Il Forum delle Muse

Posts written by Filokalos

view post Posted: 8/2/2013, 10:07     Nuova luce per Akrotiri - Polimnia

Nuova luce per Akrotiri


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Il più importante sito di Santorini
ha riaperto le porte e può ora essere visitato
in condizioni ottimali, grazie a una copertura
tecnologicamente avanzata e rispettosa dell'ambiente.






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L'Isola di Santorini

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Pittura parietale di Akrotiri

Un abitato preistorico «sigillato» dall’eruzione di un vulcano, una sorta di Pompei dell’età del Bronzo: questa è Akrotiri, sull’isola di Santorini.


Un sito la cui estensione scavata, 20 ettari circa, è pari ad appena il 3% del totale!


Akrotiri era una città vivace e fiorente, fino a quando una eruzione vulcanica ne spezzò per sempre la vita, Nell'ultimo quarto del XVII secolo a.C.


Tra i ricchi rinvenimenti, divisi tra il Museo Archeologico Nazionale di Atene e il Museo di Thera Preistorica, a Santorini stessa, spiccano le pitture parietali, celebri in tutto il mondo.


La fragilità delle strutture riportate alla luce nel corso degli scavi fu evidente fin dall’inizio dei lavori, intrapresi nel 1967.



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La coperaira costruita per proteggere i resti fu realizzata con i mezzi e le tecniche di cui allora sì disponeva col risultato che chiunque, in passato, abbia visitato d’estate il sito di Akrotiri, ricorderà l'insostenibile afa - la temperatura raggiungeva presto i 50 gradi - sotto quella pesante tettoia di piombo.



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Così, la stessa Società Archeologica ha promosso, a partire dal 1994, la costruzione di una nuova copertina, affidata alla Synthesis and Research Ltd., sotto la direzione di Nikos Fintikakis, e collaudata lo scorso aprile.



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Temperatura costante


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E proprio l'architetto Fintikakis svela i dettagli dell’opera: «Varie caratteristiche rendono unico il progetto. Innanzitutto, si tratta di una copertura bio-climatica, che assicura un isolamento termico assoluto,sfruttando le aperture sui lati settentrionale e meridionale. La ventilazione che si ottiene in maniera naturale assicura una temperatura costantemente inferiore, di circa 6°C, rispetto all'esterno, garantendo il benessere termo-igrometrico. Abbiamo cosi realizzato una copertura che non richiede alcun consumo energetico; inoltre, larghe grondaie che conducono a una cisterna raccolgono l'acqua piovana, che può essere impiegata per le operazioni archeologiche. L’idea sottesa al progetto è quella di far rivivere la città antica: di riportarvi la luce e Paria, senza interferire con le strutture antiche. La copertura deve sottostare all'ambiente naturale e archeologico, non imporsi su di essi); per tale motivo, essa è come invisibile, essendo stata concepita come un prolungamento dell'ambiente stesso».



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Akrotiri ha così potuto finalmente riaprire le porte (il sito era chiuso dal settembre 2005) ed è visitabile, ma restano ancora altri passi decisivi da fare.

Innanzitutto, il Ministero alla Cultura e al Turismo deve dotare l’area archeologica di personale di sorveglianza, per il momento offerto dal Comune di Santorini.

Il sito è posto in corrispondenza di un insediamento che si ritiene risalire alla civiltà minoica, considerate le notevoli corrispondenze degli stili di manufatti ed affreschi: prende il nome dall'attuale villaggio greco che sorge presso una collina nelle vicinanze, mentre il nome originale dell'insediamento è sconosciuto.

L'ottimo stato di conservazione del sito si deve al fatto che il luogo fu ricoperto da un'eruzione vulcanica verso la metà del II millennio a.C..



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Affreschi, vasellame, arredi, avanzati sistemi di drenaggio ed edifici di tre piani sono stati portati alla luce dagli scavi, i cui lavori furono iniziati nel 1967 da Spyridon Marinatos.


Un'ambiziosa struttura moderna di copertura, creata per proteggere il sito, cedette poco prima della sua ultimazione nel 2005, uccidendo un turista; non fu registrato alcun danno agli oggetti ma il sito fu chiuso ai turisti.


Il sito è stato riaperto ad aprile del 2012, dopo la ricostruzione della copertura (orario d'apertura: 10:00 - 17:00).


Alcuni oggetti provenienti dal sito sono dislocati nel museo locale di Santorini, mentre alcuni affreschi si trovano al museo archeologico nazionale di Atene.


Un solo oggetto realizzato in oro è stato ritrovato, nascosto sotto la pavimentazione, mentre non è stato trovato alcun resto di scheletri umani.


Questo starebbe ad indicare che l’evacuazione dell’insediamento fu effettuata in maniera ordinata, lasciando poche, o forse nessuna traccia di vita.



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Gli ultimi ritocchi

E, per un sito che accoglie fino a 2000 visitatori al giorno, si tratta di una questione davvero urgente.


Cosi come è impellente il completamento del percorso, che va ancora arricchito di pannelli esplicativi e piccole esposizioni nei punti di sosta; un lavoro affidato all'esperta guida di Christos Doutnas,che si occupa di Akrotiri dal lontano 1974 e che. a ragione, avrebbe gradito che il sito fosse stato riaperto solo dopo il completamento di questo, non trascurabile, dettaglio.

A prevalere è stata l’urgenza di rendere fruibile un’importante meta archeologica; forse, per una volta, la scelta premia i visitatori.







Edited by filokalos - 8/2/2013, 13:00
view post Posted: 28/1/2013, 13:57     - Delitti Italiani
Una citazione che valorizza questa pagina è possibile trovarla in questo sito ----> LA DAMA ROSSA UCCIDE SETTE VOLTE :e vai!:
view post Posted: 23/1/2013, 07:49     Sergej Marshennikov - Pittura & Scultura


Sergej Marshennikov

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Girl in a scarf (2012)

I suoi dipinti, realizzati con colori ad olio su tela,
mostrano una femminilità delicata e sensuale.
Le sue opere sono state esposte in varie e prestigiose gallerie d' arte,
ed hanno catturato l' attenzione e il cuore di molti collezionisti.




Il pittore contemporaneo russo Sergej Marshennikov (che ha il vezzo di francesizzare il suo nome in Serge) si distingue per la raffinatezza dei suoi monotematici ritratti femminili, e la stupefacente accuratezza con cui riproduce i panneggi dei tessuti che avvolgono i corpi languidi delle modelle.



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Honey and ashes (2004) 40x80cm



A livello di tematiche e originalità, qualche buon critico potrebbe porre un sacco di obiezioni.
Ma nel Forum delle Muse nessuno pensa di avere la presunzione di superare i maestri (o tromboni) della critica d'arte limitandosi, tutt'al più, al ruolo di semplici fruitore del bello... :wub:



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Light and shadow (2004) 70x47cm



Serge Marshennikov è nato nel 1971 a Ufa (Bashkiria, URSS). Suo nonno era direttore generale di una società di allevamento di cavalli, il padre era ingegnere elettrico e la madre una maestra d'asilo.



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Solo (2005) 45x75cm



Da quanto egli stesso ricorda, Serge è sempre stato portato per il disegno, per la pittura e la scultura di qualsiasi materiale che potesse atterrare le mani.
Sin da piccolo è stato incoraggiato dalla madre a studiare ed ha avuto diversi insegnanti privati, frequentando anche svariati studi d’arte. Dopo aver ricevuto un gran numero di premi per i dipinti di acquerello e pastello, Serge decise di diventare un pittore professionista.



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The eternal lamp (2006 ) 70x40cm



Nel 1995 ha terminato il liceo artistico di Ufa ed ha continuato l'istruzione in una delle accademie d'arte più prestigiose al mondo, l'Accademia Repin delle Belle Arti di San Pietroburgo in Russia.



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The Coastal Lilies (2007) 80x90cm



Ritenuto uno dei più talentuosi diplomati dell'Accademia, a Serge è stato offerto un soggiorno per gli studi post-laurea presso lo studio di un Accademico nonché Rettore dell'Accademia, il professor Milnikov.



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Cozy Cradle (2009) 45,7x80cm



La prima mostra personale di Serge risale al 1995, anno della sua laurea, presso la Galleria "Sangat" della città natale UFA. La mostra fu un vero successo e Serge veniva subito dopo invitato ad esporre alla Artists' Union gallery.
Da quel momento Serge espone, nella stessa galleria, con una cadenza semestrale.



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Attempt to awakening (2009) 36x24cm



Trasferitosi per motivi di studio e lavoro negli USA, presso l'Università Brownwood in Texas e la Hardin-Simmons University di Abilene, durante i suoi anni successivi alla laurea ha esposto le sue opere nei dipartimenti d'arte di tali Università.



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The sun through a thin curtain (2010) 55x91cm



Serge è stato premiato con il "Chairman's Choice Award" (ovvero il miglior talento) presso l'International Art Renewal Center nel 2008/2009, ricevendo anche il Certificato di Eccellenza grazie al rilevante numero di recensioni positive ricevute per il suo lavoro. È stato inserito nella "Top 30" del 2008 dalla Società "Portrait of America".



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Dawn (2011) 85x90cm



Ultimamente i quadri di Serge sono venduti con successo attraverso aste d'arte importanti, compresa la famosa Christie di Londra e la Bonham a Knightsbridge. Il suo lavoro è molto più della domanda ed i suoi prezzi sono in costante aumento.



The Dark Mirror
The Dark Mirror (2011) 54,4x56cm



I suoi dipinti, realizzati con colori ad olio su tela, mostrano una femminilità delicata e sensuale. Le sue opere sono state esposte in varie e importanti gallerie d’arte, ed hanno catturato l’attenzione e il cuore di molti collezionisti.



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The Winter (2011-2012) 50x75



I suoi quadri sono in mostra permanente nel Museo d’arte moderna (El Paso), nel Grace Museum (Abilene), così come in molte collezioni private in Russia, Inghilterra, Danimarca, Francia e Giappone.





Edited by filokalos - 24/1/2013, 11:09
view post Posted: 21/1/2013, 12:20     Gotico - Stile

Gotico

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Diffusione
Nasce nell'Ile-de-France e si diffonde in tutta Europa
Periodo
Metà del XII-XV secolo
Curiosità
"Vennero a risorgere nuovi architetti,
che delle loro barbare nazioni fecero il modo
di quella maniera di edifici che oggi
da noi son chiamati tedeschi"
(Giorgio Vasari, Le vite).



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Giotto Maestà di Ognissanti.
1306-1310. Firenze. Uffizi.

La definizione di stile gotico si applica al fenomeno artistico che inizia in Francia attorno al 1140, in Inghilterra e Spagna alla fine del XII secolo, in Germania non prima del Duecento e in Italia ancora più tardi.
La periodizzazione dell’arte medievale in base a caratteristiche morfologiche deriva dall'architettura, ma fu poi estesa dagli storici dell’arte a pittura, scultura e arti minori, in base alla convinzione che esistesse un’unità culturale nelle varie epoche.
Il termine “gotico" compare con una connotazione fortemente negativa (gotico = barbarico) negli scritti dell'Umanesimo e del Rinascimento, tanto che un’attenzione entusiastica al gotico si ha soltanto in epoca romantica e soprattutto nei paesi nordici, in concomitanza con il recupero delle radici medievali della propria cultura nazionale.
La cattedrale gotica è l’espressione compiuta del nuovo stile e della rinnovata civiltà urbana di borghesi e mercanti.
L'impiego dell'arco a sesto acuto sostituisce la pesante volta a crociera romanica con la volta a ogiva, agile e scattante, il cui peso è scaricato dai costoloni sui pilastri; si elimina il valore della massa muraria per aprire grandi finestre, vere pareti di vetro colorato.
L’architettura romanica si converte in una struttura non più statica, basata sul forte spessore dei muri, ma in un sistema-scheletro che si libera di tutte le parti superflue e individua le forze agenti all'interno, le spinte delle volte e il peso del tetto e dei muri, allo scopo di convogliarle in percorsi verticali predeterminati.
Lo spazio si articola secondo una partitura geometrica scandita dalle direttrici verticali dei pilastri a tutta altezza e delle arcate dal profilo archiacuto.
La tensione verso l’alto, la campata quale modulo generante lo spazio interno, l'articolazione delle pareti e le grandi finestre concorrono alla dissoluzione del muro, alla “diafanità" della struttura.
Questo impianto, leggero ed elastico, priva le pareti della funzione portante e le svuota con l’apertura di grandi finestre e rosoni a vetrate policrome che irraggiano fasci di luce colorata che nella sua mutevolezza trasfigura lo spazio.
La luce, in opposizione alla penombra della chiesa romanica, diviene così protagonista della teoria figurativa gotica, per evidenziare fisicamente e metaforicamente i procedimenti logici e costruttivi sottesi alla costruzione della cattedrale, strutturata come il coevo pensiero scolastico.
Gli ampi portali strombati, gli sporti, le guglie, i pinnacoli, le cuspidi e i torrioni della facciata accentuano la dimensione verticale, simbolo della tensione verso il divino, e offrono largo spazio alle sculture: esse escono dalla struttura impietrita delle pareti a rilievo tipiche del romanico e, mantenendosi legate alla forma delle colonne che si ergono dietro di loro, diventano loro stesse parte dell’architettura.



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Cattedrale di Amiens, costruita nel 1220.


La facciata, iniziata dall'architetto Robert de Luzarches assume come principio generatore il grande rosone centrale, collocato in posizione tangente rispetto alla chiave di volta maggiore interna.
Le proporzioni della navata, molto alta e stretta, costringono ¡l rosone in una posizione molto elevata, mentre la zona inferiore dei portali si connette alla quota del triforio tramite l'inserimento di due fasce orizzontali (un ambulacro e la galerie des Rois), che sottolineano ulteriormente lo stretto collegamento tra esterno e interno.
La facciata è assai articolata, solcata da ombre profonde, sovraccarica di elementi decorativi e piani diversi di sculture, e contrasta nettamente con la severa semplicità delle parti interne.
Ricercando la massima leggerezza della struttura, l'architetto diminuisce lo spessore della facciata, che non occupa più in pianta, come a Chartres o a Reims, una campata, e inserisce davanti alle torri enormi contrafforti sporgenti, nei quali si sviluppano gli imbotti dei portali laterali.



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Cattedrale di Saint-Étienne. interno, 1195-1214. Bourges.


La ricca decorazione absidale è costituita da vetrate istoriate del cleristorio e del deambulatorio che, nella scelta tematica, sottolineano l'autorità morale del vescovo di Bourges, elevato al ruolo di primate d’Aquitania (1202) per difendere l'ortodossia cattolica dall'eresia degli albigesi.
La struttura appare molto slanciata, anche grazie alle sottili colonnine che. lasciando in vista gran parte cella muratura dei pilastri, raggiungono le volte, conferendo a queste ultime un aspetto di ariosa leggerezza.
La cattedrale di Bourges è uno dei primi edifici dichiaratamente gotici costruito a sud della Loira.
L'impianto spaziale della chiesa risulta assai dilatato, in quanto l’edificio è costituito da cinque navate, evocando il modello di Notre-Dame a Parigi.



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Profeti e regine. portale dei Re, 1145-1155, Chartres, cattedrale di Notre-Dame.


Le statue-colonna, così dette perché scolpite nello stesso blocco di pietra delle colonne della strombatura, sono elemento distintivo dei portali { gotici francesi a partire dal XII secolo.
Il fascino di queste figure risiede nel contrasto tra una forma altamente stilizzata, accentuata dalla rigidità assiale e dal panneggio a fitte pieghe verticali parallele, e una loro vitale sensibilità.
Le severe figure poggiano su piccoli piedistalli con i piedi puntati in avanti, quasi in precario equilibrio nonostante la frontalità rigida e verticale della rappresentazione.
La solenne austerità dei profeti e delle regine dell'Antico Testamento che si affacciano dagli strombi è stemperata dall'estrema raffinatezza delle decorazioni e degli ornamenti descritti da sottili incisioni con accenni naturalistici come le lunghe trecce e i riccioli delle barbe.



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Giovanni Pisano, pulpito. 1302-1310. Pisa, duomo.


Le raffigurazioni fluiscono in maniera ininterrotta creando un effetto di circolarità, dalla quale viene esaltata la plasticità delle figure. Un audace e sussultante avvicendarsi di vuoti e di pieni si rincorre nelle scene sacre incassate nelle specchiature convesse.
La vivacità dei rilievi è resa possibile dall'eccezionale padronanza tecnica dell'artefice. in grado di modulare il rilievo dallo stiacciato al tutto tondo, abilità che si traduce in una nuova consapevolezza di sé, espressa dallo scultore nel l'iscrizione che corre lungo il pulpito.
Accanto a chiari caratteri gotici, appare evidente un esplicito ripensamento all'antico, nell'iconografia (la figura della Prudenza ricorda le Veneri ellenistiche) e nella solenne composizione.
A Giovanni Pisano si deve la sterzata gotica della scultura italiana.
che si apre a una sorprendente capacità di rendere la dimensione umana dei personaggi, intesa sia come singola espressione sia come coralità di azioni.



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Ambrogio Lorenzetti,Effetti del buon governo in città, 1337-1339, Sièna, Palazzo Pubblico.


L'impostazione di questa allegoria è quella di un poemetto allegorico-didattico sul modello del Tesoretto scritto in volgare da Brunetto Latini. Lo stile è invece minuzioso e ricco di dettagli realistici, tratti dall'osservazione diretta della vita quotidiana.
È messa in scena la Siena ricca e operosa che commercia con i grandi mercati del nord (Marsiglia, la Champagne e Londra) e che ha tra le principali attività economiche quella dei cambiavalute e quelle delle corporazioni di arti e mestieri.
La città viene ritratta in tutte le svariate occupazioni che la animano: al centro nove giovani donne danzano, abbigliate in modo variopinto ed elegante, forse un'allusione al governo dei Nove, committente del dipinto.
Il pittore ci regala una limpida e particolareggiata visione ideale della città trecentesca, punteggiata di splendide architetture, in cui gli abitanti sono impegnati nelle loro attività quotidiane.
Il ciclo riveste, oltre all'alto valore estetico e formale, un’enorme rilevanza storica, rivelandoci l'aspetto, seppur idealizzato, che aveva la città nel periodo del suo massimo splendore.
Ambrogio Lorenzetti impagina un grande affresco che non si può abbracciare con un solo sguardo: la minuzia dei dettagli e delle scene invita lo spettatore a perdersi negli episodi, come quello dei muratori che costruiscono un edificio o la lezione del maestro in cattedra.



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Storia dell'imperatore e predicazione di Pietro L'Eremita, dal Roman de Godefroi de Bouillon,
1337. Parigi, Bibliothèque Nationale.


La partitura cel codice mimato è in sei riquadri e risulta molto vivace nella cromia ed elaborato nelle complesse incorniciature della pagina. Le figure seno tratteggiate da contorni mossi e veloci, eleganti e aggraziati.
Un'elegante cadenza lineare e la dinamica narrativa s animano, variando l'incedere delle figure all'interno delle singole scene e muovendo personaggi contro un prezioso sfondo che imita la policromia luminosa delle vetrate contemporanee.
Nel corso del XII-XIII secolo l’uso del manoscritto miniato si secolarizza: le officine del minio devono rispondere a nuovi tipi di committenza laica, come le università, le cancellerie, il notariato.



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Puccio di Buoniniegna. Storie della Vergine. 1288-1290, Siena, duomo.


Il trono della Vergine è rappresentato in marmi colorati, anziché in legno tornito e dorato, come si usava dipingere i troni fino a quel momento, secondo la tradizione bizantina.
La vetrata diviene nell'arte gotica elemento integrante dell'architettura. L'affermarsi dello stile gotico, caratterizzato da proporzioni allungate e da altezze vertiginose, ha come conseguenza la suddivisione delle aperture per la luce in rosoni 3 strette monofore.
A Duccio si deve il disegno o il cartone, mentre l'esecuzione fu affidata a maestri vetrai. Il pittore rifinì poi le immagini a grisaille.
La solida plasticità delle scene e il saldo impianto volumetrico sono caratteri dello stile di Duccio.
Il linguaggio figurativo gotico ha la capacità di comunicare ai sensi: la luce filtrata dal vetri colorati evoca non solo la presenza del divino soprannaturale, ma anche la bellezza multiforme e radiosa del creato.



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Storie della Vergine, dittico in avorio, 1325-1350, Firenze, Museo del Bargello.


La preziosa struttura di questo dittico in avorio policromo, di provenienza francese, rivela una raffinata concezione estetica: le scene del Y Infanzia di Cristo si svolgono al di là di un'illusionistica architettura retta da esili colonnine.
Lo spazio nei quattro riquadri imita en petit il repertorio della decorazione architettonica delle cattedrali: dalle cuspidi alle guglie, dalle giamberghe costellate di gattoni alle gallerie di archi pensili.
La profondità dell'intaglio permette di far muovere i personaggi con spigliata vivacità, così da conferire alla narrazione, pur nelle ridotte dimensioni, una certa monumentalità, come ben si vede nel l'impostazione di scorcio della figura della Vergine nella scena 6e\YAdorazione dei Magi.



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Ugolino di Vieri. Reliquiario del Santo Corporale di Bolsena. 1337-1338. Orvieto, duomo.


L'orafo senese Ugolino di Vieri che nel 1263 si macchiò del sangue realizzò questo scrigno per scaturito miracolosamente per conservare la piccola tovaglia convincere un prete scettico della posta sotto le ostie consacrate. verità della transustanziazione.
La struttura dell'opera imita la facciata di una chiesa, con guglie e pinnacoli che tripartiscono lo spazio in navate minori e una navata centrale maggiore.
Tale soluzione miniaturizza le forme architettoniche, come pure le sculture a tutto tondo, ed è assai diffusa nel Trecento.
L'artista senese adotta la tecnica dello smalto traslucido per sfruttarne le potenzialità chiaroscurali, in modo da conferire maggiore senso plastico ai personaggi che popolano le scene e all'insieme l'eleganza narrativa della contemporanea pittura senese.




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L'emblema del Gotico: la Cattedrale di Notre-Dame di Parigi!



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La novità più originale dell'architettura gotica è la scomparsa delle spesse masse murarie tipiche del romanico: il peso della struttura non veniva più assorbito dalle pareti, ma veniva distribuito su pilastri all'interno e nel perimetro, coadiuvati da strutture secondarie come archi rampanti e contrafforti.

Lo svuotamento della parete dai carichi permise la realizzazione di pareti di luce, coperte da magnifiche vetrate, alle quali corrispondeva fuori un complesso reticolo di elementi portanti.

A partire dai soli pilastri a fascio si dipana un sistema di contrafforti ben più ampio e diversificato di quello romanico: gli archi rampanti, i pinnacoli, i piloni esterni, gli archi di scarico sono tutti elementi strutturali, che contengono e indirizzano al suolo le spinte laterali della copertura, con conseguente alleggerimento delle murature di riempimento, che presentano un numero maggiore di aperture.



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Un "gargoyle" della Cattedrale di Notre-Dame



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Ma la straordinaria capacità degli architetti gotici non si esaurisce nella nuova struttura statica messa a punto: gli edifici, svuotati dal limite delle pareti in muratura, poterono svilupparsi in uno slancio verticale, arrivando a toccare altezze ai limiti delle possibilità della statica.
La cattedrale più alta costruita è quella di Beauvais le cui volte raggiungono un'altezza di ben 48,5 metri (la Cattedrale di Notre-Dame di Parigi ne misura che 33).
Questa caratteristica non fu una novità assoluta e si sviluppò probabilmente da chiese con verticalità preminente già nell'epoca romanica, in Normandia e in Inghilterra (che all'epoca formavano un'unità politica comune). Strumenti essenziali per questo sviluppo "aereo" furono:


  1. l'uso massiccio dell'arco a sesto acuto (di origine sasanide e islamica, in uso già in epoca romanica, per esempio in Borgogna), che permette di scaricare il peso sui piedritti generando minori spinte laterali rispetto ad un arco a tutto sesto;l'uso massiccio dell'arco a sesto acuto (di origine sasanide e islamica, in uso già in epoca romanica, per esempio in Borgogna), che permette di scaricare il peso sui piedritti generando minori spinte laterali rispetto ad un arco a tutto sesto;


  2. la volta a crociera ogivale, che può creare anche campate rettangolari invece di quadrate;


  3. gli archi rampanti innestati su contrafforti esterni, che ingabbiano la costruzione disponendosi dinamicamente attorno a navate ed absidi.



Dalle Terrazze del Duomo di Milano il trionfo del Gotico Italiano.

In Inghilterra si ebbe in seguito un ulteriore sviluppo della volta a crociera con la volta a sei spicchi e poi a raggiera o a ventaglio: tutte soluzioni che permettevano una migliore distribuzione del peso a favore di una maggiore altezza.
Ciò che rende affascinante l'architettura gotica è la stretta corrispondenza fra idee estetiche e innovazioni tecnologiche. L'obiettivo di rendere gli interni degli edifici sacri luminosi e ampi è raggiunto grazie all'utilizzo, sempre più perfezionato e rivoluzionario, dei principi costruttivi della volta a crociera e dell'arco acuto. L'integrazione di queste due tecniche permetterà la costruzione di flessibili campate rettangolari (non più soggette alla limitazione dell'impiego della forma quadrata come in età romanica) e la costituzione di organismi architettonici puntiformi, senza cioè che il muro abbia più funzioni portanti, svolte unicamente dai pilastri, riservando ai muri esterni una mera funzione di tamponamento. L'assenza di carico da parte della volta sui muri perimetrali, assorbito dai pilastri e dai contrafforti esterni, permetterà la sostituzione della pietra del muro col vetro delle finestre, che raggiungeranno dimensioni mai viste prima. Tutto il sistema di spinte e contro-spinte generato dalle volte a crociera e dai contrafforti, realizzati con pinnacoli e archi rampanti spostati all'esterno, costituirà un altro capitolo dell'estetica gotica, strettamente legata ad un pragmatismo strutturale che affascinerà gli ingegneri del ferro e dei nuovi materiali del XIX secolo.













Edited by filokalos - 4/2/2013, 07:47
view post Posted: 6/1/2013, 07:37     Campione del Garda - Un resort o solo una speculazione?... - Kronos
Un saluto anche a natgrasian che ha dato il suo apporto a questa discussione e ha cercato in tutti i modi di essere fedele allo spirito del Forum... :)
view post Posted: 2/1/2013, 16:01     Arriva il Bonus IRPEF per Mamme Lavoratrici - Mondo del Lavoro
Questa vecchissima pagina (5 anni per uno spazio web sono una sorta di era geologica) è diventata un riferimento per altri siti, come ad esempio ----> Huffington post ;)
view post Posted: 2/1/2013, 12:50     Daniel Gerhartz - Pittura & Scultura



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Il pittore poeta

Artista statunitense, che,
pur essendo relativamente giovane,
dipinge come se fosse nato un secolo fa.
I soggetti sono delicati, i fiori non mancano mai,
come non mancano le bellezze della natura e i bambini.
Particolarmente efficaci gli effetti di luce delle lanterne.


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Toward the East





Daniel F. Gerhartz è nato nel 1965 a Kewaskum, Wisconsin, dove ora vive con sua moglie Jennifer e i loro tre piccoli figli.



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The Beginning of Autumn



Il suo interesse per l'arte fu suscitato in età precoce, quando un amico adolescente gli suggerì di trascorrere una giornata insieme, alla fine della quale realizzò un disegno che ricordasse quel pomeriggio.



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Jasmine and Magnolia



È stato in quel momento che ha scoperto la sua vocazione.



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Warm Winds



Negli interessanti dipinti di Gerharts c'è integrità, impegno e immediatezza, subito evidenti allo spettatore.



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Goodness and Mercy



L'artista celebra nelle sue tele il mondo, la forma umana, le relazioni personali, prestando particolare attenzione ai paesaggi e agli ambienti.



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February Thaw



Gerhartz sceglie soggetti che gli permettono di esplorare e cogliere le sfide artistiche nel colore, nella luce, nell'umore dei soggetti e nelle emozioni che avranno coloro che guarderanno le sue opere.



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Water's Lily



Molte delle sue figure mostrano una certa aria drammatica che incrementa ulteriormente l'estetica e la qualità lirica delle sue tele.



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As they Dance



Ispirazione: da maestri russi, europei e americani tra cui Nicolai Fechin, John Singer Sargent, Joaquin Sorolla, Carl Von Marr, e Anders Zorn.



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Golden



Influenze: Richard Schmid, John Baitinger e Bill Parks.

Daniel Gerhartz si è affermato come un importante pittore americano tra i talenti più importanti del nostro tempo.



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Geranium Red



STUDI
- Ha studiato presso l'American Academy of Art, Chicago, Illinois.

- Ha frequentato gli atelier d'arte di Giovanni Baitinger, (Kewaskum, Wisconsin) e Richard Schmid, (Chicago, Illinois)

- Ha perfezionato la tecnica di disegno della figura con l'artista Bill Parks, all'American Academy of Art.



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Winter's Warmth



PREMI

1985 - Borsa di studio per la Facoltà - American Academy of Art.



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Growing In Grace



1998 - Chicago Municipal Art League Award.

1988 - Premio del Presidente - American Academy of Art.

1992 - John F. e Anna Lee Stacey Foundation Scholarship.

1993 - Choice Award Rendezvous Northwest, Kimball Art Center, Park City, Utah,

1993 - Premio Nona Jean Choice



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Dawn of Hope



1993 - Premio Robert Lougheed, Prix de Occidente Invitational, National Cowboy Hall of Fame, Oklahoma City, Oklahoma,

- 1998 Medaglia d'argento per la pittura ad olio, Accademia Nazionale di Mostra d'arte occidentale, National Cowboy Hall of Fame, Oklahoma City, Oklahoma.

- 1999 Prix de Occidente Invitational, (NAWA, National Cowboy Hall of Fame, Oklahoma).



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Into the night



COLLEZIONI
West Bend Art Museum, collezione permanente, West Bend, Wisconsin , 1989
Huntsville Museum of Art, collezione permanente, Huntsville, Alabama, 1997.



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Girl with Flowers






Edited by filokalos - 23/2/2017, 18:28
view post Posted: 28/12/2012, 09:01     Cistercense - Stile


Cistercense

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Diffusione
Nasce in Borgogna e si diffonde in tutta Europa
Periodo
XII-XIII secolo
Curiosità
Così scriveva san Bernardo a proposito
della decorazione artistica nelle chiese:
"Nella casa di Dio nulla rimanga che sappia
d'orgoglio o di superfluità o che possa in qualche modo
corrompere la povertà che i monaci hanno sposato
a custodia della loro virtù".




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Chiesa abbaziale, Fontenay. Esterno

Si parla di arte cistercense, in particolare di architettura, a proposito delle forme artistiche nate per l’ordine monastico fondato a Cîteaux (Cistercium), in Borgogna, dall'abate Roberto di Molesme nel 1098.

Determinante per l’orientamento estetico dello stile è l'apporto di Bernardo da Chlaravalle (1090-1150), che propone forme semplici e sobrie, il rifiuto di elementi decorativi e di complicati simbolismi. In aperta polemica con la sontuosità delle chiese dell’ordine di Cluny (fondato nel X secolo da Guglielmo d'Aquitania) egli emana norme restrittive per la costruzione dei monasteri dell’ordine: cosciente e profonda austerità tradotta In una severa e rigorosa schiettezza di forme e semplicità di soluzioni. La rinuncia a ogni eccesso figurativo determina il divieto di costruire torri e di ornare gli interni con decorazioni, dipinti, sculture, arredi e vetrate. La netta separazione tra l'area abitativa e quella lavorativa garantisce l'isolamento della chiesa e del chiostro, i luoghi dell’ascesi lontani dal mondo profano.



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Chiesa abbaziale, Interno. 1139-1147. Fontenay.
Eretta sotto il diretto controllo di Bernardo da Chiaravalle,
Fontenay prende a modello le chiese a nave cieca dell’Europa meridionale,
traducendo le istanze di rigore del fondatore dell'ordine.
La sobria navata, enorme e profonda, coperta da una volta a botte spezzata,
si struttura in un vano allungato, unico e ininterrotto, avvolto in una penombra
rotta solo da fasci di luce proiettati dai vani laterali e dalle finestre di testata.
L'architettura cistercense elimina l'ornamento perché si evidenzi la struttura.
È un linguaggio essenziale fatto di linee rette, incontri ortogonali, forme quadrate,
rapporti numerici semplici e armonici, luce bianca e pacata, ritmi binari e ternari,
unità e regolarità di spazi, razionalità insistita, assenza di decorazioni.



Il diffondersi in tutta Europa di abbazie cistercensi determina tra i secoli XII e XIII un notevole fervore edilizio, almeno al principio fedele alla severità e al rigore suggerito da san Bernardo, per poi osservare il sopravvento di elementi decorativi derivanti dalle tradizioni artistiche locali.



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Abbazia di Rievaulx, 1150 circa.
Negi primi anni del XII secolo, i cistercensi sbarcarono in Inghilterra
e vi eressero una gran quantità di chiese conventuali, oggi quasi tutte ridotte in rovina.
La chiesa di Rievaulx, fondata nel 1131 da san Bernardo, rivela la sua matrice francese
nell'alzato a tre piani suddiviso da cornici orizzontali e nel transetto sporgente.
Si nota una forte articolazione delle pareti laterali e le arcate ogivali riccamente profilate.



La concezione dello spazio negli edifici cistercensi è una concretizzazione architettonica di forme tardoromaniche, con elementi formali già protogotici, come alcuni dettagli del primo gotico borgognone, che si ritrovano per esempio in Italia a Morimondo, Fossanova, Casamari.
In Italia le abbazie cistercensi, già aggiornate sul modello francese del nascente gusto gotico, portano in ambito cittadino le novità architettoniche, utilizzate poi in cantieri religiosi ma anche laici (si pensi ai broletti o ai castelli federlciani). L'appellativo di “pionieri del gotico" dato ai cistercensi, certamente riduttivo, nel caso italiano è piuttosto efficace.



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Abbazia di Casamari. 1200-1217. Frosinone.
Casamari indica il luogo dove sorgeva la villa del console Caio Mario:
tracce di una strada e di un acquedotto testimoniano infatti
la presenza di un insediamento romano.
Qui nasce il monastero benedettino, affidato ai cistercensi di Clairvaux
(Chiaravalle) nel 1115 da papa Eugenio III.
L'intera costruzione è realizzata con nitida pietra da taglio, squadrata e levigata.
L'impianto è cistercense, con tre navate,
transetto e abside rettangolare affiancata da cappelle.
Le proporzioni sono equilibrate, l'altezza è ridotta
a favore di una maggiore larghezza.





Edited by filokalos - 4/2/2013, 07:44
view post Posted: 27/12/2012, 09:20     L’ultima stagione - Barbara Beneforti - Biblioteca


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La morte violenta di un contadino,
la vita sconvolta di una famiglia di mezzadri.
Firenze da poco capitale del regno,
le colline nei pressi di Pistoia.
La Valdibure, i suoi piccoli paesi, le sue case sparse.
E uomini e donne semplici,
lontani dalle grandi vicende che segnano
i primi passi dell'Italia unita.
La storia di un'umanità periferica e poco considerata.
Un fatto realmente accaduto.




Un uomo, forse, diventa uomo
quando ha qualche morto dietro di sé.

Luciano Della Mea



Barbara Beneforti è una "vecchia" amica del gestore di questo forum, ma è anche, soprattutto una studiosa del suo tempo e delle sue lande. Ed è soprattutto per questo motivo che si è deciso di ospitare un paio di pagine (esattamente la 61 e la 62) del suo ultimo, delizioso, libro... :wub:



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Lupicciano, vista da Valdibure

Il primo fu l’inverno più duro perché a peggiorare le cose dopo la morte dì Nando ci si misero anche la stagione poco propizia e la cattiva organizzazione di quando le case sono scombinate da un cambiamento improvviso e tutti guardano di qua e di là, nella speranza che bussi alla porta qualche creatura benefica per suggerire il da farsi.


Non abituati a comportarsi senza la guida del capo famiglia, non riuscirono a calcolare le scorte e semola e patate scarseggiarono prima del tempo.


A novembre tutto a un tratto cominciò il gelo.


Una tramontana ghiacciata che bruciò gran parte del grano appena seminato.


Sebbene tutti lavorassero il doppio, spesso la sera a cena non restava che un pezzo di pane bagnato con aceto e sale, o un neccio di farina dolce che i ragazzi sbocconcellavano accanto al fuoco, stretti l’uno all’altro per difendersi dal freddo.



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La Serafina scaldava tutto il tempo sotto la cenere i testi dei necci, li avvolgeva in un cencio e li metteva in fondo al pagliericcio dei bambini.

Dicembre fu talmente gelato che ogni sera pregava di non trovarne qualcuno morto di freddo, al risveglio.

I primi giorni dell’anno fecero sperare in un inizio quasi nella norma ma il giorno di befana scoppiò una tormenta di neve e di vento talmente violenta che neppure lo zio Martino ebbe cuore di mettere il naso fuori dalla porta.

II maltempo durò fino alla metà di febbraio.

Soffiava il vento di tramontana e da parte di Lupicciano le nuvole nere promettevano tempesta.

Allora lo zio Martino portava in casa la pala e i ragazzi filavano alla fontana, a fare scorta d’acqua che bastasse due o tre giorni, non sia mai che la neve bloccasse il passaggio alla via della Bola.



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Per passare il tempo si divertivano a tenere a mente i giorni per le calende.


Funziona cosi: bisogna guardare che tempo fa i primi dodici giorni dell’anno e pensarli alla rovescia per i rispettivi mesi.


A esempio, se il sei di gennaio fa brutto tempo allora significa che il sesto mese, cioè giugno, sarà bello.


Ma per sapere se tutto torna bisogna aspettare il venticinque di gennaio, infatti “le calende non dicono il vero se San Paolo non è nero nero”.

Quell'anno, il giorno di San Paolo venne giù una mezza alluvione che ridusse la strada in un fosso e la notte la temperatura si abbassò a tal misura che la Serafina dovette stropicciare ben bene gli occhi, appena sveglia, perché non credeva possibile di aver visto davvero tutto quel bruscello sugli ulivi, immobili e lucidi come scolpiti in tanti frammenti di vetro.

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La Carolina, molti anni dopo, si sarebbe ricordata proprio di quel primo inverno: tremava come una foglia nel suo misero scialle di lana, con le mani viola e il vento che le fischiava in faccia il nevischio ghiacciato, quella notte che si trovò a arrancare quasi fino alla morte lungo un crinale alpino di cui non conobbe mai il nome.


L’erba sparì sotto le piogge e le vacche dovettero essere nutrite a fieno ma verso febbraio anche quello cominciò a mancare.




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La dedica dell'autrice nel libro regalato al sottoscritto... ^_^

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Barbara Beneforti

Nata a Firenze nel 1968, si è laureata in Dialettologia italiana
presso l’Università di Firenze e lavora presso
il Centro antidiscriminazione della Provincia di Pistoia.

Si occupa da molti anni di fenomeni migratori.
Ha scritto:
- Piccolo dizionario dei dialetti di Badi,
Bargi e Stagno (Nueter Edizioni 1998),
- Saggio sulla situazione dialettale
nell'area emiliana del Bacino di Suviana;

con Roberto Niccolai (il marito),

- E tutti va in Francia, in Francia per lavorare
(Nuova Toscana Editrice 1998), la storia di
cinque famiglie pistoiesi emigrate nella
regione francese della Franca Contea.

Ha collaborato con vari periodici che si occupano
di storia delle tradizioni popolari e di dialettologia.










Edited by filokalos - 17/1/2013, 10:38
view post Posted: 26/12/2012, 12:55     Il grande libro dei Peanuts - Fumetti

Il grande libro dei Peanuts

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La striscia Peanuts nacque originariamente
con il titolo di Li'l Folks (personcine),
una tavola domenicale a fumetti che
comparve sul giornale della città natale di Schulz,
il St. Paul Pioneer Press, dal 1947 al 1950.
Il suo lavoro fu notato dallo United Feature Syndicate,
che decise di pubblicare la nuova striscia che
Schulz stava mettendo a punto.
La striscia era simile alla tavola domenicale,
ma presentava una serie di personaggi,
anziché tanti piccoli personaggi senza nome.




Un giorno mi sono fissato a guardare un pallone
e così è nato il volto di Charlie Brown

Charles Monroe Schulz



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Quella domenica del 13 febbraio 2000 il mondo si scoprì ingrigito e 350 milioni di lettori furono improvvisamente orfani di Charles M. Schulz che, per cinquant’anni, aveva edificato la più longeva epopea fumettistica mai creata da un uomo solo.

Il creatore di Snoopy, Charlie Brown, Linus è stato anche una sorta di padre di tutti i suoi lettori, un genio che, nella gabbia delle strip quotidiane e delle tavole domenicali, ha saputo edificare un universo a misura di bambino, dove si sono potuti riconoscere i lettori di 110 Paesi, travalicando differenze di lingua, religione e ideologia.

Lui, Charlie Brown è un perdente nato, tenero, insicuro, perseguitato da un eterno complesso d'inferiorità, innamorato (ma irrimediabilmente non corrisposto) della ragazzina dai capelli rossi.



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Linus, incostante e genialoide, è diventato insieme alla sua coperta il simbolo del disperato bisogno di sicurezza dell'uomo moderno.

Snoopy, un cane più umano degli umani, pensa, scrive e sogna di combattere (e prima o poi abbattere) il leggendario Barone Rosso.

Lucy, bisbetica e supponente, con una sola debolezza: ama (non riamata) Schroeder, il bambino prodigio che adora Beethoven.

E poi Sally, Piperita Patty e tanti altri in questo volume che raccoglie tutte le tavole domenicali create da Schulz negli anni '90.



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Il grande libro dei Peanuts - Le Domenicali degli Anni 90” (Dalai Editore, pp. 272, € 40), conclude la titanica opera di raccolta dell’intero opus creativo di Schulz e il volume si chiude proprio nel giorno della morte del settantasettenne cartoonist, che un destino bizzarro ha fatto coincidere con la data di pubblicazione della sua ultima tavola domenicale (le daily strip invece erano terminate già il precedente 3 gennaio), rendendone così inscindibile la simbiosi con il mondo di carta e china da lui edificato. Dalla prima strip, del 2 ottobre 1950, fino a quest’ultima tavola domenicale, la fortunata saga dei Peanuts si è evoluta, approfondendo la psicologia dei protagonisti, aggiungendone nuovi e lasciando in disparte quei personaggi narrativamente meno funzionali.

Nel volume si apprezza la dedizione di un cartoonist che, fino al suo ultimo respiro, ha elevato a opera d’arte la vita quotidiana, con un segno grafico sintetico e raffinatissimo al tempo stesso.



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Il Film dei Peanuts


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La Twentieth Century Fox Animation e i Blue Sky Studios hanno acquisito i diritti per la realizzazione di un film basato sull'amato e iconico franchise Peanuts di Charles Schulz. L'accordo arriva la culmine di due anni di trattative - basati sulla direzione creativa del film - tra lo Studio e i membri della famiglia Schulz. L'accordo è stato annunciato pochi giorni fa da Vanessa Morrison, presidente della Twentieth Century Fox Animation.

Il film, senza ancora un titolo, uscirà nei cinema il 25 novembre 2015. Il 2015 segna il 65esimo anniversario del debutto della striscia a fumetti dei "Peanuts" e il 50esimo anniversario dello speciale televisivo, "A Charlie Brown Christmas."

Charles Schulz ha disegnato la più popolare e influente striscia a fumetti di tutti i tempi, che è stata letta quotidianamente da 355 milioni di persone in 75 paesi. Oltre alla famosa striscia, gli speciali televisivi delle vacanze dei Peanuts come "It's The Great Pumpkin, Charlie Brown" hanno vinto Premi Emmy e continuano ad essere gli speciali più seguiti durante il prime time in TV.

Steve Martino dirigerà il film dei "Peanuts"; precedentemente, ha portato sul grande schermo (con Jimmy Hayward) "Ortone e il mondo dei Chi" della Fox/Blue Sky. Martino ha anche diretto (con Michael Thurmeier) il recente successo della Fox "L'Era Glaciale 4: Continenti alla deriva." La sceneggiatura è di Craig Schulz con il team di scrittori composto da Bryan Schulz e Cornelius Uliano. Craig Schulz e Bryan Schulz, rispettivamente figlio e nipote di Mr. Schulz, insieme a Uliano, saranno i produttori.



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Un ruolo chiave per l'accordo è stato giocato da Neil Cole, chief executive officer e presidente dell'Iconix Brand Group (NASDAQ: ICON), la quale, in una joint venture con la Charles M. Schulz Creative Associates, formò la Peanuts Worldwide nel 2010, casa della proprietà globale dei "Peanuts".


Ralph Millero, direttore dello sviluppo della Twentieth Century Fox Animation, ha lavorato fianco a fianco con Morrison e con la famiglia Schulz per assicurarsi i diritti della proprietà.


Vanessa Morrison ha commentato: "Siamo eccitati dal fatto di poter lavorare con la famiglia Schulz e la Iconix e onorati di poter portare i personaggi dei Peanuts sul grande schermo. Tutto è cominciato con il nostro amore e rispetto per il lavoro di Charles Schulz.
Ringraziamo la famiglia Schulz e la Iconix per permettere alla Fox e alla Blue Sky di portare la propria visione alle nuove generazioni di spettatori."

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Neil Cole, CEO della Iconix Brand Group
con alcuni componenti della stessa società



Craig Schulz, presidente della Charles M. Schulz Creative Associates, ha commentato: "Abbiamo lavorato a questo progetto per anni. Abbiamo capito che i tempi erano giusti e la tecnologia è ad un punto che ci permetterà di creare questo film. Sono eccitato per la collaborazione con Blue Sky/Fox per creare il film dei Peanuts che sarà legato alla striscia e continuerà l'eredità in onore di mio padre."


Neil Cole, CEO della Iconix Brand Group ha dichiarato: "Questo è un enorme passo per il brand dei Peanuts. Gli amati personaggi, Snoopy, Charlie Brown e tutta la banda uniscono tantissime generazioni da tutto il mondo.
Questo film ci darà un nuovo strumento per raggiungere gli appassionati di tutto il mondo e mostrare la forza del brand dei Peanuts".




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Intervista Virtuale a Charles Monroe Schulz



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Come spiega il successo dei Peanuts?
Ho proposto il fumetto di Charlie Brown per la prima volta nel 1950 alla United Features Syndicate e da allora è divenuto molto popolare. Credo sia stata la semplicità di questi personaggi a colpire il pubblico.

Perché ha scelto di raccontare le storie di Snoopy e Charlie Brown attraverso il fumetto?
Il fumetto è fruibile a tutti, grandi e piccini. L'immagine dice più della parola. Così se un bambino prende un fumetto di Snoopy, anche senza saper leggere, capirà quel che vi è rappresentato, il messaggio che l'autore vuole dare. Una foto dice più di un testo. Anche le copertine dei libri sono molto simboliche.

Schulz e Charlie Brown. È la stessa persona o sono due persone diverse?
Sono l'uno il riflesso dell'altro.

Come è nata quest'idea?
Amo il disegno sin da piccolo ma adoro anche lo sport. Ha notato che nella maggior parte degli sport il protagonista principale è un pallone? Ebbene, un giorno mi sono fissato a guardare un pallone e così è nato il volto di Charlie Brown.



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A proposito... auguri di buone feste a tutti ;)

Senza contare che lo sport è il passatempo preferito dei maschi...
Talvolta anche delle femmine. Le donne sanno essere molto più volitive degli uomini.

Charlie Brown, Linus e Schroeder da un lato, Lucy e le altre dall'altro. Una guerra tra i sessi?
Più o meno. Anche se non la definirei proprio così. C'è una giusta contrapposizione.

Quale?
Quella che da sempre contraddistingue gli uomini e le donne di cui le dicevo poco fa. Gli uomini sanno quello che vogliono, le donne lo sanno sempre.

Prima di disegnare una nuova vignetta ha già in mente la storia che vuol raccontare?
No. Tutto nasce dal mio rapporto con la realtà. Prima di saper disegnare, scrivere o dipingere bisogna saper osservare. Solo così possiamo permettere al mondo esterno di penetrare dentro di noi.

Gli adulti nei suoi fumetti vengono nominati, ma non appaiono mai.
Trovo splendido che ad insegnarti la vita sia un bambino.

Un modo come un altro per dirla come Ghandi: sono le cose semplici che mozzano il fiato. ^_^






Edited by filokalos - 26/12/2012, 18:14
view post Posted: 24/12/2012, 17:34     Viaggio sentimentale tra i profumi del mondo - Venere


Viaggio sentimentale tra i profumi del mondo

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Le essenze sono segni
per Jean-Claude Ellena.
Naso di gran lusso.
Che in un libro racconta
il suo laboratorio creativo


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Jean Claude Ellena
Si autodefinisce "artigiano" della profumeria
Ha iniziato a lavorare a Grasse e poi,
nel 1968, alla scuola di Givaudan in Svizzera.
Dal 2004 è profumiere esclusivo di Hermès.

Jean Claude Ellena, nato sessantacinque anni fa a Grasse, nella terra dei profumieri, negli anni ha creato boccette famosissime: dalla prima, lo storico First di Van Cleef, passando per Bulgari e Cartier, fino a diventare nel 2004 il profumiere esclusivo di Hermès (suo è per esempio Terre d'Hermès).

Da qualche mese è uscita l'edizione italiana del suo libro-diario, Viaggio sentimentale tra i profumi del mondo (Salani).

Jean-Claude Ellena ha raccolto e collezionato tutti i momenti più significativi della sua esperienza come profumiere esclusivo di Hermès e come lui stesso ha rivelato:
«Molti elementi della mia vita vertono su quella particolare forma di espressione che è il creare un profumo.
I miei pensieri quotidiani spesso mi riportano a questa realtà e in ogni caso finiscono sempre con il ritornarvi, come se fosse il vero filo conduttore della mia vita.
Gli odori sono le mie parole. Ho tenuto questo diario per un anno intero, annotando talvolta con assiduità e metodo, talvolta in modo pigro, distratto e saltuario, ma sempre con il desiderio di mostrare uno spiraglio nella vita di un 'naso'».



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Eau de parfum Terre d'Hermès
Risale al 2006.
La freschezza del pompelmo e dell'arancia
sono accentuate da una nota di shiso,
pianat asiatica dagli aromi di scorza e menta.
Le note boisé, calde ma non secche
conferiscono morbidezza a questa fragranza.

Sotto il suo sguardo - acuto, penetrante, sorprendentemente poetico - scorrono tra le pagine sequenze suggestive di luoghi e impressioni, da Parigi alla Provenza, dall'Italia del sud al Giappone, passando attraverso la Russia e la Cina; madeleines olfattive e colorate, evocazioni di immagini legate all'arte, alla letteratura e agli autori più amati, come Jean Giono. Arricchito da un prezioso 'ricettario' che invita il lettore a comporre gli elementi per produrre l'aroma del gelsomino, della pera, dello zucchero filato, Viaggio sentimentale tra i profumi del mondo è un omaggio, tra le altre virtù, all'intuito, alla curiosità e all'immaginazione.


Come si crea un profumo? Attraverso quale alchimia di essenze, suggestioni, infiniti tentativi di accumulazione e sottrazione di elementi naturali e procedimenti chimici?

La risposta, senza dubbio sorprendente, di Jean-Claude Ellena, creatore di First di Van Cleef and Arpels, Eau Parfumée di Bulgari, di Terre d’Hermès, che dal 2004 compone in esclusiva per Hermès, è che gli odori si scrivono. Sì, proprio così, perché se l’essenza di qualunque atto creativo sta nell’attività di trasformazione, allora un “naso” che compone una nuova profumazione si avvale di un processo niente affatto diverso da quello seguito dalla mano di un romanziere, dall’occhio di un pittore o dall’orecchio di un musicista.

Uomo del Sud, è nato a Nizza e si divide tra Cabris dove ha il suo studio-laborario e la casa sulle colline di Grasse dove vive, Ellena è un poeta degli odori, che con questo suo “Viaggio sentimentale tra i profumi del mondo” ci porta dentro il proprio laboratorio creativo di “profumiere” d’eccellenza.



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Voyage d'Hermès
Risale al 2010 la fragranza che ripercorre con l'olfatto
le sensazioni procurate da un viaggio.
Per il lato dinamico è stato pensato a un accordo speziato,
vivificante, energetico a base di pepe, agrumi, coriandolo.
Per la parte comfort il profumo è stato lavorato
con i muschi bianchi e l’ambra, la vaniglia.

Non è un caso che in questo libro ci confessi che lo scrittore al quale si sente più vicino, a cui ricorre ogni qual volta «mi sento perso, per ritrovare la strada», sia Jean Giono, l’autore francese, nato anche lui in Provenza e morto nel 1970, per il quale la natura della sua terra costituiva fonte d’ispirazione primaria e imprescindibile.

Come scrive Ellena: «Da quando compongo profumi, ho scoperto, ideato degli “allettamenti”, come quegli incipit, quelle note musicali d’apertura, quelle immagini iniziali che si studiano a lungo per catturare l’attenzione del lettore, dell’ascoltatore, dello spettatore».

E, ancora, citando Giono, chiarisce: «Il lavoro d’espressione si fa nell’intelligenza del lettore; da lì il suo piacere e la soddisfazione, l’appagamento e la gioia che ne trae».

Nel libro, che è poi un anno del diario da lui tenuto nel 2004, tra frustrazioni e momenti di autentica gioia per arrivare esattamente a quel risultato, viaggi alla ricerca di un certo Bergamotto siciliano, e mostre d’arte come quella di Lucian Freud al Centre Pompidou di Parigi, Ellena racconta tra l’altro di un mercato di Ventimiglia, dove si reca con la sua compagna in un giorno di particolare insoddisfazione.

Quel giorno, si è in autunno, le bancarelle propongono piccole e scure pere invernali color carminio.



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Un Jardin en Méditerranée
Bergamotto, fiori d'arancio,
lentisco, fico e cedro rosso
per un profumo che invita a scoprire
un angolo segreto del Mediterraneo,
in un luogo esotico non lontano
da Hammamet in Tunisia.

Lui affonda il naso in una delle cassette, e ha la sensazione che quell’odore «vasto e penetrante» possa servirgli.

Prova una tale gioia a rubarlo che annota sul suo taccuino nomi, materiali, intuizioni, insomma, un abbozzo di formula. Ma, avverte: «Il ritratto olfattivo che comporrò in laboratorio non sarà la riproduzione di quanto ho !utato, ma l’immagine dell’odore impresso nella memoria».

Appunto, la memoria, altro elemento fondamentale in qualunque processo creativo: chiunque abbia scritto una sola pagina in vita sua, sa che non c’è niente di più offensivo per la letteratura della stolida fedeltà al ricordo: dal momento che l’unica verità possibile sta nell'invenzione.

Dunque, nell'universo poetico di questo creatore di profumi, gli odori sono segni, che presi separatamente non hanno alcun rapporto con la cosa espressa. Così che l’Eau Parfumée au thé vert di Bulgari non ha mai contenuto del tè, Un Jardin sur le Nil di Hermès del mango, «anche se il pubblico li ha “sentiti”».

E poiché la natura è complessa, basti dire che esistono cinquecento molecole per l’odore di una rosa, anche di più per il gusto del cioccolato, a Ellena non restava altro che organizzare una «semantica olfattiva», in grado di combinare quei significati in odori complessi, in profumi.

E ai lettori curiosi di sperimentare, Ellena regala, in coda al testo, un “ricettario” di profumi, semplici, almeno in apparenza, da realizzare a casa propria. Magari, “tradendo” (e dunque inventando), a loro volta, la formula originaria.^_^



Fuori dagli schemi



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Che si tratti di un personaggio fuori dagli schemi lo si intuisce dalle sue creazioni olfattive. Jean Claude Ellena è davvero un uomo, ancor prima che un "naso", fuori dagli schemi.

Proprio come le fragranze create nel corso di 40 anni circa, alcune divenute dei must have della profumeria.

La prima domanda che viene da rivolgergli è perché questo libro e lui, in un'intervista, ha così risposto:

«Mi piace scrivere e volevo raccontare alla gente questo mestiere. È il terzo libro che scrivo, gli altri due erano saggi più tecnici sull'arte della profumeria. Questo invece è un vero diario, scritto dietro consiglio di un amico giornalista che conosce il mio amore per la scrittura e che mi ha convinto a scrivere un libro sul mio mestiere».

Come mai la forma del diario?

«Ho iniziato a scrivere senza uno scopo ben preciso e senza una regola, un giorno una pagina, un altro due… e con l'intento di far capire alla gente questo curioso mestiere. Poi una sera, per puro caso a una festa, ho conosciuto un editore che mi ha chiesto se potevo scrivere un libro et voilà, l'avevo già pronto in un cassetto, scritto ancor prima che fosse venduto!».

Si comincia fin da qui a intuire dove sta la particolarità dell'uomo.

A questo punto, dato il legame esclusivo che lo lega a Hermès, ci si chiede che cosa significhi lavorare per un marchio così particolare, emblema del lusso più sofisticato e vero e soprattutto un'azienda che non fa parte di uno dei grossi gruppi oggi dominanti il fashion system: «Hermès per me è un sogno che mi permette la totale libertà di creazione, per me un vero lusso. Quando ho deciso di lavorare per questo marchio, ho voluto fissare poche ma precise regole dicendo: lavorerò duramente a condizione che le decisioni sulle mie creazioni appartengano solo a me».



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Eau Claire des Merveilles
Una fragranza animata da un accordo boisé, ambrato e balsamico,
caratterizzata da linfe e resine intrecciate a spezie fresche e scorze acidule.
È un mix sensuale che non passa di certo inosservato.

E così è accaduto, andando incontro a quello che è sempre stato uno dei credo fondamentali di Jean Louis Dumas, ex Presidente del brand: "sono gli artisti e gli artigiani a fare Hermès e non il contrario". Certo non il marketing!

Come confessa lo stesso Ellena: «Quello che mi ha sempre interessato è andare per tentativi, fare errori ma percorrendo un cammino in piena libertà. Perché Hermès è una famiglia prima che un'azienda, con tutti i pregi e i difetti. Ci si scambia idee, opinioni, esperienze, si litiga anche ma tutto ti arricchisce, tutto accresce e valorizza la tua esperienza giorno dopo giorno, si crea una sinergia e un'energia creativa coinvolgente». Ellena conclude con una frase che mi colpisce: «Hermès è una religione, come una chiesa. Alcune aziende invece sono organizzate come caserme, io preferisco la religione».

Per quel che riguarda specificamente il suo mestiere, vale a dire la creazione di profumi, è importante un concetto espresso nel libro, o meglio una frase: "L'approccio estetico della composizione non si elabora più con la somma di accordi ma con una visione di insieme".

Per chiarirlo Ellena cita Cartesio e Pascal, il metodo matematico e analitico contro quello pascaliano: «Pascal diceva che per comprendere il tutto occorre partire dal dettaglio e questa è la mia visione. Quando creo un profumo, ho tutti gli ingredienti su un tavolo e poi li provo, li associo, li combino. E' una creazione "globale". Questo intendo quando parlo di "approccio estetico", applicabile a tutte le arti. Io non parto da accordi predefiniti, non dico: voglio creare un jus boisé, vanigliato, fiorito… parto dal singolo ingrediente, so come una parte contribuirà al tutto. E penso che alla fine il risultato sia più personalizzato, anche se il percorso è più lungo e più difficile».



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Lo spot riservato al profumo
Terre d'Hermès, ispirato alla Terra e al Cielo...

Se gli viene chiesto qual è il suo ingrediente o accordo preferito, Ellena risponderà che non c'è, perché utilizza tutte le materie.

Se partisse già da ingredienti o accordi pre-definiti sarebbe come scegliere a priori le parole per scrivere un libro, fortemente limitante.

Sarà forse questo il suo segreto, la sua firma? Cambiare sempre sorprendendo e non ripetendosi mai? :hmm:

In effetti il concetto è ancor più rimarcato quando racconta la storia della nascita di una delle sue fragranze simbolo, un vero classico ormai: Voyage d'Hermés. Un percorso fatto di sensazioni intorno alle quali vengono costruiti accordi, solo sensazioni legate al viaggio e ingredienti evocativi.

Domandandogli qual è il suo profumo preferito, quello di cui va più fiero e dirà che non ce n'è uno, perché considera il suo lavoro come un cammino, un percorso anche se rivelerà che: «Per la verità, c'è un profumo che ho adorato fin dalla sua nascita, creato per Revillon nel 1976 e che non ha avuto un gran successo. Ecco quella è la creazione della quale vado più fiero, perfetta, anche tecnicamente. Per il resto, mi pare di aver fatto un buon lavoro». ;)





Edited by filokalos - 24/12/2012, 19:55
view post Posted: 10/12/2012, 09:56     Romanico normanno - Stile


Romanico normanno

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Cattedrale di Cefalù, 1131-1170.


Diffusione: Sicilia
Periodo:1130-1200 circa
Curiosità: La convivenza tra popolazioni e religioni diverse
si riflette dal Vicino Oriente alla Sicilia di Ruggero II,
dove le moschee rimangono aperte al culto.





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Castello Normanno di Paternò (CT)

La conquista normanna della Sicilia, celebrata nell'incoronazione a re di Sicilia di Ruggero II nel 1130, riporta l’isola, dopo due secoli di dominio arabo, nel seno della cultura occidentale.

Al loro arrivo i normanni trovano l'isola depositaria di una cultura sotto l'influenza da un lato delle forme bizantine, dall'altro dei modi linguistici e decorativi islamici.

La forte presenza dell’islam sull'isola e l’atteggiamento tollerante dei normanni, sia verso gli arabi sia verso Costantinopoli e il cristianesimo romano, contribuiscono alla, compenetrazione di forme artistiche islamiche e bizantine nelle chiese di rito latino e nei meravigliosi edifici di corte; i nuovi conquistatori riescono ad assimilarle in un sincretismo figurativo di altissima qualità artistica, fortemente rappresentativo del loro potere.

Tema dominante in architettura è quello della massima evidenza alla crociera intesa come nucleo centrale di tutto l’impianto, grazie all'uso di effetti prospettici e chiaroscurali, come arcate cosi ampie e alte da provocare la sensazione visiva della fusione dello spazio.

Dalla metà del XII secolo cominciano a manifestarsi alcuni elementi caratteristici della fase tardo-romanica: l'articolazione ricca, a volte esagerata, degli esterni, in particolare delle absidi, la copertura a volta stellare di tipo orientale, il gusto della decorazione con intarsi di pietra, volte a stalattite con effetti manieristici, mosaici rutilanti d’oro.



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Duomo di Monreale, esterno dell'abside, fine del XII secolo.
La vistosa decorazione esterna ad archi intrecciati, decorati e bicromi, è in stile chiaramente islamico.
L'apporto delle maestranze arabe appare evidente nel nitido incastro dei volumi architettonici
e nella fantasia coloristica che vivacizza la parte absidale, grazie al continuo intreccio di archi sovrapposti e di cornici.
La monumentalità delle proporzioni basilicali, il fasto dell’ornamentazione interna ed esterna
(con complesse tarsie colorate di ascendenza campana ma d'intonazione islamica),
il chiostro ricco di pregiatissimi intagli aggiornati alla scultura romano-campana fanno del duomo di Monreale
un capolavoro del sincretismo artistico normanno.
Il duomo di Monreale è l'ultimo, grande edificio sacro della stagione normanna.



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San Giovanni degli Eremiti a Palermo

La straordinaria varietà e la diversa provenienza degli elementi decorativi, bizantini, islamici, catalano-provenzali, qualifica i tratti eclettici di un’arte inscindibile dall'ambiente raffinato di corte.

Alcuni edifici civili non trovano eguali in Europa per numero e varietà tipologica: il palazzo, le ville suburbane, i padiglioni e i chioschi, come la torre Pisana nel palazzo reale di Palermo e le residenze estive.

La Ziza e la Cuba, con corsi d'acqua artificiali che sgorgano dalle sale di rappresentanza per sfociare nei giardini e rievocare la frescura del paradiso, presentano forme architettoniche cubiche disposte in modo assiale e simmetrico di chiara derivazione islamica.



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Cappella Palatina -Palazzo dei Normanni, interno, prima metà del XII secolo, Palermo
Anche il soffitto a stalattiti e alveoli va attribuito a maestranze islamiche,
che si sbizzarriscono in temi profani comprendenti musici, danzatrici, personaggi
che godono delle gioie del cibo e del vino.
Di schietta derivazione islamica sono le colonne classiche su archi acuti,
la cupola affiancata da due volte a botte,
la sontuosa serie di mosaici eseguiti da maestranze bizantine, il soffitto ligneo dipinto.
Questa chiesa è spazio privato del re, ma al contempo luogo aperto ai suoi intimi.
Il pavimento intarsiato di marmi preziosi, pur caratterizzato da motivi circolari di tradizione bizantina,
presenta nel transetto e nella navata centrale complicatissimi intrecci stellari di gusto arabo,
ai quali fa eco il raffinatissimo soffitto intagliato, pure dominato nei lacunari dal motivo a stella.
Frutto di un innesto tra la pianta centrale greca e quella longitudinale latina,
la cappella è oggetto di sperimentalismi ottici volti a slanciare l'edificio,
come i capitelli di altezza crescente e il pavimento leggermente ascendente verso il presbiterio.





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Santa Maria dell'Ammiraglio, detta La Martorana - Soffitto con mosaici, prima metà del XII secolo, Palermo.
La decorazione musiva richiama la fase più antica della decorazione della cappella palatina.
L'estetica neoplatonica, diffusa alla corte di Ruggero II, privilegia i materiali riflettenti e dorati,
perché la luce è vista come manifestazione del Logos, ossia di Dio.
Questa magnificenza di ori e colori, nutritasi dell’abilità di mosaicisti e scalpellini bizantini,
di stuccatori e intagliatori di legno arabi, vuole intenzionalmente rievocare
la ricchezza e il rutilante splendore del Vicino Oriente,
dove Giorgio di Antiochia era nato.
Una gran attenzione a penetrazione della luce caratterizza
l’erezione di quei cappella privi a croce greca,
in onore del più fidi collaboratore di Ruggero,
il poliglotta Giorgio di Antiochia,
detto "l'Ammiraglio" dal termine arabo amir ("comandante").
A mano a mano che la decorazione si avvicina al fedele,
il tema divino cede il posto all'umano,
sotto le vesti dei santi e dei religiosi che
costituiscono il ponte verso il mondo ultraterreno.



Edited by filokalos - 4/2/2013, 07:45
view post Posted: 7/12/2012, 17:13     Quando la musica emoziona - Psicologia
Fatto ! ^_^

E grazie per avere gradito il "travaso" del suo articolo in questo angolo di Web... ^_^


Spero... :o no?:
view post Posted: 7/12/2012, 12:24     Romanico - Stile


Romanico

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Dettaglio della statua dedicata a Uta Schauenburg
nell'Abbazia di Ognissanti a Baden-Württemberg



Diffusione: Si manifesta quasi contemporaneamente in tutta l'Europa cristiana.

Periodo: XI-XIII secolo

Curiosità: Gli artisti si sentono come nella nota definizione
del filosofo Bernardo di Chaities (inizi del XII secolo)
nani gigantium humens sidentes,
"nani seduti sulle spalle dei giganti",
all'ombra dell'arte romana antica.

Terminologia: Nella lingua francese dove la denominazione
fu inizialmente adoperata, il termine roman indica tanto
lo stile artistico quanto il fenomeno linguistico e letterario,
a differenza dell'italiano che usa accanto a "romanico"
l'aggettivo "romanzo" per riferirsi alla lingua.




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A partire dall'anno Mille, nella scia di una diffusa ripresa economica, l'Europa è investita da un inarrestabile processo di rinnovamento sociale e politico che segnerà la nascita di una nuova coscienza culturale, il fiorire di manifestazioni artistiche e uno straordinario fervore edilizio in tutta Europa, culla delle future arti nazionali.

Fondamentale per il rinnovamento della produzione artistica è il ruolo delle città, che rinascono grazie al crescente sviluppo demografico e ai commerci.

La ricchezza e la varietà degli esiti che caratterizzano la stagione romanica sono ben documentate nei cantieri delle cattedrali, dove si sperimentano soluzioni costruttive e si afferma un nuovo linguaggio figurativo attraverso i complessi programmi iconografici delle decorazioni pittoriche e scultoree.

Il termine "romanico" fu usato per la prima volta nel 1818 da De Gerville per definirne il carattere romanzo, in opposizione a quello germanico che allora si attribuiva all'arte gotica, intesa come al di fuori della tradizione classica.

Si sottolinea così il significato di spontanea rinascita delle forme dell'arte romana e l'analogia con la contemporanea formazione delle lingue romanze, cioè neolatine.



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Bernardus Gelduinus.
Cristo in mandorla. 1096 circa.
Tolosa, Basilica di Saint-Semir

Nuovi strumenti e capacità rivelano un atteggiamento diverso nei confronti dell'arte antica: non più supino riadattamento di modelli insuperabili, ma per la prima volta la consapevolezza da parte delle botteghe artistiche
di poter imitare, anzi emulare, le forme, le tipologie, le raffigurazioni dell'arte romana.

L'arte romanica esprime la forza e la potenza del modello romano rinnovato alla luce della spiritualità medievale, la saldezza e la possanza delle masse, l'imponenza e la severità delle architetture, i volumi compatti e la fermezza dei decori.

È un'arte enciclopedica che assume un carattere di universalità e trionfa in tutto il mondo cristiano europeo: celebra nella costruzione di edifici religiosi e nella loro decorazione plastica, per l'orgoglio cittadino o degli ordini monastici, la pienezza di robuste e salde proporzioni e la monumentale articolazione dello spazio.

Il primato spetta all'architettura: la decorazione scultorea si sottomette alle sue necessità e ne sottolinea i punti sensibili, come capitelli, architravi, portali, pilastri; non valica i limiti del proprio campo, rimanendo all'interno di cornici ben delimitate; la figurazione tende a occupare tutto lo spazio disponibile; le forme si generano le une dalle altre per analogia metamorfica.

La facciata della cattedrale romanica, nel punto chiave dei grandi portali, svolge una funzione didattica ed edificante nei confronti del fedele con l'illustrazione di temi del Vecchio e Nuovo Testamento, mentre nelle parti decorative una varietà di figurazioni mostruose, libere derivazioni dall'antico e dal mitologico, e intrecci metamorfici si susseguono con inesauribile fantasia.

Durante l'ultimo ventennio dell'XI secolo e i primi anni del XII in molte regioni francesi giungono a maturazione opere architettoniche dalle soluzioni innovative, sia sotto l'aspetto tipologico sia sotto quello linguistico e decorativo.



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Chiesa di Notre Dame la Grande. Facciata. 1130-1150. Poitiers.

La facciata, chiusa tra due pilastri a fascio coronati da edicolette a pigna, presenta il portale fiancheggiato da due arcate cieche e il finestrone superiore da due ordini di loggette.
La ricca decorazione scultorea a statue e rilievi ha funzioni didascaliche e didattiche, esibite all'esterno, sulla piazza che invita il fedele a entrare.
Questo tipo di facciata inaugura il motivo dei tre portali fortemente strombati e riuniti a contatto, ì adottato in seguito anche ; dall'architettura gotica.
L'esterno di Notre-Dame-la-Grande presenta novità significative, a partire dalla profusione della decorazione scultorea.
Grandi arcate cieche segnano l'orditura dei fianchi, corrispondente alle partiture interne.




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Chiesa Abbaziale di Notre-Dame, interno, metà del'XI secolo, Bernay

Per quanto l'edificio si conservi solo parzialmente, esso mostra evidenti i caratteri più significativi del romanico, che avranno lunga vita nell'arte della regione anglo-normanna.
Tra le prime manifestazioni dell'architettura romanica in Normandia, la chiesa a tre navate presenta elementi tipici del romanico: i capitelli cubici dalla ricca decorazione (su uno si legge il nome dall'autore Zembardus), le arcate costolonate. i pilastri polistili. Il transetto è aggettante e absidato e termina nel profondo coro, anch'esso, come il corpo maggiore, a tre navate. L'interno mostra la pienezza di robuste e salde proporzioni, la saldezza e la potenza nell'articolazione dello spazio, la forza delle membrature architettoniche.



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La tribuna del Coro (jubè) del Priorato di Serrabone. 1151 circa.

La tribuna del coro (jubé) presenta una ricca sene di protomi umane e animali punteggia la cornice superiore e la base degli archi: esse emergono con forza rispetto ai rilievi appiattiti circostanti: la scultura romanica si affaccia cosi con salda potenza e volume aggettante i capitelli delle colonne e i pilastri raffiguranti animali affrontati (leoni, grifoni), personaggi umani (anche mitologici, come centauri e atlanti), soggetti religiosi (l'angelo che combatte con il diavolo); essi simboleggiano l'eterna lotta del bene contro il male e la costante presenza del divino, ma anche l'inesauribile fantasia di figurazioni e bestiari fantastici tipica del romanico.
Sostenuta da colonne, singole o gemine, e da pilastri, con volte a crociera dagli spessi costoloni (la cui funzione è meramente decorativa) la tribuna separa la parte della chiesa destinata ai fedeli dall'altare e dal presbiterio riservato al clero.
Questo rarissimo jubè in marmo rosato, nella diocesi di Elne ai piedi dei Pirenei, capolavoro della scultura romanica, occupa l'intera larghezza della chiesa e spicca per la possanza e la massiccia saldezza delle forme.




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Wiligelmo, Storie di Caino e Abele inizi del XII secolo. Modena, duomo.

Le figure di Wiligelmo rappresentano una svolta, un risveglio della forma rispetto alla scultura dei secoli precedenti, graffita e piatta, senza corpo e peso, volume e ombre: qui esse emergono dal fondo, acquistano spessore e una massiccia definizione plastica.
Le notevoli dimensioni delle figure, poste entro arcate che disegnano e non racchiudono lo spazio, la scelta del profondo rilievo, la solidità dei corpi vivi, la qualità dei ricercati particolari testimoniano il vertiginoso livello raggiunto da Wiligelmo nei primi anni del 1100.
La scultura romanica echeggia le forme antiche romane, non solo nell'articolazione plastica e volumetrica, ma anche in alcuni soggetti iconografici, come per esempio i due geni della morte con le faci spente scolpiti da Wiligelmo in un'altra porzione di questo fregio.



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Gislebertus. Giudizio universale, portale. 1120-1140. Autun, cattedrale di Saint-Lazare

Pur manifestando nel trattamento dei volti qualche affinità con le sculture di Cluny, dove potrebbe essersi formato, Gislebertus si presenta qui come una delle più originali e autonome personalità della scultura romanica europea.
Alla fragile umanità dei risorti fa riscontro la serie dei mesi e dei segni zodiacali dell'archivolto, che proietta il terribile evento del giudizio nella ciclicità di un tempo cosmico.
La composizione è occupata al centro dalla figura di Cristo in mandorla, affiancato alla sua sinistra da san Michele che pesa le anime di fronte al diavolo e alla sua destra dagli apostoli.
Gislebertus ha uno stile inconfondibile e ardito, fondato sull'esilità estrema delle figure, quasi allungatissimi manichini, avvolti in panneggi percorsi da una linearità finissima.


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Cattedra del vescovo Elia. 1105 circa. Bari. San Nicola.

Nella fascia centrale, in una serie di losanghe, la cattedra presenta un grifo alato, un leone, un pellicano un vitello e un'aquila araldica.
Nella parte inferiore tre telamoni in pose marcatamente realistiche sorreggono con grande sforzo la seduta sul davanti, mentre posteriormente due leonesse azzannanti teste umane sbucano fra tre pilastrini con capitelli fogliati.
La scultura romanica pugliese, quasi esclusivamente rivolta alle decorazioni architettoniche - portali, capitelli e animali stilofori -, ha caratteri di vigoroso plasticismo e un'accentuata enfasi espressiva, non lontani dalla scultura lombarda, come ben si vede in questi telamoni.



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Capitello con il tono della musica gregoriana. 1120 circa. Cluny, Musée du Farinier.

Nel museo si conservano i capitelli del deambulatorio dell'abbazia di Cluny,
decorati da figurazioni in contrasto con il resto della chiesa, dove prevalevano invece capitelli di stile corinzio.
risalta tra fogliame d'acanto di gusto classico e iscrizioni esplicative
L'abbazia di Cluny. da cui proviene questo capitello, non fu solo il centro di un'importante riforma monastica, ma inaugurò una nuova pagina dell'arte. Con la sua qualità eccelsa, il nuovo senso dello spazio e il forte senso comunicativo, questa scultura anticipa le forme del romanico maturo in tutta Europa.
La flessuosa eleganza del ritmo decorativo risalta tra fogliame d'acanto di gusto classico e iscrizioni esplicative.
Lo scultore si è ispirato ai jongleurs, musicisti popolari che suonavano nelle corti e sulle piazze, introducendo accanto al tema dotto una figurazione realistica e popolare
Provenienti dalle grandi colonne che racchiudevano a semicerchio l'altare maggiore, i capitelli presentano l'allegoria della fede e della vocazione monastica.




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San Matteo, dal Vangelo di San Grimbald. Inizi dell'XI secolo. Londra. Bntish Museum.

Un ruolo importante riveste il Vangelo di san Grimbald.
Il primo evangeliario uscito dallo scriptorium di Winchester, in Inghilterra, qualche anno dopo il Mille.
La scuola dell'abbazia di Winchester fu promossa e favorita dai re d'Inghilterra e da alti prelati, committenti di preziosi volumi.
Il panneggio della veste del santo è tratteggiato da linee essenziali e nervose, come la tenda laterale che si annoda a un ricciolo della decorazione che incornicia la scena.
In questa miniatura a piena pagina con l'evangelista Matteo al lavoro, si può apprezzare il nervoso ductus del miniatore, che delinea l'intera immagine con fare mosso, a tratti metallico.
L'artista costruisce attorno all'apostolo una cornice ricca di motivi decorativi che si sovrappongono a dare vita a frammentate composizioni, con i fogliami che si avviluppano circondando la pagina



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Galeno e Ippocrate affreschi nella cripta, 1231-1251, Anagni, Duomo

Nelle volte della cripta è illustrata una vera e propria enciclopedia medievale con il Macrocosmo (lo zodiaco, la terra e l'universo) e il Microcosmo (la vita dell'uomo).
Storie dell'Antico Testamento incentrate Sull’Arca dell’alleanza, la Visione apocalittica, Storie di san Magno, scene agiografiche e figure di singoli personaggi (santi, apostoli e scienziati, come Ippocrate e Galeno).
I due scienziati e i quattro santi in basso sono definiti da un ampio disegno di plasticità volumetrica e aggraziati da particolari preziosi e raffinati, come le legature dei libri, le colonnine corinzie dei leggìi, le cattedre su cui seggono e le pedane per poggiare i piedi.
L'ampiezza del programma iconografico ha rivelato la presenza di maestri diversi, ma accomunati dalla medesima cultura artistica di fondo: il linguaggio della tradizione romano-laziale del XII secolo e le correnti stilistiche di impronta bizantina che risalgono dalla Sicilia normanna.





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Deposizione.Deposizione. 1228 circa. Volterra, duomo.

Il gruppo è interessato da una composizione movimentata e da una forte carica espressiva, cui contribuisce il contatto di tutti i personaggi con Cristo.
Questo gruppo in legno intagliato conserva l'originale policromia, con figure a grandezza naturale: qui si fondono i modi pittorici della Toscana del tempo e uno stile d'intaglio che rimanda alla cultura di Benedetto Antelami, diffusa tra gli scultori padani che agli inizi del XIII secolo venivano a stabilirsi nella regione.
All'arredo intemo delle chiese romaniche va col legata la notevole produzione di sculture lignee, un tempo molto diffuse e oggetto di intensa venerazione da parte dei fedeli, ma oggi conservatesi solo in pochi, rarissimi esemplari.





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Nicolas de Verdun, Cassa dei Re Magi 1197-1205, Colonia Duomo

L'opera di Nicolas de Verdun risulta straordinariamente anticipatrice della nuova sensibilità potentemente classica e intensamente vitale della futura scultura gotica.
La forza volumetrica ed espressiva delle figure sui lati supera l'ambito dell'oreficeria per collocarsi piuttosto nella produzione scultorea vera e propria.
La vocazione plastica, tridimensionale e la classica monumentalità di Nicolas de Verdun si manifestano appieno in quest'opera: nella sene dei Pro/eh. seduti su troni gemmati sui fianchi della cassa, emerge il gusto antichizzante e la potenza maestosa di queste superbe figure barbute.
Nell'abbagliante fulgore dell'oro, la semplicità e la naturalezza del gesto di Maria che accoglie i Magi riescono ad addolcire la preziosa architettura, riportando il fedele nella dimensione umana e sentimentale.




Edited by filokalos - 4/2/2013, 07:48
view post Posted: 6/12/2012, 10:01     Gli stili delle arti - Stile




Gli stili delle arti


Il linguaggio formale dell'arte e dell'architettura
viene qui descritto per aiutare a capire
le tecniche, gli supporti materiali,
gli elementi strutturali e compositivi
degli artisti e degli architetti
con riferimento all'evoluzione
storico-artistica con un occhio attento
anche al linguaggio contemporaneo.

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Ma quella cattedrale, che magari stiamo ammirando da qualche parte in Borgogna o in Toscana, sarà di stile romanico o piuttosto gotico?

E quel dipinto o quel cassettone nella vetrina dell'antiquario sarà di stile rinascimentale o barocco, o magari rococò? :hmm:

E perché si dice di una persona che ha un certo stile, che la distingue dalle altre? :o no?:


Ci si trova spesso incerti, insomma, con la parola "stile".


Qui tentiamo di suggerire qualche risposta, di fornire una sommaria guida; senza ambire, però, a restringere in un'univoca definizione che cosa sia lo stile, che è compito dei filosofi dell'estetica.


Si può dire, intanto, che la parola “stile" ha la stessa radice linguistica che designa lo stilo.


Lo stilo era una sorta di matita metallica appuntita che i romani usavano per scrivere sulle loro tavolette cerate: era quindi uno strumento della grafia.



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Ed è ovvio che ogni scrittore, ogni scriba aveva un suo proprio modo di scrivere: aveva, cioè, "un suo stile".

Cicerone, per esempio, aveva un servo, di nome Tirane, a cui dettava le proprie orazioni; quel servo è passato alla storia perché sapeva scrivere in modo velocissimo e zeppo di abbreviazioni: quel suo modo di scrivere ha dato il nome alle “note tironiane”, antenate appunto della stenografia.



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Ogni persona che scrive (a mano, ben s'intende) usa un proprio stile.


E infatti ognuno di noi sa riconoscere a colpo d'occhio la grafia nelle lettere o nel manoscritti di un parente, di un amico.


Così come ogni pittore antico dipingeva una Madonna o una Venere, ma dando vita a quadri anche diversissimi l’uno dall'altro, perché dipinti secondo stili diversi.


Detto ciò, è un po' più facile capire perché quella cattedrale, quell'affresco, quel comò appartengano a stili diversi: sono cose fatte da persone diverse, ciascuna in possesso del proprio stile.


Ma occorre anche dire che, oltre allo stile delle singole persone (e del singoli artisti o artigiani, che bisognerebbe saper riconoscere: ma questo è compito degli storici dell'arte e, appunto, del conoscitori) è possibile individuare, all'interno di ogni epoca della storia e a seconda delle zone geografiche in cui la storia si è svolta, uno stile che accomuna fra loro i vari artisti.


E appunto questo stile comune ciò di cui ora andiamo in cerca, quando restiamo indecisi se mormorare le parole romanico o gotico, barocco o rococò, neoclassico o Liberty.



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Lampada in stile Liberty



Per semplificare un poco le cose si suddivide la storia degli stili in periodi diversi e successivi, indicando i mutamenti che il tempo ha imposto.


Spesso i vari stili convivono e si sovrappongono, inoltre la diffusione di uno stile ha da fare i conti con il gusto peculiare delle aree storico-geografiche in cui si esprime: e infatti, per noi, è abbastanza facile discernere il disegno angoloso e spezzato di un dipinto rinascimentale tedesco da quello più fluido e verosimile che, nello stesso momento, usa un artista italiano.


Potremmo dire che lo stile assomiglia parecchio a una moda e come una moda può avere successo e diffondersi nelle stesse forme al di là delle frontiere in cui è dapprima comparsa.


Inizieremo con lo stile romanico per l’evidente unità stilistica che collega strettamente, pur tenendo conto di particolarità regionali, tutti gli edifici e le decorazioni plastiche o pittoriche che li accompagnano: vi è in comune un vero e proprio inizio di forma artistica che rompe definitivamente con le età precedenti, che non possono essere accomunate con la stessa forza da alcuna matrice stilistica unitaria.




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Sezione di una chiesa in stile romanico




Il Liberty, detto Art Nouveau in Francia o Jugendstil in Germania, è stato, forse, l'ultimo vero stile, in tempi, ormai, d’industria dilagante senza pretese di eleganza: è difficile dire a che stile appartenga una locomotiva o una mitragliatrice.


In questa breve rassegna di stili si troveranno anche voci che, strettamente parlando, non potrebbero essere definite “stili” (Umanesimo, Vanitas, Grand Tour...), ma sono state inserite perché alcuni periodi della storia dell'arte indirizzano la propria ricerca secondo fini convergenti, per esempio di Iconografia, dando così vita a opere fra loro profondamente collegate, anche a prescindere dal linguaggio stilistico in cui si esprimono.


Aguzzando gli occhi, si possono riconoscere i tratti salienti e tipici di ogni stile, e collocarli al loro giusto posto nella geografia e nella storia. ;)


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Edited by filokalos - 4/2/2013, 07:41
784 replies since 29/8/2008