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Farmaci Anti-Depressivi: che bluff!

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view post Posted on 27/4/2010, 10:12     +1   -1
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Farmaci Anti-Depressivi: che bluff!

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Irving Kirsch, studioso americano,
ha messo le mani sulle carte segrete
delle aziende che producono antidepressivi.
E ha scoperto che non sono
più efficaci dei placebo.




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Irving Kirsch

L'imperatore è nudo: parola di Irving Kirsch, professore al Department of Psychology dell'Università di Hull, in Gran Bretagna, e docente emerito dell'Università del Connecticut.
Che ha pubblicato diversi studi per dire che quei farmaci che dovrebbero aiutare a sconfiggere il male di vivere, al contrario, non fanno nulla.

Per dimostrarlo, Kirsch si è avvalso del Freedom of Information Act, la legge statunitense che tutela il diritto di accesso alle informazioni di interesse pubblico.

E ha costretto l'Fda a tirare fuori dai cassetti ciò che, altrimenti, non sarebbe mai diventato di dominio pubblico, ossia i dati in base ai quali erano stati approvati sei tra gli antidepressivi più venduti, e cioè citalopram (elopram e altri), fluoxetina (prozac e altri), nefazodone (reseril, ritirato per danni epatici), paroxetina (seroxat e altri), sertralina (zoloft e altri), venlafaxina (efexor e altri).



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Agli studi di Kirch ha dato spazio, negli anni, una delle pochissime riviste italiane non finanziate da aziende, Psicoterapia e scienze umane.

Paolo Migone, che ne è il condirettore, in un articolo dedicato alla vicenda degli antidepressivi scrive, tra l'altro:"I risultati che hanno messo in evidenza la straordinaria importanza dell'effetto placebo non devono essere ignorati, perché fanno riflettere sulla vera natura della psichiatria. In fondo, si può dire che la psicoterapia sia la disciplina che ha cercato di studiare, scomporre e utilizzare al meglio l'onnipresente effetto placebo".

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Kirsch ha così dimostrato che, in 47 studi clinici controllati, in gran parte sponsorizzati dalle industrie produttrici, solo il 10-20% dei pazienti avverte un beneficio dovuto effettivamente all'azione farmacologica della molecola, mentre l'80-90% dei depressi si sente meglio grazie al placebo.

E aggiunge: tutti lo sanno, ma tutti continuano a sostenere le pillole della felicità.

Per questo ha voluto intitolare un suo articolo I farmaci nuovi dell'imperatore: la disintegrazione del mito degli antidepressivi.



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Un mito che oggi vacilla sotto l'autorità di un grande studio pubblicato su Jama che sostiene chiaramente l'inutilità di questi farmaci in chiunque non sia depresso in maniera molto grave.

La ricerca si basa sui dati ottenuti sulle 160 mila donne partecipanti alla Women's Health Initiative, così come quella che dimostra come gli antidepressivi nelle donne in menopausa aumentino il rischio di ictus e morte (dati pubblicati sugli Archives of Internal Medicine).

Un colpo fatale, che arriva dopo anni di polemiche su quanto l'uso intenso di questi farmaci aumenti il rischio di suicidio.

Come è stato possibile? :eh?:

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Come ha affermato il Professor Kirsch: " Molti dati sono stati nascosti, per coprire la scarsa efficacia, con atteggiamenti ambigui, quando non conniventi, degli enti regolatori per farmaci sostenuti da imponenti campagne pubblicitarie. Ci si muove su un terreno scivoloso. Nelle sperimentazioni, i malati che assumono questi farmaci spesso migliorano; tuttavia, ciò che non si è detto per anni è che anche i pazienti trattati col placebo migliorano all'incirca allo stesso modo. In altre parole, i farmaci funzionano non grazie al loro meccanismo d'azione, bensì all'effetto placebo, ma questa verità è stata taciuta per anni. Nella pratica clinica, d'altro canto, se un depresso migliora, il medico non ha alcun modo per stabilire perché ciò accade. E quindi, spesso, pensa sia a causa del farmaco e continua a darlo".

Le informazioni più rilevanti sono state tenute nascoste per decenni, anche se tutti gli specialisti erano a conoscenza di quello che è stato in seguito pubblicamente e senza vergogna definito "il piccolo sporco segreto".

Oggi che il segreto è stato svelato, la criticità vera riguarda i meccanismi di approvazione dei farmaci e, soprattutto, la possibilità che ancora oggi hanno le aziende di tenere nascosti i dati non favorevoli. I governi e le autorità devono da una parte obbligare le aziende a tirare fuori tutti i risultati, positivi e negativi, e dall'altra condurre propri studi, indipendenti, per verificare quanto affermato ma, soprattutto, per cercare altre cure.
Le agenzie di controllo non dovrebbero in alcun modo essere finanziate dalle aziende su cui devono esprimersi.



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Per quanto riguarda il ruolo degli antidepressivi, iniziano a esserci timidi segnali di cambiamento, via via che vengono pubblicati nuovi risultati: per esempio, un recente sondaggio condotto in Gran Bretagna ha mostrato che il 44% degli specialisti incomincia a considerare alternative a questi medicinali.

Tuttavia non bisogna illudersi, i consumi sono ancora in aumento, e molti medici li prescrivono subito, come primo approccio a depressioni anche lievi, mentre nella stragrande maggioranza dei casi dovrebbero essere considerati come l'ultima spiaggia, e usati solo dopo che tutte le altre cure hanno fallito.

Ma perché gli anti-depressivi sono stati tanto amati, dai medici in primo luogo?
"Negli ultimi vent'anni ci hanno raccontato che tutto era dovuto alla serotonina.
Ma i dati genetici e di laboratorio dimostrano che non è così. Così come lo dimostra il fatto che esistono antidepressivi che aumentano la serotonina (come la fluoxetina), altri che la diminuiscono (come la tianepina) e altri che non hanno alcun influenza su di essa, e il loro effetto è identico. Perché la serotonina non c'entra: ciò che funziona è l'effetto placebo".



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I dati degli ultimi anni dimostrano che la psicoterapia, soprattutto quella di tipo cognitivo-comportamentale, è l'alternativa migliore ai farmaci. Infatti, anche se i benefici immediati possono essere analoghi a quelli ottenibili con gli antidepressivi, quelli a lungo termine sono molto più consistenti e stabili.
Sappiamo che la maggior parte dei depressi trattati con i farmaci è destinato prima o poi a ricadere, ma la psicoterapia dimezza tale rischio. Inoltre, anche se i suoi costi iniziali possono essere superiori a quelli di un protocollo farmacologico, molti dati dimostrano che negli anni è costo-efficace e più economica rispetto agli antidepressivi.
Ad essa poi si può aggiungere la lettura di alcuni libri scritti da specialisti. In commercio se ne trovano diversi, incentrati su aspetti differenti quali il perseguimento di attività gradite, il rafforzamento delle relazioni sociali, la percezione di sé e così via, che anch'io consiglio sovente ai miei pazienti; riconosco che il ricorso ai libri potrebbe sembrare una soluzione semplicistica e inadeguata, ma ci sono ormai diversi studi che dimostrano che alcuni testi, da soli o in aggiunta alla psicoterapia, hanno un'efficacia ancora misurabile dopo tre anni, soprattutto quando la depressione non è troppo grave.
Come lo sport... :bravo:

L'attività fisica ha, pertanto, un ruolo fondamentale e spesso sottovalutato nella cura delle depressioni.

Molti studi lo hanno rilevato, mentre altri hanno messo a confronto l'efficacia di vari tipi di esercizi con quella delle diverse psicoterapie e dei farmaci, e altri ancora hanno provato a sommare l'effetto degli uni e degli altri. Il risultato, così come emerso in alcune rassegne di studi, è sempre lo stesso: lo sport aiuta a controllare le depressioni lievi, e la sua efficacia è paragonabile a quella delle terapie psicologiche o farmacologiche, soprattutto sul lungo periodo. Da queste ricerche, inoltre, sono emersi risultati sorprendenti. Per prima cosa le ricerche hanno rilevato che l'esercizio fisico ancora funziona meglio sulle depressione medio-gravi che su quelle più lievi.



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E hanno visto che gli effetti benefici dello sport sono duraturi e, anzi, aumentano nel tempo, se il depresso è costante nello svolgimento dell'attività scelta, che deve consistere in media in venti minuti di allenamento tre volte alla settimana.

Sul perché lo sport faccia così bene, per ora ci sono solo teorie: probabilmente in gran parte è dovuto al rilascio di endorfine.

Comunque, anche se tutto causato dall'effetto placebo, per convincersi di quanto lo sport sia positivo basta confrontare i suoi effetti collaterali con quelli dei farmaci. Con questi ultimi il depresso va incontro a disfunzioni sessuali, nausea, vomito, insonnia, convulsioni, diarrea, cefalea, rischio di pensieri suicidi e sonnolenza.

Con lo sport si ha la possibilità di mettere sotto controllo il proprio colesterolo, di perdere il peso in eccesso, di dormire meglio, di avere un miglioramento della libido, del tono muscolare, della funzionalità cardiaca e vascolare e, in definitiva, di vedere la propria aspettativa di vita allungarsi.

Non resta che dire: "potendo scegliere, quale dei due effetti placebo preferireste?". :fu fi:



Articolo Originale di
Agnese Codignola




Post Scriptum

La serotonina è assolta



Diversi studi mettono in discussione il fatto che la serotonina, sulla quale agiscono gli antidepressivi, abbia un ruolo centrale nella malattia. E identificano nuovi possibili geni e proteine coinvolti.



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Struttura della serotonina

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Serotonina Un gruppo di psichiatri dell'Università di Chicago ha dimostrato, sugli 'Archives of General Psychiatry', che nel cervello dei ratti depressi sono presenti diverse modificazioni genetiche, ma i geni interessati non hanno nulla a che vedere con quelli della serotonina né con quelli degli altri neurotrasmettitori. Un altro gruppo di psichiatri, del Centre for Addiction and Mental Health, ha pubblicato sulla stessa rivista dati che dimostrano che gli enzimi collegati con la serotonina non sono affatto aumentati nei depressi, come ci si aspetterebbe se ne fossero la causa.



Sinucleine sono piccole proteine da tempo sospettate di giocare un ruolo importante nella depressione, perché la loro funzione è quella di regolare il livello di alcuni neurotrasmettitori. Nuovi dati confermano che sia gli animali che gli uomini depressi hanno alti livelli di sinucleine; al momento sono in corso alcuni studi volti a verificare se una loro modulazione possa tradursi in effetto terapeutico.



Geni sono diversi i geni chiamati in causa nella depressione. In particolare, uno studio sui topi dimostra che alterandone uno si hanno profonde modificazioni dell'umore; studi su autopsie hanno anche dimostrato che lo stesso gene, molto rappresentato nel cervello, è espresso in quantità inferiori alla norma in persone che soffrono di disturbo bipolare. Altri geni interessati, secondo quanto emerso in ricerche condotte su 1.500 gemelli seguiti per 15 anni, potrebbero essere quelli che sono collegati all'ansia e all'insonnia nei bambini.




Esistono eventi stressanti che portano le donne a fare uso di antidepressivi: lo dimostra uno studio condotto
nelle farmacie venete. L'indagine è stata pubblicata sul periodico "Dialogo sui farmaci"
edito da Ulss 20 e Azienda Ospedaliera di Verona. Video tratto dal programma "Salute"
prodotto dall'Ufficio Stampa dell'USL 20 di Verona.

Cortisolo l'ormone dello stress è più elevato nelle persone depresse e di recente uno studio presentato a un congresso americano ha dimostrato che l'alterazione dei livelli di cortisolo è presente anche nei bambini obesi e depressi, fatto che rafforza molti studi epidemiologici su obesi di tutte le età. Il legame tra obesità e depressione costituito dal cortisolo (che interviene anche nel metabolismo dei grassi) potrebbe dunque essere qualcosa di più che una semplice reazione emotiva a una condizione che peggiora la qualità della vita.



Epilessia gli epilettici soffrono di depressione due volte di più rispetto ai non epilettici; secondo diversi studi pubblicati, non si tratterebbe solo delle conseguenze delle convulsioni sulla qualità della vita. Non solo: la depressione migliora sensibilmente se l'epilettico viene curato chirurgicamente, come se i centri neuronali interessati fossero coinvolti in entrambe le malattie.



:console:



Edited by filokalos - 4/5/2010, 11:30
 
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