Il Forum delle Muse

Sfaceli d'Italia

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view post Posted on 12/6/2010, 02:38     +1   -1
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Sfaceli d'Italia



Dalla Val d'Aosta alla Sicilia,
centinaia di opere cominciate e non completate.
Viaggio tra i cantieri dello spreco
che hanno bruciato miliardi di euro.
E che continuano a ingoiare finanziamenti...



L'acqua non c'è, dentro la piscina comunale di Giarre. Non c'è mai stata, neppure per un secondo. Ci sono i topi, invece, che corrono a pochi metri dal cemento grezzo della vasca.
C'è la distesa di bottiglie vuote, cartoni sfasciati, vecchi vasi di plastica, tubi arrugginiti e sterco che assediano lo scheletro incompleto del palazzetto. Ci sono le matasse di rovi e cespugli che ostruiscono l'ingresso della struttura. E non consola lo sfondo cartolinesco dell'Etna innevato, o il profumo dello Jonio a un passo.


Maria Teresa Sodano

Il sindaco Maria Teresa Sodano (Movimento per l'autonomia) testimonia: "Questa piscina coperta è stata finanziata nel 1985 dall'assessorato regionale alla Presidenza con 2 milioni e mezzo di euro. La parte strutturale è stata conclusa, i lavori regolarmente collaudati. Poi l'impresa è fallita e si è bloccato tutto. Niente più ruspe, niente più cantiere. Soltanto questo simbolo dello spreco, di un degrado che umilia la nostra gente".
Storie che i giarresi conoscono bene. La loro cittadina, 26 mila abitanti a nord di Catania, è soffocata da opere pubbliche annunciate, in parte realizzate e abbandonate prima dell'inaugurazione.
C'è la follia del campo da polo, poi riciclato in pista da atletica e campo di calcio, con gigantesche tribune inagibili e palestre incomplete oltre che vandalizzate (lavori tra l'88 e il '94, finanziamenti da 3 milioni e 600 mila euro).


C'è il nuovo teatro, progetto da un milione e mezzo di euro, mai aperto e con le vetrate rotte, le poltroncine rubate, rubati gli impianti di aria condizionata come anche le piastrelle della facciata. Per non parlare del centro polifunzionale in frazione Trepunti, 894 mila euro stanziati dalla Regione nell'83, oggi una parata di mattoni a pezzi, svastiche alle pareti e brandelli ferrosi che sbucano dai piloni. Fino alla dimenticata pista di automodellismo, con annessi campi da tennis (141 mila euro tra l'81 e l'82), e il mai aperto mercato dei fiori per cui l'assessorato regionale all'Agricoltura ha impegnato nel '97 oltre 500 mila euro
Sono le incompiute d'Italia. Lo scempio di ospedali e strade, carceri e stazioni ferroviarie, campi sportivi e case di riposo, autoporti e dighe che non hanno conosciuto la parola fine.
Oppure sono state concluse, inaugurate dopo indicibili vicissitudini ma non attivate. Un'epidemia che in questi anni si è estesa dalla Sicilia alla Valle d'Aosta, dalla Campania al Veneto, dalla Calabria al Piemonte.




Bernardino Romano

Bernardino Romano, professore di Pianificazione e valutazione ambientale all'Università dell'Aquila, sostiene: "Ha trionfato la logica del fare per fare. Politici e imprenditori hanno raccolto finanziamenti ovunque, a livello europeo e nazionale, costruendo nel loro interesse e non in quello delle collettività. Risultato, la spaventosa debolezza di progetti che franano al primo intoppo: un cambio di giunta, la crisi di un'impresa appaltatrice, il banale prolungarsi dei lavori...".

Un sistema in bilico tra cialtroneria e malaffare che la Corte dei conti ha censurato il 17 febbraio scorso, all'inaugurazione dell'anno giudiziario in pieno scandalo 'Cricca' del G8.




Mario Ristuccia

Il procuratore generale Mario Ristuccia ha scritto: "Anche nel 2009, molte fattispecie di illecito hanno riguardato il fenomeno delle opere incompiute. Un ingente spreco di risorse pubbliche dovuto alla carenza di programmazione, all'eccessiva frammentazione, alla dilatazione dei tempi di esecuzione (...) e alle carenze ed inadeguatezze dei controlli tecnici ed amministrativi. Il peggio, insomma. Tanto oscuro e articolato da causare "un'oggettiva difficoltà nell'accertamento delle responsabilità, il più delle volte ascrivibili ai vari livelli decisionali".

Parole che sembrano fuori luogo, pronunciate tra le montagne di Aosta. Qui tutto appare ordinato, ligio alle regole del buon senso.
Ma c'è qualche eccezione. Singolare, per esempio, è quanto accade al trenino che doveva collegare le stazioni sciistiche di Cogne e Pila.
La vicenda è partita nel 1926 con la realizzazione di una linea per trasferire la magnetite dalla miniera di Cogne allo stabilimento siderurgico del capoluogo. Nel 1979 la miniera chiude e il treno si ferma, ma presto spunta un'ipotesi alternativa: adattare l'impianto al trasporto delle persone.





Servirà ad agevolare gli spostamenti in valle e sostenere il turismo, prevedono i politici nel 1980.
Senonché, trent'anni dopo, i vagoni giacciono inutilizzati nella deserta stazione di Acque Fredde.
L'amarezza è tanta.
In parte per i 30 milioni di euro spesi in attesa dell'inaugurazione, ma anche per il modo in cui si è realizzata l'opera (11 chilometri, dei quali otto in galleria).

Un'apposita commissione tecnica ha indicato alla Regione che i locomotori sono in condizioni precarie, che le batterie del trenino non bastano ad affrontare il tragitto, che le gallerie sono deteriorate dagli svariati allagamenti, che risultano gravi problemi di scuotimenti verticali e trasversali, che le curve sono più strette del dovuto e che sotto carico si registrano cedimenti del binario.

Non a caso la Corte dei Conti della Valle d'Aosta ha chiesto al progettista e direttore dei lavori un risarcimento da 14,6 milioni di euro.

Quant'è bastato a scatenare polemiche, ma non a spingere la giunta ad archiviare il tutto. Anzi, giorni fa è spuntata l'ipotesi di utilizzare parzialmente strutture e tracciato come percorso turistico verso il museo minerario di Cogne.

Un progetto che richiederebbe ulteriori finanziamenti.



La domanda è: quante situazioni simili esistono in Italia? Quanti milioni di euro vengono buttati in sogni fallimentari?

E quante volte un'opera, dopo anni di oblio, viene recuperata in extremis?

Risposta: nessuno lo sa. Non c'è un elenco ufficiale delle incompiute, al massimo emergono cifre parziali.

Nel 2007 il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, ha scritto che le opere a metà sono 357.

Nel 2009 è rimbalzata online la notizia che sarebbero invece 395, delle quali 156 nella sola Sicilia.

Cifre che le istituzioni non negano e non confermano: semplicemente tacciono.

L'urbanista Vezio De Lucia, ex membro del Consiglio superiore dei lavori pubblici dice: "L'unica certezza, statistiche a parte, è che le incompiute non sono incidenti di percorso, bensì il sintomo di uno sfaldamento culturale. La catena di controllo è saltata, degenerata. Le fresche cronache su La Maddalena e i grandi appalti testimoniano come gli appetiti privati abbiano sovrastato il pubblico interesse. Il resto viene di conseguenza. Nella progressiva assenza di controlli, nazionali ma anche locali, si buttano soldi e non si terminano i lavori".



Gli esempi abbondano.

Prendiamo come modello la Campania ed in particolare alcune incompiute di Battipaglia:
- c'è la casa di riposo Villa Maria, "già finita nel 1996, celebrata con ben tre inaugurazioni e mai aperta agli anziani (spesa stimata: 1,3 milioni di euro)".





C'è lo stadio di calcio, progettato per i Mondiali del '90 ma con un'unica tribuna agibile e la pista inutilizzabile (costo stimato: 10 milioni di euro).

E c'è, in centro città, quella che doveva diventare una caserma di polizia ma è rimasta un abbozzo.

Costanza Pratesi, responsabile ufficio studi del Fai (Fondo per l'ambiente italiano), avverte: "L'errore più grave sarebbe credere che le incompiute siano un problema del passato. Non è così: il vizio politico degli annunci eclatanti, delle sparate propagandistiche, genera sempre più investimenti irrazionali e abusi di territorio". Dopodiché il rischio è che "manchino sia i fondi per concludere le opere, sia quelli per eventualmente abbatterle".

In questo clima, il Fai ha chiesto agli italiani di indicare le brutture che infestano i loro luoghi più amati, e tra le 10 mila segnalazioni ricevute, 595 indicano costruzioni in disuso, mentre 157 vengono segnalate come incompiute.
Un catalogo in cui potrebbe entrare anche l'ex clinica Madonna delle Rose, non nascosta in qualche anfratto del territorio nazionale ma bene in vista a Fonte Nuova, comune con 30 mila abitanti alle porte di Roma.




Per arrivarci va percorsa tutta via Nomentana, fino al colle dove svetta una palazzina giallognola in pessime condizioni.
I muri sono sbrecciati, le finestre inesistenti, le tapparelle devastate. Tutt'attorno nessuno, a parte i due cagnoni del custode.

La struttura è stata avviata e non conclusa da un privato tra il 1959 e il 1961. Poi la clinica è stata aperta per un paio d'anni da un secondo privato. Dopodiché l'università la Sapienza ha acquistato i muri e il terreno (fonti interne ricordano per 6 miliardi di lire) e i cittadini hanno atteso che succedesse qualcosa. Invano. Prima sono arrivati gruppi di extracomunitari che hanno occupato illegalmente il palazzo.




Luigi Frati in una curiosa foto
che lo ritrae durante una contestazione
degli studenti della "Sapienza"

"Quindi, nel 1996, l'università ha presentato un progetto che prevedeva il restauro e l'ampliamento della struttura, con tanto di campus universitario. Senonché niente si è concretizzato: la clinica è incompiuta, e la diffidenza abbonda sulle ultime dichiarazioni di Luigi Frati, rettore de La Sapienza, che ipotizza di trasformare la clinica in un polo medico-chirurgico da 200 posti letto.
Inutile stupirsi. :rolleyes:
Un rapporto della fondazione Italia/Decide certifica che l'Italia è la peggiore in Europa sul fronte delle opere pubbliche, dieci volte più lente e tre volte più care rispetto al resto del Continente. Stando al World economic forum, la nostra nazione è al cinquantaquattresimo posto per dotazione di strade, ferrovie e quant'altro. E come non bastasse, il dossier 2009 dell'Ance (Associazione nazionale costruttori edili) sulle infrastrutture propone numeri allarmanti: dai quattro anni e mezzo impiegati in media per progettare opere sotto i 50 milioni di euro (oltre questa soglia gli anni diventano sei), ai nove mesi di ritardo medio accumulati in fase di cantiere dalle opere poi concluse, "pari al 43,2% del tempo contrattuale".
Stefano Lenzi, responsabile dell'ufficio legislativo di Wwf Italia dice: "Cifre sconcertanti. Ma non c'è verso di cambiare rotta. Anzi, nella Finanziaria 2010 è stato inserito il comma 232 dell'articolo 2 che rischia di generare altre mastodontiche incompiute. Permette, infatti, di avviare la realizzazione di strutture comprese nei corridoi Ten-T (le famose reti transeuropee) con in cassa soltanto il finanziamento del primo lotto, e di almeno il 20 per cento dei lavori complessivi. Diventa cioè elevatissimo il pericolo che manchino i soldi, eppure nessuno si scandalizza".



Al contrario, le incompiute si moltiplicano nell'indifferenza generale. Un classico caso è quello dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, eterno cantiere.

Ma c'è anche, a Nord-Est, l'idrovia Padova-Venezia, ideata mezzo secolo fa come un'autostrada d'acqua lunga 27 chilometri, costata circa 140 milioni tra ponti e chiuse e tuttora incompleta.

C'è ancora, in Abruzzo, l'autoporto di Roseto, in teoria fulcro del trasporto intermodale delle merci, in pratica cattedrale nel deserto pagata dalla Regione 5 milioni di euro.

E c'è, sulle colline di Reggio Calabria, in un silenzio d'altri tempi tagliato dal vento, il carcere di Arghillà: concepito nel 1988, costruito negli anni Duemila e oggi al centro di un paradosso finanziato con 52 milioni di euro. L'assessore regionale al Bilancio Demetrio Naccari ammette:"Sono pronti il padiglione detentivo, quello sanitario, gli uffici, l'area colloqui, il muro di cinta e addirittura la portineria esterna. Eppure si ritarda l'apertura perché manca, tra l'altro, una strada decente che porti al penitenziario".
Il Cipe (Comitato interministeriale per lo sviluppo economico) ha stanziato nel 2009 21 milioni 500 mila euro per terminare l'opera, ma visti i precedenti la prudenza è d'obbligo.




Lo stato in cui versano le "nuove" celle del carcere di Arghillà... :eh?:




La Stazione fantasma di Matera

Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e presidente dell'Anci (Associazione nazionale comuni italiani), dice: "A volte, si parte entusiasti e ci si arrende, anni dopo, per gli scenari che cambiano. Altre volte l'abbandono dell'opera arriva per le lungaggini amministrative".
Fatto sta che spesso ci si ritrova come a Matera, capoluogo della Basilicata dove le Ferrovie hanno avviato nel 1986 la tratta per Ferrandina (20 chilometri) per collegare il Tirreno all'Adriatico.

Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano, definisce l'opera "una conclamata assurdità per la carenza di viaggiatori", e molti ambientalisti concordano. Ma non è questo il punto. Il problema è che questa linea è stata quasi ultimata, sotto il profilo strutturale.
Mancano i binari, d'accordo, però prima che finissero i soldi si è scavata la galleria di Miglionico, sei chilometri di terra franosa e gas.
Si è costruita la stazione di Matera, ora lucchettata e invasa dalle sterpaglie. Si sono realizzati il ponte sulla gravina di Picciano e quello sul fiume Bradano, dove lo scorso 9 marzo il cantiere sullo strapiombo era pericolosamente accessibile attraverso un cancello aperto.
E tutto questo sforzo, questo investimento da 270 milioni di euro porta alla sintesi che fa Pio Acito, anima storica di Legambiente in Lucania: "Tante promesse, miopia totale e valanghe di euro buttati". Un finale che mette malinconia. :cry:





Il libro nero dello sperpero



image

Il Parco Archeologico
dell’Incompiuto Siciliano



Giarre non si è arresa al suo destino di capitale italiana delle incompiute.


Il sindaco Teresa Sodano ha già recuperato alcune opere, e assicura che altre verranno resuscitate attraverso la formula del project financing.


In soccorso del primo cittadino è arrivato anche il collettivo artistico milanese Alterazioni Video, il cui leader, Andrea Masu, ha dichiarato: "Le incompiute non sono soltanto ferite nel territorio, ma opere che raccontano la storia contemporanea e meritano di essere valorizzate".


In questa logica è nata l'idea di aprire a Giarre un Parco delle incompiute.


E di teorizzare, a livello nazionale, l'esistenza di un vero e proprio stile 'dell'incompiuto siciliano', costituito da tutte le costruzioni mai finite, oppure utilizzate per un breve periodo e abbandonate.


Ecco alcuni esempi:





VILLA SANTINA (Udine) - Impianto di trattamento dei rifiuti

Nel 1984 si è inaugurato in località Vinadia un impianto per il compostaggio e produzione di Rdf (Refuse derivated fuel).

Dopo vari problemi tecnici, a metà anni Novanta si è deciso di ristrutturare l'opera: "Dal costo di 2,5 miliardi di lire si è arrivati a 4,8 (circa 2,4 milioni di euro)".

Lo scorso novembre, gli ambientalisti hanno fatto un sopralluogo sull'impianto fermo e hanno segnalato anche "cedimenti della rete di recinzione".




Impianto di trattamento dei rifiuti (Villa Santina)



REGGIO CALABRIA - Diga sul fiume Metramo

Con i suoi 104 metri è la più alta diga d'Italia. L'opera, attualmente non attiva e partita nel 1972, avrebbe dovuto servire anche il polo siderurgico della piana di Gioia Tauro (mai nato). Dal 1981 si sono susseguiti 76 rincari. La Corte dei conti ha calcolato un danno per lo Stato pari a 422 milioni di euro.




Diga sul fiume Metramo



MARSALA (Trapani) - Monumento a Giuseppe Garibaldi

Nel 1986 il premier Bettino Craxi ha avviato i lavori per un monumento dedicato all'eroe dei due mondi.

La costruzione era pensata con due poppe di nave, un albero maestro da 47 metri, oltre 5 mila metri quadrati di vele marmoree e una statua di Garibaldi alta cinque metri.

Nel 1988 i magistrati hanno fermato il cantiere: la costruzione era abusiva.






ROMA - Air Terminal Ostiense

Creato per i Mondiali del 1990, e utilizzato solo per due settimane, è servito a collegare la capitale all'aeroporto di Fiumicino.
Anni fa il Comune ci ha organizzato iniziative culturali che hanno fatto sperare in un definitivo recupero.
Nel 2006 le Ferrovie hanno messo in vendita la struttura, acquistata nel 2008 da una società che dovrebbe realizzare negozi, bar, ristoranti, edicole e un drugstore.





TORINO - Impianti per le Olimpiadi invernali

Era il 2006 quando si celebrarono le Olimpiadi invernali. Per l'occasione vennero inaugurati l'impianto di bob, slittino e skeleton (61,4 milioni di euro), i trampolini di Pragelato (34,3 milioni) e la pista di biathlon di Cesana (25).
Opere che, a quattro anni di distanza, rischiano l'abbandono.
Tra l'altro, i costi della manutenzione sono pesanti: 1 milione 161 mila euro l'anno soltanto per i trampolini di Pragelato.




I trampolini di Pragelato




ENNA - Canale di raccolta acque Ancipa

Il progetto, elaborato nel 1979 dalla Cassa del Mezzogiorno, includeva la costruzione di un canale di gronda lungo 12,3 chilometri collegato a un sistema di traverse sui torrenti che danno origine al fiume Simeto. Si volevano riversare le acque nell'invaso di Ancipa, ma sono stati realizzati solo tratti del canale e la traversa sul torrente Martello. La Corte di Cassazione ha ordinato nel 1993 la demolizione dell'opera, ma la sentenza non è ancora stata eseguita. Legambiente parla indicativamente "di una spesa attorno ai 40 milioni di euro".






Articolo Originale
di
Riccardo Bocca

Edited by filokalos - 16/6/2010, 09:14
 
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roberta serenari
view post Posted on 16/6/2010, 07:44     +1   -1




...queste cose si sanno purtroppo, ma vederle riunite in una stessa pagina, rimani come bloccata da una enorme tristezza....
 
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view post Posted on 16/6/2010, 08:00     +1   -1
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E potevo continuare per pagine, pagine e pagine.... :sob:
 
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Giovannah
view post Posted on 16/6/2010, 16:51     +1   -1




e pensare che una volta eravamo "il bel paese"...:(
 
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3 replies since 12/6/2010, 02:38   954 views
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