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Il boom dei divorzi

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view post Posted on 20/9/2010, 16:08     +1   -1
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Il boom dei divorzi


(Questa e altre scene dell'articolo sono tratte da "Divorzio all'Italiana")

Sul finire del primo decennio di questo millennio,
la tipica famiglia italiana che si presenta
allargata in senso orizzontale,
aperta cioè a quelli che furono coniugi
in precedenti matrimoni



Uno dei capisaldi della società italiana del secolo precedente è stato sicuramente l'istituto matrimoniale, in cui i due contraenti, ovvero marito e moglie, nonostante le inevitabili burrasche, i periodi di alta e bassa intesa, riuscivano, con percentuali comprese tra il 90 e100%, ad arrivare alla fine delle loro vite, restando vincolati l'uno all'altra..

Un primo dato (fonte Istat) che fa di colpo crollare questo "totem" dell'unità coniugale della coppia italiana è negli ultimi dieci anni i divorzi sono più che raddoppiati. :woot:





Il secondo dato, non meno interessante del primo, è che il periodo di buona convivenza tra coniugi dura mediamente quindici anni, poi cominciano i primi litigi, le prime amarezze, specie in assenza di figli ma non necessariamente.

Il terzo dato infine consiste nell’età dei divorziandi; i picchi sono due: 25-30 anni e 60-65. :blink:

L'aumento dei divorzi si spiega semplicemente:
- il tabù del matrimonio ha un suo tempo tecnico per smantellarsi;
- l'aumentata distanza tra credo religioso e pratica quotidiana (ovvero la secolarizzazione della società)
spiegano in modo abbastanza preciso la crescita delle separazioni.
È probabile che il numero dei divorzi continuerà col tempo ad aumentare.

La durata media della buona convivenza va messa in rapporto con l'età dei coniugi nel momento del matrimonio.
È fortemente aumentato il numero di chi si sposa a quarant'anni, magari dopo un periodo più o meno lungo di convivenza in prova reciproca. Questo tipo di coppia coniugale sa - specie per quanto riguarda la donna - che trovare un nuovo partner non sarà facilissimo; perciò il tasso di sopportazione dei reciproci difetti tende ad aumentare.
Un tempo si diceva che la prima crisi avviene dopo sette anni; per le coppie che si sposano in età adulta il punto di crisi risulterebbe perciò raddoppiato. -_-





Resta invece piuttosto breve il buon rapporto matrimoniale per chi si sposa intorno ai 20-25 anni di età. Tanto più gli sposi sono giovani, tanto più sono impazienti. È cresciuto il numero di chi si sposa a vent'anni o poco più ma è frequente che si tratti di decisioni avventate e che nell'inconscio dei due giovani coniugi ci sia già allo stato latente la via d'uscita nel divorzio.

Il dato più difficile da capire riguarda però il picco dei divorzi tra sessantenni. :hmm:

Perché decidono di separarsi in un momento della vita che coincide con l'ingresso nella fascia dei pensionati e comunque degli anziani? Affrontando l'evidente difficoltà di trovare un nuovo partner?
E quindi di dover organizzare una vita da singoli che, specie per l'uomo, è assai più complessa?





Intanto influisce il tema dell'età dei figli, se figli ci sono.

Coniugi sessantenni hanno probabilmente figli di almeno trent'anni, ai quali è molto più facile comunicare la separazione dei genitori senza causare i traumi che colpiscono invece i figli bambini.

Poi c'è l'egoismo - tutto maschile - di vagheggiare una moglie o comunque una compagna più giovane della moglie sessantenne. :fu fi:

Al tempo stesso però può giocare un'altra considerazione: i sessantenni di oggi - sia uomini sia donne - sono incomparabilmente più giovani, anzi più giovanili dei sessantenni di ieri. È una constatazione che tutti facciamo ogni giorno e che induce chi decide di divorziare a quell'età a considerare in modo meno drammatico la ricerca di un nuovo partner.
Queste considerazioni, diverse tra loro ed anche in parte contraddittorie, ci fanno capire meglio il picco dei divorzi tra sessantenni che un tempo sarebbe stato considerato un errore statistico.





Del resto la durata della vita si è notevolmente allungata ed anche questa è un'altra ragione dei divorzi ritardati. :secret::

Crisi dell'istituzione familiare? Se consideriamo la famiglia tradizionale, quella che poggiava sul fondamento dell'indissolubilità, allora sì, quel modello è senz'altro in crisi. Così pure è in crisi la famiglia verticalmente allargata con la convivenza nella medesima abitazione dei nonni e degli zii, altra figura essenziale della quale si è ormai perduta la traccia.

Ed ora ci troviamo sempre più spesso in presenza di famiglie allargate in senso orizzontale, aperte a quelli che furono coniugi in precedenti matrimoni e che frequentano abitualmente il nuovo nucleo familiare mettendo insieme i figli di letti diversi, fratelli e sorelle che hanno in comune soltanto il padre o la madre.

Questo modello di famiglia orizzontale allargata non è ancora frequente e quando esiste è sostenuto più da convenienze che da veri rapporti affettivi. Ma potrebbe diventare la regola dei rapporti di domani... :rolleyes:

La quantità dei modelli familiari e la loro precaria fragilità impoverisce comunque il quadro sociale perché lo priva di uno degli elementi essenziali del processo educativo e formativo delle nuove generazioni.
In questa fase di mutamenti i lineamenti della nuova famiglia non sono ancora percepibili e questo è uno dei maggiori fattori di debolezza che rendono incerto il nostro percorso.






Liberamente tratto dalla rubrica



Edited by filokalos - 22/9/2010, 18:55
 
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