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Stefano Negri - Risveglio, Racconto della settimana 02-09/08/2008

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Andbeat
view post Posted on 2/8/2008, 11:49     +1   -1




Stefano Negri - Risveglio

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Racconto della settimana 02-09/08/2008




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Buio.
In quel vicolo maledetto tutto era dannatamente buio.
Troppo.
Troppe ombre, troppa poca vita.
Troppo buio.

Lestlin allungò il passo cercando di mantenere una parvenza di dignità. Vedeva in fondo alla strada un'isola di luce creata da un lampione e gli venne da pensare che forse una volta giunto nel suo alone protettivo sarebbe stato in salvo.


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Capì subito che era un pensiero folle… lui l'avrebbe trovato… trovato ovunque, al buio, alla luce, all'inferno.



Un brivido gelido gli corse rapido ed inaspettato lungo la schiena e per un attimo lui ebbe la certezza che a provocarlo fosse stata una lama di freddo metallo e che la sua schifosa esistenza fosse giunta al capolinea.

Ma evidentemente non era così perché stava ancora camminando verso il chiarore, lo sguardo spasmodicamente attento ad ogni piccolo movimento, il cuore che martellava all'impazzata quasi come se stesse cercando di uscirgli dal petto.

Poche decine di metri ancora e avrebbe avuto un attimo di tregua, poche decine di metri ancora…




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Un urlo improvviso si levò alle sue spalle, un urlo di puro terrore, un urlo disumano che gli fece sciogliere le viscere.
Con spaventosa certezza capì di non essersi sbagliato, lui era sulle sue tracce e prima o poi lo avrebbe trovato.
Non esisteva un luogo dove scappare.
Nessuno lo avrebbe aiutato.



Poteva solo sfuggirgli per un altro poco, forse ore, forse giorni, ma prima o poi lui l'avrebbe trovato.
Ed allora…
Ed allora avrebbe dovuto….
Avrebbe dovuto affrontarlo…
Per sopravvivere.

Ma come poteva sperare di sopravvivere a quell'essere, come poteva?

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Ormai senza fiato, senza speranza, senza dignità Lestlin giunse nell'alone luminoso e si appoggiò stremato al vecchio lampione arrugginito. Ma nulla era cambiato, la luce non lo avrebbe protetto.
Era solo.



Per un attimo pensò di riprendere la fuga per l'ennesima volta, ma era consapevole che a nulla sarebbe valso… a nulla. Avrebbe solo ricominciato il gioco in un cerchio infernale senza fine, correre, scappare, fermarsi e scappare di nuovo, morire o impazzire… null'altro, nessun'altra possibilità, se non quella di voltarsi ora ed affrontare il mostro, la sua paura che non lo lasciava più vivere, affrontarla per annientarla o per essere annientato.



Mestamente capì che quella sera tutto sarebbe finito, che dallo scontro sarebbe uscito un solo vincitore… sarebbe morto o finalmente avrebbe ricominciato a vivere.
Ad ogni modo sarebbe giunta la pace, quella pace che gli mancava ormai da troppo tempo.



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Gocciolavano secondi riempendo minuti, e i minuti si accatastavano l'uno sull'altro in un'interminabile torre che minacciava di crollare sotto i colpi dei dubbi di Lestlin.
Chi era?
Chi diavolo era?
A cosa si sarebbe trovato di fronte di lì a poco? Perché la cosa stava arrivando, ne era tremendamente certo.
Stava arrivando.
Per lui.
Solo per lui.



Le sue ginocchia tremavano incontrollate e lui capì che anche volendo non sarebbe più potuto fuggire, aveva i muscoli troppo irrigiditi, si sentiva un pezzo di legno. Ma del resto ormai non desiderava neanche più scappare.
Voleva vedere l'ombra che lo tormentava, l'ombra che aveva sempre eluso, l'ombra che per mille volte era stata sul punto di ghermirlo ma a cui inspiegabilmente era sempre riuscito a sfuggire di un soffio, quasi come se fosse l'incubo stesso a non volerlo spazzare via una volta per tutte.
Si stava avvicinando, lo sentiva.

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Non poteva vederlo, ne sentirlo ma dal profondo del suo essere capiva che si stava avvicinando.
Era molto vicino.
Molto vicino.
D'un tratto si vide come in un sogno, vide se stesso nell'alone di luce mentre osservava l'oceano di buio intorno.



Era come se i suoi occhi fossero volati sopra quella scena e osservassero il susseguirsi degli eventi da quella nuova posizione. Vide due occhi gialli e maligni brillare nel buio, sentì un ruggito tremendo, un ruggito che sembrava un coro di mille anime dannate e vide una macchia d'ombra assalirlo e dilaniarlo con gli artigli e fuggire via lasciandolo rantolante in un lago di sangue…



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Si riprese subito, ed i suoi occhi tornarono a vedere solo il buio oltre la fievole luce del lampione.

"Ci siamo" si disse.
"Ci siamo".
Sapeva che era appena fuori dall'alone luminoso e aspettava.
Aspettava.
Lestlin raccolse le ultime briciole di coraggio. "Vieni avanti".



Era terrorizzato ma nello stesso tempo aveva anche una morbosa curiosità da soddisfare verso quella cosa a cui si sentiva stranamente legato in qualche inesplicabile modo.
"Vieni avanti!".
I secondi battevano interminabili.



Nell'aria c'era una tensione palpabile, elettrica, poi l'essere venne avanti e si mostrò alla luce.
Ciò che Lestlin vide lo sconvolse.
Tutto si sarebbe aspettato.
Era pronto a tutto, o almeno era quello che credeva.



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Ma la visione di quella splendida fanciulla bendata in abiti candidi ebbe l'effetto di un violento schiaffo, così violento che minacciò di fargli esplodere la testa.
No.
Non poteva crederci.
Non poteva credere a quello che vedeva, si era rovinato l'esistenza… per cosa?
Ma subito capì che la visione che gli stava di fronte non era solamente quello che sembrava.
Era qualcosa di più.
"Chi sei?"



L'angelo mosse un passo verso di lui e si portò in piena luce.
"Chi sei?"



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Per un attimo che parve eterno se ne restò completamente immobile, piccola figura scalza e incorporea uscita dall'immensità del tempo e Lestlin pensò che da un momento all'altro sarebbe svanita come un sogno svanisce all'alba.
"Sono la tua coscienza."Lui se ne restò immobile, con lo sguardo confuso.

"La mia coscienza? Cosa vuoi dire?"
"Nient'altro di quello che ho detto. Sono la tua coscienza."
"Perché tutti ti temono? Perché il mondo ha paura di te?"
"Se guardi nei miei occhi puoi vedere rispecchiata la tua anima, le tue emozioni, i tuoi pensieri più nascosti."
"È tutto qui?"



"Sì, ma fai attenzione. Non è una prova facile. Tu stesso continui a fuggire davanti a me."
Finalmente comprese.
Comprese chi aveva di fronte.
La sua coscienza.



Si era convinto che affrontare l'essere fosse l'unico modo per sconfiggere le sue paure, che una volta visto il peggio fosse passato.
Ora invece gli era tornata una paura folle.

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Un terrore inaudito.
Un oceano di terrore che minacciava di affogarlo."Non dovresti avere paura. Non ne hai motivo se hai condotto una vita onesta e giusta. Ma tu hai qualche fantasma che ti angoscia, il tuo passato è denso d'ombre scure. Osserva."



Lentamente, con estrema calma si tolse la benda candida come neve appena caduta.
Lestlin chiuse gli occhi, non voleva guardare.
Maledizione, non voleva guardare.



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"Osserva"

Fu come se qualche forza sconosciuta lo costrinse dolcemente ma in modo fermo e deciso ad aprire i suoi occhi per fissare quelli di lei.

"Osserva"

Ciò che vide lo prosciugò di ogni forza vitale e si sentì sprofondare in un abisso nero senza fondo.



Si svegliò al suono di un treno che sfrecciava veloce lungo la ferrovia da qualche parte dietro di lui.
Era giorno.
Si guardò intorno e vide che era solo.
Ma non sentiva più il bisogno di fuggire, non aveva più la certezza che qualcosa di malvagio e pericoloso lo stesse cercando per annientarlo.



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Non si sentiva più perseguitato dai ricordi.Fissò l'alba e, alzandosi, ebbe d'improvviso la consapevolezza che quella notte fosse stato molto vicino alla morte.
Ma era sopravvissuto.



Nonostante il peso di tutti quei ricordi che minacciavano di schiacciarlo e che ora se ne erano volati via chissà dove.
Ora poteva ricominciare finalmente a vivere.
Mentre lanciava un ultimo sguardo all'orizzonte dipinto di rosa prima di ritornare sulla strada della vita ebbe come la sensazione di vedere l'esile figura di un angelo bendato che volava verso il cielo immacolato.


 
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