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Ultimatum alla Terra

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view post Posted on 8/1/2011, 18:32     +1   -1
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Ultimatum alla Terra

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Inserito a torto nel calderone
del cinema di fantascienza degli anni '50,
il film utilizzò l'immaginario legato allo spazio
per denunciare alcune ingiustizie molto terrestri.



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Mostri, alieni e dischi volanti: era il cinema americano degli anni '50, quello che impazzava sugli schermi dei drive-in.

Forse, oggi, quegli effetti speciali non risultano più così sorprendenti come una volta e, tuttavia, molte di quelle pellicole brillano ancora per la loro inimitabile atmosfera.



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In questo universo cinematografico, che i critici chiamavano shlock (il suono del coperchio di un bidone dell'immondizia), gli alieni erano esseri minacciosi che da un momento all'altro potevano invadere la Terra e distruggerne per sempre la civiltà e la democrazia.



Di fatto gli extraterrestri, con la loro tecnologia progredita e il loro essere al tempo stesso simili e diversi dagli umani, incarnavano perfettamente le angosce della società americana dell'era della Guerra Fredda.



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Una nazione che aveva scoperto il potere distruttivo della scienza e temeva l'invasione (dall'esterno o, peggio, dall'interno) del comunismo sovietico, non poteva che trovare in quel cinema di fantascienza il riflesso delle proprie paure e la speranza di una possibile salvezza.



Nel 1951 la 20th Century Fox produsse un memorabile film che, pur inserendosi perfettamente nel filone, si differenziava completamente per posizioni e contenuti. Era intitolato The Day the Earth Stood Still (con la regia di Robert Wise) e si basava sul racconto Farewell to the Master di Harry Bates.



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Il film era destinato a diventare una pietra miliare della rappresentazione cinematografica degli alieni, poiché per la prima volta veniva messo in scena un extraterrestre buono perseguitato da un'America violenta e repressiva, anticipando così film come L'uomo che cadde sulla Terra (1976, regia di N. Roeg) o E. T. l'ex traterrestre (1982, regia di S. Spielberg).



Ma anche il film Cittadino dello spazio (1954, regia di J.M. Newman), di poco successivo a quello di Wise, si inseriva in questo particolare filone, capace di riflettere sulle virtù democratiche e sulla disposizione all'accoglienza del nostro pianeta attraverso il ricorso a un extraterrestre buono e perseguitato.



Così, la scelta dello sceneggiatore Edmund H. North e del regista Robert Wise si dimostrò doppiamente coraggiosa, se si considera che il film venne girato mentre in America prendeva piede la Commissione sulle Attività Antiamericane, gestita dal senatore Joseph McCarthy e sostenuta dal dittatoriale direttore dell'FBI J. Edgar Hoover.



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Scopo della Commissione era identificare e isolare qualsiasi individuo manifestasse posizioni politiche di sinistra, in quanto potenziale propagandista filosovietico.



Come principale centro della comunicazione di massa, Hollywood fu il maggiore bersaglio della Commissione: attori, sceneggiatori e registi perdevano il lavoro, oppure venivano invitati (o costretti) a denunciare colleghi più o meno "colpevoli".



La sequenza in cui l'extraterrestre Klaatu (Michael Rennie), in missione sotto una falsa identità terrestre, viene denunciato alle autorità, è chiaramente ispirata alla stagione delle delazioni hollywoodiane.



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La pellicola ha inizio con l'atterraggio di un disco volante, nel centro di Washington, da cui scendono Klaatu, alieno dall'aspetto umano, e l'androide Gort. L'extraterrestre comunica al mondo un ultimatum: se la corsa agli armamenti e la ricerca spaziale non saranno frenate, la Terra non diverrà solo una minaccia per se stessa, ma anche per gli altri pianeti, e dovrà quindi essere distrutta.

L'obiettivo di Klaatu è quello di contattare uno scienziato, il professor Barnhardt, a cui trasmettere il suo messaggio pacifista.

E affinché la potenza degli alieni sia evidente a tutti, Klaatu realizza un imponente blackout globale (da cui il titolo originale del film, che significa appunto "Il giorno che la Terra si fermò").

Klaatu trova inaspettatamente un alleato in Helen (Patricia Neal), cui confida un messaggio in codice da trasmettere a Gort in caso di emergenza: Klaatu barada nikto.



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Così, quando l'alieno viene colpito dalle armi della polizia, sarà proprio Helen ad avvisare l'androide che, dopo aver recuperato il corpo di Klaatu, riesce a riportarlo in vita.



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L'alieno si ripresenta così vivo e vegeto alla folla e ribadisce il suo ultimatum, prima di ritornare definitivamente nello spazio.


L'innocente perseguitato dalle autorità è un tema classico del cinema di quegli anni: si pensi ad esempio a La fuga ('47, di D. Daves) e a molti film di Hitchcock.


Tuttavia questa pellicola lo traspone in un contesto di attualità (la corsa agli armamenti, i dischi volanti da poco giunti sulle prime pagine dei giornali) e vi innesta nientemeno che la "morte e resurrezione" dell'eroe, prefigurando il credo di alcune sette moderne che considerano Gesù Cristo un messia venuto dallo spazio. :blink:






Edited by filokalos - 18/2/2011, 09:43
 
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