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Gli Italiani la sanno lunga ... o no?, Ritratto di un popolo in crisi di nervi

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Andbeat
view post Posted on 8/3/2009, 20:34     +1   -1




Gli Italiani la sanno lunga ... o no?



Ritratto di un popolo in crisi di nervi



Che genere di comunità
sono gli italiani?
Come lo sono diventati?
Che tipo di rapporti li lega?
Qual è la radice di comportamenti
che a loro stessi appaiono discutibili?
Antonio Caprarica, inviato della RAI a Londra,
nel suo ultimo libro
(che dà il titolo alla discussione)
ha delineato un ritratto
inedito degli italiani,
senza sconti per nessuno.






Per due decenni all'estero, da corrispondente della RAI in Medio Oriente prima, e poi a Mosca, a Londra, a Parigi, Antonio Caprarica si è dovuto sorbire la solita, interminabile litania di stereotipi sul Bel Paese.
Vitale ma anarchico. Bello ma caotico. Geniale ma disorganizzato... Basta! Tornato a casa, ha pensato che fosse giusto provare a rimettere le cose in prospettiva. Si sa, quando un italiano viene al mondo si porta già sulle spalle parecchie migliaia di euro di debito pubblico: l'ipoteca sul suo futuro accesa da genitori e nonni specialisti nell'arte di godersi la vita.
Ma è giusto che già in culla il povero bebè debba essere gravato da una quota equivalente di stereotipo nazionale? Perché questa è la triste realtà: il mondo si aspetta da lui che sia furbo, cinico, opportunista. Refrattario alle regole. Indifferente a ogni altro interesse che non sia quello della famiglia.
Ah, non dimentichiamoci: ossessionato dal sesso. :azz:



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Il mito del latin lover (benché smentito dalle statistiche delle ditte di profilattici) resiste gagliardo, e stando ai sondaggi spinge ancora una signora nordica su quattro a sognare una notte d'amore col maschio italico.
Bella soddisfazione, dite? :shifty:
Sarà, ma magra compensazione per un'immagine planetaria che, attraverso i decenni, rimane fissata sul dagherrotipo dell'italiano imbroglione.
Parecchi turisti stranieri sbarcano a Napoli, ottant'anni dopo Evelyn Waugh, convinti che i tassisti in attesa siano gemelli dei vetturini descritti dal perfido scrittore britannico nel 1929: alle signore inglesi in cerca di una chiesa protestante fecero fare "un lunghissimo giro vizioso presentando alla fine un conto di ottantacinque lire".
Davvero oggi la sola differenza sta nel fatto che ci sono gli euro al posto delle lire? Eppure, la truffa non prospera soltanto all'ombra del Vesuvio.



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Un'immagine di
Piccadilly Circus

A proposito di tassisti, Caprarica ci racconta nel suo libro di un prestidigitatore che a Piccadilly Circus fece sotto il suo naso il gioco delle tre carte, cambiando in un foglio da 5 sterline la banconota da 20 che gli aveva allungato a fine corsa, e pretendendo la differenza.
La correttezza, o fairness, britannica rimane però proverbiale, mentre a noi resta appiccicata la fama universale dei soliti furbi.
Perciò, lo stesso giornalista ha voluto disegnare un ritratto più veritiero e duttile degli italiani.
O più precisamente, di quel che si presenta come il loro carattere nazionale: quell'insieme di comportamenti, relazioni, scelte etiche che tracciano lungo i secoli un profilo collettivo valido fino a oggi. :si si:



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Non ha fatto sconti ma si è anche guardato dal cedere al perverso piacere dell'auto-denigrazione, che ha di recente arricchito un cospicuo filone editoriale.
In verità, trattasi di vecchia specialità locale che ha fornito per almeno un paio di secoli ampio materiale a quella scienza tutta nostrana che è l'italianologia. Rientrare a Roma dopo vent'anni ha rappresentato dunque un vantaggio per il suo racconto.
Occhi e sensibilità ancora freschi per descrivere il Bel Paese con lo stupore e la sorpresa di un inviato straniero, ma con in più la dote di conoscenze proprie dell'insider, uno del posto. <_<





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Di primo acchito, i connazionali appaiono un ossimoro vivente. Conservatori e rivoluzionari, bigotti e mangiapreti, astuti e candidi, libertini e ipocriti, generosi e feroci.
Ma sempre ansiosi di sapere "che cosa gli altri pensano di noi".

L'ultima cosa al mondo che assillerebbe un inglese o un francese.

E invece, c'è qualcosa di irrisolto, di tenero e insicuro nella nostra identità collettiva, che si rivela proprio in questa insistente richiesta di rassicurazione.
Siamo abbastanza frequentabili? :no no:

Per rispondere onestamente a questo interrogativo, Caprarica ha cercato di risalire alle origini del nostro carattere nazionale, cercando lumi nei classici - da Leopardi a Prezzolini a Montanelli - ma anche nella cronaca quotidiana, che riverbera in mille episodi l'antico vizio del nepotismo, le debolezze del "tengo famiglia", il prevalere un po' troppo frequente del senso cinico sul senso civico.

Ma attenzione questo non è l'ennesimo libro su questa o quella "casta", ruberia, tangente.

Del cattivo funzionamento delle istituzioni nella Penisola o dell'ingordigia dei politici ne sappiamo ormai abbastanza.



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Molto meno, invece, pare che si sappia su noi stessi.
Che genere di comunità gli italiani sono oggi. Come lo sono diventati.
Che tipo di rapporti li lega.
Qual è la radice di comportamenti che a loro stessi appaiono discutibili: tipo quello del vigile che ferma per multare il giornalista ma poi, riconoscendolo, preferisce chiedere una raccomandazione. :blink:

Solo vizi? Niente affatto. :kiss:

Anche se proprio al difetto della scarsa memoria si deve, ad esempio, la scarsa considerazione per l'enorme cammino che l'Italia ha compiuto dal dopoguerra ad oggi.



Senza ombra di sciovinismo, bisognerebbe andarne orgogliosi, e invece tendiamo a scordarcene.

Alla fine, una conferma: siamo dopo tutto brava gente, secondo l'auto-rappresentazione preferita. Ma fino a che punto? Leggetelo, e lo scoprirete (spero).



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Liberamente tratto dall'articolo
di presentazione al libro

"Gli Italiani la sanno lunga ... o no?"
di Antonio Caprarica

 
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