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| Defiant Gardens
Giardini per ... provocazione In una lettera spedita nel 1915 da un ufficiale tedesco si legge che un ciuffo di bucaneve piantato in una scatola di munizioni annunciava l'arrivo della primavera in una trincea lungo il confine con la Francia. Una foto scattata quasi un secolo dopo nel deserto a nord di Baghdad mostra invece un soldato americano che taglia una piccola striscia di prato verde smeraldo nato da semi che si era fatto mandare da casa: per ricordarsi di quando poteva rilassarsi annaffiando il suo giardino.
Kenneth Helphand, professore di architettura del paesaggio all'Università dell'Oregon, ha scovato in archivi di mezzo mondo e riassunto in "Defiant Gardens" (Trinity University Press) resoconti, diari, lettere, foto che rivelano scampoli di verde nati nei contesti più avversi, da zone di guerra a ghetti e campi di prigionia.
Raccontano la sfida del bello sul brutto, dell'ordine sul caos, della vita sulla morte.
Proprio perché realizzati in condizioni cosi estreme testimoniano significati che entrano sempre in gioco quando ci si occupa di piante e fiori, dal desiderio di lasciarsi alle spalle le miserie del quotidiano al tentativo di rendere meno minaccioso lo spazio che ci circonda. Articolo Originale di Maria Brambilla
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