Quella in cui viviamo è l'era dell'elettricità. 
È vero che a volte viene definita era spaziale, o anche era atomica; ma i viaggi nello spazio e le armi atomiche, quale che sia la loro potenziale importanza, hanno un impatto relativamente scarso sulla nostra vita di tutti i giorni.
Usiamo invece continuamente apparecchi elettrici, e possiamo quindi affermare che non esiste scoperta tecnologica che pervada il mondo moderno in modo altrettanto completo dell'elettricità.
Sono molti gli uomini che hanno contribuito alla padronanza che oggi abbiamo dell'elettricità: Charles Augustine de Coulomb, il conte Alessandro Volta, Hans Christian Oersted e André Marie Ampère sono alcuni dei più importanti.
Ma su di essi emergono due grandi scienziati inglesi, Michael Faraday e James Clerk Maxwell.
Il loro lavoro è stato in parte complementare, ma non hanno mai collaborato; i risultati ottenuti da ognuno dei due sono il frutto di un impegno individuale.
Michael Faraday nacque a Newington, vicino Londra, nel 1791.
Apparteneva a una famiglia modesta e compì i suoi studi prevalentemente da autodidatta.
A quattordici anni si impiegò come apprendista presso un rilegatore, che faceva anche il libraio; approfittò di questa opportunità per dedicarsi alla lettura.
Quando aveva vent'anni, seguì le lezioni di Humphrey Davy, il famoso scienziato inglese, e ne rimase affascinato. Gli scrisse, e dopo breve tempo Davy lo prese come proprio assistente.
Nel giro di qualche anno Faraday faceva già da solo delle importanti scoperte; anche se gli mancavano delle basi solide in campo matematico, era insuperabile come fisico sperimentale.
La sua prima importante innovazione in materia di elettricità risale al 1821.
Due anni prima Oersted aveva scoperto che l'ago di una semplice bussola magnetica deviava se un vicino filo conduttore veniva percorso da corrente elettrica.
Questo suggerì a Faraday l'idea che se il magnete fosse stato bloccato, a muoversi sarebbe stato il filo conduttore.
Lavorando su questa intuizione riuscì a costruire un congegno ingegnoso, nel quale un filo conduttore ruotava ininterrottamente in prossimità di un magnete sinché era percorso da corrente elettrica.
In pratica Faraday aveva inventato il primo motore elettrico, il primo congegno che utilizzava la corrente elettrica per far muovere un oggetto.
Per quanto primitiva, Michael Faraday, il celebre fisico inglese che studiò i rapporti tra elettricità e magnetismo.
Questa invenzione è la progenitrice di tutti i motori elettrici che esistono oggi nel mondo.
Si trattò di un'innovazione rivoluzionaria, anche se la sua applicazione pratica era limitata dal fatto che a quei tempi l'unico modo per produrre energia elettrica era quello di utilizzare batterie chimiche piuttosto primitive.
Faraday era convinto che dovesse esistere qualche altro modo per generare elettricità attraverso il magnetismo, e continuò a dedicarsi a questa ricerca. Un magnete immobile non induce la corrente elettrica in un vicino filo conduttore; ma nel 1831 Faraday scoprì che se un magnete viene fatto passare attraverso un cappio chiuso fatto con il filo, la corrente percorrerà questo filo quando il magnete si muove.
Questo fenomeno è noto come induzione elettromagnetica, e la formulazione della legge che lo governa ("legge di Faraday") viene considerata la scoperta principale del fisico inglese.
Fu un avvenimento sensazionale per due motivi; il primo è che la legge di Faraday è fondamentale per la comprensione teorica dell'elettromagnetismo; e il secondo è che l'induzione elettromagnetica può essere impiegata per generare correnti elettriche continue, come lo stesso Faraday dimostrò costruendo la prima dinamo elettrica.
Anche se i moderni generatori elettrici che forniscono energia alle nostre città e alle nostre industrie sono molto più sofisticati del meccanismo di Faraday, si basano sullo stesso principio, ossia sull'induzione elettromagnetica.
Fece interessanti scoperte anche nel campo della chimica. Riuscì a liquefare molti gas sino ad allora ritenuti permanenti, e scoprì alcune sostanze chimiche, tra cui il benzene.
È di grande rilievo anche il suo lavoro nel settore dell'elettrochimica (lo studio delle reazioni chimiche provocate dal passaggio della corrente elettrica).
Gli esperimenti eseguiti gli consentirono di enunciare le due leggi quantitative dell'elettrolisi che recano il suo nome, e che costituiscono le fondamenta dell'elettrochimica.
È inoltre suo il merito di aver divulgato buona parte dell'importante terminologia che riguarda il settore: l'anodo, il catodo, l'elettrodo, lo ione.
È stato Faraday a introdurre nella fisica l'importante concetto di linee di forza magnetiche e linee di forza elettriche.
Fermò la sua attenzione non tanto sui magneti stessi, quanto sul campo tra essi, e contribuì quindi a preparare la strada ai futuri progressi della fisica moderna, incluse le equazioni di Maxwell.
Scoprì anche che se una luce polarizzata viene fatta passare attraverso un campo magnetico, la polarizzazione ne risulterà alterata.
La scoperta è significativa, perché costituisce la prima indicazione dell'esistenza di un rapporto tra luce e magnetismo.
Faraday non era soltanto geniale, era anche un acclamato conferenziere; ciò malgrado era modesto, e singolarmente indifferente alla celebrità, al denaro e agli onori.
Rinunciò al titolo di cavaliere, e non volle accettare la presidenza della British Royal Society.
Il suo matrimonio fu lungo e felice, ma non ebbe figli. Morì nel 1867 a Hampton Court, nei pressi di Londra.
