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| Debussy secondo Momboye
La Danza tra l'Africa e l'Europa
È stato proprio George Momboye, coreografo africano originario della Costa d'Avorio e direttore di una compagnia di danza che porta il suo nome, a contribuire in maniera decisiva a un rapporto fertile e consapevole tra danza africana e danza europea.
Il nome di Georges Momboye, ivoriano residente a Parigi, è ormai inscritto a pieno titolo nell'empireo della danza.
La sua rilettura de "La sagra della primavera" lo colloca accanto agli illustri colleghi che della celebre partitura di Stravinskij, a partire da Nijinskij, ne hanno dato la loro interpretazione.
Fin dal suo debutto italiano, nel 2007, al Teatro Comunale di Ferrara, Momboye introdusse forse la più valida soluzione del problema: niente 'minestroni", niente ammiccamenti, niente disinvolte "fusioni" (del resto impossibili) tra cultura africana ed europea.
Ma la ricerca di una illuminata coesistenza di due diverse eredità. Momboye cominciò a insegnare danza africana a 13 anni. Subito si avventurò nel mondo della danza jazz. Una danza che non esisteva come tale (a parte il "tip-tap"); ma soltanto come invenzione di alcuni grandi coreografi, su musica jazz. Il più autorevole fu Alvin Ailey.
Adesso, è la volta di Momboye, forse il più disponibile a una visione che rifiuta, dunque, qualsiasi frettoloso frullato, ricerca, invece, la vicinanza dì filoni diversi, ma paralleli; e prevede emozionanti scambi di doni. Così Momboye onora il proprio patrimonio ereditario e si apre a un futuro innovativo. I titoli? "Prelude à l'après-midi d'un faune" di Debussy, "Le sacre du printemps" di Stravinskij, "Entre ciel et terre" di Bartok. Finalmente un africano che si sente a suo agio ovunque e comunque. E un pubblico che presumibilmente è pronto ad applaudire l'intelligenza come colonna portante dell'arte della danza. E non solo. Della versione di Momboye non si potrà d'ora in poi non prescindere come riferimento creativo anzitutto per la geniale idea di unire alla "Sagra" l'altro capolavoro del Novecento quale è il "Prélude à l'après midi d'un faune" di Claude Debussy.
Ospite della Filarmonica Romana, la compagnia di Momboye ha presentato nella seconda settimana di questo mese, anche una novità assoluta "Entre ciel et terre", con quattro ballerine dentro un ring dove predomina il colore rosso, alle prese con corde tese che sembrano gli archi di un violino, in un dialogo di astratte simmetrie sul "Quartetto n.6 di Béla Bartók". Articolo Originale diVittoria Ottolenghi. Edited by Andbeat - 19/12/2008, 16:58
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