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Cappella ecumenica di Sant'Enrico

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view post Posted on 6/3/2011, 17:18     +1   -1
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Cappella ecumenica di Sant'Enrico

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Luogo di pace e tranquillità
che serve un centro ospedaliero per malati di tumore,
questa cappella dalle linee semplici e nitide
progettata da Matti Sanaksenaho
ha vinto la sezione internazionale
del Premio Barbara Cappochin.


Sito: Turku, Finlandia,
Anno di Realizzazione: 2005
Progetto di: Matti Sanaksenaho





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I lavori per la realizzazione del progetto, vincitore di un concorso nel 1995, cominciarono solo nel febbraio 2004, e l'edificio fu aperto nel corso del 2005.


La cappella giace sul crinale di una collina con la forma sinuosa di un pesce ricoperto di scaglie di rame ed ha un orientamento da est verso ovest, con affaccio diretto sul panorama.


La finitura della superficie esterna integra perfettamente l'edificio nell'ambiente grazie a una patina di rame verde su tutto l'involucro che genera una perfetta armonia tra architettura e paesaggio.


L’impassibile intensità formale rimanda ai primordi del Cristianesimo e al valore simbolico e semantico del pesce.


L’accesso all’aula principale avviene tramite un piccolo foyer compreso fra la sacrestia e gli spazi di servizio.


Nella cappella si svolgono sia funzioni religiose che mostre d’arte.


Lo spazio interno trae carattere dalle superfici lignee e dall’intenso contrasto generato dal gioco delle luci e delle ombre.


Sul fondo dello spazio penetra una luce indiretta ma vigorosa: ai lati dell’altare si aprono vetrate trasparenti e traslucide estese all’intera altezza dell’aula, mentre verso l’ingresso un lucernario illumina il foyer.


Le nervature della struttura realizzate in elementi squadrati in lamellare d’abete ricevono un’illuminazione supplementare dai proiettori disposti in basso.


Il rivestimento esterno in rame che nel tempo assumerà una patina verde contribuirà all’inserimento nel contesto arboreo circostante.


Il progetto prende le mosse da una concezione scultorea della creazione architettonica, collocando un'opera d'arte in mezzo alla natura.



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Dall'entrata si accede a un piccolo atrio illuminato da un lucernario, e da qui un corridoio porta a un vasto ambiente, alto circa 12 metri, in cui sono collocate sull'asse longitudinale prima la galleria e all'altro estremo la cappella.


La struttura è formata da travi simili alle costole in legno di un grande scheletro marino.


Nell'interno una forte luce indiretta affluisce nella cappella da due finestre in vetro dipinto, create dall'artista Hannu Konola.


Il rivestimento interno è interamente in legno, i banchi e l'altare sono in massello intagliato dallo scultore Kain Tapper.


L’idea di costruire una cappella in cui si incontrassero arte e religione scaturì da Hannu Konola, sacerdote e pittore.


Il concorso per la sua realizzazione è stato organizzato nel 1995 dalla Safa, l’Associazione degli Architetti finlandesi insieme con l’Associazione Ecumenica S. Enrico.




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Sono stati invitati quattro nomi noti: Juha Leiviska, Simo e Kaepy Paavilianen, Timo Suomalainen, Ola Laiho e un giovane, Matti Sanaksenaho, che peraltro aveva già vinto il concorso per il padiglione finlandese all’Expo di Siviglia del 1992.


La scelta compositiva del vincitore, Matti Sanaksenaho (che ha collaborato con l’artista Kain Tapper, con Pijo Sanaksenaho e con altri quattro architetti) è ricaduta su un modello compositivo che vagamente ricorda due cappelle realizzate nei boschi dell’Arkansas nei primi anni ‘90.


Tali cappelle sono state progettate, con una struttura lignea di semplice preziosità e leggiadra geometria, da Fay Jones.


La materia adottata (il legno) e il contesto naturale evidentemente suggeriscono questo tipo di soluzione basata su uno slancio verticale che inevitabilmente riecheggia il gotico.


Il sovrapporsi di diverse finalità (ecumenica e artistica), ha ovviamente avuto un grande peso nella formulazione di un progetto che non presenta alcuno degli elementi e dei segni caratterizzanti la chiesa non solo nella tradizione cattolica, ma anche in quella protestante, cui tale cappella appartiene: non v’è croce né campanile.


L’aspetto significante è lasciato solo al richiamo, leggibile nella leggera sinuosità della pianta e dell’alzato, all’immagine del pesce, ricorrente nella simbolica paleocristiana; infatti il progetto è stato intitolato “Ikthos”.


Oltre a questa figura vi si trova quella della barca, anch’essa immagine ricorrente nella tradizione antica.




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Ma al di là dei richiami simbolici e del problema della sua adeguatezza quale luogo di culto, questa cappella (progettata nel 1998, realizzata nel 2004, consacrata nel 2005) resta principalmente un esempio di architettura dalle linee semplici e pure, ben armonizzata nel sito, luogo di pace e di silenzio che invita alla meditazione.


Un edificio in cui i materiali (legno per la struttura e gli interni, rame all’esterno) diventano espressione di un gesto progettuale che emerge con spontaneità dalla terra: una “grande scultura nel paesaggio e un piccolo edificio” come si legge nella presentazionea cura del Premio Biennale di Architettura Barbara Cappochin, la cui sezione internazionale ha visto prevalere tale cappella.




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Quasi a prolungare l’ascesa del poggio su cui si trova, la cappella corona il sito come una guglia e si erge come presenza a contatto col cielo, figura singola, per quanto in realtà essa serva una vicina struttura sanitaria per malati di tumore, organizzata come un villaggio.


Dopo la sua realizzazione, la cappella è stata usata per concerti, esposizioni d’arte, battesimi, matrimoni e funerali.


Al termine del percorso che sale sul fianco del poggio, l’ingresso avviene attraverso una “stanza di compensazione” o di “decompressione”, specie di reinterpretazione attuale dell’antico nartece.

L’aula ha una prima sezione usabile come spazio espositivo (i banchi si possono spostare) e la seconda sezione prossima all'altare permanentemente dedita al culto.

Posizionato in asse, l’altare si staglia contro una parete di fondo illuminata da un lucernario a nastro continuo su tutto il contorno.

Da qui la luce scivola nella navata, esaltando la progressione dei costoloni lignei della struttura, che generano un incalzante ritmo di luce e ombra.


Così lo spazio si riveste di quella vibrante espressività che apre alla meditazione, a un passo dall’invito alla preghiera.




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Türkü



Turku (Åbo in svedese, Aboa in latino) è una città di 286.765 abitanti della Finlandia sud-occidentale, situata nella regione del Varsinais-Suomi.


Turku sorge alla foce del fiume Aurajoki e per la sua storia e la sua posizione geografica fa registrare una percentuale superiore al 5% di parlanti svedese.


Riguardo l'anno esatto della fondazione non c'è certezza, ma tradizionalmente la si fa risalire al 1229.


È la quinta città finlandese per popolazione.


Se si guarda all'area metropolitana, la regione di Turku rappresenta la seconda maggiore area urbana del paese dopo l'area di Helsinki.


La città è bilingue. Il finlandese e lo svedese sono gli idiomi ufficiali.

Turku è stata nominata Capitale europea della cultura del 2011, assieme alla capitale estone Tallinn.



Edited by filokalos - 6/3/2011, 18:10
 
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