La cantante di São Paulo Cibelle (si pronuncia Ci-bell-y) è un tumulto di colori, dalla frangia colorata come il rossetto rosa fluorescente, all’ensemble di t-shirt e leggings tribal chic.
Per non parlare degli stivaletti borchiati «disegnati e fatti da me», neri come le unghie artificiali di lunghezza impossibile.
A trovarsela di fronte, ci si sente come un antropologo vittoriano alle prese con una specie rara di pavone in giro per gli East End londinesi.
Ma per quale ragione al mondo la bella Cibelle ha lasciato le spiagge dorate del Brasile dove è nata per andare a vivere in un attico con poca luce nella umidissima Londra?
Ci sono posti in Europa, come Islinghton a Londra o Kreuzberg a Berlino che non sono tanto diversi da São Paulo”, è l’opinione dell’artista trentaduenne.
«In questi quartieri c’è un calore enorme dato dal mix di gente che vive accanto: africani, turchi, giamaicani, brasiliani e indiani. Se una cosa non va, nessuno interviene, perché naturalmente il responsabile è qualcun altro. Adoro il caos e la decadenza di questi luoghi».
Decadenza e caos descrivono perfettamente l’atmosfera tropical punk da 21° secolo che Cibelle Cavalli ha ricreato nel suo nuovo, terzo lavoro discografico: “Las Venus Resort Palace Hotel”.
Un concept album fatto di pennellate scure e atmosfere da fine del mondo. Un tramonto brasiliano coi colori di Emil Nolde.
Nell’album Cibelle diventa la hostess rétro futurista Sonja Khalecallon alle prese con un party organizzato su un pianeta lontano sulle note di samba elettronica, disco spaziale e ballate al piano da brivido.
«Ho iniziato a cantare per sbaglio durante un Carnevale a Rio. Da quel giorno la musica mi ha letteralmente rapito». 
Cibelle si circonda di ottimi musicisti brasiliani ed europei e li sa plasmare nel modo dovuto per ottenere un amalgama pieno di morbidi chiaroscuri, delicati pastelli che spalmano nell'aria piccole storie malinconiche che ci catturano l'anima con soluzioni minimali piene di fascino misterioso.
C'è un meraviglioso equilibrio che si regge sulla sapiente miscela degli ingredienti, per una musica che pesca da Caetano Veloso, da Tom Waits e da Tom Jobim ma che è intrinsecamente fatta propria da Cibelle, la musa della suadade dei giorni nostri.
Se descrivi la sua musica come rétro-futurista, a metà tra il surrealismo soffuso dei ’60 brasiliani e i beat elettronici delle origini, lei è contenta. «Mica è un’offesa pensare al passato».
La musica del Brasile contemporaneo per Cibelle è un suono urbano stravagante e colorato impastato di ricordi...
«Sono attratta dalle cose in apparenza brutte. Ma l’esotico oggi non è altro che un kitsch non convenzionale». 
