Gli animali sono un modello di socialità superiore agli umani.
Sono dotati di altruismo e generosità, sono capaci di fare amicizia con altri animali di specie diverse, anche con quelli che la biologia indicherebbe come loro prede naturali.
E per questo possono insegnarci come costruire una società basata su fratellanza,tolleranza e convivenza pacifica.
Lo dice Jeffrey Moussaieff Masson, un'autorità in materia, di formazione psicoanalista, nel suo ultimo libro "Nel regno dell'Armonia"
Dei diritti degli animali si sono occupati da anni filosofi come Tom Regan o Peter Singer, per ipotizzare che le leggi dell'etica valgono anche per i non umani.
La riflessione di Masson è però diversa, non è teorica: è frutto di un esperimento con un certo grado di artificiosità, che è servito a ottenere risultati in breve tempo senza danno per gli animali.
All'inizio è stato necessario intervenire perché l'insolita famiglia inter-specie - i ratti Kia e Ora, i polli Moa e Moana, la cagnolina Mika, il gatto Tamaiti e il coniglio Hohepa - imparasse a convivere pacificamente.
Ma i risultati sono arrivati.
E non si è trattato solo di un patto di non aggressione, ma di vera amicizia, confermata dai giochi tra Tamai-ti e Hohepa, tra Mika e la gazza addomesticata dei vicini, e dallo slancio con cui Mika (la cagnolina) ha difeso il coniglio da un altro cane.
Dice Masson:
«Gli animali dimostrano che la tolleranza può essere insegnata, grazie al contatto, alla reciproca conoscenza, e perfino un gatto e un topo possono fare amicizia, se passano abbastanza tempo insieme».
Ed è una lezione che anche noi umani possiamo apprendere.
Masson insiste: «Farlo è possibile, anzi necessario: uno dei problemi di George W. Bush è che non è andato da nessuna parte, non parla nessuna lingua, non conosce il mondo. Se ci impegniamo per familiarizzare con tutte le creature viventi, umane e non, vedremo emergere i punti di contatto più che le differenze. E potremo cambiare radicalmente il nostro atteggiamento».
Gli animali non solo ci somigliano, ma sono dotati di una coscienza e quindi sanno essere migliori di noi.
«Sono incapaci di mostrare emozioni negative come l'odio. Un'esperienza invece esclusivamente umana, che accompagna da sempre la nostra specie, anche se francamente non se ne vede l'utilità
dal punto di vista evolutivo.
Si dice che la differenza tra noi umani e gli altri animali è nella nostra razionalità.
Ma se fosse così, come si spiegherebbero l'invidia
e il desiderio di sterminare membri della stessa specie, che invece i "non razionali" animali non provano?».
Un quadro troppo idilliaco, vista la violenza presente in natura?
«I carnivori non odiano le potenziali prede, si limitano a considerarle cibo. Uccidono solo quello che serve loro per sopravvivere»
Fra i mammiferi i carnivori sono una minoranza, e anche le potenziali prede dedicano molto più tempo alla ricerca del cibo che a proteggersi dai loro aggressori.
«Gli animali tendono a lasciare in pace le altre specie, e nel loro mondo c'è una sorta di razionalità che dovremmo imparare a comprendere e imitare.
Se tutti imparassimo a riconoscere l'unicità di ogni creatura vivente, umana e no, le cose andrebbero diversamente.
Non è forse vero che le violenze su umani che percepiamo come lontani, molto diversi tra noi - come ad esempio i civili iracheni - ci colpiscono davvero poco?
Insomma dagli animali dobbiamo imparare anche l'arte dell'empatia ».
«Molte delle scelte che definiamo morali nascono dalla volontà di dare agli altri una certa immagine di noi. E vari esperimenti mostrano che quando sono certi di avere una totale impunità, gli umani possono commettere azioni orribili. Animali sociali come i cani, abituati a vivere in branco, sono contenti se fanno qualcosa che fa piacere agli umani con cui convivono».
Gli animali però non sono tutti così:
«I gatti sono gli unici animali che riescano a fingere, a mostrare un certo grado di ipocrisia. E anche gli unici la cui vita emozionale sia migliorata, grazie alla convivenza con gli umani: erano creature solitarie che hanno imparato a essere socievoli.
Ma forse hanno imparato anche altro:sono capaci di dialogare con gli umani pur senza usare le parole.
Chi vive con un gatto può testimoniare di lunghe conversazioni, con domande e risposte. Dobbiamo stare attenti a come ci comportiamo di fronte a un gatto».
Un po' di ipocrisia, come nel caso dei gatti, però semplifica la vita.
«A piccole dosi può funzionare come lubrificante sociale. Ma noi esageriamo, nascondendo anche le emozioni positive come la felicità o l'amore. Con quale vantaggio? Cosa c'è di razionale in questo?».
Dopo anni passati a studiare la psiche umana, Masson è più che convinto della sua scelta: «Siamo i soli capaci di provare un'emozione senza rendercene conto: Freud sosteneva che un uomo può amare una donna per anni senza saperlo».
Masson ha per questo lasciato il mestiere di psicoanalista, giustificando questa scelta con queste parole:
«Ho provato disgusto, per l'ipocrisia, la corruzione che ho trovato negli ambienti che frequentavo.
Così ho cominciato a occuparmi di animali, affascinato dalla loro schiettezza.
Non possiedono nulla e non ne sentono il bisogno.
E anche in questo possono insegnarci molto.
Mio figlio, 11 anni, mi ha chiesto in regalo un'automobile elettrica per il suo compleanno, un animale avrebbe trovato più che soddisfacente fare una passeggiata nel bosco con me.
Perché un essere umano non può fare lo stesso?».
Masson insiste:
«Il cambiamento, insiste deve cominciare dai bambini: «è importante che la socializzazione cominci prima che si instaurino pregiudizi sociali. Prima che qualcuno ti dica con chi non devi giocare, o quale animale non devi toccare».
Oggi però il nostro atteggiamento nei confronti degli animali sta cambiando.
«Ci sono conferme del fatto che gli animali siano molto più simili a noi di quanto pensassimo, e questo comincia a farci riflettere».
Resta da fare il passo più difficile: «Riconoscere che sono individui con i loro diritti. Intendo tutti gli animali, non solo quelli più vicini a noi come i grandi primati. Dopo tutto, noi umani non siamo così fantastici».