Quando si sfoglia il book fotografico di Mario Sorrenti "Draw Blood for Proof Book" (che potrebbe essere tradotto con "tracce di sangue per un fascicolo di prove"), si ha l'impressione iniziale che si stia guardando un album di foto di famiglia.
Ci sono tutte le foto che ci si aspetta di vedere: la moglie incinta e il figlio, per esempio.
Le istantanee potrebbe anche ricordare di una collezione privata di fotografie.
Ma c'è una ragione dietro a tutto questo: tutto è iniziato nei primi anni Novanta, quando il fotografo di moda Mario Sorrenti lavorando per riviste come Vogue e Harper Bazaar e marchi di moda come Calvin Klein, copriva le pareti del suo studio nel Lower East Side di New York con le istantanee che aveva catturato lontano dai posti di lavoro.
Da questo collage in continua mutazione ha preso vita una collezione creativa unica che ha portato ispirazione per il suo lavoro futuro...
Nel 2004 Sorrenti organizzava una mostra personale nella galleria di Andrew Horowitz dando come titolo appunto "Draw Blood for Proof Book". Si presentava come un'installazione formata da un collage di foto che partiva al pavimento per arrivare al soffitto. Le immagini di quelle mura sono parte del libro con lo stesso nome.
Oltre ai grandi reportage di moda di Kate Moss su un tetto o in un spot per Calvin Klein, trovano spazio alcune impressioni dei suoi viaggi come l'immagine di un quartiere fieristico di Berlino. Il libro include primi piani di peni, una coppia che fa sesso, e suo fratello David, un fotografo di talento anch'esso che è morto di overdose di eroina.
Il glamour non abita qui. Niente ritocchi, né immagini patinate. Niente di quello che ti aspetti da un fotografo di moda di fama mondiale come Mario Sorrenti.
Draw Blood for Proof è tante cose ma di sicuro non è il solito lussuoso libro fotografico, pieno di donne bellissime e capi costosi. Un memoir fotografico, piuttosto, un quaderno di appunti in cui l’artista italo-americano racconta,
attraverso una provocante e folle galleria di istantanee, chi sia veramente.
Un diario personale, un collage fatto di ritagli, frasi, appunti, ricordi, vecchi scatti, persino foto malriuscite, il volume è un prezioso racconto in prima persona.
Quarantun anni, nato a Napoli ma cresciuto a New York, Sorrenti è figlio d’arte: sua madre è, infatti, una fotografa e suo padre lavorava nel campo della moda.
Un’infanzia e un’adolescenza trascorse a bordo passerella segnate, però, da due tragedie: la morte del papà e, come già detto prima, del fratello minore per overdose da eroina.
Ben conoscendo luci e ombre del fashion, giovanissimo, già negli anni 90, il fotografo diventa famoso lavorando per magazine come Vogue e Harper’s Bazar.
Espone in importanti istituti come Victoria and Albert Museum e il MoMA. Realizza servizi per grandi marchi e firma campagne celebri come quella, in bianco e nero, per il profumo Obsession di Calvin Klein, con una giovanissima Kate Moss, all’epoca sua fidanzata.
Ed è suo il calendario Pirelli del 2012. È questa la sua faccia pubblica.
Mario Sorrenti fotografa Kate Moss per il Calendario Pirelli 2012
In Draw Blood for Proof c’è invece il Mario Sorrenti più ribelle che viene fuori pagina dopo pagina. Molti ritratti sono Polaroid di vent’anni fa, che come spiega egli stesso: «rappresentano un periodo di grande creatività. Ripescare questi vecchi lavori per me è stata una necessità, volevo ritrovare la profondità di allora. Per non vivere il futuro con superficialità».