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Mario Dondero - Cacciatore di Realtà

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view post Posted on 14/8/2011, 12:26     +1   -1
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Mario Dondero

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Cacciatore di Realtà

Divi. Soldati. Gente comune.
Gli scatti di Mario Dondero
riescono a catturare la vita.
Ora un libro racconta
un maestro della fotografia.





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Mario Dondero è una leggenda. Fotoreporter e fotografo, è stato collaboratore di giornali importanti, in Italia e all'estero; ha ritratto personaggi famosi, ma anche gente comune; ha seguito l'evolversi di sommosse, ribellioni e processi.


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Ha fotografato letterati e attrici, di cui è stato amico; ha attraversato in lungo e in largo il mondo con la sua aria apparentemente distratta da giovane uomo dai modi garbati e gentili.

Il libro che ora riassume la storia della sua carriera ("Mario Dondero", a cura di Simona Guerra, Bruno Mondadori) è una sorta di autobiografia.



Il fotografo milanese di nascita vi narra la sua vita: l'adesione alle brigate partigiane a sedici anni, le frequentazione di Bianciardi e Mulas al bar Jamaica negli anni Cinquanta, le lunghe permanenze parigine con Bernardo Valli e gli altri amici giornalisti, e molto altro ancora.

A descrivere il suo percorso visivo vi sono le foto di operai, lavoratori, contadini, poliziotti, soldati, bambini.



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Della sua vita avventurosa, semplice e complicata insieme, Dondero racconta soprattutto gli incontri e il mestiere tacendo con pudore tutto ciò che riguarda il suo modo di fotografare.


Una sorta di discrezione impedisce a questo maestro della fotografia italiana e internazionale di parlare del suo lavoro.


A tutt'oggi manca ancora una grande mostra (più esaustiva della pur bella personale curata di recente da Elio Grazioli a Reggio Emilia), e anche un libro che ne ricapitoli i passaggi, così da mostrarci nella sua interezza un'opera che non ha eguali nella vicenda fotografica e artistica del secondo dopoguerra.


Dondero, come hanno notato coloro che si sono occupati di lui, non è mai dove tu lo aspetti. ;)




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Pier Paolo Pasolini

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BAGHDAD - IL SARTO (1961)

Il movimento della sua persona, e insieme del fotoreporter, è un eterno andare altrove.


Inseguirlo è inutile, così come forzarlo a spiegare la sua poetica visiva: la ritrosia su questo è pari solo alla naturalezza del suo guardare.


Qual è il segreto della fotografia di Dondero? :o no?:


Di essere un esercizio d'affezione -amare ciò che fotografa, in particolare gli esseri umani - e al tempo stesso manifestare una forma di distacco, di presa di distanza, garbata.


Questo fotografo non sembra scattare foto, bensì sospendere attimi nel tempo, frazioni colte al volo, senza nessuna necessità: momenti vissuti.

Quando si guarda una foto di Dondero, si ha la netta sensazione che le persone ritratte cominceranno, appena giriamo la testa e gli occhi, a muoversi, a riprendere a camminare, a spostarsi.

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MAESTRE SCOZZESI IN BICI (1968)



L'assoluta naturalità dello sguardo di Dondero è l'effetto della naturalità del suo modo di vivere.


Nessuno fotografa come lui, perché nessuno cammina come lui, nessuno impugna la reflex come lui.


Scatta e intanto ti parla, ti intrattiene sulla soglia della sua azione, certo che subito dopo anche tu -oggetto del suo sguardo fotografico - riprenderai la tua strada.


Fotografa come s'incontra un amico, un conoscente, come si ferma qualcuno per chiedergli un'informazione, o solo per osservare com'è bello l'abito che indossa, com'è terso oggi il cielo, com'è elegante la camminata di quella donna.





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C'è una foto di Dondero che è un esempio perfetto del suo modo di guardare...



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Vi si vede Lea Massari sul set di "Le soldatesse" di Valerio Zurlini, nel 1964, in Jugoslavia.
L'unica persona a fuoco è l'attrice stessa che impugna una macchina fotografica, e intanto guarda qualcosa che è fuori quadro.
Una foto sullo sguardo, sul guardare l'attrice, e il guardare dell'attrice, mentre i due uomini dietro di lei, due attori, sono coperti da ombre. Quasi una foto sbagliata, ma perfettamente riuscita. :ok:



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Federico Fellini a Roma, in Piazza del Popolo



Dondero non ama parlare della sua fotografia perché questa è la sua vera vita e la racconta in modo affascinante a voce e per iscritto...



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Isabella Fair e Giorgio De Chirico, Roma 1960

NOTE BIOGRAFICHE



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Figura leggendaria del fotogiornalismo italiano, Mario Dondero nasce a Milano nel 1928.


Partecipa giovanissimo alla lotta partigiana in val d' Ossola, nel 1951 pubblica il suo primo articolo su Il Lavoro Nuovo di Genova.


Collabora successivamente con l'Unità, Milano Sera, Le Ore, Cinema Nuovo, Il Mondo.


Ma è solo frequentando l'ambiente milanese della metà degli anni '50 (bar Giamaica con i suoi artisti, scrittori e fotografi come Alfa Castaldi, Ugo Mulas, Carlo Bavagnoli, Luciano Bianciardi, Pablo Volta) che inizia la sua attività di "comunicatore per immagini", interpretando il motto di Walter Benjamin, una foto vale 1000 parole. ^_^

Compare a testimoniare quegli anni, ne La vita agra di Luciano Bianciardi dov'è una fugace ma intensa figura d'intellettuale.


Si trasferisce a Parigi alla fine degli anni '50, dove collabora con Le Nouvel Observateur, Le Figarò, Le Monde.



Diventa amico di molti artisti e scrittori francesi, di cui esegue i ritratti, leggendaria e notissima la foto di gruppo del cosiddetto Nouveau Roman (Nathalie Serraute, Samuel Beckett, Alain Robbe-Grillet, Claude Mauriac, Claude Simon, Jerome Lindon, Robert Pinget).




Negli anni più recenti collabora con Il Venerdì di Repubblica, Il Manifesto, L'Unità e per il settimanale Diario, con cui stabilisce un forte sodalizio professionale e umano.




Girando il mondo per realizzare reportage di impegno politico e civile, che raccontano avvenimenti e cronache e costringono a riflettere sui grandi eventi, sul dolore, sul quotidiano.



Articolo Originale di
MARCO BELPOLITI
 
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