Adam Ant
Il decadentismo elettronico che è imperversato durante gli anni 70 entra negli anni 80 esaltando la sua componente neo-futurista.
Dei dandy si conservano i tratti più appariscenti, ovvero il travestismo e il sintetizzatore.
Dell'era "glam" si recupera il gusto della mondanità.
È in fondo ciò che sta accadendo nel mondo della disco music, rivisitato alla luce della prevaricazione punk.
Personaggi di transizione fra le due epoche sono gli istrioni che, contesi fra vita underground e decadenza snob, erano rimasti relegati prima del fatidico 1976 nei pub per affezionati delle metropoli industriali.
Questi emarginati, sociali e musicali, avevano assimilato l'iconografia nichilista e l'anelito poetico-maledetto del punk, ma restando fedeli a un individualismo mitomane e a un concetto più blando di provocazione.
Da personaggi "diversi" come Spizz (complesso che cambierà il suo nome con Athletico Spizz 80, Spizzoil and The Spizzles, e Spizzenergi) e Adam Ant prese l'abbrivo un movimento di sofisticata eccentricità, che sembrava voler ricreare l'atmosfera della Swinging London, con appena un dito di languida decadenza in più.
Il fenomeno venne battezzato "blow wave", e visse della contraddizione fra quell'acuta nostalgia per gli spensierati anni '60 e gli amari anni '80 della crisi economica.
Il decennio si è aperto con una recrudescenza della guerra civile in Irlanda (i suicidi volontari in carcere, l'attentato contro il primo ministro Thatcher), con i disordini razziali di Brixton, con la guerra delle Falkland, con una disoccupazione che assume proporzioni mostruose e con un governo conservatore fra i più reazionari della storia del Regno.
La decadenza della vecchia Inghilterra, e la corruzione dei suoi antichi costumi, sono ormai inarrestabili.
Ma il decennio si è anche aperto con le fastose nozze del Principe Carlo con Lady Diana, avvenimento anacronistico teletrasmesso in tutto il mondo, per il quale Londra, agghindata a festa e traboccante di folla in tripudio, ha dimenticato per un giorno tutti i suoi mali.
Altri fenomeni sembrano altrettanto contraddittori e assurdi.
Fra questi per l'appunto la "blow wave".
I suoi riti si tengono in appositi club (come il Blitz) che ripropongono il clima dei cabaret di Weimar, della Boheme, del futurismo italiano e dell'Art Deco, e nei quali si esibiscono complessini vestiti in perfetto stile anni '20 oppure in sgargianti costumi fantascientifici, ai quali è consentito suonare soltanto musiche futuriste e decadenti.
L'elettronica tragica e la melodia depressa si accoppiano a un ritmo ballabile e danno origine a una forma di disco music per intellettuali.
Il punk aveva recuperato il gusto per l'iconografia estrosa e una disperata filosofia nichilista. La "Blitz wave" allarga il gioco, introducendo costumi d'epoca e pose distaccate da dandy emaciato.
I "Blitz kid" (giovani della classe operaia, studenti, disoccupati, gente che vive di espedienti) originano una sottocultura che ripropone in chiave decadente i fasti della Swinging London. Attorno a loro si forma il solito commercio di abiti in stile, magliette e poster per teenager.
E mentre gli stilisti esultano, frotte di dandy annoiati si compiacciono di mimare le pose dei loro nonni.
Steve "Strange" Harrington è l'animatore di questa Londra neo-futurista.
Capeggia con disinvoltura la moda delle mode, raccogliendo nei suoi club (come il Billy's) la crema dei poseur e dei voyeur.
Strange mette insieme due elementi dei Magazine e due degli Ultravox (Midge Ure e Billy Curie) e forma i Visage per le piste della sua discoteca futurista.
Il sound è melodico e ballabile, fine e leggiadro (Visage, 1980).
La colonna sonora del nuovo movimento è una musica assai diversa dal punk-rock, è visceralmente compromessa con il ballabile elettronico e tecnologicamente frigida, calata in atmosfere opportunamente sterilizzate.
La nuova "dolce vita" notturna è comunque parente assai stretta dei punk di strada.
Vi si ritrova la stessa sfiducia nella società, lo stesso odio per il conformismo, la stessa certezza di non poter essere altro che maschere.
La rabbia punk è semplicemente degenerata in esorcismo del nuovo mondo.
La scenografia ne riproduce l'ambiente, lo popola di mostri senza volto.
Gli Spandau Ballet
E la musica li rigenera attraverso un rituale che ha l'unico scopo di mantenerli in vita in quell'ambiente.
La mania elettro-dance è un modo per darsi un'identità, per cercare di estrarre dalla crisi qualcosa che valga la pena di viverla.
È un pretesto per giocare con la crisi, divertirsi con essa, essere orgogliosi di farne parte.
Anche questa generazione potrà un giorno parlare dei "bei tempi andati".
Nei club degli ultra-hip ultra-snob ultra-chic si celebra un rito dagli oscuri contorni psicanalitici, ma che certo segna il riflusso dei punk dalle strade ai night club.
Sono Tony Hadley e i suoi Spandau Ballet ad aprire la pista, con To Cut A Long Story Short (1980), Chant N.1 (1981), True (1983): la terza "british invasion" ha inizio proprio da loro.
La sequenza degli hit poseur, kitsch e chic di questo movimento comprende poi
- Guilty (1981) dei Classix Nouveaux di Sal Solo e
- God's Kitchen (1982) dei Blancmange.
Il 45 giri dei Bow Wow Wow:
C'30 C'60 C'90 Go
In questo clima il mestatore recidivo McLaren lancia i Bow Wow Wow che, giunti nel 1981 dall'artigianato dell'home taping con il 45 giri C'30 C'60 C'80 Go, dopo un anno di gregariato tribalista alla corte di Adam Ant in qualità di Ants dilagano con una serie di perverse fantasie sessuali (Louis Quatorze, 1981) che semplicemente sovrappongono i miagolii sessuali della quattordicenne Annabella Lwin a un incessante drumming tribale pan-africano.
In margine a questa folta pattuglia di scalatori di classifiche si possono situare anche
- i latineggianti del funk: i Modern Romance e la loro disco/salsa/rumba/swing parodistica con tanto di trombe, fischietti e tamburi (Ay Ay Ay Moosey, 1981; Best Years Of Our Life, 1982);
- i China Crisis e i loro ibridi di bossanova, reggae e afro-funk (African And White, 1982; Working With Fire And Steel, 1983); e
- gli Haircut One Hundred di Nick Heyward e le loro fanfare calypso, soul e cha-cha (Favourite Shirts, 1981; Love Plus One, 1982; Fantastic Day, 1982), meglio rappresentate su Pelican West (Arista, 1982).
Nick Heyward lasciò il gruppo dopo quell'album per registrare North Of A Miracle (Arista, 1983) e I Love You Avanue (Arista, 1986), una carriera continuata nel decennio successivo con From Monday To Sunday (Epic, 1994) e The Appled Bed (Big Deal, 1998)
In parallelo si sviluppa una corrente più matura e creativa di funky bianco, la quale unisce la depressione del dark-punk e le intuizioni del funk-punk.
Uno dei migliori album dei China Crisis: What price Paradise
Il genere esce dall'underground quando complessi come i Modern English.
Di questa corrente futurista fanno parte i "punk positivi" dei primi '80, che ricercano un equilibrio fra maniacalità e sofisticazione, e che si ritrovano in club di violenza e demonismo esasperati (il Batcave per esempio). Tali club hanno bisogno di una new wave danzabile e al tempo stesso vogliono conservare i climi suggestivi dei Joy Division.
Ian Curtis dei Joy Division
I punk positivi li accontentano con un sound depresso ma più melodico del dark, puntellato dai synth e ovviamente molto ritmato.
Il termine viene coniato dai Positive Noise nel 1981 e, come sempre in Gran Bretagna, da un pretesto tanto banale si scatena un'ondata inarrestabile di gruppi, generalmente tanto pretenziosi quanto monotoni:
- i Section 25,
- i Danse Society di Steve Rowling, più intensi e raffinati (Heaven Is Waiting, 1983);
- gli Ausgang, eredi dei Killing Joke (Solid Glass Spine, 1984; Head On, 1985; Hunt Ya Down, 1985; King Hell, 1986).
Gli unici ad ottenere risultati artistici di qualche importanza sono Shriekback e New Order!
La vera grande novità degli anni '80 è il synth-pop, il pop eseguito interamente (melodia, ritmo e arrangiamento) con il sintetizzatore.
I new Order con Gillian Gilbert in primo piano al centro, Stephen Morris (a sinistra),
Bernard Sumner (a destra in fondo) Phil Cunningham (al margino destro)
La copertina di uno dei brani "storici" del genere synth-pop
Ad inventarlo sono stati:
- gli Human League,
- i Cabaret Voltaire,
- Gary Numan e
- gli Orchestral Manoeuvres in the Dark, portando a compimento le intuizioni di Brian Eno e Ultravox.
Una parte importante l'hanno svolta proprio gli emuli di Numan, i solitari trovatori "disco", gli artigiani del bricolage elettronico, del "do it yourself", ingegneri dell'elettro-pop da supermarket fabbricato con apparecchiature domestiche, non solo "one-man band" ma addirittura "one-man orchestra", che hanno aperto orizzonti sconfinati al genere.
Il capostipite è Thomas Leer (Monochrome Days, 1979; Don't, 1981; Letter From America, 1981; All About You, 1982; Soul Gypsy, 1982; International, 1985), seguito da Fad Gadget, ovvero Frank Tovey (Ricky'S Hand, 1980; Collapsing New People, 1984) e soprattutto da Thomas Dolby.
Thomas Dolby e la sua magica "I Scare myself"
(ascoltabile su Youtube al link integrato alla foto... )
Duran Duran
Depeche Mode
Oscillano fra soul e nostalgia, fra funk e cantautorato, dosando l'elettronica e il ritmo e riscoprendo l'importanza del canto melodico.
La star di questo techno-pop di classe sarà Howard Jones.
Il synth-pop è l'applicazione radicale degli insegnamenti di Roxy Music e Ultravox.
Il romanticismo, il futurismo e la danzabilità di quei gruppi vengono esasperati in direzione della discoteca e dell'elettronica da complessi come i Duran Duran e i Depeche Mode.
Nell'era elettronica il duo si qualifica come la formazione ideale. Grazie al sintetizzatore, il duo rappresenta in effetti l'orchestra leggera ridotta al minimo indispensabile: il cantante e l'accompagnamento (elettronico ovviamente).
Marc Almond & Dave Ball,
ovvero i Soft Cell
I maestri sono gli Orchestral Manouvres In The Dark, ma quelli che lanciano il fenomeno su scala mondiale sono i Soft Cell, cioè Marc Almond, poeta performer cineasta, e il tastierista Dave Ball.
Sulle loro tracce si sono affermati gli Heaven 17.
L'altro duo che riscopre il folklore "nero" in ambito elettronico è quello degli Yazoo (poi Erasure).
Da quelle esperienze traggono profitto gli Eurythmics.
Gli Eurythmics
I duo di maggior successo della seconda generazione saranno:
- i Pet Shop Boys,
- i Naked Eyes (Promises Promises, 1983),
I Wham!
- i Wham di George Michael & Andrew Ridgeley, con i loro semplici ritornelli (Wake Me Up, 1984; Careless Whisper, 1984; Freedom, 1984; Everything She Wants, 1985), doppiati poi dal successo personale di Michael (I Want Your Sex, 1987; Faith, 1988; Father Figure, 1988; One More Try, 1988);
Questi complessi mutano radicalmente le convenzioni del divismo musicale. Se il rock and roll aveva sostituito alla figura del cantante crooner quella del cantante scatenato, se il rock dei '60 gli aveva anteposto la figura mito del chitarrista, poi esaltata dall'heavy metal, il techo-pop degli '80 fa scivolare lo scettro del potere verso il tastierista, anche se il carisma rimane sempre al cantante. In ogni caso l'addetto ai sintetizzatori non è più il tecnico accessorio, ma il vero padrone del sound, responsabile di ritmo, arrangiamento e melodia.
Un'immagine degli esordi dei
Tears for Tears
Un altro gruppo di complessi spinge il genere in direzione del funk, ottenendo una versione molto elettronica del genere da ballo "nero" per eccellenza.
I più raffinati sono i Thompson Twins e i Tears For Fears.
Dietro questi complessi-guida verranno come al solito a centinaia gli imitatori:
- i Fixx (One Thing Leads To Another, 1983),
- i Talk Talk,
- gli oltraggiosi e fatui Frankie Goes To Hollywood, inventati dal produttore Trevor Horn (Relax, 1984; Two Tribes, 1984),
- i Wang Chung (Everybody Have Fun Tonight, 1986).
L'intuizione dei Duran Duran è fondamentale: l'aspetto visivo conta quanto quello sonoro, il video-clip diventa spesso più importante del 45 giri.
Un'immagine tratta dal sito ufficiale dei Duran Duran