Il Maudsley Approach è un trattamento sviluppato negli anni’80: si concentra sull’importanza dell’alimentazione e su come controllare le calorie consumate. Cibi ad alto contenuto calorico per combattere l’anoressia nervosa. 
Secondo questo approccio (a differenza della Family Sistem Therapy, trattamento durante il quale si discute di dinamiche familiari) il cibo è quindi una vera e propria terapia in grado di migliorare le condizioni psicofisiche del paziente.
L'approccio Maudsley , secondo uno studio pubblicato sugli “Archives of General Psychiatry”, dovrebbe essere la prima scelta nella lotta a questa patologia, quando la situazione medica della paziente è stabile.
Lo studio, condotto da Daniel Le Grange, docente di psichiatria e direttore della clinica dei disturbi alimentari dello University of Chicago Medical Center, ha riguardato un campione di 120 adolescenti cui era stata diagnostica l’anoressia.
La metà è stata coinvolta in una psicoterapia familiare, e l'altra metà in una individuale.
I risultati hanno mostrato che il 50% delle ragazze del primo gruppo dopo un anno di terapia mostrava piena remissione, contro il 23% di quelle che avevano ricevuto una terapia individuale.
Inoltre, dopo un anno di follow-up del primo gruppo, solo il 10% ha avuto una ricaduta, mentre nel secondo gruppo ben il 40% tornava a manifestare sintomi anoressici.
Daniel Le Grange, ha dichiarato che "questo studio dimostra in modo inequivocabile che, se ci si trova di fronte ad un adolescente anoressico clinicamente stabile, il trattamento familiare dovrebbe essere la prima linea di trattamento."
Il trattamento familiare deve seguire un programma ambulatoriale intensivo, dove le famiglie sono invitate a svolgere un ruolo attivo nel recupero del loro figlio anoressico.
Sviluppato presso il Maudsley Hospital di Londra, il trattamento cerca di evitare l'ospedalizzazione del minore con anoressia e aiuta contemporaneamente i genitori a favorire abitudini alimentari sane in casa.
Daniel Le Grange
Come Le Grange ha detto: "È un approccio in cui sono utilizzati genitori come agenti del cambiamento nella terapia nel tentativo di prevenire ricoveri inutili, rafforzando le risorse che la maggior parte dei genitori ha per prendersi cura dei loro figli." 
Si cerca così di motivare i genitori a prendersi carico del figlio per combattere efficacemente il disturbo.
