportuno, rimangono per così dire incapsulati all’interno dell’apparato psichico: il sintomo isterico quindi è il sostituto di una reazione psichica normale non verificatasi e nel contempo, una reminiscenza del motivo che l’ha originata.

Un altro aspetto messo in luce dal metodo catartico, e di grande portata sia teorica che operativa, era costituito dall’emergere di un senso sconosciuto, di un collegamento simbolico e dinamico fra i sintomi e i
ricordi traumatici rimossi i quali, riattivandosi nella coscienza, consentivano la scomparsa o
l’attenuazione dei sintomi stessi.

Ma il metodo catartico, che fu alla base della collaborazione tra Breuer e Freud, sfociata nella pubblicazione di Studi sull’isteria (1895), doveva ben presto presentare dei punti deboli.

I sintomi scomparivano per un certo periodo, per fare poi la loro ricomparsa una volta che la cura veniva
sospesa e inoltre si verificava una forte dipendenza da parte dei pazienti nei confronti della figura
del terapeuta.

Sul piano teorico invece, i due autori si trovarono sempre più in disaccordo



Edited by filokalos - 23/10/2009, 16:19
 
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