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Dizionario dei Modi di Dire

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Andbeat
view post Posted on 22/7/2007, 17:54 by: Andbeat     +1   +1   -1




Una selezione dal....


Dizionario dei Modi di Dire per ogni occasione


E



essere (o segnare) sul libro nero
Essere e, rispettivamente, considerare inviso, sospetto, nemico, da vigilare con cura e da punire alla prima occasione. Era così chiamato il registro sul quale, durante la Rivoluzione Francese, venivano annotati i nomi dei sospetti “nemici del popolo”.

essere al settimo cielo
Non stare più nella pelle dalla contentezza. Secondo la concezione tolemaica, accettata ed elaborata dalla Chiesa fino al XVI secolo, la Terra era centro dell’universo, circondata da nove (e poi dieci) “cieli”, immaginarie sfere concentriche di grandezza sempre maggiore, lungo le prime sette delle quali rotavano la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove, Saturno. Nell’ottavo cielo stavano le stelle fisse (il “firmamento”); il nono era il cielo di Dio. Il settimo cielo era il più alto grado di elevazione. di avvicinamento alla gioia celeste, concepibile per uomini in carne e ossa.

essere nel limbo
Trovarsi, essere tenuti in uno stato di penosa incertezza, o in disparte. Nel limbo, secondo la teologia cattolica, stanno le anime non mondate dal peccato originale e che perciò non possono godere della contemplazione di Dio.

essere una lenza
Locuzione gergale di origine romanesca, usata per lo più scherzosamente con riferimento a un furbacchione, uno che ci sa fare, che la sa lunga.

essere (o fare) la gatta morta
Comportarsi con indifferenza sorniona, fingersi ingenuo e distratto per non destare i sospetti dell’avversario e giocarla d’astuzia. Come fanno i gatti in agguato, che fingono di dormire ma che al momento buono balzano e ghermiscano l’incauto uccellino che si è avvicinato troppa. Locuzione di significato simile, nell’uso comune, ad acqua cheta .

essere un (o fare il) ganimede
Essere uno che si veste e si comporta in modo troppo ricercato. Il mitologico Ganimede, bellissimo giovane, fu rapito dall’aquila di Giove, o da Giove sotto forma di aquila, e fatto coppiere degli dei. La locuzione è sempre, più o meno, spregiativo.

esercito di Franceschiello
Si dice, ironicamente, di un’organizzazione, militare o d’altro genere, che suscita compatimento e ilarità per la sua inefficienza. Tale era la fama, costruita attraverso decine di aneddoti, attribuita all’esercito di Francesco II di Borbone (1836-1894), soprannominato “Franceschiello”, ultimo re delle Due Sicilie prima dell’unificazione d’Italia.

essere il figliol prodigo
Significa tornare, pentito, all’obbedienza verso un’autorità — familiare, politica, religiosa —che si era rinnegata. Non sempre questo ritorno è salutato con un’accoglienza festosa, a braccia aperte, come quella fatta al figliol prodigo della parabola evangelica (Luca, 15, 11-32). Nell’accezione comune, il dato essenziale che contraddistingue la figura del figliol prodigo è il pentimento.

essere il mèntore
Essere il saggio consigliere di qualcuno, colui che ne tutela gli interessi, come lo fu il vecchio Mentore, personaggio dell’Odissea omerica, nei riguardi di Ulisse che, partendo per Troia, gli aveva affidato la sua casa e la protezione del figlio Telèmaco.

essere un cincinnato
Rinunciare a onori e ricompense, alle quali si avrebbe diritto per aver reso grandi servigi a una causa, alla patria, e ritirarsi in modestia e semplicità a vita privata. L. Quinzio Cincinnato, nominato dittatore nel 458 a.C. per salvare Roma dalla minaccia degli Equi, assolse con successo il compito affidatogli e poi, evitando onori e cariche che nessuno gli avrebbe negato, tornò a coltivare i propri campi.
essere nell’ occhio del ciclone
Si chiama “occhio” del ciclone la zona centrale di esso, dove la pressione atmosferica è più bassa. In senso figurato, il modo di dire indica una situazione di grave pericolo ed equivale a trovarsi nel folto della mischia e simili. Tanto per esser pignoli, bisogna tuttavia ricordare che nell’occhio del ciclone vi è calma assoluta e cielo sereno, mentre tutto intorno turbinano venti micidiali.

essere un (o fare) il portoghese
lntrufolarsi senza pagare il biglietto tra il pubblico che assiste a uno spettacolo teatrale o sportivo. Si racconta che nel XVIII secolo, per celebrare un avvenimento, l’ambasciata del Portogallo a Roma offri uno spettacolo al teatro Argentina per il quale non diramò biglietti d’invito, informando che sarebbe bastata presentarsi al teatro dichiarandosi portoghesi. Del che approfittarono molti buoni “Romani de Roma”.

essere una santippe
Essere una moglie bisbetica, insopportabile, quale secondo la tradizione era Santippe, moglie di Socrate.

essere sotto (o avere sul capo) una spada di Dàmocle
Trovarsi sotto una minaccia costante e incombente che può da un momento all’altro diventare realtà. Dionigi il Vecchio, tiranno di Siracusa, per far capire a Damocle, il quale lo adulava invidiandogli potenza e ricchezza, quanto sia precaria la posizione del potente, lo fece sedere sul proprio trono, su cui aveva fatto sospendere una pesante spada trattenuta al soffitto da un esile crine di cavallo


essere l’Anfitrione
Anfitrione è colui che offre il pranzo e lo anima intrattenendo gli ospiti. Da dove il nome? Secondo il mito greco, portato sulle scene da molti commediografi, da Plauto a Molière a Giraudoux, Anfitrione è un eroe tebano, sposo di Alcmena. lnvaghitosi di quest’ultima, Giove assume le sembianze del marito, mentre Mercurio prende l’aspetto del servo di lui, Sòsia . Al ritorno a casa dei due, si succedono gli equivoci: Sòsia è preso a bastonate da Mercurio, Anfitrione reclama invano i suoi diritti, finché Giove non svela l’arcano invitando tutti a un bel pranzo. Ospiti e servi sono tuttavia sbalorditi, incerti sulle varie identità, ed è al povero Sòsia che Molière mette in bocca la battuta: Le véritable Amphytrion est l’Amphytrion où I’on dìne, “il vero Anfitrione è quello dal quale si pranza”. Così il termine è entrato nell’uso.

essere un’ acqua cheta
Dal proverbio: L’acqua cheta rode i ponti. Si dice di una persona apparentemente tranquilla irreprensibile, innocua, ma che sotto sotto persegue con costanza i propri fini, da noi reputati dannosi; proprio come una lenta corrente d’acqua, che si direbbe quasi senza movimento, ma che a poco a poco mina le fondamenta dei ponti La locuzione è stata “rilanciata” dalla commedia omonima (1908) di Augusto Novelli.

essere l’ ebreo errante
Lo si sente dire, quasi sempre in tono scherzoso, a proposito di chi si agita continuamente, non riesce a star fermo in un posto, quasi che, perseguitato da una maledizione, non possa mai trovare pace. Un’antichissima leggenda narra di un ebreo che, per avere offeso Cristo sulla via del Calvario, fu condannato a errare senza sosta fino alla fine del mondo, avendo solo cinque soldi in tasca. La leggenda ha ispirato musicisti, poeti e romanzieri, tra cui Wordsworth e Goethe.

Elementare, Watson (pron. “uòtscen”)
Si dice, spesso scherzosamente, commentando la spiegazione, magari tutt’altro che elementare, di una faccenda oscura e complicata. La frase ricorre di frequente nella serie di romanzi dell’inglese A. Conan Doyle dedicata alle inchieste del principe dei detectives dilettanti, Sherloek Holmes, che la rivolge al suo sbalordito assistente dottor Watson quale preambolo alla spiegazione dei più intricati casi polizieschi.

Eminenza grigia
Si dice di chi, senza parere, è il vero artefice, l’ispiratore segreto di un’azione politica o d’altro genere. L’appellativo fu dato al cappuccino père Joseph, Francois Leclerc du Tremblay (1577-1638), agente e fidato consigliere di Richelìeu. L’espressione derivò dal colore del saio del frate e dal titolo di eminenza che spetta ai cardinali.

enfant prodige (pron. “anfàn prodiz”)
Francese: fanciullo prodigio. E’ il bambino che mostra straordinarie attitudini per un’arte o una scienza.

enfant terrible (pron. “anfàn teribl”)
Francese: bambino terribile. Indica il ragaz-zo — e non solo il ragazzo — che non dà tregua agli adulti con le sue rnarachelle o che li mette in imbarazzo con osservazioni e domande inopportune. Dal titolo — Les enfants terribles —di una serie di disegni umoristici del Gavarni (Sulpice-Guillaume Chevalier), disegnatore francese del secolo XIX, ripreso da Jean Cocteau per un suo racconto (1929).

en passant (pron. ”an pasàn”)
Francese: passando. Lo stesso che “fra parentesi, incidentalmente, di sfuggita”, riferito a cosa non avente stretta attinenza con la discussione in corso, e venuta in mente lì per lì.

Equilibri più avanzati
Indirizzo politico, di significato non molto chiaro alla maggioranza degli elettori italiani, mirante a concretare un efficace concorso delle forze di sinistra — anche di opposizione — alla formazione delle decisioni politiche generali. Ma un equilibrio più avanzato, almeno in fisica, non può essere che uno squilibrio.

errare humanum est..
..perseverare autem diabolicum, latino: “sbagliare è umano, ma perseverare [nell’errore] è diabolico”. Massima composita, la prima parte della quale risale a Seneca il Retore (padre del filosofo L. Anneo Seneca) mentre la seconda, che la emenda e completa, è attribuita a san Bernardo (Sermones 1, 11, 5).

est modus in rebus
Latino: c’è una misura nelle cose. Massima oraziana (Satire, 1, 1, 106) esprimente l’ideale classico del limite, della misura, del giusto mezzo, citata anche per esortare alla moderazione, per ricordare che esistono limiti da non superare.

ex abrupto
Latino: all’improvviso. Si dice di un’osservazione brusca, inattesa, di un discorso fatto senza preamboli, entrando subito nel vivo dell’argomento.

ex aequo (pron. ‘eks èkuo”)
Latino: a pari merito, e dividendo in parti uguali l’eventuale premio. Si usa specialmente a proposito di concorsi o di gare sportive.

ex càthedra
Latino: dalla cattedra. Espressione usata a pro-posito della infallibilità del Papa quando parla in materia di fede ex cathedra, cioè dalla cattedra di Pietro, e perciò assistito dallo Spirito Santo. Per estensione, parlare ex cathedra è usato nel senso di “parlare in tono saccente”, con ingiustificata alterigia e sussiego, con perentorietà che non ammette discussione.

ex nihilo nihil (pron. “eks nìilo niil”)
Latino: dal nulla, nulla. Dal niente non viene niente; non si cava sangue da una rapa. È un celebre aforisma che riassume la filosofia materialistica di Lucrezio e di Epicuro, negatrice della creazione.
 
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15 replies since 19/7/2007, 21:30   11930 views
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