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Il massacro della Guyana

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view post Posted on 17/4/2010, 18:59     +1   -1
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Il massacro della Guyana



Dimensione Ignoto

Jim Jones, leader della setta People's Temple,
costringe ol suicidio i suoi oltre 900 seguaci.
C'è qualcos'altro dietro lo follia?




Un avvenimento oscuro e seducente, per la sua statura di caso limite, inspiegabile e smisurato.

Una vicenda che ha segnato una generazione: dopo di allora il termine setta ha assunto il significato minaccioso che mantiene tutt’oggi.

La travagliata storia di Jim Jones, un predicatore carismatico e ipnotico che seppe convogliare il desiderio di giustizia sociale e di misticismo di un gran numero di fedeli di colore e di giovani idealisti bianchi a cavallo tra gli anni sessanta e settanta.

Il 20 novembre 1978 l'esercito della Guyana raggiunge un accampamento nella giungla, a 10 km da Port Kaituma, sul Mar dei Caraibi.

I soldati trovano i corpi senza vita di 913 persone, adulti e bambini, tutti vittime di un suicidio collettivo.

Tra loro anche il leader dell'accampamento, Jim Jones. Circa 700 delle vittime sono state costrette al suicidio con la forza.




Odell Rhodes, uno dei pochi
sopravvissuti alla strage.

A chiamare l'esercito è stato un seguace di Jones, Odell Rhodes, sfuggito alle guardie armate del campo mentre cominciava la strage.

Il mistero ruota intorno al "reverendo" James Warren Jones, detto Jim...

James Warren Jones nacque nel maggio del 1931 a Crete, un piccolo paesino dell’Indiana. Durante la sua adolescenza si guadagnò da vivere facendo piccoli lavori qua e là per Indianapolis, mentre, allo stesso tempo, cominciava ad appassionarsi alla predicazione di alcune sette che operavano nella zona.

Durante questo periodo Jim, fervente sostenitore delle teorie marxiste, si era avvicinato al cristianesimo evangelico, passando attraverso metodisti e battisti.



The Jonestown Death Tape
registrazione audio del suicidio di massa
(documento dell'FBI)




Jim Jones

Tuttavia, il suo «socialismo apostolico», caratterizzato da un forte impegno antirazziale e dalla volontà di integrare gli afroamericani all’interno della comunità religiosa, non era visto di buon occhio negli ambienti religiosi.

Così Jones, che possedeva una notevole capacità oratoria, decise di fondare la propria chiesa, conosciuta col nome di Peoples Temple.

Nel 1965, insieme alla moglie Marceline, portarono in California – terra promessa delle religioni alternative – il nascente tempio ed una manciata di seguaci. La sua notorietà conobbe un’impennata alla fine degli anni ’60, quando la sua fama di presunto guaritore spinse diverse persone ad unirsi al culto; l’America di quegli anni era infatti il posto ideale per l’ascesa di personaggi carismatici come Jones.

Il movimento per i diritti civili, allora molto attivo, esaltava la richiesta di giustizia ed equità sociale: esattamente le cose che i sostenitori di Jones ascoltavano da quel pulpito.

Col tempo Jim Jones iniziò però a manifestare una paranoia sempre più accentuata nei confronti del mondo esterno, in particolare verso il governo statunitense, accusato di cospirare contro di lui.

Jones – che, tra le altre cose, si riteneva la reincarnazione di Mosè, Gesù Cristo e Lenin – iniziò a dare per imminente un olocausto nucleare e, al fine di creare un Eden dove sopravvivere, acquistò un terreno nella Guyana.



Nell’estate del 1974 i circa 1000 membri del Peoples Temple si trasferirono così in Sud America, nella comunità di Jonestown, fondata nel bacino dell’Orinoco, vicino al confine col Venezuela, lontano dagli ostili attacchi dei media e del governo.

La città era nata sopra un terreno di 3852 acri che Jones aveva avuto in concessione dal governo della Guyana per un periodo di 25 anni: il governo aveva richiesto al Progetto Agricolo del Tempio del Popolo di coltivare in modo proficuo almeno un quinto della terra entro il 1976.

Ma i problemi si fecero presto sentire: gli abitanti di Jonestown non riuscirono mai a raggiungere i parametri produttivi imposti dal governo della Guyana, anche a causa delle malattie tropicali che si diffusero e ridussero drasticamente la popolazione.

Il terreno si stava rapidamente trasformando in una specie di campo di prigionia da cui era impossibile andarsene: i problemi mentali di Jones ricadevano sui suoi adepti, che lo seguivano con una totale fedeltà. Intanto negli Stati Uniti crescevano le indiscrezioni e la curiosità verso la comunità del Tempio del Popolo: era tutto un susseguirsi di voci sulle presunte violenze (anche sessuali) perpetrate ai danni dei fedeli o sui traffici di armi e di droga.

Circondato da questo clima ostile, Jones cominciò a progettare l’atto estremo, una sorta di soluzione finale come unico antidoto alle minacce che provenivano dall’esterno.

La storia del reverendo Jones condensa in sé tutta una serie di tematiche ancora attuali: in molti pensano che gli abitanti di quella comunità fossero solo dei «fanatici» guidati da un pazzo che ne aveva accecato le menti; ma si tratta di una risposta insufficiente.





Erano dei credenti, leali e fedeli fino al punto di morire, disposti a sacrificare la propria vita per un’ideale; quello che stupisce in tutta questa vicenda era il dominio, il legame di ubbidienza assoluta e acritica che sapeva generare un personaggio come Jones.

A tutto questo va aggiunto che quella del Peoples Temple non era una chiesa che professava idee assurde e folli: visioni di giustizia sociale, di apocalisse alle porte, di un mondo di peccatori da redimere, sono diffusissime nelle varie chiese più o meno legali degli Stati Uniti e non solo. «Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo»: questa era la scritta riportata su un cartello posto sopra il seggio di Jim Jones; e a giudicare dalle notizie di suicidi legati a culti discutibili (Tempio del sole, Heaven’s gate, ecc.), sembra proprio che il messaggio non sia stato recepito.

Dopo una decina d'anni Jones avrebbe però assunto posizioni anticomuniste, tanto da indurre qualcuno a sospettarlo di essere in realtà un provocatore dei servizi segreti USA.

In effetti, tra gli amici di Jones figurava l'agente della CIA Dan Mitrione ed è noto che il Tempio aveva contatti con l'organizzazione World Vision, copertura dello spionaggio americano. Intanto il Tempio guadagnava adepti di ogni genere, da ricchi californiani a miseri reduci dal Vietnam.

La caratteristica comune era l'obbedienza assoluta richiesta ai seguaci, al punto da costringerli a subire abusi sessuali o a mostrarsi pronti alla morte ingerendo bevande che gli adepti credevano avvelenate.

Anche in queste tecniche qualcuno ha riconosciuto analogie con l'esperimento MK-Ultra gestito dalla CIA tra il '52 e il '73: il tentativo di controllare la mente umana mediante l'uso di droghe quali l'LSD.



Curiosamente fu nel '74, dopo che pubbliche proteste avevano indotto la CIA a sospendere l'esperimento, che Jones acquistò 11.000 ettari di terreno nella giungla della Guyana, trasferendovi un migliaio di seguaci disposti a costruirvi un accampamento.

Messo sotto accusa da più parti, Jones si accordò segretamente con il governo della Guyana per ottenere alcuni lotti di terreno nella giungla.

Nell'estate del 1977, più di mille persone si trasferirono con un ponte aereo di cargo e voli charter nella nuova "terra promessa" di Jonestown, voluta e creata dal reverendo in mezzo alla fitta vegetazione e isolata dal mondo esterno. Jones scelse quel posto perché lo riteneva luogo ideale per pregare e salvarsi da un olocausto nucleare.

Nel 1978 il deputato del Congresso Leo Ryan si recò in visita a Jonestown assieme ad un gruppo di giornalisti per verificare cosa accadesse nella comunità; durante la sua permanenza, ricevette un biglietto di aiuto e denuncia per le condizioni di schiavitù in seno alla comunità.



Ma le guardie del corpo di Jones scoprirono il tradimento e uccisero a colpi di mitra il deputato e la sua scorta vicino all'aereo prima del decollo.

Jones a quel punto non ebbe più dubbi su quale dovesse essere la mossa successiva e diede avviò a quello che lui stesso definì «il grande suicidio rivoluzionario», l’estrema forma di protesta.

Il 18 novembre 1978, tutti i membri della comunità – compresi oltre duecento bambini – assunsero (o furono costretti a farlo), dopo aver loro promesso un aldilà utopistico una bevanda avvelenata: il tristemente famoso Kool Aid, una sorta di succo di frutta tropicale allungato con una dose letale di cianuro. Novecentoquattordici persone persero la vita nel massacro di Jonestown, in quello che viene considerato il più grande suicidio di massa dell’era moderna, testimoniato anche da registrazioni audio effettuate nelle ultime ore.

«Moriamo perché non ci lascereste vivere» era la scritta che venne trovata accanto al corpo di una giovane sucida e a quello di centinaia di suoi compagni.

Il reverendo venne trovato morto con un colpo di proiettile alla testa; attorno a lui giacevano i corpi di 911 persone. I sopravvissuti del People's Temple furono 122, tra cui il figlio di Jones.

Che Jones stesse proseguendo per conto della CIA l'esperimento proibito? La domanda è rimasta senza risposta. :o no?:




La terrificante fotografia dall'alto del suicidio/omididio di massa



Edited by filokalos - 18/4/2010, 19:36
 
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