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Il mostro di Milwaukee

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view post Posted on 20/9/2010, 08:04     +1   -1
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Il mostro di Milwaukee



Un normale collega di lavoro,
un educato cittadino, uno strano vicino,
un uomo con qualche vizio...
Come appariva il "mostro di Milwaukee"?
L'impressionante storia di Jeffrey Lionel Dahmer...





Premessa: sono stato tentato dal non pubblicare questa storia fino a stamattina, proprio per le atrocità in essa contenute.
Ma in questa particolare sezione del Forum delle Muse, raramente si dà spazio ad argomenti "leggeri" e, coerentemente a quanto compreso nella cultura greco-magna, si è poi convenuto sul fatto che sono spesso i fatti di cronaca più inquietanti a rivelare quella che è la vera natura dell'uomo, la cui razionalità non sempre riesce a tenere a freno istinti bestiali e feroci ben oltre le capacità di qualsiasi altra specie vivente ....




La casa degli "orrori"
del "Mostro di Milwaukee"

Ai vicini che si lamentano per gli odori nauseabondi che fuoriescono dal suo appartamento sulla 25ma Strada Nord, a Milwaukee, nello Stato del Wisconsin (USA), Jeffrey Lionel Dahmer spiega educatamente: "Mi si è rotto il frigorifero" :o no?:

La carne che però sta andando a male non è quella comprata in una normale macelleria, ma appartiene alle vittime dell'uomo che passerà alla storia come "il mostro di Milwaukee" e che concluderà la sua esistenza nel 1994 in prigione, mentre stava scontando una pena complessiva di 35 ergastoli, pari a 999 anni di detenzione: sarà ucciso da un detenuto che non riusciva a sopportare l'idea di stare vicino a un simile mostro.

In effetti, nella categoria dei serial killer, Dahmer fu sicuramente uno dei più mostruosi.

Quando venne scoperto da una pattuglia di polizia messa in allarme da una delle sue potenziali vittime, gli agenti trovarono nella sua casa nove teste mozzate, quattro torsi e un vasto assortimento dì resti umani, molti dei quali conservati in frigorifero e destinati a spaventosi atti di cannibalismo.


Vennero inoltre trovate fotografie e videotape, realizzati dallo stesso Dahmer, che attestavano le sue pratiche: le vittime, stordite con droghe di vario genere, venivano sottoposte a innumerevoli sevizie e, a volte, venivano addirittura smembrate prima della loro morte, nonostante Dahmer riuscisse a trarne piacere sessuale solo dopo che esse erano decedute.

Al processo, due dei maggiori esperti americani di serial killer, i profiler John Douglas e Robert Ressler dell'FBI, si schierarono da parti opposte, sostenendo uno la pazzia, l'altro la sanità mentale di Dahmer: quella sottile differenza che comporta la detenzione in un manicomio criminale oppure in carcere.

Ciò di cui tuttavia non si dubitava era che Dahmer non sarebbe dovuto uscire vivo dal luogo di detenzione, quale che fosse.

Nato a Milwaukee nel 19BO, Jeffrey Dahmer commise il primo omicidio a diciotto anni, poco dopo il divorzio dei genitori.
Fino a quel momento i suoi atti peggiori consistevano solo nella mutilazione di piccoli animali. A diciannove anni si arruolò nell'esercito americano e fu mandato in Germania: intorno alla base in cui era di stanza avvennero tre omicidi, tutti con le stesse caratteristiche [mutilazioni del corpo delle vittime, sempre di sesso maschile], ma il colpevole non venne mai identificato. Dahmer si congedò nel 1986 per alcolismo e fece ritorno a Milwaukee, dove fu arrestato prima per esibizionismo e poi per abuso di minore, condanna per la quale rimase in carcere una decina di mesi.

Rimesso in libertà, prese in affitto l'appartamento sulla 25ma Strada Nord e trovò lavoro in una fabbrica di dolciumi. Proprio in questo periodo i vicini di casa cominciarono a lamentarsi degli strani odori che provenivano dalla sua casa e del rumore di sega elettrica che si sentiva alle ore più inusitate. Dahmer giustificava i primi con la questione del guasto al frigorifero e i secondi dicendo che si stava costruendo una libreria.

In realtà, il suo frigorifero non era abbastanza grande da contenere tutti i pezzi dei cadaveri smembrati, così che alcuni brandelli di carne venivano ulteriormente segati e talvolta abbandonati e dimenticati in giro per casa fino al momento in cui non entravano in un avanzato stato di decomposizione.




Il bidone di acido muriatico
ritrovato nella causa di Dahmer


Il refrigeratore
del "mostro"

La tecnica dei suoi omicidi era sempre la stessa: Dahmer attirava in casa propria la vittima, un uomo preferibilmente giovane (o addirittura minorenne), e la stordiva, per poi portarla alla morte utilizzando diversi modi, inclusa un'iniezione di acido muriatico direttamente nel cervello.

Probabilmente il caso più allucinante fu quello di Konerak Sinthasomphone, un quattordicenne di origine laotiana, che riuscì miracolosamente a sfuggire dalle mani di Dahmer: chiamati dai vicini, che avevano segnalato la presenza nel quartiere di un giovane asiatico nudo e apparentemente ubriaco, i poliziotti sopraggiunsero, trovando il ragazzo in fuga proprio nel momento in cui veniva raggiunto da Dahmer, il quale si presentava vestito elegantemente e ben rasato.

Gli agenti Gabriel e Balcerzak non fecero altro che scortare il ragazzo fino a casa di Dahmer, il quale dette l'impressione che il giovane, ubriaco, fosse uscito di casa mentre lui era andato a comprare birra e sigarette.

Alcune polaroid lasciate da Dahmer in giro per casa, dove il ragazzo appariva in biancheria intima, convinsero i poliziotti che tra i due ci fosse una relazione. Così, gli agenti se ne andarono.

In seguito, di Konerak furono trovati solo pochi resti e qualche fotografia: il corpo fu infatti sciolto nell'acido.

Quando, qualche tempo dopo, Jeffrey Dahmer venne arrestato e si scoprì la verità, gli agenti Balcerzak e Gabriel furono sospesi dal servizio.

26 maggio 1991. Due donne stanno transitando sulla North 25th Street, quando si imbattono in un giovane asiatico completamente nudo e disorientato.

Arriva anche la polizia e, nello stesso momento, il giovane Dahmer che, con aria mite, afferma che tutto è sotto controllo, che il ragazzo è ubriaco, che stavano facendo soltanto dei giochi omosessuali.





Gli agenti credono al racconto di quel giovane per bene, condannando così il giovane Konerak Sinthasomphone (sì, il fratello di Keison, il tredicenne laotiano violentato tre anni prima, poi si dice il destino!) a morte.

Si arriva, così, al 22 luglio 1991. nell’area dell’università Marquette, due poliziotti notano un giovane di colore, nudo, con le manette ai polsi, barcollare per la strade. Lo fermano, pensano che sia scappato da qualche penitenziario, ma l’uomo, il trentaduenne Tracy Edwars, racconta una strana storia...
Dice di aver conosciuto un tipo in un centro commerciale e di aver accettato il suo invito per una “festa” a casa sua.

Ad un tratto, mentre guardavano la cassetta dell’Esorcista, il giovane lo aveva ammanettato un polso e puntato un coltello sul petto, dicendogli che lo avrebbe spogliato, fotografato e gli avrebbe mangiato il cuore.
A quel punto gli aveva dato un calcio ed era fuggito.

I due poliziotti si dirigono verso l’abitazione per vedere se la storia è vera. Bussano.

Ad aprire è un giovane biondo dall’aspetto mite, che subito si offre di andare a prendere le chiavi delle manette. “È solo un gioco — dice — ci stavamo divertendo!”.




Dahmer durante il processo

Uno dei due agenti lo segue, e trova la camera piena di polaroid di corpi smembrati. Immediatamente i due agenti immobilizzano il giovane, che tenta di reagire.

Comincia l’ispezione dell’appartamento, e quello che i due trovano è agghiacciante: nel frigorifero ci sono quattro teste dentro a dei sacchetti di plastica, nelle stanze trovano teschi, pentole piene di resti umani, peni e genitali conservati in vasi di formaldeide.

Dahmer fu condannato a 957 anni di reclusione. :blink:

In prigione, Dahmer rifiutò le misure di sicurezza detentiva offertegli al Columbia Correctional Institute di Portage, nel Wisconsin, nonostante le numerose minacce di morte ricevute.


I genitori di Dahmer

Jeffrey Dahmer nella sua ultima dichiarazione in tribunale: «Adesso è finita. Non ho mai pensato di tornare libero. Non voglio nemmeno la libertà. Per essere sincero, ciò che desidero per me è la morte.»



Il 3 luglio 1994, un carcerato tentò di tagliargli la gola nella cappella della prigione, ma Dahmer si salvò.

Il 28 novembre dello stesso anno, viene ucciso, colpito sulla testa con una sbarra di ferro da un compagno di prigione, Christopher Scarver, che pensava di essere il figlio di Dio e aveva agito su ordine del padre.

Dahmer fu cremato, ma non prima che il suo cervello fosse rimosso e creasse l’ultima disputa tra i suoi genitori, ormai separati da molto tempo.
La madre voleva che il cervello fosse donato alla scienza per essere studiato, il padre, al contrario, voleva che l’organo fosse distrutto, per “lasciarsi alle spalle l’intera faccenda”.
La questione fu risolata nel dicembre del 1995, quando un giudice ordinò che il cervello fosse cremato.





Edited by filokalos - 20/9/2010, 11:15
 
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