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Frida Kahlo - Sofferenza e Passione

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view post Posted on 1/5/2010, 16:00     +1   -1
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Magazziniere delle Muse

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Frida Kahlo



Sofferenza e Passione



Frida Kahlo fu una pittrice
dalla vita quanto mai travagliata.
Sosteneva di essere nata nel 1910,
figlia della rivoluzione messicana
e del Messico moderno.
La sua attività artistica ha avuto
una recente rivalutazione,
in particolare in Europa
con l'allestimento di numerose mostre.




Autoritratto con vestito di velluto, 1926
Questo autoritratto è il primo vero dipinto della Kahlo.
Lo dipinse per convincere l'amato Alejandro Gomez Arias,
di tornare da lei dopo averla lasciata.
Il ritratto dignitoso e aristocratico riflette l'interesse
della pittrice per la pittura italiana.
Il collo misticamente allungato ricorda i dipinti del
Parmigianino e di Amedeo Modigliani.

« Pensavano che anch'io
fossi una surrealista,
ma non lo sono mai stata.
Ho sempre dipinto la mia realtà,
non i miei sogni.»

(Frida Kahlo, Time Magazine,
"Mexican Autobiography" 1953-04-27)



«Avevo sette anni quando ci fu la Decena Trágica e vidi con i miei occhi la lotta tra i contadini di Zapata e i Cammeisti.» Così scrive sul suo diario Frida Kahlo (1907—1954) all'inizio degli anni quaranta, ricordando la rivoluzione messicana (1910—1920).

L'artista s'identificò a tal punto con questo avvenimento da indicare il 1910 come sua data di nascita. Dopo gli anni del colonialismo e la trentennale dittatura del generale Porfirio Diaz, s'era cercato di modificare la struttura sociale messicana in modo basilare. Evidentemente Frida Kahlo aveva deciso che lei e il nuovo Messico erano nati nello stesso anno, anche se in verità lei era venuta alla luce tre anni prima. Stando al certificato di nascita Magdalena Carmen Frieda Kahlo Calderón nacque il 6 luglio 1907 a Coyoacán, allora un sobborgo di Città del Messico, terzogenita dei coniugi Matilde e Guillermo Kahlo, che avevano quattro figlie.

Affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiarono per poliomielite (ne era affetta anche sua sorella minore), fin dall'adolescenza manifestò talento artistico e uno spirito indipendente e passionale, riluttante verso ogni convenzione sociale.

Rimase vittima di un incidente stradale tra un autobus su cui viaggiava e un tram, a causa del quale riportò la frattura delle vertebre. Un corrimano le trafisse la schiena, provocandole una forte emorragia. Ciò la segnerà a vita costringendola a numerose operazioni chirurgiche.

Subito dopo l'incidente, e dimessa dall'ospedale, fu costretta a mesi di riposo nel suo letto di casa col busto ingessato. Questa forzata situazione la spinse a leggere libri sul movimento comunista e a dipingere (il padre stesso era pittore). Il suo primo soggetto fu il suo piede che riusciva a intravedere tra le lenzuola.




Quello che vidi in acqua o Quel che mi diede l'acqua, 1938 Questo è un quadro simbolico, che rappresenta alcuni eventi della vita dell'artista e riprende diversi elementi di altre opere.
Frida creò un suo linguaggio figurativo. Anche se alcune sue opere contengono elementi surreali e fantastici, non possono essere definite surrealiste, poiché in nessuna di esse la pittrice si staccò completamente dalla realtà.



Da ciò la scelta dei genitori di regalarle un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto, in modo tale che potesse vedersi, e dei colori; cosicché iniziò la serie di autoritratti. Dopo che le fu rimosso il gesso riuscì a recuperare la capacità di camminare, sebbene non senza dolori, che sopporterà a vita. Portò i suoi dipinti a Diego Rivera, illustre pittore murale dell'epoca, per avere una sua critica. Rivera rimase colpito dallo stile moderno della giovane artista tanto che la trasse sotto la sua ala e la inserì nella scena politica e culturale messicana.





Divenne un'attivista del partito comunista messicano cui si iscrisse nel 1928, partecipò a numerose manifestazioni e nel frattempo si innamorò di colui che era stata la sua "guida". Infatti nel 1929 il 21 agosto sposò Rivera, che era al suo terzo matrimonio, pur sapendo dei continui tradimenti a cui andava incontro. Lei, dal canto suo, fece lo stesso anche con esperienze omosessuali.




Il Sogno o il letto, 1940. Sopra il baldacchino è raffigurato Giiuda. In Messico, la domenica di Pasqua, si fanno esplodere sulle strade questi pupazzi, perchè si ritiene che Giuda possa trovare sollievo solo attraverso il suicidio. Anche nella collezione di Frida Kahlo e Diego Rivera figuravano alcune du queste figure...




Frida e Diego Rivera o
Frida Kahlo e Diego Rivera, 1931
Questo doppio ritratto si rifa probabilmente
a una foto delle loro nozze. La differenza
di grandezza dei due, pur realmente esistente,
è stata esagerata. I suoi minuscoli piedini
toccano a malapena terra. La pittrice sembra
quasi librarsi nell'aria, mentre Rivera è ben piantato
sul pavimento, con piedi enormi.
La tavolozza e il pennello lo contrassegnano come pittore,
mentre lei si presenta come la moglie dell'artista geniale.
Il dipinto venne donato in segno di ringraziamento
al collezionista d'arte Albert Bender, che era riuscito
a procurare a Rivera un permesso di soggiorno
negli Stati Uniti, dapprima negatogli per le sue idee comuniste.


In quegli anni al marito Rivera furono commissionati alcuni lavori negli USA, come il muro all'interno del Rockefeller Center di New York, o gli affreschi per la fiera internazionale di Chicago. A seguito dello scalpore suscitato dall'affresco nel Rockefeller Center, in cui un operaio era chiaramente raffigurato col volto di Lenin, gli furono revocate tali commissioni. Nello stesso periodo di soggiorno a New York la Kahlo rimase incinta, per poi avere un aborto spontaneo a gravidanza inoltrata a causa dell'inadeguatezza del suo fisico a sopportare una gestazione. Ciò, ovviamente, la scosse molto. Quindi decise di tornare in Messico col marito.

I due decisero di vivere in due case separate collegate, però, da un ponte, in modo da avere ognuno i propri spazi "da artista". Nel 1939 però, i due divorziarono a causa del tradimento di Rivera con la sorella di Frida.

Risposò Rivera nel 1940 a San Francisco. Da lui aveva assimilato uno stile volutamente naïf che la portò a dipingere in particolare piccoli autoritratti ispirati all'arte popolare e alle tradizioni precolombiane. La sua chiara intenzione era, ricorrendo a soggetti tratti dalle civiltà native, affermare in maniera inequivocabile la propria identità messicana.

Il suo cruccio maggiore fu quello di non aver avuto figli. La sua appassionata (e all'epoca discussa) storia d'amore con Rivera è raccontata in un suo diario. Ebbe - dicono le cronache - numerosi amanti, di ambo i sessi, con nomi che, neanche all'epoca, potevano passare inosservati come quelli del rivoluzionario russo Lev Trotsky e del poeta André Breton. Fu amica e probabilmente amante di Tina Modotti, militante comunista e fotografa nel Messico degli Anni venti


Parlando con il critico d'arte Raquel Tibol la pittrice rammentò alcuni particolari della sua infanzia: «Mia madre non mi potè allattare, perché dopo soli undici mesi nacque mia sorella Cristina. Così mi nutrì una balia a cui ogni volta, prima dell'allattamento, veniva lavato il seno. In uno dei miei dipinti mi sono raffigurata con il volto di un'adulta e il corpo di una bimba, tra le braccia della mia balia, dai cui capezzoli il latte scende come dal cielo.»




La mia balia e io o Mentre sto poppando,1937
Frida Kahlo non potè venire allattata dalla madre,
perché undici mesi dopo la sua nascita nacque la sorella Cristina;
venne perciò allattata da una nutrice. Il rapporto tra le due
qui raffigurato sembra distante, freddo,
ridotto al processo del nutrimento,
impressione sottolineata dalla mancanza
di un contatto con gli occhi
e dalla maschera sul volto della balia.
La pittrice considerava questo dipinto
come una delle sue opere più incisive.

Si tratta del dipinto La mia balia e io, del 1937. Il busto della donna è nudo ma al posto del volto la pittrice ha dipinto una maschera di pietra precoloniale Teotihuacan. Se la nutrice india ricorda da una parte la raffigurazione di una divinità-madre precoloniale o le figure di nutrici dell'arte sepolcrale di Jalisco, dall'altra si fonde con il motivo cristiano, tipico del periodo coloniale, della Madonna col Bambino, venendo così a simboleggiare l'origine meticcia della pittrice. Diversamente dalle raffigurazioni delle Madonne col Bambino in cui si manifesta l'affetto e il legame tra la madre e il figlio, la relazione qui rappresentata sembra fredda e distante, sensazione sottolineata anche dal fatto che la nutrice e la bambina non si guardano negli occhi: la lattante viene sì nutrita, ma senza ricevere affetto e attenzioni. «Dato che la nutrice dei Kahlo era stata assunta solo per allattare la bambina, probabilmente non aveva alcun legame personale con lei. Perciò l'allattamento avveniva esattamente nel modo raffigurato dalla pittrice in questo dipinto: privo di sentimenti.»

E proprio la mancanza di questo legame di fondamentale importanza per un neonato spiega in parte l'ambivalente rapporto di Frida Kahlo con la madre, che ella definiva molto simpatica, attiva e intelligente, ma anche calcolatrice, crudele e religiosa in modo fanatico.

Al contrario descriveva suo padre come un uomo affabile e affettuoso e così scriveva sul suo diario: «Grazie a mio padre ebbi un'infanzia meravigliosa, infatti, pur essendo molto malato (ogni mese e mezzo aveva un attacco epilettico) fu per me un magnifico modello di tenerezza, bravura (come fotografo e pittore) e soprattutto di comprensione per tutti i miei problemi.»




Ritratto di mio padre, 1951
La dedica, nella parte sottostante, dice:
«Ho raffigurato mio padre, Wilhelm Kahlo,
d'origine ungaro-tedesca, artista e fotografo di professione,
di carattere generoso, intelligente, nobile e coraggioso,
perché, nonostante abbia sofferto per sessantanni d'epilessia,
non smise mai di lavorare e lottò contro Hitler,
con ammirazione. Sua figlia Frida Kahlo.»

E ricordava che, quando a sei anni si era ammalata di poliomelite, durante i nove mesi di convalescenza suo padre si era preso cura di lei in modo particolare. La sua gamba destra divenne molto esile e un piede rimase più piccolo dell'altro. Sebbene il padre la esortasse a fare regolarmente gli esercizi di ginnastica medica per allenare i muscoli indeboliti, il piede e la gamba rimasero deformi. Un problema che da ragazza ella cercò di nascondere indossando pantaloni e poi portando le lunghe gonne messicane: se nell'infanzia soffrì molto per il soprannome di «Frida gamba di legno», più tardi il suo aspetto esotico destò molta ammirazione.

Faceva lunghe passeggiate con il padre, pittore dilettante pieno d'entusiasmo, che proprio in queste occasioni dipingeva quadri ad acquerello. Le insegnò ad adoperare la macchina fotografica, a sviluppare fotografie, a ritoccare e a colorare, tutte esperienze che le sarebbero poi tornate utili nei suoi successivi dipinti. Nel quadro Ritratto di mio padre la pittrice esprime il suo affetto e la sua ammirazione per Guillermo Kahlo; lo trovava «molto interessante ed elegante nei movimenti e nell'andatura».

Nella parabola della sua vita, prematuramente interrotta all’età di 46 anni, l’immagine del Messico quale terra natia mantiene un aspetto predominante. Ma non è il Messico in via di modernizzazione a coinvolgere la fantasia dell’artista e il suo bagaglio emotivo, piuttosto il Messico delle origini, quello tradizionale, precolombiano, primordiale. È il Messico naturale e selvaggio a riversarsi come linfa vitale nei quadri della donna restituendo alla sua opera quella sovrabbondanza di significati che ha fatto più volte parlare di surrealismo.

È il Messico come madre, la Grande Madre Terra che dà vita e che, inesorabile legge di natura, la toglie. Le tele di Frida sono colme di rimandi a questa sorta di spiritualità naturale che legava l’artista alla sua terra, quella “mexicanidad” che le fu propria anche nel carattere, forte e risoluto pur nello strazio di un destino che la costringeva a vivere “una vita da sogno in una realtà da incubo”.




Autoritratto al confine tra Messico e USA,1932.
Con questo dipinto Frida Kahlo evidenzia il suo atteggiamento ambivalente nei confronti del «paese dei gringo».
Vestita di un elegante abito color rosa e con la bandierina messicana in mano, si è collocata in piedi su un piedistallo, come una statua, davanti a un mondo scisso in due parti - quella messicana, ricca di storia, segnata dalle forze della natura e dal ciclo di vita naturale e quella nordamericana, morta, dominata dalla tecnica.




Frida Kahlo, nel 1938/39 circa,
fotografata dal suo amante
Nickolas Muray

Frida amava vestirsi alla maniera tradizionale, da “vera Tehuana”, circondarsi degli animali più insoliti e di esemplari di arte popolare messicana.

Ecco perché oggi la sua casa di Coyoacán è la famosa Casa Azzurra (Casa Azul) di calle Londres, un vero e proprio museo, ricco di oggetti rari e preziosi, come le famose statuette precolombiane che la pittrice tanto amava, oltre che di cimeli personali.

Frida si era portata il Messico dentro le mura di casa, dal momento che le condizioni di salute sempre precarie la costringevano a periodi di invalidità e solitudine sempre più lunghi.

Perché Frida del “suo” Messico non poteva fare a meno proprio come oggi è il Messico a non poter più fare a meno di Frida Kahlo.

Perché Frida è stata l’artefice di una rivoluzione non solo artistica, grazie ai suoi quadri che l’ormai celebre definizione di Andrè Breton ha paragonato a bombe avvolte in nastri di seta.

La sua rivoluzione è andata oltre sfidando cultura e costumi del tempo; essa ha portato di nuovo la presenza del “messicano” nel Paese, in un momento in cui l’identità nazionale vacillava di fronte ai colpi dell’europeizzazione dilagante.

A distanza di 100 anni dalla sua nascita, Frida Kahlo ha fatto ancora parlare di sè. :e vai!:

Il Messico non poteva che accogliere l’evento con una celebrazione degna di una grande artista: ha ospitato ad Agosto la più grande collezione mai vista della pittrice nel Palacio de Bellas Artes con la mostra “Frida Kahlo 1907-2007 Omaggio Nazionale”.



Sono stati esposte 354 opere tra cui 65 olii, 45 disegni e 11 acquerelli ed anche documenti inediti e manoscritti, tra cui circa 50 lettere, nonché più di 100 fotografie personali di Frida.

D’altra parte, una collezione di più di 200 costumi e abiti tipici (tra cui i “Huipiles”, vestiti intessuti e ricamati a mano dalle donne indigene degli Stati di Oaxaca, Puebla e Michoacàn, tra gli altri) nonché camicie, gonne e accessori dell’artista si stanno restaurando come parte del progetto per il libro “Il guardaroba di Frida”, che verrà in seguito pubblicato dal governo dello Stato di Nuevo Leìn e dai Musei Frida Kahlo e Dolores Olmedo.




Personalità e Poetica di Frida Kahlo




Autoritratto con treccia, 1941

La vita e le opere della pittrice messicana Frida Kahlo continuano ad esercitare un grandissimo fascino artistico ed un forte impatto emotivo per la sofferenza e anche per la spiccata anti-convenzionalità che ne emergono.



La sua fama negli ultimi decenni si è estesa oltre l'elite culturale dove ormai era consolidata, arrivando a conquistare molti Paesi ed altrettante generazioni, incluso gli adolescenti di oggi. Il mercato è stato letteralmente inondato da poster, foto, t-shirt che la raffigurano, cosa che ha fatto di lei una vera icona della cultura popolare.



Probabilmente, risulta così attraente perché la sua esistenza fu tanto drammatica e intensa come la sua pittura, e perché la sua passione per la vita fu smisurata a tal punto che non si estinse con gli atroci mali procurati dal suo corpo malandato.



Il tema quasi unico dei suoi ritratti è lei stessa, i fantasmi che la abitavano, la felicità, ma anche i tormenti che le provocava il suo amore ingovernabile per il marito Diego Rivera. Tutto ciò è bastato a convertirla in uno dei più grandi miti del XX secolo.



Frida era cosciente del suo potere di seduzione, e lo curava in tutti i dettagli, dall'abbigliamento fino ad ognuno dei suoi tratti distintivi, basta pensare alla appassionata dedizione con cui creò la Casa Azul di Coyoacan, luogo insolito, impregnato centimetro per centimetro dell'anima dell'artista.




Nonostante il calvario che la sta portando alla fine,
Frida ha voluto intitolare il suo ultimo quadro
VIVA LA VIDA: una natura non morta
ma vitalissima e gioiosa...

Il suo cuore esuberante si riflette in tutti i suoi quadri. È noto come in una occasione, a Parigi, Pablo Picasso prese tra le mani un ritratto della pittrice, lo osservò attentamente, quasi rapito per molto tempo e, rivolgendosi a Diego, disse: "Guarda questi occhi: né tu né io siamo capaci di qualcosa come questo"

Questa capacità formidabile resta evidente anche nei cocomeri rossi e succosi con i quali Frida celebra la vita, dipinti quando già le sue sofferenze erano insopportabili; ma, nonostante ciò, questi frutti contrastano con le autentiche nature morte di tanti pittori accademici.

Immagini, queste, che restano impresse nella memoria come un qualcosa di unico.

Proprio per questo motivo, oltre al pubblico in generale, la sua particolarità ha sedotto numerosi scrittori che hanno di conseguenza condotto studi sui suoi ritratti e, soprattutto, sulla sua stessa vita, sugli avvenimenti che forgiarono la sua personalità così complessa, presi come base proprio per arrivare a comprendere in maniera completa i suoi quadri.




Il cervo colpito, 1946

Perché se è vero che l'arte nasce come espressione di emozioni intime, probabilmente nessuno meglio di lei rispecchia così tanto questo concetto; difficilmente il connubio tra arte e vita ha realizzato una sintesi così pregnante come nella pittura di questa artista molto abile nell'utilizzare la sua creatività in funzione di narrazione autobiografica.
"A volte mi chiedo se la mia pittura non sia stata, nel modo in cui l'ho portata avanti, più simile all'opera di uno scrittore che a quella di un pittore. Una specie di diario, oppure la corrispondenza di tutta una vita. Il primo come luogo in cui avrei liberato la mia immaginazione, analizzando vita, morte e miracoli di me stessa, mentre con la seconda, avrei dato notizie su di me o dato parte di me, semplicemente, a persone care. D'altronde, i miei quadri li ho quasi tutti regalati, in genere sono stati destinati a qualcuno fin dall'inizio. Come delle lettere."



Frida Kahlo è stata la prima donna latinoamericana ritratta su un francobollo degli Stati Uniti, emesso il 21 giugno 2001.

L'immagine scelta è un autoritratto dell'artista eseguito nel 1933.

Ciò ha fatto sì che la pittrice divenisse, anche a distanza di decenni dalla sua morte, un ricercato soggetto biografico rievocato in molti scritti, ma anche in tre pellicole cinematografiche, l'ultimo dei quali - tratto dalla biografia scritta da Hayden Herrera - è stato girato dalla regista Julie Taymor (Frida) e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2002.







Edited by filokalos - 15/4/2011, 19:38
 
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Giovannah
view post Posted on 11/7/2010, 15:54     +1   -1




Questa donna mi ha sempre affascinato sia per la sua vita che per le sue splendide opere.
Mi piacerebbe visitare una mostra a lei dedicata...farò delle ricerche...
Ringrazio il Forum delle Muse per aver pubblicato questa bellissima pagina!
 
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1 replies since 1/5/2010, 16:00   15786 views
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