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La seconda vita di Peter Murphy

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view post Posted on 8/7/2011, 16:53     +1   -1
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La seconda vita di Peter Murphy

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Magnifico pagliaccio negli anni 80
ha conquistato la fama con i Bauhaus.
Ora il cantante torna con un nuovo cd:
la voce da baritono è la stessa,
il look stravagante pure




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  • Velocity Bird
  • See Saw Sway
  • Peace To Each
  • I Spit Roses
  • Never Fall Out
  • Memory Go
  • The Prince & Old Lady Shad
  • Uneven & Brittle
  • Slowdown
  • Secret Silk Society
  • Creme De La Créme
  • La sua voce da baritono ha accompagnato i momenti salienti del rock nei primi anni Ottanta.



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    bauhaus

    «Il padrino del gotico», ovvero Peter Murphy, è stata una delle presenze inquietanti della musica giovanile e oggi, a 54 anni, ha messo nell’armadio dei ricordi i Bauhaus, il gruppo che gli ha dato la notorietà, ed è volato a Los Angeles dove ha dato alle stampe "Ninth" (nei negozi dal 7 giugno), un disco solista che non esita a definire «la mia rinascita».

    I cinefili ricordano la sua apparizione nelle sequenze iniziali del film «Myriam si sveglia a mezzanotte» con David Bowie e Catherine Deneuve.

    Erano gli anni in cui Murphy sembrava dover diventare una stella della new wave.

    La storia è andata diversamente.

    I Bauhaus si sono sciolti presto e la carriera di Murphy ha attraversato le strade del rock sotterraneo, lontano dai riflettori.

    Nel suo ritorno alla ribalta, Peter Murphy ha dichiarato in un'intervista, senza temere di essere accusato di immodestia:

    «Ora sono tornato a riprendere il mio posto.

    Ninth è un disco molto diretto, che mostra chi sono.

    È un buon ritratto: dentro ci sono il pagliaccio e il musicista, l’icona e l’uomo vulnerabile.

    Sono cresciuto ascoltando Elvis Presley e Sinatra, sono stato l’erede naturale di Bowie e Iggy Pop, egocentrico come Jim Morrison.

    In giro vedo nuova gente e nuove generazioni.

    Mostro loro il vero volto della musica»
    . :hmm:



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    Murphy ha una massima che lo accompagna dovunque:

    «Dal vivo è meglio di Facebook. Sempre ».

    Poi spiega: «I ragazzi di oggi pensano di avere accesso libero alle canzoni.

    Ma non è così. :no no:

    Facebook, Twitter e MySpace stanno privando una generazione della propria identità: zero sentimenti, zero emozioni.

    È tutto sintetico, anche il suono.

    Quando mi esibisco sudo, soffro.

    Chiedete a questi ragazzi se un file digitale fa loro lo stesso effetto»
    . :ok:




    DISCOGRAFIA & BIOGRAFIA



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    Peter Murphy (Northampton, 11 luglio 1957) è noto soprattutto per la sua militanza nel gruppo goth rock dei Bauhaus. Dopo lo scioglimento dei Bauhaus nel 1983, ha brevemente collaborato con Mick Karn, ex bassista dei Japan, per un solo progetto discografico, The Waking Hour (1984), accreditato come Dali's Car.

    La carriera di Murphy da solista prende avvio nel 1985 con una serie di singoli e poi, più concretamente, con l'album Should The World Fail To Fall Apart del 1986.

    Successivamente, ha dato alle stampe gli album Love Hysteria (1988), Deep (1989), Holy Smoke (1992), Cascade (1995), Dust (2002) e Unshattered (2004).

    Nel 2000 è stata pubblicata l'antologia Wild Bird 1985-1995, seguita l'anno dopo dal live "Alive Justforlove".

    Nel 1998 e nel 2006 è tornato a vestire i panni del carismatico cantante dei Bauhaus nel corso di due fortunate tournée mondiali.

    Nel 2010 appare in un cameo nel film Eclipse, terzo capitolo della saga Twilight, che lo vede vestire i panni di un antico vampiro.

    Murphy è un vegano e musulmano che abita ad Ankara, in Turchia.



    Discografia

    Con i Dali's Car:
    The Waking Hour, 1984

    Da solista:
    Should The World Fail To Fall Apart (1986)
    Love Hysteria (1988)
    Deep (1989)
    Holy Smoke (1992)
    Cascade (1995)
    Dust (2002)
    Unshattered (2004)
    Ninth (2011)






    Articolo Originale
    di Alfredo D’Agnese




    Una recensione per "Ninth"



    Quindi il rock esiste ancora. :o:

    Non vale neanche la pena di porre il classico punto di domanda e attendere un responso esterno.

    Prendetelo come un dato di fatto. O come un invito a crederci. Anzi no, è un ordine! Rock. Ovvero, passione, rumore, incedere incalzante, a volte martellante, teatralità e slancio epico, un sacco di sudore a far colare il mascara, a rendere il palco una pozzanghera, all'interno di un teatro ricolmo di spettatori assatanati, protesi violentemente verso il performer, iracondi, pronti a sacrificarsi su qualche altare.

    Meglio se su quello governato da Peter Murphy, ex vampiro del post-punk, sempiterno imitatore di celebri maschere ma talmente generoso e abile da rendere se stesso fonte di idolatria, emulazione e rispetto.

    Divenuto famoso oltre un trentennio fa, cantando le gesta di Bela Lugosi, assurto a celebrità, non solo musicale, grazie a un'inquietante lungometraggio in cui parenti di Nosferatu non avevano fretta di invecchiare. E quella sagoma di Peter, zitto zitto, quatto quatto, a quella storia in celluloide deve averci creduto sul serio e ha deciso di strappare a una a una le pagine del calendario posto sopra il frigorifero.

    Anzi, l'ha proprio stracciato tutto. Come del resto ha fatto con i giovani competitor che hanno sentito parlare di lui soltanto di seconda o terza mano.

    Pare di vederli, sbalorditi, sfiniti, dissanguati di fronte a questo attacco per la stagione primavera-estate 2011, ma sarebbe potuto essere anche il 1985 il 2025.

    Teso, concreto, pragmatico, come dimostra sin dal titolo, "Ninth", nono album di una fin troppo oscura, anche per i suoi canoni, carriera solista.

    Undici brani pronti a esplodere in ogni momento, quando meno te lo aspetti, quando giri l'angolo e pensi di esserti portato al riparo, sei ansimante ma stranamente rilassato. E commetti un errore..



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    Perché arriva Peter Murphy a pressarti da vicino, a bordo di una Mustang nera pece, intento a fare il verso al Kurt Russel psicopatico di Quentin Tarantino.

    E rombano i motori delle chitarre. E son sempre più vicini. E non c'è scampo. E ulula la voce baritonale di Murphy, che ha deciso di prendersi una vacanza da Bowie e si è trasferito dalle parti di Iggy Pop.

    Subito un quartetto di brani da far accapponare la pelle, se ce l'avete ancora,
    - "Velocity Bird" per chiarire immediatamente gli intenti, senza sconti, un suono dinamitardo, un divincolarsi sensuale, una band compatta, tellurica, cromata, agilissima: Mark Gemini Thwaite e John Andrews alle sei corde, Jeff Schartoff al basso e Nick Lucero alla batteria. E la produzione di David Baron che smorza la sporcizia esaltandola.
    - Ruggisce Murphy in "See Saw Away", capolavoro dell'album, con controcanti post-punk e un chorus che sembra una pallottola diretta verso Jaz Coleman.
    - A cui poi arrivano altre due sventagliate a bordo di "Peace To Each", con quelle chitarre formato carrarmato accordate un tono sotto, le raucedini assortite del titolare che digrigna i denti.
    - E improvvisamente si fa dolce in "I Spit Roses", ed escono le tastiere, la coralità wave, la passione, piovono le rose sullo stage...
    - Murphy ne raccoglie una e con essa si asciuga la fronte e beve alla fonte del romanticismo: "Never Fall Out".
    - Si fa sentire l'urgenza delle corde vocali dell'ex capo dei Bauhaus, ispirato, soffice e ruvido nel breve volgere di un attimo, ben assistito da una sezione ritmica tosta e basilare. Si slaccia il colletto della camicia, prende aria mentre cerca di arrivare alle note più alte di "The Prince & Old Lady Shad"
    - ma anche di "Uneven & Brittle", gli episodi più teatralmente epici.
    - Ed è di nuovo l'Iguana che "cries for love" nel gorgogliare che pare disperato di "Slowdown".
    - Finale cadenzato e spettrale con "Secret Silk Society" e cullato, pianistico e poi appassionato e ricco di archi,
    - quasi glam, in "Creme De La Creme", quella più buona, quella fatta come una volta, quella di un passato che ritorna e che si fa presente e magari anche futuro.

    Tanto Peter Murphy ha un sacco di tempo, mica si prende la briga di invecchiare. Lui. ;)



    Recensione Originale
    di
    Davide Sechi

     
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