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Princess Hijab: La graffitara con il velo

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view post Posted on 8/5/2011, 18:48     +1   -1
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Princess Hijab: La graffitara con il velo

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La misteriosa artista copre
con spray e vernici le pubblicità osé.
Ormai celebre in Rete,
ha modificato tanti cartelloni.
Le sue "opere" esposte in musei e gallerie




La street artist ventunenne “Princess Hijab” lavora nelle stazioni del metrò parigino di notte.

Per polizia e addetti alle pulizie un affanno senza fine.

Per i responsabili degli spazi pubblicitari delle grandi aziende di moda un vero problema.

Con un Niqab a coprirle il volto, la graffitara musulmana spruzza e avvolge con vernice nera «come il velo che indosso con orgoglio e serenità», i volti e le parti intime di modelle (e modelli) seminudi nelle lascive pubblicità di moda.

Il risultato è interessante, e se ne stanno accorgendo anche i galleristi parigini a corto di prodigi; perché il frutto delle sue azioni notturne “di arte e politica”, sono immagini bellissime, emozionanti e politiche.

Corrette e scorrette dipende dai punti di vista, e certo lei che su MySpace si dichiara “terrorista visuale” non facilita le cose, ma niente violenza, per carità, solo impegno combattivo contro il luogo comune che accomuna i migranti musulmani a terroristi e le donne a persone senza dignità.

Nel suo mirino sono finite catene low cost come H&M, marchi noti come Lafayette e Virgin e anche griffe costose, come Dolce & Gabbana.

A tutti, modelli uomini come donne, Princess Hijab copre i tratti del viso, occhi esclusi, ma lascia intatto la maggior parte del corpo: sotto al velo nero che copre la modella di biancheria di H&M si intravede uno slip provocante, mentre i muscoli degli atleti che posano per la linea di intimo maschile di Dolce & Gabbana restano ben in vista anche dopo "l'intervento".



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Il risultato è uno strano contrasto fra nudo e velato, un effetto che non può non attirare l'attenzione dei passanti.

Spesso, grazie al capillare impegno della polizia francese, ormai in allerta, le "opere" non restano esposte che per qualche ora: ma una capillare diffusione delle fotografie su Internet e una serie di mostre in Europa e negli Stati Uniti hanno assicurato a Princess Hijab una visibilità che supera di molto i confini dei corridoi della metropolitana parigina.


Accusata di tutto e del suo contrario - di essere una fondamentalista islamica così come una femminista moderna - Princess Hijab è ormai diventata un fenomeno globale, con centinaia di ammiratori da tutta Europa su Facebook.


Giorni fa un suo profilo pubblicato dal quotidiano inglese Guardian, ha fatto in poche ore il giro della Rete, diventando uno degli articoli più segnalati e inviati via mail della giornata.



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Anche con i giornalisti inglesi Princess Hijab ha scelto di giocare con il mistero, non rivelando la sua vera identità, né rispondendo sulla sua religione (è musulmana o meno?).



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Come aveva già fatto in passato, ha rifiutato di dare al suo lavoro una connotazione religiosa, prendendo le distanze dalle tante iniziative - fra le più note, quella delle NiqaBitch, una coppia di ragazze che hanno messo in rete un video di loro stesse che camminavano in strada in hotpants e velo integrale - nate negli ultimi mesi per protestare contro la legge francese.

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La stessa artista ha dichiarato: «Se si collegasse solo alla questione del divieto di burqa, il mio lavoro non avrebbe una risonanza di lungo periodo. Questo dibattito ha invece dato visibilità globale a un tema più ampio: quello dell'integrazione dei musulmani in Francia. Uso il velo come sfida - risponde - mi rendo conto che molti non si sentono a loro agio di fronte alle mio opere».

Esattamente quello che vuole lei.





Le Niqabitch, ragazze dalle nude gambe lunghe, con in dosso un burqa, fanno il giro dei luoghi strategici parigini.




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L’arte della principessa Hijab è quindi contro la decisione del governo francese di proibire il Burka, ma anche contro la non-integrazione voluta da tante musulmane in Francia.



«Sono contro la passività e remissività di tante, troppe donne, ma i media occidentali devono smetterla di ridurre tutto a violenza e terrorismo».



I suoi graffiti nel metrò parigino vivono in media 45 minuti, prima che vengano ripuliti.

Il re Mida dei graffitari di tutto il mondo, Bansky, dichiara di essere un suo fan e gira voce di un gallerista londinese interessato a una mostra.

Ma di rivelare la sua identità non se ne parla.

«La Jihad è la mia arte. Faccio il mio lavoro perché mi diverte.»



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Articolo Originale di
Simone Porrovecchio

 
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view post Posted on 11/8/2011, 11:40     +1   -1




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