Castiglione di Sicilia, un presepe tra l'Etna e l'Alcantara, incastonato tra boschi di castagni, noccioleti e querce, sorge su una collina di roccia arenaria tra Randazzo e Taormina. La sua altezza è di circa 600 metri sul livello del mare, conta 4560 abitanti, ma ha una densità di popolazione tra le più basse della provincia di Catania.
LA STORIA
Le origini della città si perdono nella notte dei tempi, anche se numerosi studiosi hanno fissato la sua fondazione al 403 a.C. quando i Nassi, sconfitti da Dionisio di Siracusa, risalirono il fiume Akesine, cioè l'Alcantara, accrescendo con molta probabilità gli sparuti insediamenti già esistenti nella contrada Imbischi-Acquafredda e a Francavilla, luoghi in cui recenti scavi hanno messo in evidenza vere e proprie città e fra l'altro i ruderi di un santuario dedicato al culto di Persefone.
Scarse sono invece le testimonianze dell'epoca romana, come pochissimo sappiamo del periodo delle invasioni barbariche.
Nel 535, però, la Sicilia viene occupata dai greci bizantini, che risvegliano la cultura e l'economia dell'isola e della nostra vallata. Loro palese testimonianza sono i numerosi tempietti rustici, detti Cube, tra cui quello di Santa Domenica a Castiglione, quello integro di Malvagna e quelli ridotti a semplici ruderi nei pressi di Randazzo.
L'attuale Castiglione sorge nel pieno Medioevo (sec. XII) in seguito alla cacciata degli Arabi da parte dei Normanni, i quali diedero inizio ad una espansione demografica e fondarono numerose città e monasteri. Ciò è attestato non solo dalla pianta irregolare del paese e dalla sua posizione, ma anche da alcune testimonianze architettoniche, come il Castello o il Cannizzo, che costituivano dei solidi baluardi difensivi.
Come molti paesi sorti nel Medioevo Castiglione era cinto da mura e diviso in quartieri. Le mura avevano nove porte, di cui rimangono scarse testimonianze ma si conservano i nomi, come quelle dello Speziale, del Castello, della Pagana, della Iudecca, del Portello, della Bocceria, di San Pietro, di San Martino e del Re. I quartieri storici, che si trovavano entro le mura, sono quelli di San Pietro, Santa Maria, San Basilio, San Marco, Santa Caterina, Sant'Antonio Abate e dei Cameni. Fuori le mura erano invece i borghi di Santa Barbara, della Fontana Vecchia, di San Martino e della Pattina, detto anche Burguru.
1233, re Federico II di Svevia concede a Castiglione di chiamarsi Civitas Animosa, rinnovandole il privilegio di battere moneta.
Un dettaglio delle Gole dell'Alcantara
Castello di Castiglione di Sicilia
1301, Federico di Aragona, re di Sicilia, toglie il feudo a Ruggero di Lauria, ammiraglio al servizio dei sovrani aragonesi, che nella guerra dei Vespri, iniziata nel 1282, aveva contribuito a cacciare gli angioini dall'isola; Ruggero cade in disgrazia per l'appoggio dato a Giacomo di Aragona, erede al trono di Spagna, in conflitto con il legittimo erede del regno di Sicilia, Federico III, che occupa Castiglione dopo alcuni mesi d'assedio.
Nel 1373, Castiglione, dopo aver fatto parte della Camera della Regina e quindi aver goduto di una certa libertà, venne concessa in baronia a Pirrone Gioeni e poi riconfermata a Giovanni Tommaso Gioeni nel 1517 come marchesato.
Infine Tommaso Gioeni nel 1602 venne nominato dal re di Spagna Filippo III primo principe di Castiglione.
Il sistema feudale, venuto nuovamente in auge con gli spagnoli, determinò una lenta ma inesorabile decadenza di Castiglione, finché nel 1612 l'animo orgoglioso ed intraprendente dei suoi cittadini non riacquistò le sue libertà civiche attraverso il riscatto del mero e misto impero, cioè il diritto di esercitare la giurisdizione civile e criminale. La maggiore libertà permise la formazione di una borghesia terriera e di un apprezzabile sviluppo urbanistico, come attesta la costruzione di alcuni palazzi e di alcune chiese, sparsi lungo la via Regina Margherita, in piazza Lauria e in piazza Sant'Antonio Abate: il palazzo Camardi, il palazzo Imbesi già dei Tuccari, il palazzo Sardo, la sede del Peculio poi modificato in Municipio, il palazzo Saglimbeni, il monastero delle Benedettine, l'ospedale San Giovanni di Dio, la chiesa di Sant'Antonio Abate, la chiesa di San Giacomo e molte ville di campagna.
Ma, malgrado l'apparente floridità economica, nel XVII e XVIII secolo continuarono a verificarsi ricorrenti carestie.
Nel 1636 si fondò perciò il Peculio, una istituzione che aveva lo scopo di creare un patrimonio comunale che permettesse l'acquisto di una quantità di frumento bastante al consumo della locale popolazione, frumento che nei casi di necessità sarebbe stato rivenduto ad un prezzo politico.
Ricchezza e povertà, carestia e abbondanza, incremento demografico e sviluppo urbanistico, furono le contraddizioni più vistose di questi due secoli. La vita della povera gente, che abitava le nostre contrade, non era certo da invidiare. I più erano costretti a lottare giorno per giorno con la morte. Il pane, alimento fondamentale della dieta dei poveri, spesso non era fatto con farina di frumento, ma con altri cereali, come segale e mais, e condito con pomodori, cipolle, formaggio, frutta, verdura, mentre la carne veniva consumata solo per le feste.
Ad alleviare le sofferenze dei poveri erano spesso le istituzioni religiose.
Fiorivano, infatti, diversi ordini monastici, come gli Agostiniani, che nel 1610 avevano fondato il monastero dell'alto Milio fuori paese, trasferendosi poi nel 1648 in città; i Carmelitani, che costruirono il loro convento nei pressi della chiesa di San Martino, poi intitolata alla Madonna del Carmelo; i Cassinesi, la cui abazia si trovava nei pressi della chiesa di San Nicola sotto il titolo della Trinità; e infine le Benedettine, che gestivano un orfanotrofio.
Nel 1860 viva fu la partecipazione alla causa dell'unità d'Italia, preparata da logge massoniche. Si aspettava anche qui da parte dei contadini una divisione delle terre. Sorsero vari tumulti, un manifestante venne ucciso, ma Nino Bixio ordinò al maggiore Dezza: «Vi do piena facoltà: arrestate e tenete prigionieri i rivoltosi».
Grande fu il tributo di sangue offerto dai castiglionesi durante la grande guerra (1915-'18), ma ancora più grande lo fu durante la seconda guerra mondiale, quando il 12 agosto 1943 il generale Rodt, comandante della XVI divisione Granatieri, entrava in Castiglione per compiere il primo vero eccidio nazista in terra italiana. Sedici inermi cittadini vennero massacrati senza un perché, mentre altri circa 200 vennero presi in ostaggio.
La Famiglia Savoia in visita a Castiglione nei primi anni del '900
Il Centro Storico
L'abitato di Castiglione è posto su luna collina che domina la sponda sud del fiume Alcantara.
Si presenta dunque come un tipico centro d'altura, con le case disposte lungo un ripido pendio.
Nel punto più alto si confrontano le sedi del potere civile e religioso.
La visita al centro storico può iniziare dalla via Regina Margherita, che con il suo lastricato lavico conduce a piazza Lauria: qui, la semplice costruzione del Municipio, d'inizio Novecento, sorge sul luogo dell'antico Peculio, che consentiva la sopravvivenza dei cittadini negli anni delle carestie.
Si arriva in salita a un'altra I piazzetta, intitolata a Sant'Antonio, in uno dei quartieri più antichi di Castiglione, quello dei Cameni.
Qui si trova la chiesa di Sant'Antonio, la cui costruzione ha avuto inizio nel 1601.
Presenta una bella facciata barocca del 1796 e la cupola a bulbo.
In quest'area sono sparsi alcuni dei più importanti edifici civili, come i palazzi Camardi, Imbesi, Sardo e Saglimbeni.
Dettaglio del Centro Storico
Chiesa di Sant'Antonio
Dalla chiesa di Sant'Antonio, salendo per una ripida stradina si giunge dietro l'abside della chiesa di San Pietro, edificata nel 1105, secondo tradizione, per volontà del conte normanno Ruggero d'Altavilla, anche se la datazione potrebbe essere spostata in avanti fino al primo periodo svevo.
La parte absidale e il torrione in conci di lava e arenaria sono ciò che resta dell'edificio originario.
Accanto a San Pietro, sorge la chiesa settecentesca di San Benedetto con annesso monastero.
Da piazza Lauria si scende lungo la via Federico II per visitare la chiesa di San Marco di origine normanna (XII secolo) e quindi si sale una ripida scalinata che conduce ai ruderi di una fortificazione coeva o - più probabilmente - bizantina, chiamata Castelluccio (Castidduzzu), la quale era collegata al castello di Lauria e a un altro avamposto identificabile con la chiesa di San Pietro, attraverso passaggi sotterranei.
Sempre da piazza Lauria una panoramica strada conduce verso la basilica della Madonna della Catena, la chiesa più importante del paese.
Iniziata nel 1655, è preceduta da una bellissima scalinata e presenta una monumentale facciata barocca realizzata da Baldassarre Greco, cui si deve anche la statua di San Filippo (1744).
Notevole, all'interno, è la statua della Madonna della Catena in marmo bianco di Carrara, attribuita alla scuola dei Gagini.
La particolare grazia dell'opera fa pensare a Giacomo Gagini, che per alcuni anni fu allievo di Michelangelo.
Più avanti, posto su una rupe d'arenaria, il castello di Ruggero di Lauria è di quasi certa origine normanno-sveva (secolo XII).
La "Cuba" Bizantina
La sua importanza nelle epoche passate è tale da aver dato il nome al paese.
Uscendo dal borgo e prendendo la via San,Vincenzo, si trova un'altra fortificazione: un torrione cilindrico noto come Cannizzu risalente al XII secolo e simbolo della città di Castiglione. Vicino troviamo la chiesetta di San Vincenzo Ferreri, originariamente appartenente a un'abbazia di monaci benedettini cassinensi.
Proseguendo lungo la strada per Francatila di Sicilia, appena superato il ponte sull’Alcantara incontriamo la chiesa di San Nicola, edificata anch'essa in epoca normanna tra il XII e il XIII secolo.
Nell'abside sono stati scoperti affreschi di stile bizantino.
Poco più a ovest, in direzione di Randazzo e in aperta campagna, si trova una delle più interessanti testimonianze dell'architettura bizantina siciliana, la cuba di Santa Domenica.
Le cube sono le cappelle erette da monaci basiliani tra il VII e il IX secolo.
Questa di Castiglione, del VII secolo, è a croce greca con pianta quadrata e, come San Nicola, ha l'abside rivolta a oriente e la porta centrale a occidente.
La "Cuba" vista dall'alto
Altri motivi di apprezzamento
Il borgo si trova a oltre 600 metri d'altitudine, ma il territorio comunale comprende altezze molto diverse, che vanno dai 60 metri del punto più basso, a pochi km da Giardini-Naxos, ai 3348 del punto più alto, coincidente con la vetta del cratere nord-est dell'Etna. Di conseguenza, c'è una varietà di paesaggi che comprende l'imponente mole del vulcano con il suo clima alpino presso le cime; i boschi intorno alle sue basse falde; gli aranceti, i vigneti e i noccioleti a valle; le brulle lave e le gole dell'Alcantara.
Nel comune di Castiglione ricade la maggior parte del Parco regionale fluviale dell'Alcantara, uno dei più importanti fiumi siciliani, che deriva il suo nome dall'arabo al-Quantarah, "il ponte", a indicare il ponte romano in pietra lavica nei pressi di Calatabiano, ammirato dai conquistatori arabi. Il ietto del fiume è costituito da un sostrato roccioso di natura lavica, frutto di eventi sismici o di eruzioni vulcaniche che incanalarono magma fluido, da cui derivano gli attuali colonnati basaltici.
Le profonde voragini note come le "gole dell'Alcantara" sono dunque blocchi di basalto scavati dall’acqua, somiglianti a un canyon.
Le colate laviche uscite dalla bocca dei vulcani un milione d'anni fa, le creste dentellate che formano le pareti rocciose a forte pendenza e le acque freddissime del fiume, hanno contribuito alla fama di queste gole alte fino a 50 metri.