Già nel 1969, uno dei protagonisti della Beat Generation, William S. Burroughs, in un articolo su “The Guardian” aveva individuato il problema che si sarebbe presentato a pubblicitari, ingegneri e meccanici dopo la rivoluzione sessuale.
«Come i costruttori, anche i pubblicitari hanno dovuto aguzzare l’ingegno per immaginare le réclame».
E allora in una prima fase hanno individuato come obiettivo da raggiungere l’irrinunciabile agiatezza, poi hanno proposto l’auto come estensione della virilità maschile, infine hanno attribuito alle quattro ruote “cittadine” il ruolo di strumento di liberazione delle donne.
I curiosi e gli amanti della storia della pubblicità hanno avuto modo di visitare, al Salone dell’auto di Parigi, la retrospettiva dal titolo “L’automobile e la pubblicità”
La ventesima edizione speciale di questa particolare sezione del Salone di Parigi, è stata, al solito, affidata alla Federazione Francese dei Veicoli d’Epoca, estendendosi su ben 5 mila metri quadrati.
I veicoli d’epoca presentati sono stati una cinquantina, fra cui la “prima automobile” - la Type 15 realizzata nel 1897 dalla Panhard - che poi sarebbe diventata Peugeot, o la mitica Nervasport ZC4 della Renault del 1935 o ancora la Type A del 1919 di Citroën.
Qualche Toyota, Alfa Romeo, Nissan e poi manifesti pubblicitari, dépliant, slide show provenienti dagli atelier di costruzione e spot scovati nei ricchissimi archivi dell’Istituto nazionale dell’audiovisivo.
Speriamo non abbia ragione lo scrittore Louis Tessier du Cros, che in una sua perla di saggezza dichiara: «Viviamo in un tempo in cui l’amore si fa in fretta, cioè male.
La colpa va data agli affari, alle automobili e alle chiusure lampo», ma la Federazione avrebbe forse dovuto dare proprio all’arte il proprio ruolo, piuttosto che lasciare alle case automobilistiche la promozione dei modelli fuori commercio.
Un guizzo di spirito critico avrebbe forse ringalluzzito la fiera.
Il 22 agosto 1962 il presidente Charles de Gaulle
fu bersaglio di un attentato.
Riuscì a scampare all'attacco di mitragliatrici
grazie alle efficienti sospensioni
della sua Citroën DS presidenziale
e ad al coraggio dell'autista che riuscì
a guidare la macchina ad oltre 80 km/h
con le due ruote anteriori sgonfie.
Nella foto c'è un foro di proiettile a testimonianza
dell'attentato alla Citroen presidenziale
Ecco, infatti, che la Citroën Ds con le sue sospensioni idropneumatiche salva il generale De Gaulle dall’attentato del Pétit Clamart e, grazie allo spot di Lionel Mougin, promette di far la stessa cosa con tutti.
Ecco che la Peugeot 205 Gti ad iniezione elettronica, nel 1983, diventa l’auto di un improvvisato James Bond alla francese, inseguita da un immenso bombardiere americano del tipo Hercules.
Messo a disposizione del grande regista Gérard Pières dai canadesi, il bombardiere sgancia un missile contro il paracadute a cui è legata dall’inizio dello spot monumentale la 205.
Atterraggio di fortuna in una vallata innevata, rincorsa da parte del bombardiere, minaccia d’atterraggio dell’aereo da caccia sul tetto dell’auto.
La Citroen 2 Cavalli
Ma spazzando via la neve dalla sua giacca, lo 007 riesce a fuggire e completare la missione speciale: arrivare in tempo all’appuntamento con la sua complice sensuale.
Uno James Bond in un minuto, realizzato senza effetti speciali.
Se non viene evocata la “bellezza selvaggia” di Grace Jones, che nel suo spot automobilistico del 1986 ingoiava in pieno deserto una Citroën Cx, vengono invece omaggiati il tenente Colombo e la sua cabriolet Peugeot 403, Alain Prost con la sua Renault Turbo, la Nissan con tre generazioni di Micra, la sportiva Alpine Prototipo 110,50.
L’Italia, invece, è appena rappresentata da una Lancia Delta “ammirata da tutto il mondo”, una Giulia Alfa Romeo e due tipi di Fiat Panda.