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Dizionario dei Modi di Dire

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Andbeat
view post Posted on 19/7/2007, 21:30 by: Andbeat     +1   +1   -1




Questa sezione è nata per accogliere materiale,
suggerimenti, spunti e quant'altro,
con il solo intento di migliorare:
- le proprie capacità narrative,
- il proprio bagaglio culturale,
- le conoscenze utili in ogni momento,

per non avere la spiacevole sensazione
di non saper cosa dire
quando gli altri si aspettano da noi
un lampo di genialità
o un intervento dei "nostri".... ^_^

Ed è per questo che ho il piacere di presentarvi

Una selezione dal....

Dizionario dei Modi di Dire per ogni occasione


A




abbaiare alla luna
Far cosa inutile, senza ragione e senza effetto: come appunto i cani che, nelle notti di plenilunio, latrano alla luna, quasi in una assurda sfida.


avere il ginocchio della lavandaia
Avere proprio tutte le magagne, essere un autentico cerotto. La fortuna della locuzione si deve all’umorista inglese Jerome K. Jerome (1859-1927), autore del romanzo Tre uomini in barca, in cui un personaggio ha sofferto di tutte le malattie, tranne il ginocchio della lavandaia. Malattia che, se pur rara, esiste veramente, ed è una forma di borsite, un’infiammazione del cuscinetto che protegge la rotula.

avere la pazienza di Giobbe
Essere molto pazienti, sopportare con rassegnazione molestie, ingiustizie e tribolazioni. Giobbe, principale personaggio dell’omonimo libro della Bibbia, è la personificazione del giusto che soffre mentre i malvagi prosperano, e che tutto sopporta inchinandosi al volere di Dio.

andare in visibilio
Andare in estasi per la gran gioia, o anche (ma più raramente) essere molto meravigliati. Per storpiata interpretazione popolare di visibilium omnium et invisibilium, “di tutte le cose visibili e invisibili”, parole del Credo in latino.

avere fegato
Essere coraggioso, e di chi arriva fino alla temerarietà si dice che è sfegatato. L’origine: presso gli antichi, per esempio Etruschi e Greci, il fegato era considerato sede di ogni sentimento e qualità interiore. Dal suo esame indovini etruschi specializzati traevano previsioni, e tale arte era detta “aruspicina”. Più tardi il compito di ospitare sentimenti ed emozioni fu assegnato al cuore, che tuttora, per tradizione, lo svolge, incurante dei progresso scientifico.

andare a Patrasso
Scherzosamente: morire, mentre il meno comune inondare a Patrasso significa uccidere. Ma si dice anche di un’impresa risoltasi in un fallimento. Il nome della città greca c’entra solo per caso — come l’asso nell’espressione piantare in asso — si tratta infatti di una corruzione della frase biblica ire ad patres, “andare ai padri, morire”.


a caval donato non si guarda in bocca
Proverbio che ha corrispondenti quasi identici, anche nella formulazione, in molte lingue. Deriva dal fatto che di un cavallo si può conoscere l’età scoprendogli i denti. Insegna che un dono va accettato così com’è, proprio perché è un dono, e che è indice di poca saggezza, oltre che di poca educazione, soppesarne il valore venale o, ancor peggio, disprezzarlo.

alla carlona
Frettolosamente, senza attenzione, con trascuratezza. La locuzione, che ha mutato valore nel tempo, significava “in modo semplice, bonario”; come agiva, nei tardi poemi cavallereschi, Carlomagno, detto “re Carlone”.

alle calende greche
Frase tradotta dal latino: ad kalendas graecas, tolta dalla Vita di Augusto (87, 1) di Svetonio. Rimandare una cosa alle calende greche: rimandarla a data che non verrà mai, cioè non farla. E questo perché i Greci, a differenza dei Romani, non avevano nel loro calendario le calende, nome con cui si indicava il primo giorno del mese, in cui i creditori usavano sollecitare il pagamento dei debiti.

asino di Buridano
Fare come l’asino di Buridano: esitare tra due cose, tra due soluzioni di un problema, senza decidersi né per l’una né per l’altra, perché entrambe ugualmente accettabili. Come avrebbe fatto, se avesse seguito le teorie del suo padrone, il leggendario asino del filosofo francese Jean Buridan (circa 1300-1 358), rettore dell’Università di Parigi. Questi sosteneva che la scelta della volontà cade sempre sul bene, sul valore migliore, e che quindi la volontà stessa sarebbe paralizzata e sospenderebbe la scelta, di fronte a due beni ugualmente importanti. Essa avrebbe quindi anche la libertà di non scegliere. Ed ecco i detrattori del filosofo inventare il paradosso dell’asino ugualmente affamato e assetato che, posto a uguale distanza da un secchio d’acqua e uno di avena, non sceglie, e quindi muore di fame e di sete.

a braccio
Si dice di azione improvvisata li per li, eseguita senza preparazione: fare un discorso, tenere una lezione, predicare a braccio. Quest’ultima espressione si trova, per esempio, nei Promessi sposi. Ma più propriamente si riferisce al recitare, come avveniva nella Commedia dell’arte, quando gli attori improvvisavano.


a bizzeffe
In grande quantità. Secondo alcuni, la spiegazione deriverebbe dall’uso degli alti magistrati romani di far apporre, anziché una sola volta, due volte la parola Fiat, “sia fatto”, a una supplica accolta senza riserve, con particolare favore. Il doppio Fiat era abbreviato in “FF”: bis effe. Ma l’origine più probabile starebbe nel termine arabo bizzaf, “molto”.

avere il bernoccolo
Avere una particolare predisposizione a fare qualcosa, ad apprendere una scienza o un’arte. L’origine della locuzione sta nelle teorie del medico tedesco F.J. Gall (1758-1828), secondo le quali l’esame della conformazione del cranio rivelerebbe lo stato neuropsichico e le tendenze di una persona. Nella patologia criminale, teorie analoghe furono quelle elaborate da Cesare Lombroso.


acqua in bocca!
Esortazione a mantenere il segreto, a non lasciarsi sfuggire una parola di quanto si è detto in stretta confidenza. All’origine del detto sarebbe un aneddoto raccontato dal lessicògrafo fiorentino Pietro Giacchi: secondo tale aneddoto, una donnetta maldicente ma devota pregò il suo confessore di darle un rimedio contro quel peccato. Un giorno il prete le diede una boccetta d’acqua di pozzo, raccomandandole di tenerla sempre con sé e di versarne qualche goccia in bocca, tenendo questa ben chiusa, ogni volta che fosse assalita dalla tentazione di sparlare del prossimo. Così fece la donna, e ne trasse tanto giovamento da ritenere che quell’acqua avesse virtù miracolose. Se non è vera — come si usa dire — è ben trovata.

adelante, Pedro, con juicio (pron. “…huìzio”)
Spagnolo: avanti, Pietro, con giudizio. Frase messa dal Manzoni (Promessi sposi, cap. XlI) in bocca al cancelliere Ferrer, che la rivolge al suo cocchiere, mentre la carrozza passa attraverso una folla di dimostranti, diretta al palazzo del Vicario di provvisione assediato e minacciato di morte. Si usa per raccomandare attenzione e massima prudenza nell’operare.

amico del giaguaro
Nata da una barzelletta ed entrata nel parlare comune grazie a un fortunato spettacolo di varietà televisivo, l’espressione si usa scherzosamente per mettere in dubbio la lealtà di un amico che, secondo noi, solleva troppe obiezioni.

amico Fritz
Si dice a volte, con evidente ironia circa la genuinità della sua amicizia, alludendo a persona nota agli interlocutori, ma che questi non vogliono nominare esplicitamente. L’amico Fritz è un’opera lirica di Pietro Mascagni.

avere molto aplomb (pron. “aplòn”)
Dal francese aplomb; letteralmente: a piombo, perpendicolare. Significa possedere un’assoluta, e a volte sfrontata, sicurezza di sé. In un certo senso, una bella faccia tosta.


araba fenice
Si dice di cosa o persona unica, senza uguali, oppure immaginaria, inesistente. Trovare un idraulico, oggi, è come trovar l’araba fenice, della quale il Metastasio scriveva: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. La fenice — la cui prima menzione si trova in Erodoto (Storie, II, 73) — era un uccello favoloso del quale esi-steva un solo esemplare che si riproduceva se-condo una strana forma di partenogenesi, cioè rinascendo dalle proprie ceneri. A causa di questa leggenda, la fenice fu assunta a simbolo di unicità, di immortalità e di resurrezione.

aurea mediòcritas
Latino: aurea mediocrità. La elogia Orazio (Odi, Il, 10, 5-6), la scherniscono gli ambiziosi. È quello stato di modesta felicità che raggiunge chi sa accontentarsi, tenendosi lontano da posizioni estreme e senza affannarsi per emergere a tutti i costi.

 
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15 replies since 19/7/2007, 21:30   11930 views
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