Pare che gli esordi, nel 1949, siano stati piuttosto sotto tono, al limite della bancarotta precoce.
Ma Armi Ratia (1913-1979), creatrice di Marimekko, marchio dei tessuti design più chic, doveva avere le idee chiare sin dall'inizio, quando tagliava sul tavolo di casa gli abiti creati con le stoffe prodotte nella fabbrica del marito.
Disegnate da talenti come Maija Isola e Vuokko Nurmesniemi, scoperti e lanciati da lei insieme a uno stile unico, quello fatto di colori pieni e grandi disegni che ha cambiato il volto al design tessile.
Da subito, le sue creature hanno avuto una straordinaria capacità: passare da una gonna a un sofà, da una borsa a una tovaglia. Ecco i fiori, sinonimo di libertà, e le righe di "Tasaraita", un omaggio sessantottino di Annida Rimala al maggio francese, e le mille grafie che hanno reso celebre il marchio.
Sinonimo dì understatement: Jackie Kennedy, criticata per il suo stile dispendioso, pensò di sostituire gli abiti haute couture con quelli di Armi. Senza perdere un briciolo di eleganza.
Oggi Marimekko vende in 40 paesi e lo scorso anno ha fatturato 77 milioni di euro. L'avventura continua: con qualche premio (nel 2007, l'Elle Decoration International Design Award) e, nel 2008, con tributi di altri stilisti: collezione di H&M e stiletto di Manolo Blahnik fatti con tessuti storici dell'azienda.