Grazie alla florida economia e alla famosa scuola pittorica le Fiandre contendono a Firenze il primato culturale e artistico nel XV secolo. Una notevole varietà di forme espressive e di soluzioni architettoniche caratterizzano l’irripetibile fioritura delle città fiamminghe: la prevalenza delle finestre rispetto ai campi di muratura e il clima umido della regione impediscono l’esecuzione di affreschi; così la decorazione è affidata ai dipinti su tavola, agli arazzi, alle vetrate, a complessi altari in legno scolpito.
Rogier Van der Weyden, Deposizione dalla croce, 1435 circa, Madrid, Prado.
Il disegno degli elaborati panneggi dei copricapi e delle vesti, tipico della scuola fiamminga,
è reso con naturale fluidità e morbidezza.
La resa analitica del volto e la sottile interpretazione psicologica di Giuseppe d'Arimatea
hanno indotto alcuni critici a ritenere che si tratti del ritratto di un membro
della confraternita dei balestrieri, committente della pala.
La scena, come le contemporanee pale a intaglio ligneo policromo,
rievoca una rappresentazione teatrale: le figure dalla plastica evidenza scultorea,
a grandezza naturale, occupano lo spazio come su un palcoscenico.
Il perfetto equilibrio della composizione, la concezione monumentale
e l’intensa espressione dei volti atteggiati a un contenuto dolore
segnano la piena maturità dello stile fiammingo.
Nell'arte fiamminga confluiscono le esperienze del raffinato gotico francese e influssi toscani, assimilati nei continui scambi culturali tra nord e sud dell’Europa.
La protagonista dell’umanesimo fiammingo è la natura, indagata con lenticolare attenzione in tutte le sue particolarità e di cui l’uomo è aspetto fondamentale ma non predominante.
Hubert e Jan Van Eyck, Polittico dell’Agnello mistico, 1426-1432, Gand, Cattedrale di San Bavone.
Particolare - Iscrizioni sugli schienali, sul basamento del trono e sul bordo della veste di Dio.
Van Eyck non si concentra prevalentemente sulla figura umana: a differenza di Masaccio
e della contemporanea cultura figurativa fiorentina, descrive un universo multiforme,
trasformando il dipinto in un microcosmo, un mondo completo e autosufficiente.
La sfera umana e quella divina si armonizzano e si incontrano nello splendore della natura
Sulle ante esterne il pittore preferisce adottare un tono quasi monocromo,
indagando le sottili variazioni della luce su colori tenui, mentre l’interno rifulge di colori saturi e brillanti,
di spettacolare evidenza nella lucentezza della pittura a olio.
Il fattore unificante della visione non è la concezione razionale e geometrica dello spazio, ma la luce, principio stesso della visione, una luce reale, fisica e non astratta, che rende le statue persone vive e pietrifica gli esseri viventi. Nello spazio dipinto la luce è un medium fluido che unifica, individuando con la stessa attenzione non selettiva l’infinitamente piccolo e l'infinitamente grande, il lontano e il vicino.
Polittico dell’Agnello mistico - Particolare - Adamo ed Eva
La realtà acquista un valore proprio in cui l’uomo trova la sua verità apparente senza idealizzazioni, nella completa integrazione di figure e paesaggio. Ogni dettaglio è reso con inimitabile plasticità e precisione, gli incarnati, i petali dei fiori, i broccati, le sete e le pellicce.
Polittico dell’Agnello mistico in tutta la sua apertura
I nudi conturbanti di Adamo ed Eva, alle estremità,
emergono da ombrose nicchie con sorprendente effetto realistico.
La resa dei dettagli anatomici è di straordinaria verosimiglianza,
come la superficie dell’epidermide e le masse muscolari sottostanti.
La natura è minutamente indagata in ogni particolare,
in un microcosmo di dettagli tipici della miniatura,
descritti con precisa micrografia per riprodurre ogni elemento visibile,
dalla ghiaia rocciosa alle corolle dei fiori, alle gemme ricamate sugli orli degli abiti.
Il massimo capolavoro della pittura fiamminga si articola su due livelli
con diversa scala proporzionale: i personaggi dell'ordine superiore sono molto meno numerosi
e più grandi rispetto alla folla dell’ordine inferiore, che accorre in massa verso la radura paradisiaca
dove viene adorato l’Agnello mistico, simbolo del sacrificio di Cristo per la redenzione dei peccati.
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Nella pittura fiamminga la tecnica a olio, al contrario della tempera allora in uso negli altri paesi, opera attraverso successive velature di colore-luce, traslucide e trasparenti, definendo la varietà delle superfici e lo spessore delle materie: il risultato è smagliante, di emozionante brillantezza e precisione, e favorisce la riflessione dei raggi luminosi che accendono ogni minimo dettaglio di vita palpitante.