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IN-I, Juliette Binoche e Akram Khan

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Andbeat
view post Posted on 22/11/2008, 09:39     +1   -1




IN-I

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Juliette Binoche e Akram Khan




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Il nostro è il tempo della interdisciplinarietà: l'attore che canta, il cantante che recita, ambedue che danzano e chi più ne ha, più ne metta.

Un'attrice famosa, come Juliette Binoche (44 anni), si cimenta nella danza, guidata dal geniale coreografo Akram Khan (anglo-indiano); che, a sua volta, canta in palcoscenico, accompagnandosi con la chitarra.

Parliamo di "IN-I" (potremmo forse tradurre con: dentro me stesso), che è arrivato da noi sulle ali del recente successo al National Theatre di Londra: è andato in scena al Teatro Olimpico di Roma dal 5 all'8 novembre.



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È stato bello (per chi l'ha vista) vedere una famosa attrice, dopo un'impegnativa preparazione, danzare le sue emozioni. Mentre Khan cantava se stesso.



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Davvero interessante il fatto che, ambedue, abbiano voluto mantenere la propria identità e il proprio "linguaggio".
Il prodotto finale è stato valido, proprio perché non si proponeva la "fusione" tra loro due, ma l'amabile "corsa parallela" verso un'avventura in cui ciascun artista potesse conservare il proprio modo di esprimersi. Sempre pronto, però, a un amabile scambio dì doni.

Sul palcoscenico la storia di un incontro forzato e forzoso; due paralleli che piuttosto che camminare assieme decidono di arroccarsi sulle loro posizioni e non riescono più a guardarsi.



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I due protagonisti, come anche i due interpreti sono due universi che si muovono seguendo percorsi diversi fino all’incontro/scontro.



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E se la Binoche e Khan dimostrano una collaborazione di indiscutibile valore artistico, i personaggi sul palcoscenico non sono altro che due soggetti incapaci di comunicare.

La coreografia di Khan, artista di origini bengalesi, nato e vissuto in Gran Bretagna, comprende movimenti carichi di impeto e scatti. Il respiro è la base di una sequenza di gesti che non hanno la volontà di tendere al bello e all’armonia, piuttosto spiegano le sensazioni intime e i contrasti dell’animo. Un animo che non sa dirigersi verso il bello perché non sa guardare all’altro con la volontà di capire e di accettare. Il suo alter ego femminile ha l’arroganza nel pretendere l’amore e nel deciderlo, fino a non capire che quello da lei voluto e cercato è diverso nella realtà; continuando, anche dopo lo scontro e il rifiuto, a cercare quell’amore inesistente, parto della sua fantasia. La protagonista femminile arriverà a dire di non vedere l’uomo che le sta di fronte, ma, in un’insana ricerca, proseguirà nel volere da lui ciò che non può darle.



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Dopo le esperienze cinematografiche premiate dal pubblico e dalla critica, la Binoche torna alle origini con il teatro, e in questa collaborazione con Akram Khan esegue le coreografie con dovizia e giusta preparazione, nutrendo tutti i suoi movimenti di emozione. IN-I rivela non solo teatro e danza intrecciati, ma una vera rappresentazione di “teatro fisico”.



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Sullo sfondo di questo doppio incontro un unicum: la scenografia dell’artista Anish Kapoor, uno dei più importanti scultori contemporanei, le cui opere sono ospitate alla Tate di Londra e al MOMA di New York. Protagonista di questo spettacolo risulta lo sfondo, su cui si muovono e su cui poggiano il corpo e il respiro delle due figure. È la scenografia che indica il percorso dello spettacolo.

Una tabula rasa che permette le trasformazioni e costituisce, più del suolo, il vero supporto dei due corpi in movimento.



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Sono le luci che creano altre strutture e la stessa Binoche è inglobata in questa parete scenografica, mentre Khan vi trova lo sfogo della sua rabbia e l’appoggio delle sue evoluzioni fisiche.




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La scenografia si può considerare il terzo protagonista di questo spettacolo, del resto, come nella vita così nell’opera teatrale, il contesto guida i movimenti a volte più della nostra volontà.


In-I è un incontro tra due personalità forti e spiccate come quelle di Khan e Binoche che danno vita a uno spettacolo tra danza, musica e recitazione, dove i due si mettono in discussione come individui e come artisti.



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Attrice celebre per pellicole di successo planetario come "Il paziente inglese" – per cui ha ricevuto un Academy Award, vale a dire un Oscar – ma anche interprete sapiente di film di spessore artistico, si pensi alla trilogia di Krzysztof Kieslowski, "Tre colori", protagonista di uno straordinario titolo di culto come Chocolate, Binoche ha deciso di piroettare fuori dal set cinematografico, dedicando per qualche tempo la sua vita al teatro.



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C’è di più: oltre a recitare ha deciso di danzare, sottoponendosi a una lunga preparazione per confrontarsi con un coreografo del livello di Khan.



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Nato a Londra da una famiglia originaria del Bangladesh, Khan ha fatto delle sue doppie radici orientali occidentali il tratto distintivo della sua personalità, coltivando fin da piccolo il kathak, una danza classica altamente stilizzata dell’India del Nord, e poi, interessandosi ai moderni linguaggi della danza contemporanea, ha sviluppato con la sua compagnia uno stile personale che fonde queste due culture, grazie a coproduzioni con i grandi teatri – recentemente con il Balletto Nazionale Cinese per Bahok– e collaborazioni con altri danzatori.
Con In-I, Khan conclude una trilogia di collaborazioni che ha voluto intrecciare con artisti di diversa formazione, iniziando nel 2005 con Sidi Larbi Cherkaoui per Zero Degrees e proseguendo l’anno successivo a fianco di Sylvie Guillem in Sacred Monster.




Come i due precedenti spettacoli anche In-I è una suggestiva creazione nella quale culture e discipline artistiche diverse si incontrano per raccontare storie che toccano l’amore e il tradimento, gli equivoci delle passioni e l’accettazione del prossimo.




:saluto:

 
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