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Il colore nell'architettura e nel design

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view post Posted on 29/10/2010, 08:39     +1   -1
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Il colore nell'architettura e nel design

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Sports Center di Saint-Cloud (Francia)

Per non vedere nero,
c'è chi vede rosa.
Anche a letto
A tinte forti, in un libro
i progetti architettonici e i mobili
che usano il colore per
far emergere le emozioni.
E rendere la casa meno triste...




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Il rosso? È energia (anche erotica, s'intende). :wub:

Il bianco? Purezza e razionalità. :hmm:

Il blu? Serenità. :)

Da sempre i colori hanno avuto il compito (ma anche il peso) di richiamare stati d'animo ed emozioni. Facendoli emergere o, addirittura, esplodere.
Al Colore nell'architettura e nel design è dedicato un catalogo fotografico in sette lingue (pp. 600, euro 49,95) che Logos ha mandato in libreria qualche settimana fa.

Una rassegna di abitazioni, scuole, auditorium, letti, sedie, tavoli e panchine dai colori brillanti che rendono la vita più vivace. O, almeno, un po' meno grigia.



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Dall'antichità fino all'affacciarsi dei Neoclassicismo, il colore non solo è stato scelto secondo scopi ornamentali, simbolici, rappresentativi o sentimentali ma anche per rispondere ad esigenze percettive d'insieme.



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Ogni architettura è sempre stata pensata e realizzata tenendo in considerazione l'aspetto cromatico, una presenza impossibile da evitare poiché facente parte della vita di ciascun individuo.



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Ars Electronica Center - Linz (Austria)



Siamo talmente abituati a pensare ad un'architettura monocroma, possibilmente smorta, che è difficile immaginare, anche se ne siamo perfettamente al corrente, che il Partenone e l'architettura greca in genere fossero, in realtà, assolutamente policromi, in un'orgia di tinte differenti per dare gradazione ai fondi e staccare più sensibilmente i bassorilievi e gli altri elementi decorativi.



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Lo stesso era nelle chiese romaniche dove muri, pavimenti, finestre, soffitti, colonne, capitelli, timpani, tutta la decorazione scultorea erano coloratissimi: alle tinte fisse, animate dalla luce del sole, si associavano i colori delle decorazioni temporanee, dei paramenti liturgici, degli oggetti di culto.



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Chiesetta romanica di S.Secondo - Curtazzone (At)



Per tutto il Medioevo, la città fu, in opposizione alla campagna, il luogo della luce e del colore, attraverso l'uso di marmi policromi, pietre, mattoni, mosaici, pigmenti, secondo significati e gerarchie ben precise, non solo nelle chiese e negli edifici pubblici, ma anche negli esterni e interni delle case. A partire dal Trecento si ebbe un'alternanza di periodi in cui il colore venne rifiutato a vantaggio di tinte neutre ad altri in cui se ne fece un uso massiccio, come nelle architetture fastose dei Barocco.



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Scorcio del paese di Monterosso



Qualche decennio dopo le scoperte newtoniane sulla luce e il colore, cioè dalla seconda metà dei XVIII secolo, talvolta anche prima, l'arte neoclassica trionfante impose il candore della pietra, dichiarando guerra ai colori degli edifici. Vi furono numerosi sostenitori dell'acromia, ad esempio Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy che definì la pratica dei colore un metodo per ingannare gli occhi dell'osservatore. L'illusione di poter trovare una soluzione neutra scegliendo il non colore nasce dal desiderio di trovare una duratura libertà del sentimento nel non colore. Ma questa illusione si perde nell'apprendere che l'acromatismo è impossibile, se non nella pura trasparenza: sappiamo infatti che ogni superficie si esprime nel colore anche lì dove si è tentato di negarlo.



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Goethe in Della teoria dei colori (1810) si era scagliato contro chi vedeva nella tavola cromatica solo un fenomeno ottico. Dalla fine dei XIX secolo ci fu, dunque, una tendenza a rifiutare il colore, non solo sulle case, ma anche negli oggetti della vita quotidiana, dove gli unici colori ammessi erano il nero, il grigio e il bianco.



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Il Crystal Palace

Poche furono le eccezioni, tra cui il Crystal Palace di Joseph Paxton, il quale, coadiuvato da Owen Jones, colorò a strisce rosse, gialle e blu le membrature di acciaio, gli impalcati di legno e le fasce di tamponamento tra i vuoti vetrati, che spiccavano sul reticolo bianco che segnava la struttura. La cultura del colore venne quindi abbandonata ed il colore andò perduto.



Questo fu dunque un periodo un cui il bianco prese il sopravvento sul colore, bianco che, in molte culture, ritroviamo associato ad un'ideale di perfezione, di purezza e innocenza, legato alla sfera dell'intelletto a differenza del colore, simbolo degli istinti primitivi.
Questo pregiudizio si rifletté anche in ambito architettonico. Secondo Ruskin l'unico mezzo per creare architetture policrome è quello di utilizzare il colore proprio dei materiali da costruzione, servendosi degli accostamenti determinati dal colore naturale di pietra, legno o laterizio (tale concetto lo si ritrova ancora oggi in alcuni architetti contemporanei).



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Museum Dalì - Figueres (Spagna)



A questa idea sul colore in architettura si aggiunse la questione della durata. Infatti la scarsa durata della colorazione applicata sulle superfici sembrava, in maniera metaforica, minacciare la stabilità e la solidità dei voiumis, cosicché la superficie tinteggiata veniva considerata in subordine rispetto a quella non colorata (intesa, ovviamente bianca in opposizione al colore).
Va all'Art Nouveau, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio dei Novecento, il merito di aver riabilitato la policromia, che però ebbe, soprattutto in Italia, un ruolo tendenzialmente ornamentale,quasi mai strumento comprimario del progetto architettonico.



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Panorama Vernazza - Cinque Terre



Risalendo al termine di derivazione latina colorem, infatti, ci si imbatte in una definizione che fa riferimento al concetto di celare, nascondere, come se il colore avesse la funzione di rappresentare qualcosa di non reale.



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Complesso residenziale di Tucson - Arizona (Usa)



Successivamente, l'eredità dei pittori impressionisti francesi, che concentrarono i propri studi sulle potenzialità spaziali del colore, influenzò la produzione pittorica di cubisti e astrattisti, giungendo tra le pareti dei Bauhaus (Kandinski affermò che i colori potevano creare, in connessione alla forma, movimenti orizzontali, centrifughi e centripeti) e nel movimento olandese De Stijl, che fu il primo, attraverso il pittore-architetto Theo van Doesburg, a teorizzare l'uso strutturale del colore in architettura.



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La Casa Rietveld Schröder (conosciuta anche con il nome di Casa Schröder)
si trova ad Utrecht e venne costruita nel 1924 dall'architetto olandese Gerrit Rietveld
per conto di Mrs. Truus Schröder-Schräder e le sue tre figlie.
La signora chiese che la casa fosse costruita preferibilmente senza muri.
L'edificio è uno dei migliori esempi di architettura De Stijl.
Nel 2000 venne inserita tra i patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.



Al termine della prima guerra mondiale, si affermò in Europa la tendenza ad utilizzare il colore come simbolo di una rinascita spirituale nelle opere di ricostruzione di città devastate dal conflitto.



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Case d'abitazione nel centro storico - Copenaghen



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Il Complesso "Onkel Toms Hütte“
(La capanna di Zio Tom)
progettato da Bruno Taut
per un quartiere-giardino di Zehlendorf

In questo panorama si inseriscono figure come quella di Bruno Taut che, partendo da un uso istintivo del colore, diede vita a realizzazioni architettoniche policrome con l'intento di migliorare la qualità della vita.
L'uso del colore applicato alle costruzioni, oltre ad essere un mezzo decorativo di minor costo rispetto ad altri materiali quali pietra e gesso, venne esaltato come originario mezzo espressivo in grado di infondere gioia e benessere nell'osservatore ed inoltre, essendo visibile a tutti, assunse anche il significato di internazionalità.

Negli anni Sessanta del Novecento il designer Verner Pantom aveva sperimentato tutte le potenzialità di un arredamento basato sui contrasti.



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Un ambiente by Verner Pantom



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Edificio tra la Via XX Settembre
e la Via Bertola a Torino

Venne dunque anche riconosciuto il valore simbolico-sociale del colore e, non meno importante, la sua influenza sulla psicologia dell'uomo.



Nella progettazione architettonica il colore è un elemento importante e può costituire una modalità tramite la quale, oltre ad ampliare le caratteristiche degli spazi, delle superfici e dei corpi solidi, é possibile connotare il linguaggio della stessa architettura.



I colori (ed il tipo di luce che i colori stessi generano) possono diventare componenti dell'architettura al pari di qualunque altro materiale che definisce i volumi, il pieno e il vuoto, gli spessori e le superfici, i contatti e le separazioni. Addirittura la loro presenza (o assenza) può contribuire ad aggiungere qualità percettive allo spazio e alle dimensioni, manipolare la fisicità, connotare i volumi dei corpi rivelando ciò che aspetta dì essere svelato.



È interessante notare come il colore applicato in ambito architettonico, sia per quanto riguarda gli spazi privati che quelli urbani, abbia assunto, nel corso degli anni, il carattere di colore "progettato".



Colore, quindi, come progetto, colore pensato, ragionato e non frutto di semplice decorazione murale.



Definire cosa sia "colore" risulta difficile, pur conoscendo che si tratti del risultato dell'interazione tra luce, oggetti e sistema visivo umano. Nel corso dei secoli, numerosi studiosi hanno elaborato modelli matematici aventi l'obiettivo di spiegare in che modo avvenga la percezione del colore e negli ultimi venti anni, finalmente la ricerca neurofisiologica e riuscita a determinare il comportamento del cervello umano nella costruzione consapevole del concetto colore.



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Jean Nouvel realizzato diversi progetti
policromatici in Spagna.
La più nota in assoluto è sicuramente
la Agbar Tower di Barcellona

Come annota, assieme a tanti, anche Anna Marotta gli studi sul colore sono molto vari e intrecciano campi disparati, fornendo una miscellanea di conoscenze e deduzioni, senza pero arrivare a nulla di conclusivo perché, come afferma Rudolph Arnheim (uno dei padri della percezione visiva e assertore della teoria della Gestalt), il colore é sempre legato al contesto in cui si opera: contesto spaziale, storico culturale e, naturalmente psicologico.



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Holtenbroek Housing - Zwolle (Olanda)




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Hotel Bantry - Bay Bantry (Irlanda)


Protagonisti dell'architettura del primo Novecento come Le Corbusier, Taut e Theo van Doesburg hanno utilizzato il colore applicandolo in una sorta di filo conduttore tra sperimentazioni pittoriche e produzione architettonica.


Da segnalare anche tre figure di rilievo della nostra epoca quali Steven Holl, Jean Nouvel e la coppia Sauerbruch & Hutton, le cui realizzazioni si sono fondate su ricerche effettuate da artisti ed architetti del primo Novecento in campo cromatico.

Oggi il colore è uno degli elementi principali della progettazione e, talvolta, la scelta di una tinta può addirittura apparire una facile scorciatoia: un colore ben scelto può essere più importante delle innovazioni introdotte per lanciare un nuovo prodotto sul mercato.



Edited by filokalos - 30/4/2011, 16:04
 
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